Maquesta correva da una parte all’altra della nave, spronando tutti a prepararsi all’arrivo della flotta dei minotauri.
La capitana aveva parlato a brutto muso con Stuard e i suoi amici, proponendo di utilizzare una scialuppa e lasciare che il minotauro, che Estellen aveva guarito, venisse recuperato dai suoi simili senza inutili rischi per loro.
Tuttavia Stuard non era d’accordo a sfruttare questo escamotage: fuggire in quel modo con un simile sotterfugio non sarebbe stato affatto onorevole e lui non poteva certo accettarlo, inoltre non era detto che i minotauti avrebbero reagito trucidandoli tutti. In fondo avevano salvato uno di loro da morte certa.
Kail aveva apprezzato le parole del giovane cavaliere, parole coraggiose, di un uomo d’onore. Tuttavia in cuor suo sapeva che i minotauri rispettavano cose ben diverse da quelle espresse da lui. Essi ammiravano solo la forza e l’onore. Nient’altro contava per loro.
Le navi continuavano ad avvicinarsi e la Perechon era ancora in grave pericolo, pertanto Estellen decise di svegliare il minotauro che aveva guarito per parlare con lui e capire meglio cosa fare. Mise di nuovo le mani sul suo ampio petto e pregò Paladine di infondergli la forza per destarlo.
Il minotauro in effetti si svegliò quasi subito al suo tocco, ed Estellen fu letteralmente sbalzata via quando lui si era tirato appena su con le spalle. Fortunatamente era troppo debole per alzarsi, altrimenti sarebbe stato un problema per tutti. Iniziò dunque a parlare in una lingua sconosciuta, guardandosi intorno con occhio feroce.
Poi la figlia di Paladine si rimise in piedi e gli si avvicinò, per nulla intimorita dai suoi incomprensibili sproloqui. Con l’aiuto di Stuard gli raccontò dolcemente cosa gli era successo, gli narrò della Tychoon, degli orchi e del miracolo della sua guarigione. Lui si fermò a riflettere su quelle parole che gli avevano toccato l’anima, poi si rivolse a tutti in lingua comune dicendo che voleva andare sulla sua nave a controllare se c’erano superstiti.
Stuard lo seguì , facendogli notare che aveva già controllato se ci fossero stati dei sopravvissuti sulla sua Tychoon. Era stato per questo che era riuscito a trovarlo e a salvarlo.
Tuttavia il minotauro, che rifiutò di presentarsi, volle tornare lo stesso sulla sua nave, assistendo di persona allo scempio che era stato perpetrato su di essa. Confermò che molti dell’equipaggio erano stati sicuramente fatti prigionieri dagli orchi e fece intendere che era sua intenzione recuperare prima di tutto tutti i cadaveri dispersi in mare prima di pensare al da farsi.
Maquesta, esasperata, osservò a quel punto che se lei e il suo equipaggio l’avessero aiutato, non ci sarebbe stato più tempo per filare via, ma Stuard apparve irremovibile sull'argomento. Aveva perfino ritrovato l’ascia del minotauro sulla nave e gliel’aveva resa!
Quando la macabra operazione terminò e i corpi furono ammucchiati sulla Tychonn vicino a quelli di coloro che erano rimasti a bordo della nave, il giovane minoaturo tornò sulla Perechon a fare il punto della situazione. Mentre i marinai si apprestavano a buttare in mare i corpi degli orchi, il giovane uomo toro volle parlare con Estellen.
In poche parole la ringraziò per avergli salvato la vita e le disse che aveva ora stretto un debito d’onore con lei. Debito che per le usanze dei minotauri sarebbe durato anche per tutta la sua vita. Anche contro lo stesso volere di lei. Anche oltre la sua stessa breve esistenza umana e quindi estesa verso i suoi posteri. Insomma un vincolo serio, che si sarebbe estinto solo quando lui non avesse più sentito il peso di tale debito sulla sua anima. Egli le garantì quindi che nessuno le avrebbe fatto del male, ma non era così sicuro che i suoi simili non avrebbero riversato la loro furia sugli altri membri dell'equipaggio della nave. Spesso le loro reazioni iraconde non avevano infatti alcunché di razionale, tuttavia lui avrebbe provato a salvare tutti.
Mentre la flotta dei minotauri circondava la Perechon, Estellen percepì qualcosa di oscuro in avvicinamento: c’era qualcosa o qualcuno sulle navi che la turbava molto. La turbava e la spaventava allo stesso tempo. Qualcosa o qualcuno di malvagio. La presenza di un dio malvagio.