Il costone di roccia sul quale i nostri eroi erano assiepati si riempì tosto di fumo, denso e scuro come quello di un incendio divampante. Il vecchio nano balzò su dalla pietra sulla quale era seduto e afferrò con “vis pugnandi” la sua temibile ascia, provando nel frattempo a capire cosa diavolo stesse succedendo. I vapori nerastri riempirono ben presto quasi tutto lo spazio che divideva l’accampamento della compagnia dall’antro della caverna, come tanti serpenti d’ombra, liquidi, volteggianti e intangibili. Finché qualcosa o qualcuno iniziò a manifestarsi all’interno delle loro spire eburnee.
All’inizio pareva solo una forma umanoide molto vaga, ma poi cominciò a prendere dei contorni più netti e definiti, fino a rivelarsi nei tratti di una persona che i nostri eroi conoscevano molto bene. Camminando a mezzaria sopra il fumo, Dorian, il mago dalle nere vesti, appartenente all’ordine dei “Custodi del tempo”, fece irruzione in mezzo al gruppo, portando con sé un’espressione tuttaltro che felice.
“Dovevo immaginare che ci foste stati voi dietro questo genere di “chiamata”… all’apparenza così urgente. Cosa è successo dunque? Dove siamo? Sembrerebbe un posto sperduto in mezzo al nulla.”
Il cronomante cercava di scrutare oltre il fumo che si stava disperdendo e mettere così a fuoco il paesaggio che si estendeva sotto i “Picchi di Baleph”.
Estellen abbassò delicatamente l’ascia del nano, apostrofando il mago come un amico di vecchia data. Tuttavia Flint non pareva affatto convinto, sapendo per esperienza che cosa rappresentassero le vesti nere nell’ordine canonico dei maghi. Il suo amico Raistlin ne era un degno rappresentante: infido, spietato, bugiardo. Non ci si poteva fidare di lui e questo suo “collega” non doveva essergli da meno. Tuttavia, Dorian fu accolto perlomeno come un alleato dal resto dei suoi compagni, ed il vecchio nano alla fine fu costretto, con un grugnito di disapprovazione, a riporre la sua minacciosa arma.
Estellen e Kail fecero un breve sunto al mago, spiegandogli dove fossero e perché fossero lì. Poi provarono ad entrare nel dettaglio sul motivo per cui era stato interpellato. Stuard preferì mostrargli direttamente l’orribile maschera dell’Apok e partire da lì, per far capire meglio possibile al mago la gravità di quanto i suoi amici stavano cercando di descrivergli. L’ampiezza dell’orrore.
In effetti la vista della spaventosa maschera corrucciò non poco il cronomante, che domandò come avessero fatto ad ottenere un artefatto simile. Queste furono le sue parole.
“Adesso dovete spiegarmi come avete fatto a trovare un oggetto così raro… l’ultimo di cui si aveva notizia era custodito nella torre di Fistandantilus, ad Ishtar!”
Questa osservazione del mago, portò Kail ad aprire una parentesi sulla loro sacra missione e sulle loro recenti avventure. Inoltre, il mezzelfo fu costretto a raccontare le circostanze di un simile “ritrovamento”. Ammise candidamente la sua spontanea curiosità nei confronti di quello strano e affascinante artefatto, dal primo momento che lo aveva intravisto nel laboratorio dell’arcimago. Lo aveva dunque preso, ma solo per studiarlo e non per utilizzarlo poco saggiamente come era stato invece costretto a fare dalle circostanze.
Dorian lo guardava perplesso, tra il serio e il faceto, mentre Estellen scuoteva la testa, sottolineando le assai improbabili ragioni del suo amico. Stuard domandò al mago se avesse intenzione di prendere con sé l’Apok e magari portarlo in un luogo sicuro, ma Dorian preferì declinare l’invito. Egli sostenne, confermando in questo modo le profetiche parole di Berigthor, che presto, una minaccia di natura caotica si sarebbe abbattuta con veemenza su Krynn, portando scompiglio e distruzione. In un contesto del genere, l’Apok avrebbe potuto tornare utile, quindi consigliò di conservarlo, ma di non usarlo finchè non fosse arrivato il momento giusto.
Un po’ intimorito, il gruppo aderì unanimamente alla proposta avanzata dal cronomante.
Quindi egli domandò se fosse questo il motivo della loro chiamata, se la loro fosse una più che legittima richiesta d’aiuto, per la paura che l’Apok potesse sfuggire di mano e diventare una seria minaccia. Kail a quel punto fu costretto ad integrare il racconto e a spiegare cosa fosse successo dentro i cunicoli, dopo la sua “trasformazione”. Raccontò della spada di Silvanos e dell’importanza che essa aveva per lui e per il popolo elfico e che era quello il vero motivo della loro “chiamata”. Essi volevano recuperarla, senza però rischiare seriamente la vita per via dei troll.
Dorian rimase quasi incredulo per via di come, lui ed i suoi amici, avessero deciso di sprecare quell’occasione, unica ed irripetibile, per aggiustare una condizione temporale di così poco valore come gli sembrava quella, ma alla fine accettò di rimettere le cose a posto. Una promessa restava sempre una promessa, a dispetto di quanto pensasse di lui il vecchio nano. Inoltre quello pareva un caso abbastanza facile: uno di quelli che, se risolti bene, si sarebbero persi nella memoria del tempo e che nessuno sarebbe andato a controllare a cose fatte.
Dorian chiese spazio alla compagnia, poi disegnò nell’aria dei segni strani, incomprensibili e pronunciò parole insieme gutturali e poco armoniose. Quindi il fumo reagì alla sua chiamata, ed avvolse Kail, Stuard ed Estellen, mentre Theros e Flint furono lasciati fuori. Il mago spiegò che sarebbe stato molto meglio coinvolgere meno persone possibili in queste “anomalie” temporali e sia il nano che l’ergothiano si guardarono bene dal contraddirlo.
Le alte volute di vapore sembrò che cancellassero quel costone di roccia e tutto il panorama circostante, lasciando i nostri eroi momentaneamente ciechi come talpe. Finché un piccolo spiraglio di luce si aprì in mezzo alla densa e scura nebbia, mostrando una specie di porta di luce, ove la voce di Dorian sembrava spingere i tre spaesati amici.
Dorian li condusse all’interno di una “pura struttura” fatta di “spazio vuoto” che egli definì “intersezione temporale”: un momento cioè che non scorreva, un attimo eterno dove ogni cosa poteva realizzarsi nell’orizzonte di possibilità degli eventi. In questo “attimo congelato”, spiegò brevemente, ogni cosa avrebbe potuto esistere contemporaneamente e tutte le infinite immagini che i tre compagni poterono vorticosamente ammirare, davanti e intorno a loro, sembravano confermarlo. Era come se infiniti quadri contenessero infinite situazioni, vissute da letteralmente ogni cosa nel creato. La parte difficile, affermò scherzosamente il mago, sarebbe stata adesso trovare la situazione ed il momento che interessava loro e capire come modificarlo.
In questo “spazio vuoto”, il cronomante si muoveva senza sottostare ai normali vincoli della fisica. Non saliva o scendeva come ci si sarebbe aspettati facesse, pareva invece e piuttosto crearsi da solo dei passaggi, verso sopra o sotto, che apparentemente non avevano un senso che potesse essere intuito. Ecco perché Kail e gli altri alla fine si accodarono a lui senza fare più domande o proferire parola e smettendo di cercare di capire quale direzione stesse in realtà prendendo e soprattutto il perché: sarebbe stato uno sforzo del tutto inutile.
Ad un cero punto egli si fermò davanti ad “un quadro” in particolare e “lo obbligò” a rispondere ai suoi ordini. Le immagini dentro “la cornice” andavano più veloci o più lente, avanti o indietro, secondo il comando di Dorian, ma per quanto assurda, quella situazione appariva a tutti però più comprensibile delle altre che avevano visto entrando in quello strano posto: si trattava infatti dei pochi minuti che passavano tra l’esorcismo di Estellen, lo svenimento di Kail e la rapida uscita dalla grotta da parte di tutti e tre.
Il mago satava cercando, in quelle scene, il momento in cui la spada sarebbe caduta dalla mano di Kail, mentre il mezzelfo si accasciava al suolo svenuto. Dorian “riavvolse la scena” più e più volte, finchè annuì tra sé e sé e bloccò la situazione che gli interessava in un istante specifico. Poi disse piano:
“Dovrebbe andar bene qui. Per favore Kail, passami la tua spada corta…”
Il mezzelfo fece come il mago gli aveva chiesto.
“Non la rivedrai più, ma credo che nel cambio ci avrai guadagnato. Farò in modo di recuperare e sistemare la spada di Silvanos in un punto tra le rocce impossibile da non notare per un abile scout come te. Mentre scenderete a valle, domani mattina, la ritroverai lungo il tuo cammino. Spero soltanto che ne sia valsa la pena. ”
Il mezzelfo annuì, non provando affatto a nascondere il bagliore di entusiasmo che brillava nei suoi occhi obliqui.
“Un’ultima cosa, prima di uscire dal portale. Custodite bene quella maschera: potrebbe davvero aiutarvi molto quando sarà il momento. Arrivederci signori. Ci rivedremo ancora.”
I tre amici di nuovo annuirono. Avevano ormai imparato a fidarsi di quel mago un po’ bislacco. Si erano assuefatti alle sue stranezze, ma sapevano anche molto bene quanto il suo giudizio fosse sempre equilibrato e degno di fiducia.
Il cronomante avvicinò ai nostri eroi il portale d’uscita, vedendo che essi si stavano trovando in seria difficoltà a capire come riuscire a raggiungerlo. Poi, sospirando e scuotendo la testa, si infilò all’interno del quadro, che evidenziava ancora quella singola scena, ferma nel tempo.
Estellen intuì che Dorian avrebbe utilizzato la seconda spada del mezzelfo per sostituirla con quella di SIlvanos. I troll nemmeno se ne sarebbero accorti e Kail l’avrebbe ritrovata nel suo futuro, in una circostanza del tutto fortuita e slegata da concatenazioni di eventi difficili da sbrogliare. Sorridendo argutamente, la giovane sacerdotessa iniziava ad intuire come ragionassero i maghi (perlomeno quelli che avevano a che fare con la cronomanzia) e come, spesso in maniera poco ortodossa, solevano risolvere i problemi.
Uscirono infine da quella situazione che pareva più onirica che reale e finalmente misero i piedi per terra, su un terreno pietroso, solido e rassicurante.
Dopo aver raccontato l’incredibile esperienza appena conclusa a Theros e al nano, i cinque amici decisero di prepararsi subito a partire: ne avevano fin sopra i capelli di quel posto!
Così, ben presto Kail individuò un percorso abbastanza agevole per poter scendere a valle nel minor tempo possibile e senza troppi problemi. Fu proprio su questo tratto di roccia, che costeggiava la montagna, che vide, incastrata tra due spigolosi sassi, la sua preziosa e scintillante spada elfica, come Dorian gli aveva promesso. Felice, il mezzelfo andò tosto a recuperarla e i suoi amici furono immensamente entusiasti per lui. Purtroppo per tutti però, la clessidra di Dorian era sparita.
Il ritorno di Dorian, il cronomante.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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