Il largo ed erto viottolo pietroso, che sfociava molto probabilmente nella piazza centrale soprelevata, rappresentava certamente e con ampio titolo la via maestra di Welmet, una piccola città ma davvero ben strutturata. Essa era stata costruita dopo l’avvento del Cataclisma e da subito era stata pensata come una succursale del poderoso maniero, che i cavalieri di Solamnia avrebbero successivamente edificato nella poco distante “Baia di Werners”: il famoso e mai espugnato bastione chiamato “Castle Eastwatch”. Un faro che guardava costantemente ad est e che avrebbe dovuto tenere a bada le creature del male, che sciamavano spesso da Dalitigotrh verso ovest ed il mare.
Si narra che la prima costruzione che venne edificata su queste coste fu proprio quella che apparteneva ai nobili Glandower, una famiglia da sempre importante, talmente importante che nella persona di Sir Owen rappresentava tutt’oggi gli occhi e gli orecchi di Lord Gunthar nell’Ergoth del Sud!
La tenuta era piuttosto ampia, con giardini, fontane e viali lastricati o in ghiaia, perimetrati da una recinzione in ferro battuto che circondava l’intero possedimento. Kail stimò che solo la casa contava almeno mille metri quadrati, anche se si sviluppata solo su un unico solido piano.
Sir Francis si avvicinò all’entrata e provò a richiamare l’attenzione di qualcuno, giardinieri o guardie, per farsi annunciare. Tuttavia, dopo il terzo tentativo, iniziò a spazientirsi e prese a costeggiare il perimetro ferrato nel tentativo di scorgere qualcuno. Mentre camminava, visibilmente innervosito, notò ad un certo punto un "Cavaliere della Corona” che stava pattugliando l’ala est della tenuta. Sir Francis lo richiamò con un paio di fischi poderosi e questa volta il cavaliere si accorse di lui, alzando una mano per mostrargli che aveva capito e che sarebbe venuto ad aprire il cancello.
Anche il cavaliere di guardia alla casa sembrava contrariato per qualcosa che evidentemente non gli era andata giù: imprecava infatti contro qualcuno che evidentemente si sarebbe dovuto occupare di gestire questa situazione. In effetti i nostri eroi, che erano rimasti più indietro rispetto a Sir Francis, avevano notato un’altra persona vicino all’entrata della casa, ma si era dileguata subito dopo che il loro mecenate aveva richiamato il cavaliere suo collega per dargli supporto.
“Chiedo scusa a lor signori, ma evidentemente… chi dovrebbe occuparsi di accogliere gli ospiti nella casa del governatore, approfitta di ogni occasione buona per svignarsela dal posto di lavoro…”
Dichiarò indignato il cavaliere, mentre si guardava alle spalle per cercare evidentemente di individuare l’uomo a cui si riferiva. Poi sospirò e disse:
“Non vi preoccupate comunque … la situazione generale è un po’ tesa per via della guerra, ma Welmet è ancora una cittadina tranquilla. Non succederà nulla se mi allontanerò di qualche metro e vi introdurrò personalmente alla cura di Sir Owen.”
Concluse sorridendo il cavaliere, accogliendo il gruppo all’interno della tenuta.
Si trattava di un cavaliere robusto ma non molto alto, aveva i capelli corti e biondi e gli occhi azzurri, disse di chiamarsi Sir Terence e di appartenere alla scorta personale del governatore. Portava un’armatura ed una spada lunga al fianco, ma non indossava l’elmo e questo dettaglio parve un po’ strano a Stuard, visto che il cavaliere era in servizio. Tuttavia, il giovane Uth Breannar non rimarcò la cosa, preferendo saggiamente di tacere a riguardo.
Sir Francis conosceva Sir Terence, anche se i due non sembravano avere una grande amicizia, ciononostante presero a parlare un po’ della situazione generale qui a Welmet. La compagnia seguiva dietro, in silenzio.
I due cavalieri, immersi nelle loro chiacchiere, scortarono gli avventurieri fin dentro la grande casa padronale del governatore. Un edificio, come già detto, antico almeno di tre secoli e dall’aspetto solenne, ma spartano. Contava parecchi ritratti di cavalieri importanti affissi sui muri (tra cui un giovane Lord Gunthar) e un arredamento essenziale, senza fronzoli, ma pieno di credenze, armadi e cassettiere in legno, non sempre pregiato, ma numericamente ben al di là di quello che servivano realmente alla casa.
Mentre passava su un bel tappeto color cremisi, Kail ebbe la conferma di quello che aveva pensato all’esterno della struttura: pur sviluppandosi all’apparenza sui un unico livello, quella casa possedeva sicuramente un seminterrato. Il mezzelfo lo intuì da alcuni attrezzi da giardiniere poggiati momentaneamente dalla servitù di fianco ad una parete. Era molto probabile dunque che ci fosse un deposito e anche piuttosto esteso sottoterra, per contenere tutto il necessario per l’approvvigionamento e la manutenzione di quella grande casa e dei suoi enormi e ben curati giardini.
Camminando per un lungo corridoio, abbellito da una pedana anch’essa color rosso scuro, i sette visitatori arrivarono infine davanti ad un’ampia porta in legno massello. Stuard capì subito che quella doveva essere la sala tattica del governatore, il suo studio privato. Quello che però non comprese bene fu cosa ci facesse, accanto a quella porta, un ritratto davvero ben fatto di un prete cercatore!
Piuttosto opulento, dall’aspetto viscido, che si rifletteva attraverso due occhietti vispi e astuti e con indosso una livrea gialla con un occhio ricamato sopra, egli teneva le braccia incrociate, come se desiderasse mostrare a tutti quanto tutto il resto dell’umanità non fosse suo pari. Quando Estellen notò il ritratto, quasi iniziò a grattarsi, a causa di un attacco improvviso di prurito nervoso. Solo per un soffio non aveva invocato il potere di Paladine per incenerirlo all’istante, tanto le diede fastidio. Più pragmatico dei suoi compagni, Kail domandò invece, ad entrambi i cavalieri, chi fosse quel prete e se davvero i rapporti tra Sir Owen e la chiesa dei cercatori fossero così stretti da tenere un ritratto di un loro sacerdote accanto alla propria stanza privata. Sir Francis abbassò lo sguardo, disgustato. Sir Terence invece, forse più abituato del collega alla presenza dei cercatori in città, rispose più serenamente.
“Quello è L’alto prelato di Welmet: Dominus Strauss. Della chiesa dei cercatori… è la risposta alla vostra prima domanda, milord.”
Sir Terence fece una pausa intensa che fece pensare molto il mezzelfo, poi continuò:
“Alla seconda è invero più difficile offrire una risposta sincera, ma lo farò comunque… a dire il vero no. Non vanno affatto d’accordo, da quello che so. Tuttavia, da meno di un anno a questa parte, sembra che Sir Owen abbia cambiato atteggiamento nei confronti dell’alto prelato e che quel “dono” sia stato accolto e affisso sulla parete per favorire i nuovi buoni propositi nati di recente tra di loro.”
Kail rimuginò parecchio sulle praole del cavaliere, poi annuì soddisfatto e lasciò che Sir Terence bussasse e li annunciasse a Sir Glandower.
Sir Owen era un uomo di bell’aspetto, intorno ai quarant’anni, con lunghi baffi rossicci ben curati e profondi occhi azzurri. Non era armato, ma indossava una livrea azzura con il simbolo del grifone che rappresentava il casato di Lord Gunthar.
Il governatore sembrò all’inizio molto preso nel controllare una serie di rapporti evidentemente molto importanti, ma dopo l’annuncio di Sir Terence smise subito di esaminarli, concentrandosi con attenzione e slancio esclusivamente ai suoi nuovi ospiti.
Questa sua dedizione per l’ospitalità, per quanto cavalleresca, aveva colto di sorpresa perfino Stuard: il suo atteggiamento assomigliava più a quello di qualcuno che li stesse già aspettando. Kail corrucciò lo sguardo, ed Estellen fece altrettanto, ma per motivi moltio diversi da quelli del mezzelfo. Kail aveva percepito in quel cavaliere un interesse esagerato nei loro confronti a dire il vero un po' sospetto, mentre Estellen solamente una profonda tristezza interiore.
“Sir Owen, scusate l’intrusione. Devo consegnare il rapporto di Sir Garrett su una recente battaglia in mare e introdurre degli ospiti che vorrebbero parlarvi. Li abbiamo incontrati tra la Baia Gentile e la Baia di Werners e il capitano Windlow ha acconsentito a scortarli qui a Welmet al vostro cospetto. Comunque, è tutto nel rapporto.”
Continuò e chiosò Sir Francis, da dove aveva lasciato Sir Terence.
Il cavaliere allungò i documenti al governatore che iniziò subito a leggerli, ma all’apparenza distrattamente. Poi rispose, nemmeno guardandolo in faccia:
“Grazie, Sir Francis. Ringraziate anche Sir Garrett da parte mia. Potete andare ora.”
Sir Francis fece il saluto militare e prese poi la via per uscire. Passando accanto a Stuard, guardò il giovane Uth Breannar in maniera eloquente, come per dire: ”si lo so, non è proprio il più simpatico della compagnia.” Quindi uscì insieme a Sir Terence e tornò alla “Di Caela”, dandosi appuntamento con i nostri eroi alla nave corvetta che comandava.
Stuard tornò a fissare Sir Owen. Quel cavaliere era strano. Molto contraddittorio. Aveva dei modi aspri, ma un atteggiamento gentile e curioso che non gli ispirava nefandezze. Guardando il volto dei suoi amici poi, comprese che, per ragioni diverse, anche loro sembravano condividere ad un livello molto istintivo, le sue sensazioni.
Fortunatamente, il burbero nano, che a stento riusciva a stare in equilibrio sul comodo divano dove era sprofondato e l’eburneo fabbro, che invece continuava a muoversi nervosamente come un pesce fuori dall’acqua, schiacciato da quell’ambiente così rigido e protocollare, calavano sull’intera situazione un velo di assoluta assenza di solennità che fece divertire molto il giovane cavaliere.