I nostri eroi si susseguirono timidamente uno dopo l’altro nel tentativo di suggerire una strategia per superare indenni l’ostacolo delle navi nemiche, ma nessuno riuscì a proporre una soluzione che risultasse credibile perfino per loro stessi.
La verità era che quella dannata nebbia impediva una visuale d’insieme e quelle che sembravano tre navi, in ordine sparso su un’area abbastanza contenuta d’acqua, potevano in realtà essere molte di più. Era dunque un maledetto rischio provare a passarci in mezzo velocemente. Primo perché la “Nabucco” era un’imbarcazione ben più grande ed ingombrante della “Corallo Blu” e secondo perché navigare alla cieca, all’interno di una zona che era stata teatro di una pesante battaglia navale, sarebbe stato estremamente complicato. Anche per un timoniere ed esperto ufficiale come Malcom.
Gascon si grattava la barba pensosamente, poi avanzò l’idea di puntare il tutto per tutto sul fatto che quelle navi appartenessero davvero agli orchi. Siccome era molto probabile che lo fossero, in base ai diversi dettagli che avevano raccolto, quella nebbia malsana, che probabilmente quegli stessi mostri avevano evocato, avrebbe schermato sufficientemente il loro passaggio, se avessero veleggiato vicino ma non troppo ai loro nemici. Poco importava se la “Nabucco” avesse causato rumori passando tra i relitti: sarebbe stato molto probabile che gli orchi non li avrebbero uditi. Tagliando dunque verso est, avrebbero evitato le tre navi quel tanto che bastava per rimanere celati dalla foschia e si sarebbero trovati, poco più avanti, a dover solamente rimettere dritta la nave di qualche grado per poter puntare direttamente verso il golfo e la “Baia di Werners”.
Inoltre Theros ipotizzò che gli avversari degli orchi, solamnici o ergothiani che fossero, dovevano stanziare più avanti, da qualche parte poco lontano. Non avevano azzardato a inseguire i loro nemici in mare aperto con quella nebbia, ma erano rimasti a presidiare certamente la zona per sicurezza. Anche perché, come poi sarebbe successo, avevano considerato che alcune delle navi degli orchi sarebbero affondate da sole, per quanto erano ridotte male.
Il piano di Altair piacque.
Tanto che Kail suggerì che, durante l’incursione tra le navi nemiche, avrebbero potuto anche ammainare le vele, per offrire un bersaglio grosso in meno agli orchi, la cui vista non era inferiore alla sua. Certo, a quel punto tutto dipendeva dalla perizia al timone di Malcom e da Estellen, i cui venti avrebbero dovuto sospingere la “Nabucco” abbastanza in avanti per togliersi dalla zona pericolosa. Tuttavia tutti sembravano abbastanza fiduciosi nelle loro capacità.
Quindi Dann, Clyde e Theros, si preparono ad ammainare le vele e quando una potente folata di vento, richiamata dalla volontà di Estellen, le gonfiarono fin quasi a romperle e fecero partire la nave come una freccia, utilizzarono la loro bravura ed esperienza per ripiegarle in fretta man a mano che ci si avvicinava alle imbarcazioni orchesche.
Malcom fece dei veri miracoli per tenere la nave sulla scia, governandola per inerzia con il suolo ausilio della sua vista e delle indicazioni che tutta la compagnia gli riportava all’ultimo momento.
Nonostante il fastidioso rumore creatosi quando la “Nabucco” calpestò i relitti e i detriti delle galee da guerra degli orchi, nessuno sembrò accorgersi del loro passaggio. Finché, purtroppo, altre due imbarcazioni, invisibili perché più distanti e completamente coperte dalla foschia, si materializzarono proprio sulla rotta della nave!
Malcom strabuzzò gli occhi, mentre tentò una disperata virata verso ovest. Riuscì ad evitare per un pelo la prima galea da guerra, ma schivare la seconda sarebbe stato molto più difficile. In meno di mezzo secondo dovette scegliere tra rischiare di speronarla, oppure continuare dritto e passare talmente vicino ad essa, che sarebbe stato impossibile per chiunque non vederli passare.
Malcom deglutì e optò per quest’ultima soluzione.
Come un dardo di balestra, la “Nabucco” sfrecciò davvero a pochi centimetri dalla nave degli orchi, tanto che le due chiglie quasi sfregarono l’una sull’altra. Theros andò di poppa a controllare la reazione degli orchi e purtroppo le sue paure si concretizzarono quasi subito: le luci sulla nave nemica si accesero come tanti fuochi fatui e un’eco di grugniti lontani piuttosto arrabbiati annunciavano che un mercantile era appena riuscito a passare oltre le loro maglie.
Il primo ufficiale era diventato bianco come un lenzuolo, ancorato al timone come un riccio ad uno scoglio. Dann e Clyde avevano di nuovo spiegato le vele e ora la “Nabucco” viaggiava veloce con il vento amico in poppa. Gascon guardava l’orizzonte, perso nei propri pensieri, come se non vedesse l’ora di scorgere il golfo ed il “fiume Nobile”, loro prossima e, si sperava, definitiva mèta. I nostri eroi invece esalarono un sospiro di sollievo, poiché probabilmente gli orchi li avrebbero inseguiti per un po’, ma non avrebbero osato spingersi troppo in acque che già erano costate loro la perdita di diverse imbarcazioni da guerra.
“Castle Eastwatch” era ora abbastanza vicino, ed il peggio doveva esser passato per forza.
Non appena la “Nabucco” arrivò in acque solamniche, la nebbia si diradò quasi del tutto e quando l’intera compagnia notò le navi da guerra alleate schierate a pochi chilometri dalla costa, tutti si rallegrarono poiché un eventuale scontro con gli orchi era stato per fortuna definitivamente scongiurato. Tuttavia, le imbarcazioni degli alleati non li avrebbero lasciati passare tanto facilmente, ed infatti l’ammiraglia della flotta fece loro dei segnali evidenti di arrestare la navigazione e sottoporsi al vaglio dei loro ufficiali. D’altronde c’era una guerra e nessuno sulla “Nabucco” si sarebbe potuto aspettare di meno.
Estellen parlò ai venti e li congedò, ringraziandoli per l’aiuto. Poi Malcom condusse la nave vicino alle possenti imbarcazioni solamniche (anche se le fattezze delle galee sembravano più ergothiane, secondo il parere di Theros). La “Nabucco” si posizionò parallela rispetto alla “Vinas Solamnus” e un ponte di legno fu calato tra le due per permettere il passaggio dall’una all’altra nave.
Stuard si rese conto che l’intero equipaggio dell’ammiraglia era composto da solamnici, ma a causa di uno strano presentimento non avrebbe saputo dire se questo dettaglio si sarebbe rivelato positivo o negativo per il proseguo della loro missione.