Estellen chiese lumi al minotauro su questa oscurità minacciosa che sentiva avvicinarsi e lui gli parlò di Tyshek, un chierico di Sargas. Raccontò che la flotta dei minotauri e quella degli orchi stavano rispondendo ad una chiamata alla guerra: essi avrebbero dovuto raggiungere Neraka, dove gli eserciti di Takhisis si stavano riunendo per conquistare tutto Krynn. Per questo stavano collaborando con gli orchi, perché era il volere di Sargas e loro non potevano certo opporsi! In poche parole, lui avrebbe dovuto essere suo nemico, uno di quelle creature terribili che nelle sue visioni uccideva e incendiava le città dei buoni! Poi la tempesta aveva creato un’opportunità ai poco disciplinati e assai caotici orchi, che avevano visto nella Tychoon una preda facile che li avrebbe arricchiti con la vendita di schiavi forti e giovani. Così alcune navi orchesche, invece di procedere come stabilito, avevano depredato la sua nave, ucciso i dissidenti, ed erano ritornati nel Blode con il bottino.
Malgrado forse l’eccessiva franchezza, Kail si trovò perfettamente d’accordo con la sua disamina.
Queste informazioni il giovane minotauro decise di condividerle con lei, perché non gli pareva onorevole mentire a chi l’aveva salvato da morte certa. Per questo stabilì di dirle tutto, di essere sincero fino in fondo: “non lasciare testimoni”, era quindi uno dei principali motivi per cui lei e l’equipaggio della Perechon avrebbero rischiato la vita, con o senza il suo intervento per cercare di salvarli.
Alle sue parole, così fredde e spontanee, Estellen e gli altri della nave ebbero per la prima volta un brivido intenso di paura.
In ogni caso alla fine la Karak, l’ammiraglia della flotta, abbordò la Perechon. Cinque grossi uomini toro salirono a bordo minacciosi, pronti a fare un massacro e solo quando riconobbero il giovane minotauro accanto ad Estellen abbassarono leggermente le armi. Fu in quel momento che un anziano ma ancora massiccio uomo toro di nome Ktharr, irruppe sulla nave ed iniziò una conversazione serratissima con quello giovane.
L’anziano gettava occhiate di frequente al gruppo, mentre Maquesta si raccomandava l’anima a Kiri Jolith, guardando Kail con aria truce. “Di che ti preoccupi, non hai il tuo portafortuna?” le disse il mezzelfo a mezza bocca, riferendosi a Berem. “Si che ce l’ho, ma qui non basterà la fortuna di un’intera vita per salvare la pellaccia.” Le rispose lei laconicamente.
Quando Tyshek, salì poi sulla nave, Estellen capì che era davvero arrivato il momento cruciale. Il chierico di Sargas andò a parlare con lei, chiedendole da quanto tempo aveva ricevuto quei doni dal suo dio che avevano salvato la vita del suo commilitone. Il suo tono era deciso, duro, determinato. Lei non gli seppe rispondere in maniera precisa, ma disse semplicemente che si trovavano lì per conto di Paladine e che lei si sentiva figlia sua da sempre. Tysheck la guardò con una punta di derisione, aggiungendo che probabilmente e sfortunatamente per lei sarebbe stata l’unica a morire quel giorno. Infatti sarebbe stato troppo rischioso tenerla in vita, vista la guerra alle porte.
Spronò dunque Ktharr a lasciar pure in vita gli altri, visto il loro comportamento onorevole, ma la sacerdotessa di Paladine doveva essere uccisa. Il giovane minotauro disse qualcosa in tono aspro al chierico di Sargas, poi si frappose tra lui ed Estellen. Si rivolse poi a Ktharr, affermando che lui aveva contratto un debito d’onore con Estellen e che se avesse voluto ucciderla avrebbe dovuto prima iniziare con lui. Inoltre si capì facilmente che tra i due c’era un grado di parentela molto stretto: Ktharr era infatti suo nonno, capitano della Karak e il capitano della Tychoon, Thork, doveva essere suo padre.
Suo padre era quindi uno di quelli che era stato fatto prigioniero dagli orchi.
Il giovane minotauro giurò che sarebbe andato a salvarlo e chiedeva al nonno solo cinque volontari che fossero andati con lui spontaneamente. Questo giuramento, che lui avrebbe fatto comunque, avrebbe garantito la sopravvivenza di tutti quelli sulla Perechon!
Inoltre, siccome aveva contratto un debito d’onore, suo nonno non avrebbe potuto opporsi anche a risparmiare la vita della donna: non poteva certo uccidere suo nipote, che aveva appena giurato di andare a salvare suo figlio! Non sarebbe stato onorevole.
Così Ktharr ritornò sulla sua nave e riprese il viaggio verso Neraka, ma non prima che Tyshek avesse gettato la sua sfida ad Estellen: presto i due si sarebbero incontrati di nuovo e questa volta lei sentì che sarebbe stato un incontro in cui avrebbe dovuto lottare per la sua vita.
I cinque minotauri volontari rimasti e i marinai della nave di Maquesta aiutarono il figlio di Thork a rimettere in sesto la Tychoon.
Poi finalmente la Perechon riprese il suo viaggio verso il Blodhelm. Prima di levare l’ancora però, il minotauro rivelò il suo nome ad Estellen: disse di chiamarsi Khorkh e di stare tranquilla, perchè presto si sarebbero certamente rivisti e lui l’avrebbe aiutata nella sua cerca.
Dopo altri tre giorni di nave, l’equipaggio giunse alle coste del Blodhelm e quindi era giunto il momento di separarsi dal resto dell’equipaggio.
Maquesta sistemò la scialuppa con viveri ed acqua, poi consegnò a Kail una lettera di presentazione al barone della fortezza: “Ivor di Langtree”. Nella lettera c’era la richiesta di offrire al gruppo un passaggio sicuro nel territorio fino al re di Vantal, tenendo conto dell’amicizia che Maquesta aveva maturato con il barone negli ultimi anni. Mise inoltre in guardia il mezzelfo che costui era un tipo piuttosto instabile, bizzarro, ma rivelò anche che era stato un cavaliere un tempo e che quindi non era certo una persona da considerare al pari degli orchi. Consigliò a tutti di arrivare a Langtree il prima possibile, perché i territori circostanti la fortezza non erano per niente sicuri.
Prima di salutarla il gruppo la pregò di tornare il prima possibile nella Solamnia e di avvertire il cavalierato dei piani della “Regina delle Tenebre”. La capitana ovviamente acconsentì.
Estellen rifletteva con Stuard e Kail proprio di questo: aver incontrato quel minotauro adesso, quel loro atto di pietà nei suoi confronti, avrebbe forse preparato meglio il cavalierato e i popoli liberi di Krynn a difendersi dall’invasione. Era proprio vero che le strade di Paladine erano davvero infinite!
I tre compagni arrivarono quindi alle coste del Blodhelm verso sera e intuirono immediatamente che giungere sani e salvi alla fortezza di Langtree non sarebbe stato affatto facile.
Il mio nome è Khorkh.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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