Nonostante fosse evidente che Doug era la personalità dominante in quel piccolo gruppetto di malfattori, Strauss non mitigò la sua arroganza nemmeno un po’ e questo indispettì non poco il miliziano, dettaglio che Kail notò subito.
“Come osate? Abbiamo pagato profumatamente la gilda degli assassini per uccidere questi nemici della chiesa di Welmet! Adesso mi aspetto che completiate il vostro lavoro…”.
Urlò in faccia a Doug il prete grassoccio, sputacchiando qua e la tutto il suo livore. Il guardiano diella tenuta Glendower serrò il pugno, trattenendosi a stento dal percuoterlo violentemente con buona pace di tutti i presenti. Dopo aver fatto un ampio respiro, sfoggiò un sorriso ammaliante e replicò calmo:
“Come vi ho detto, Strauss, nessuno morirà oggi. Ordini dall’alto.”
L’alto prelato strabuzzò gli occhi. Vene tese come funi gli ispessirono la gola come fosse un rospo, mentre con affanno crescente ribatté all’agente della gilda. Kail pensò e sperò che, a quel punto, l’opulento cercatore cadesse preda di un attacco di cuore da un momento all’altro.
“Questo è un oltraggio. La chiesa non farà più affari con la “Gilda di Palanthas”. Oggi avete perso un ottimo cliente! E voi, Glendower, togliete quel ghigno beffardo dal vostro viso. Faremo pagare a caro prezzo la vostra disubbidienza alla vostra famiglia!”
Concluse d’un fiato il falso prete, mentre un velo di gelo si diffuse nei sotterranei della tenuta di Sir Owen.
Finalmente, Stuard ed i suoi compagni avevano compreso cosa era successo al cavaliere, perché avesse agito in maniera così infame: Strauss aveva assoldato la “Gilda di Palanthas” per rapire la sua famiglia e poterlo quindi ricattare. Inoltre aveva offerto un lauto pagamento anche per eliminare Estellen, una volta saputo che si trovava nei paraggi. Purtroppo però qualcosa non era andata come il cercatore si era aspettato: la maledetta sacerdotessa era sopravvissuta all’attentato al porto di Merwick, ed ora la gilda non sembrava molto propensa a portare a compimento il contratto stipulato con lui. I suoi piani di vendetta stavano dunque miseramente fallendo.
Il giovane cavaliere si tirò in piedi e andò a saggiare minacciosamente la consistenza delle sbarre: non aveva dubbi che presto Doug o come diavolo si chiamava davvero quell’uomo, avrebbe messo le carte in tavola, rivelando chiaramente cosa avrebbe voluto in cambio delle loro vite.
Nel frattempo, dopo l’ennesima intimidazione, Sir Owen aveva messo mano alla spada, ma per fortuna riuscì a trattenersi dal tagliare la gola di quel finto prete disgustoso. Sbuffando per la rabbia e accennando un sorriso derisorio nei confronti del governatore, Strauss si voltò verso i nostri eroi, che ormai si erano ripresi quasi completamente dalla droga. Digrignando i denti, dichiarò astiosamente:
“Non so se riuscirete a cavarvela anche questa volta: avete avuto la fortuna che abbiamo trattato con dei volta gabbana, ma non temete: ci sono molti altri mercenari ed assassini su questo piccolo mondo. Sappiamo chi siete: vi troveremo e vi uccideremo. Laveremo certamente l’onta subita a Langtree!”
Poi Strauss si voltò e imprecando a voce alta lasciò finalmente i sotterranei. La compagnia nemmeno rispose a quell’uomo ignobile, rimanendo in silenzio, in attesa di parlare con Doug ed Owen. Sospirando e scuotendo il capo mestamente, affranto come quando si doveva sopportare le bizze di un bambino capriccioso, il guardiano della tenuta Glendower disse:
“Non capisco perché le persone si debbano innervosire così tanto su semplici questioni di affari. Sir Owen, posso chiedervi di lasciarci soli per qualche minuto per favore? Io e queste persone dovremmo parlare per l’appunto di affari.”
Il cavaliere stava per replicare per le rime che quella era casa sua, ma poi decise di tacere e di prendere la via per le scale: sarebbe tornato più tardi a confrontarsi con i suoi ospiti. Notando che Stuard stava seguendo con uno sguardo severo il governatore, Doug aggiunse:
“Oh, non ce l’abbiate troppo con lui, sir cavaliere: i cercatori hanno commissionato la nostra gilda per rapirgli la famiglia e da quel giorno, di circa un anno fa, riesce a vederla molto di rado e solo accompagnato da qualcuno della chiesa, che non perde l’occasione per ricordargli chi è che comanda qui. Il prelato Strauss è molto zelante quando si tratta di far uso della coercizione. Persona sgradevole, ma ottimo pagatore.”
Concluse Doug soddisfatto.
Kail schioccò le labbra, poi affiancò il suo amico cavaliere vicino le sbarre. Il mezzelfo chiese conferma al miliziano, se dunque fossero stati lui e i suoi compari a provare ad ammazzare Estellen alcuni giorni prima. La risposta di Doug non tardò affatto ad arrivare e fu quasi sfrontata.
“Uhm… domanda interessante la vostra, milord. Tecnicamente dovrei rispondere di si, anche se siamo stati lautamente pagati dalla chiesa dei cercatori per farlo. E’ come prendersela con il braccio, se la mente decide di fare qualcosa di increscioso. In ogni caso, vi assicuro che non siamo i soli ad averci provato: c’è un bel pò di persone che vogliono assassinarvi la fuori, lo sapete? Alcune di esse, tra l’altro, molto vicine a voi.”
Kail annuì, per nulla preoccupato dalle parole dell’assassino. Rivelò che loro tutti sapevano di avere un bel po’ di nemici, la cui ambizione massima era quella di tirare loro il collo e che questa consapevolezza però non smuoveva di un millimetro la loro ostinazione nel perseguire gli obiettivi di Estellen: c’era troppo in ballo per arrendersi a qualche cacciatore di taglie o a qualche avido mercenario senza scupoli. Doug accettò la risposta del mezzelfo, ma poi precisò:
“Capisco, ma la nostra politica è un po’ diversa da quella della concorrenza: noi scegliamo solo i “lavori migliori” e sempre inquadrati in una prospettiva ampia, che non necessariamente debba portarci il maggior profitto in termini economici… se avessimo dovuto accettare le proposte monetarie di tutti quelli che avrebbero voluto le vostre teste su un piatto d’argento, l’intera gilda dovrebbe essere in questo preciso momento sulle vostre tracce per uccidervi…”
Kail accolse invece la replica dell’assassino con una punta di scetticismo, non perché non credesse che i soldi non fossero tutto ciò che interessava alla “Gilda di Palanthas”: c’erano cose che immaginava potessero essere per loro ugualmente importanti, quali il potere, la fama, l’influenza politica ecc, ma perché alla fine rimanevano dei sicari, che ragionavano comunque in termini di “vantaggi o svantaggi”e non potevano avere una visione d’iniseme tale da poter cogliere l’importanza della loro sacra missione. Inaspettatamente, Doug mise le mani avanti, come se volesse proteggersi da accuse infamanti e disse:
“Invece non è vero. Dopo Vantal, abbiamo compreso bene la portata del vostro “lavoro”… sappiamo per certo che alcuni di voi sono, come dire, “speciali”… e vi garantisco che a nessuno piacerebbe soggiacere sotto il tacco dello stivale di Ariakas, noi per primi. In molto pochi hanno capito quanto questo pericolo sia vicino a concretizzarsi e ancor meno ha colto quanto voi siate importanti per alimentare la speranza di mantenere lo status quo. Perché, immagino, potrete intuire facilmente quanto ai miei capi interessi prima di tutto lasciare le cose come stanno. Pensate se un’ondata di cambiamento, con la vittoria degli eserciti dei draghi, si abbattesse su Krynn, rovesciando l’ordine costituito. Immaginate cosa succederebbe se nuove gilde sorgessero dalle ceneri del vecchio mondo. Quale danno economico e d’immagine potrebbe rappresentare per noi!”
Doug enfatizzò il suo discorso con un movimento circolare delle mani, completamente immerso nel suo ragionamento. Kail a quel punto non ribatté più: il sicario della gilda nemmeno si rendeva conto di aver appena confermato ciò di cui il mezzelfo aveva accusato lui e i suoi compari. Si limitò a guardarlo tra il serio e il faceto e a suggerire di spostare la conversazione su argomenti più utili per entrambi.
“Giusta osservazione. Veniamo quindi al punto. Siamo disposti a lasciarvi andare se… e soltanto se… condividerete con noi l’ubicazione esatta della “Tomba di Huma”, qualora riuscirete a trovarla.”
Gli occhi di Doug scintillarono di ambizione e cupidigia, particolare che tutti ben colsero anche da dietro le sbarre.
Confuso, Stuard provò a domandargli cosa sperasse di trovare di così tanto prezioso, una gilda composta da assassini e ladri, dentro la tomba del più grande e valoroso cavaliere mai vissuto su Krynn.
“A parte la miseria e l’infamia del profanatore…” Pensò tra sé il giovane cavaliere.
“Diciamo, che abbiamo motivo di supporre che all’interno di quel mausoleo vi siano accatastate una miriade di indicibili ricchezze, tra cui la mitica lancia che trafisse Takhisis e la lasciò agonizzante, finché non promise di tornarsene nell’Abisso… nessun pagamento potrà portarci a scegliere di uccidervi, se potremmo virare su quest’ultima soluzione. Nessun tipo di rilancio da parte dei cercatori potrà bastare a colmare la differenza, ve lo garantisco. Vi lascerò dunque il tempo di decidere e parlarne tra di voi. Chiamate quando sarete pronti al confronto finale.”
Stuard rimase ammutolito. Questo cambiava tutto: se erano vere le parole del sicario, non poteva certo permettere che le sudice mani di turpi malfattori, finissero su un artefatto (o artefatti) di tale levatura e sacralità. Almeno però aveva capito perché Sir Owen li aveva spinti a parlare di questi argomenti, entrando nel dettaglio di certi temi, a tratti un po’ troppo personali. Agendo in questo modo aveva salvato loro la vita, considerando l’ostinazione di Strauss nel volerli vedere subito morti e sepolti. Era riuscito ad incuriosire la gilda, offrendo loro una merce di scambio che potesse farli tornare in libertà e soprattutto ancora in pista con i loro obiettivi.
Nella loro attuale posizione, era già moltissimo.
Odio e cupidigia.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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