“Buongiorno signori, prego accomodatevi. Un gruppo molto eterogeneo e variopinto, vedo.”
Iniziò Sir Owen, unendo le mani sulla scrivania e passando uno sguardo sinceramente curioso da un membro all’altro della compagnia.
“Allora, in che modo posso aiutarvi?”
Continuò poi, slegando le mani e ponendone una sopra il rapporto di Sir Garrett.
Stuard si schiarì la voce, spiegando chi fossero e che cosa volessero da lui. Illustrò molto bene come alfine erano giunti nella sua casa, dopo mille peripezie, attraverso terra e mare. Sottolineò che le sue parole non servivano affatto a descrivere gli scopi di un gruppo di avventurieri in cerca di fortuna o di guai, ma quelli di Lord Gunthar stesso, capo dell’Ordine dei “Cavalieri di Solamnia”. Egli infatti aveva avuto talmente fiducia in loro, da prestargli perfino il proprio anello col sigillo pur di aiutarli nella loro impresa.
Tuttavia, per quanto impressionato da ciò che Stuard gli aveva appena raccontato, sulle loro qualità e sulle loro amicizie, Sir Owen non si convinse affatto che concedergli l’autorizzazione per viaggiare verso “Castle Eastwatch” fosse un’idea saggia. Non bastava, in tempi di guerra come quelli, con gli orchi che sciamavano per la zona, un anello di rappresentanza, benché importante come quello che il giovane cavaliere indossava, per mandare a morte certa dei civili. Soprattutto se c’era una donna con loro.
A quel punto Stuard rimarcò le sue generalità e il suo ruolo appena ottenuto all’interno del cavalierato. Affermò di essere un “Cavaliere della Spada” in missione con i suoi compagni nella ricerca di un luogo sacro specifico. Questo luogo sacro altro non era che la “Tomba di Huma”.
Sir Owen inarcò un sopracciglio a quel punto.
Kail, che lo stava osservando attentamente, era quasi certo che il governatore fosse già a conoscenza di tutte queste cose e che stesse soltanto recitando una parte, ma quale poteva essere lo scopo? Dopo che Stuard aveva parlato di “sacra missione” e di “soffio di Paladine”, tutte cose che Sir Owen aveva potuto intuire ma mai comprendere fino in fondo, decise dunque di girare le ultime carte, rivelando al cavaliere che alla “Tomba di Huma” avrebbero dovuto forgiare di nuovo la “Dragonlance”! Mostrò al governatore che l’eburneo fabbro che era con loro, era davvero “l’uomo dal braccio d’argento” e che con lui la profezia si sarebbe finalmente realizzata. Theros mostrò il suo favoloso arto incantato, ma si guardò bene dal tirar fuori il martello di Kharas dallo zaino.
Questa volta davvero colpito da tali sconvolgenti rivelazioni, Sir Owen si tirò letteralmente indietro sulla sedia, come se una forza invisibile l’avesse spinto via. Con gli occhi sgranati e la bocca aperta, il cavaliere non era nemmeno certo di aver sentito bene quanto gli era stato detto.
“D – dragon… lance? Dite sul serio?”
Riuscì a biascicare solamente.
Estellen annuì e notando il grado di solennità su tutti i loro volti, il governatore di Welmet non aveva dubbi che stessero dicendo il vero. Sospirando, cercò di utilizzare qualche secondo di silenzio per prendere di nuovo il controllo sulla situazione. Quella fu certamente la prima vera, importante informazione, che la compagnia ritenne che le orecchie di Sir Owen non avessero in qualche modo già ascoltato su di loro. Schiarendosi la gola, impastata dall’emozione, Sir Owen commentò:
“Quindi voi cercate la “Tomba di Huma”… ma vi avranno certamente detto che essa non è più visibile agli occhi dei mortali. Come pensate di poterla trovare?”
Estellen a quel punto rivelò che lei era una vera figlia di Paladine e che era stato Lui stesso a guidarla fin lì. Di certo E’li non l’avrebbe abbandonata così vicino all’obiettivo. Grazie alla sua fede, era convinta di poter dunque trovare la strada per la “sacra forgia”.
Kail sapeva che la giovane non aveva mentito volutamente al governatore: Estellen era semplicemente incapace di farlo. Tuttavia, Fizban aveva solo detto che il “Soffio di Paladine” sarebbero riusciti a scovarlo a “Castle Eastwatch”. Pertanto quello era il loro obiettivo. Non aveva affatto parlato di “sacra forgia” o della “Tomba di Huma”. Era anche vero però che aveva mandato con loro Flint e Theros, poiché aveva spiegato che i loro destini erano indissolubilmente intrecciati. Quindi la loro deduzione, che il “Soffio di Paladine” e la “sacra forgia” nella “Tomba di Huma” fossero collegati, era certamente probabile, ma restava pur sempre una deduzione e quindi fallace. Il mezzelfo comunque, si guardò bene dal correggere l’amica.
“D’accordo, milady… supponiamo che riusciate in qualche assurdo modo a scovarne la posizione. Cosa cercate di preciso nella tomba di un eroe morto migliaia di anni fa?”
Stuard riprese il filo del discorso, spiegando che all’interno della “Tomba di Huma”, esisteva anche una fucina incantata, antica di almeno mille anni, in cui la prima “Dragonlance” venne forgiata. Il loro obiettivo dunque, era proprio riattivare questa mistica forgia, nascosta appositamente dentro il sepolcro del più grande cavaliere di tutti i tempi.
Sir Owen aggrottò le sopracciglia, sintomo che fosse sicuro che a Stuard mancassero delle informazioni importanti circa quel luogo.
“Signori, intorno a “Castle Eastwatch” c’è il male nella sua forma più aggressiva e mortale. Orde di creature inferocite, pattugliano notte e giorno i passi montani intorno a Foghaven Vale, nella speranza di trovare l’accesso alla stessa tomba che agognate trovare voi. Ovviamente, quei mostri non potranno mai riuscire a scovarla, ma questo non toglie che essi vigilino costantemente sulla zona. Ecco perchè, come già detto, non manderò a morte certa nessuno senza saperne molto di più sulla questione.”
Kail non si aspettava proprio quell’ultimo commento da parte del governatore. Era chiaro che avesse capito bene chi fossero e a questo punto anche cosa avrebbero dovuto fare. Stuard era stato molto eloquente a riguardo e per giunta si era presentato come un “Cavaliere della Spada”, mostrando perfino il sigillo di Lord Gunthar! Perché Sir Owen stava dunque continuando a farli parlare? Cos’altro voleva sapere da loro? Prendendo in mano il rapporto, il governatore dichiarò, rivolgendosi a Stuard:
“Voi affermate di essere un cavaliere della spada… Sir Stuard Uth Breannar, leggo. Una famiglia importante la vostra. Ditemi: cos’ha davvero a che fare questa missione che avete intrapreso, con, “cito testualmente” le parole di Sir Garrett, la salvezza di Krynn?”
Stuard sospirò. Interpretò quella domanda come l’ennesimo, inutile, procedimento burocratico, di un’amministrazione cavalleresca obsoleta ed anacronistica. Il giovane cavaliere sentenziò che la loro missione non aveva come obiettivo quello di salvare una provincia o una regione di Krynn, ma l’intero pianeta! Se le “Dragonlances” fossero state forgiate infatti, i draghi buoni sarebbero tornati dai loro cavalieri e li avrebbero sostenuti fino alla vittoria.
Sir Owen faticava a nascondere l’emozione che quelle parole gli avevano creato nel cuore. C’era in lui una lacerazione, che soprattutto Estellen percepiva perfettamente.
“Mentre voi, Estellen Uth Monnar. Siete stata definita qui: “sacerdotessa di Paladine”. Sapete che potreste essere accusata di blasfemia, ed imprigionata fino a data da destinarsi? La chiesa dei cercatori ha un protocollo molto rigido qui a Welmet.”
Nella sua voce si leggeva molto bene il disprezzo, ma anche un certo timore, il che era cosa strana per un cavaliere.
“Qual è il vostro ruolo in questa impresa, milady?”
Estellen era sul punto di esplodere, ma riuscì a contenersi. Stava cominciando a preoccuparsi per quel cavaliere, così strano e agitato. Rispose però, molto serenamente, che la sua vita era nelle mani di Paladine e che avrebbe seguito il suo volere, sempre, anche se l’avesse condotta alla morte.
Sir Owen la fissò per alcuni intensi momenti. Aveva provato a provocarla, ma dalla sua risposta non sembrava affatto che fosse una squilibrata o peggio un’assassina. Pareva invece possedere uno spirito davvero illuminato. Soddisfatto, passò al mezzelfo.
“Mentre voi, Kail Uth Mohdi, siete la guida del gruppo. Un mezzelfo con un passato ancestrale da cavaliere. Curioso. Soprattutto con voi vorrei fare una chiacchierata un po’ più dettagliata, se non vi spiace. Ma prima un po’ di buone maniere.”
Interloqui il cavaliere.
Suonò un piccolo campanello d’argento e, dopo pochi secondi, un maggiordomo un po’ avanti con l’età si presentò alla porta.
“George, per favore, potreste gentilmente portare del brandy da servire a me e ai miei ospiti? Voi milady, desiderate qualche altro tipo di cordiale o va bene il brandy?”
Estellen sorrise e accettò di riscaldarsi un po’ dal freddo pungente con un buon liquore.
“Mentre aspettiamo di ristorarci un pò, se non vi spiace, vorrei domandarvi qual è il vostro fine ultimo, Kail Uth Mohdi… cosa intendete fare, una volta che avrete raggiunto la tanto agognata tomba?”
Il mezzelfo lo guardò interrogativo. Non era sicuro di aver compreso bene la domanda.
“Voglio dire, avete altre mire, aspirazioni, insomma… obiettivi personali, che non combacino per forza con quelle dei vostri compagni?”.
Kail rispose calmo, che lo scopo del suo viaggio era quello di scortare Estellen ovunque lei desiderasse andare. Per quel che concerneva i suoi obiettivi personali, sottolineò che era ovvio che ne avesse alcuni, ma che erano comunque subordinati agli interessi del gruppo e a quelli di Krynn, vista la portata delle missioni di Estellen.
“Capisco… “.
Rispose laconicamente e semplicemente Sir Owen, lo sguardo perso in riflessioni insondabili. Kail si aspettava che il governatore continuasse con le sue strane e un po' inopportune domande, ma egli aveva già spostato l’attenzione su Flint.
“… e con tutto il rispetto, che porta un nano da queste parti e a condividere una missione sacra come quella che devono svolgere i vostri compagni? Capisco il cavaliere, la sacerdotessa di… Paladine… e ovviamente l’ergothiano, posso arrivare a comprendere l’importanza di avere una guida affidabile come il mezzelfo, ma voi?”
Il suo tono era sembrato a tutti volutamente sarcastico, soprattutto quando aveva rimarcato le parole: “sacerdotessa di Paladine”. Tuttavia Estellen non riusciva ad incollerirsi con lui, poiché continuava a percepire nel cavaliere un atteggiamento preoccupato, quasi agitato, che le stemperava l’animosità. Tuttavia i suoi amici non avevano nemmeno lontanamente il suo stesso grado di consapevolezza. Fortuanatamente, prima che qualcuno potesse commentare in maniera piccata i modi scostumati di Sir Owen, un uomo vestito con una livrea nera, ed armato di spada al fianco, entrò a passo svelto nella stanza, portando il vassoio con il brandy.
“Grazie Doug.”
Dichiarò freddamente Sir Owen.
Kail squadrò dalla testa ai piedi quell’uomo, ed anche Stuard sguainò leggermente la sua spada, non visto, in cerca di improbabili creature malvagie camuffate. Il mezzelfo l’aveva riconosciuto subito: quello era il miliziano contro cui Sir Terence aveva imprecato per aver abbandonato il posto di lavoro all’esterno della tenuta.
Doug rispose semplicemente:
“Prego milord.”
Affatto convinto di quell’individuo, nonostante il parere contrastante della spada, Stuard provò a fargli notare che Sir Terence lo stava ancora cercando, chiedendosi cosa gli fosse successo per essersi allontanato dalle sue mansioni quotidiane. Ovviamente il giovane cavaliere non intendeva mettere il soldato in cattiva luce di fronte a Sir Owen: magari aveva avuto una buona ragione per ignorare i suoi obblighi come miliziano. Tuttavia Stuard aprì la questione e l’uomo fu cotretto a rispondere, prima di uscire e tornare alla sua routine giornaliera.
“Ho sentito un frastuono provenire da dentro, milord… e ho aiutato Fred a raccogliere dei cocci per terra: maldestramente, il ragazzo ha fatto cadere un vassoio con due bottiglie di vino. Un vero spreco a dire il vero…”
Un po’ imbarazzato, Sir Owen congedò in fretta Doug: sembrava che il governatore avesse una certa premura che l’uomo si allontanasse il prima possibile da quella stanza.
Sorridendo, il governatore poi offrì i calici ai suoi ospiti, ed iniziò a sorseggiare il suo.
La conversazione riprese con Flint che spiegò che, alla fucina, Theros avrebbe avuto bisogno di aiuto e supporto continuo: forgiare qualcosa era già difficile, quando si era soli, figuriamoci una lancia incantata d’oro e platino.
Gli occhi di Sir Owen si spalancarono quando il nano descrisse i materiali che sarebbero stati usati nella creazione delle lance. Tuttavia non disse nulla a riguardo.
Stuard però notò perfettamente quel dettaglio e non gli piacque affatto. Tirandosi su in piedi, volle testare una sua teoria. Purtroppo però le sue gambe non rispondevano più molto bene. La testa girava e gli occhi si facevano ogni secondo più pesanti. Prima di cadere svenuto sul tappeto, il giovane cavaliere notò che anche i suoi amici si erano addormentati sulle sedie e sui divani. Abbozzando un sorriso amaro, sussurrò tra i denti:
“Lo sapevo… lo sapevo che non dovevo bere quel brandy…”.
Subito dopo perse i sensi anche lui.
Quattro chiacchiere pericolose.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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