Poco prima di uscire, Kail però prese i suoi amici da una parte e riferì a bassa voce il losco movimento che aveva notato nella locanda, quando uno degli avventori si era ritirato, subito dopo averli visti seduti al tavolo a desinare. Il mezzelfo riportò i fatti in maniera pacata, sottolineando che non era del tutto sicuro che quell’uomo avesse invece dimenticato qualcosa a casa e per questo fosse uscito sbrigativamente dal locale. Tuttavia i suoi amici, che ben lo conoscevano, erano perfettamente consapevoli che quella dinamica faceva sospettare ben altro che una dimenticanza dell’ultimo momento. Se il famoso “sesto senso” di Kail l’aveva allertato, voleva dire che il suo istinto l’aveva messo in guardia di una situazione potenzialmente pericolosa e che dunque era meglio rimanere all’erta. I suoi compagni annuirono alle sue pacate parole, all’apparenza tranquilli circa le rassicurazioni del mezzelfo, ma sia Stuard che Flint avevano posato di riflesso le mani sulle loro armi e le avevano tenute lì finché non erano usciti fuori dalla locanda, assaporando la fredda e pungente aria invernale di Merwick.
La banchina era lunga e fiocamente illuminata da lampare poste a circa cinque metri l’una dall’altra. Il grasso di balena impediva ai flebili fuochi delle alte torce di spegnersi, ma l’illuminazione che fornivano era davvero molto scarsa. Inoltre una fitta nebbia ricopriva sinistramente tutto l’ambiente, tanto che i cinque compagni dovettero spesso regolarsi con lo sciabordio continuo dell’acqua di mare, per rendersi conto di quanta distanza mancasse realmente agli attracchi.
Le navi erano a malapena distinguibili.
Ovviamente il mezzelfo non riuscì a vedere nessuno lungo la passeggiata, anche perché era molto tardi e faceva troppo freddo per un’ultima fumata all’aria aperta prima di coricarsi.
Stuard suggerì di avvicinarsi un po’ di più ai moli, altrimenti non sarebbero riusciti nemmeno a scorgere le navi attraccate. Cautamente, il gruppo fece come il cavaliere aveva proposto, ma una sensazione di angoscia cominciò a crescere nelle pance dei nostri eroi, poiché la consapevolezza di essere costantemente osservati iniziò più che a serpeggiare nelle loro menti, oramai andate in paranoia. Addirittura Stuard provò a sguainare la sua spada per vedere se c’era qualche vicina minaccia, ma nessuna allarmante luce si levò dall’antica lama e questo addolcì un poco i loro umori.
Dopo aver controllato con enorme sforzo ben quattro navi, trovarono finalmente quella che cercavano: la famosa “Nabucco”, del capitano Barbablù Lancome! A prima vista pareva un’imbarcazione più grande della “Corallo Blu” e francamente anche meglio tenuta. Era ovviamente una nave mercantile, ma era stata “customizzata” dal capitano per apparire più minacciosa, più simile ad una galea da guerra per intendersi. Il nome della nave spiccava evidente con una scritta “rosso sangue” sulla parte alta della poppa, mentre altri abbellimenti, perlopiù esotici, costellavano sia la chiglia che la prua in maniera quasi grottesca. Le vele sembravano solide e non rattoppate più volte come quelle della nave di Gascon, così come l’alto e massiccio albero maestro, che svettava e si perdeva nella nebbia come un’immagine maestosa, ma allo stesso tempo evanescente, onirica.
Kail avvvertì tutti di stare attenti: c’era una stretta pedana di legno che portava sul ponte della nave, ma la visibilità era molto scarsa e mettere un piede in fallo e finire in mare non sarebbe stato poi così difficile. Tutti si voltarono verso Estellen, che alzò le mani e garantì che avrebbe avuto molto cura questa volta di come si sarebbe mossa. Così, in fila indiana, la compagnia passò oltre la pedana, facendola scricchiolare sinistramente.
La sensazione di essere costantemente sotto controllo non era affatto scomparsa: anzi, sembrava crescere di minuto in minuto. Nonostante facesse un freddo cane, Theros iniziò a sudare per il nervoso. Anche Kail era molto sospettoso riguardo quell’incontro. A parer suo, quell’uomo, quel Malcom, sembrava proprio li stesse aspettando, per la velocità in cui si erano succeduti gli eventi. Questa storia quindi puzzava terribilmente di trappola!
Il mezzelfo diede una rapida occhiata al ponte, notando pulizia e solidità. Perlomeno, se fossero riusciti a garantirsi un passaggio, magari proponendosi come lavoratori visti i pochi soldi a disposizione, quella nave non li avrebbe fatti ballonzolare per tutto il tragitto come aveva fatto la “Corallo Blu”. Sempre che non li avessero attirati lì con l’inganno per ucciderli, ovviamente.
Kail mandò dunque una voce sottocoperta, vedendo che delle luci provenivano dabbasso. Dopo qualche secondo udì che qualcuno stava risalendo sul ponte, e fece segno a tutti di prepararsi al peggio. Mise una mano sulla spada e quando la porta si aprì, rivelando un’ombra scura e massiccia sull’uscio, pensò che avessero fatto decisamente male a fidarsi di quel nostromo apparso dal nulla nella locanda e all’apparenza così affabile. Tuttavia, quando la luce illuminò finalmente il volto di quell’uomo, corpulento e barbuto, Kail e i suoi amici non riuscirono a credere ai loro occhi.
“Salute a voi, amici miei. Suvvia, mi offendete…. come mai quella smorfia stupefatta sui vostri volti? Non pensavate che il vecchio Gascon Altair avrebbe voltato le spalle a degli eroi come voi?”
La compagnia rimase ammutolita. Quello era davvero il capitano della “Corallo Blu”!
Con un sorriso di chi la sapeva lunga e le mani messe sui fianchi in posa plastica, il vecchio lupo di mare si stava godendo appieno quel momento di gloria e le facce incredule dei nostri eroi. Kail ci mise qualche secondo a riprendersi dallo shock, domandando che diavolo facesse lì, visto che gli era stato detto che la “Corallo Blu” era salpata due giorni prima.
“Beh, come avevo detto, sarei comunque venuto a Merwick per vendere il pugnale e qualche cassa di tessuti avanzata dal mercato di Arnisson e devo dire che la tentazione di ripartire subito, ed andarmene alla chetichella è stata davvero forte… ma poi ho ricordato quello che ho visto stando con voi, quell’immenso dragone e… beh, ho pensato che tutti dovremmo fare la nostra parte… se vogliamo sopravvivere a mostri come quelli. Quindi ho cambiato i miei piani… vediamo se riuscite ad indovinarli.”
Rispose laconicamente Gascon, lisciandosi la folta barba soddisfatto e punzecchiando così il mezzelfo. Kail allargò le braccia esasperato: uno sguardo minaccioso cominciò a dipingersi sul suo volto visibilmente irritato.
“Ehm, suvvia messere, non è il caso alterarsi. Non volete stare al gioco, bastava dirlo. Ho comprato la “Nabucco”, dando indietro al vecchio Barbablù Lancome la “Corallo Blu”… ed il pugnale. In cambio ho avuto il carico di tabacco per “Castle Eastwatch”, quindi un passaggio per voi, un depistaggio per i vostri nemici… e finalmente un vero marinaio…”
Gascon indicò con il pollice Malcom, che fece capolino dalle scale per salutarli brevemente.
“Probabilmente non è stato un cambio molto proficuo, ma avevo bisogno di evolvermi. Di uscire da certi giri, non so se mi spiego. In questo modo potrò aiutarvi e poi cambiare vita. Che ne pensate della mia scelta?”
Concluse il vecchio lupo di mare, con un largo sorriso.
Estellen stava prendendo la parola per complimentarsi con lui per le sue sagge scelte e i suoi meravigliosi cambiamenti, ma Kail la fulminò con lo sguardo e quelle parole al miele morirono in bocca alla sacerdotessa di Paladine, così come il suo sorriso luminoso. Non avevano tempo per una conversazione come quella, così come non bastava un gesto del genere per redimere una vita intera fondata sui sciacallaggi e sulle malefatte. Il pragmatico mezzelfo ordinò invece di scendere subito sottocoperta, pregando nel frattempo che nessuno li avesse visti salire sulla “Nabucco” nel tragitto che andava dalla locanda alla nave o lo stratagemma di Gascon non sarebbe servito a niente.
Tuttavia, mentre scendevano le scale, un sorriso sghembo gli si disegnò spontaneo sulle labbra: era vero che fosse dannatamente difficile stare dalla parte dei buoni, ma quando, attraverso l’esempio, accadevano fatti incredibili come quello capitato a Gascon, una vera, conclamata canaglia, il cuore si faceva un po’ più leggero e si riempiva di speranza per il futuro.
A bordo della "Nabucco".
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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