I nostri eroi si sistemarono finalmente per la notte: l’indomani avrebbero dovuto intraprendere un cammino lungo e, almeno secondo il parere di Kail, anche piuttosto pericoloso.
Il mezzelfo infatti, esplorando i dintorni, aveva infine raggiunto un angusto e infido passaggio che si infilava tra gli svettanti e ricurvi picchi di Baleph. Ad un primo sguardo, quelle inquietanti vette apparivano come due mani artigliate, chiuse una sull’altra in una morsa serrata ed asfissiante. Quasi istantaneamente, il suo sesto senso si era attivato facendogli rizzare tutti i peli sulla braccia: c’era qualcosa laggiù. Qualcosa di sinistro e terribile!
Tuttavia quella era l’unica strada praticabile che aveva trovato per passare dall’altra parte: l’alternativa sarebbe stata costeggiare le montagne fino a sud e aggirarle in prossimità del mare. Un cammino che avrebbe portato via almeno una settimana piena. Procedendo in maniera serrata invece, egli aveva calcolato di attraversare le montagne in meno di tre giorni, ad occhio e croce. I suoi amici si erano mostrati d’accordo nel procedere lungo la via angusta ma più breve: avevano già perso troppo tempo in quel maniero dimenticato dal mondo intero.
Pertanto, alle prime luci dell’alba, il gruppo si preparò a partire, sistemandosi gli zaini in spalla e predisponendosi mentalmente per qualche giorno di intenso cammino.
Tutti notarono che le statue erano sparite dal cortile ed erano state ricollocate al loro posto dentro l’ampia sala ove erano state scovate. Tutte, tranne quella del nano, che era stata lasciata dal genio lì dov’era, nel punto giusto, con lo sguardo e l’indice che puntavano fieramente verso est. Stuard dubitò fortemente che un altro cavaliere sarebbe potuto giungere fin laggiù, come aveva fatto lui, per sottoporsi al battesimo del paladino, ma se questo si fosse verificato, sarebbe stato più facile per lui e per chi lo accompagnava, in questo modo capire la profezia dei nani. Il suo siginificato e il suo scopo. Sperava solo, in cuor suo, di riuscire a trovare ciò che essa ancora nascondeva a Palanthas (le sacre vestigia di Kiri – Jolith), senza il bisogno che qualcun altro fosse costretto a farlo dopo di lui. Soprattutto perché questo avrebbe significato che lui e i suoi amici non ce l’avevano fatta: la guerra li aveva infine travolti e uccisi prima di portare a termine quel compito fondamentale.
Gravato di pesanti responsabilità, il cavaliere si mise senza pensarci alla testa del gruppo e condusse con decisione i suoi amici fuori dal maniero. Utilizzando l’uscita a nord, parzialmente nascosta da crolli ingenti, Stuard mostrò a tutti il secondo sentiero che scendeva a valle. Quello legato ad Habbakuk. Anche se aveva perso l’antico significato, quel sentiero aveva visto molti cavalieri della spada venire in pellegrinaggio al maniero, partendo dalla città di Baleph e giungendo ad esso attraverso la foresta.
Immerso nei suoi pensieri, il giovane Uth Breannar si adeguò ben presto al passo dei suoi compagni, lasciando che il mezzelfo guadagnasse così la testa del gruppo.
L’altopiano era un’oasi di verde sconfinata, con torrenti, piccole macchie di alberi e curiosi animali che si fermavano ad osservare i primi esseri umanoidi che, dopo secoli, erano tornati a calcare quelle terre ormai incontaminate.
Come aveva anticipato a tutti, Kail condusse i suoi amici al sentiero tra le montagne in meno di due ore. Tuttavia, Estellen percepì che qualcosa di malvagio aleggiava nell’aria, già mezzora prima di arrivare a destinazione. La giovane sacerdotessa di Paladine mise subito in guardia i suoi amici del pericolo che "vedeva" in quello stretto ed oscuro condotto e dalle smorfie sui loro volti comprese molto bene che anche loro, pur non avendo doti mistiche simili alle sue, erano arrivati alle stesse conclusioni.
“State attenti se attraverserete il passaggio tra i monti: lassù i sassi e le rocce hanno occhi ed orecchi infidi.”
Bisbigliò tra sé il mezzelfo, ripetendo le stesse cavernose parole che aveva pronunciato Baleph prima che lasciassero il maniero e provocando un brivido di paura a tutti i suoi compagni.
Theros deglutì per il nervoso, poi annuì in direzione di Kail. Lo scout stava osservando con attenzione il volto dei suoi amici, per capire se davvero se la sentissero di intraprendere quel percorso, ormai decisamente malfamato. Erano preoccupati, ma pronti. Fece dunque un bel respiro e si inoltrò per primo nell’oscurità quasi totale.
Stuard sguainò la spada e subito un bagliore verde smeraldo rivelò quanto avevano sospettato: laggiù, nel buio, si annidavano delle presenze ostili e maligne. Estellen aggiunse sussurrando che il male che percepiva non aveva alcuna fonte soprannaturale, fortunatamente. In quel tetro anfratto, da qualche parte, c’era qualcuno di vivo, ma corrotto oltre ogni immaginazione.
“Perlomeno non si tratta di draghi o altre creature del genere o sarebbe stato meglio perdere altro tempo ma rimanere vivi”, pensò Kail accovacciandosi. L’abile scout sentì, sfiorando il terreno, che un leggero dislivello verso l’alto caratterizzava il sentiero: stavano dunque salendo verso l’alto. Dettaglio che il mezzelfo considerò normale, ma che avrebbe presto portato una serie di conseguenze negative aggiuntive, come la maggiore fatica ed il freddo pungente, alle loro già numerose preoccupazioni. Togliendosi lo zaino, accese una torcia per illuminare il percorso da fare.
Flint nel frattempo ne approfittò per tastare la roccia con le sue mani nodose. Essa era grigia e tagliente come un coltello e nascondeva dei segreti che egli definì “sanguinosi e millenari”. Quelle rocce avevano assistito ad eventi terribili e nefasti, ed erano cariche di negatività e sofferenza. Kail si stupì di questa strana empatia del nano con quelle pietre immobili e silenziose, ma Flint sottolineò che le rocce rappresentavano per i nani quello che gli alberi erano per gli elfi e che il suo stupore nei confronti dei suoi talenti era del tutto immotivato. Scrollando le spalle, Kail sguainò la spada e iniziò a guidare il gruppo lungo lo stretto e buio budello.
Le ore passavano lentamente e la sensazione di trovarsi in costante pericolo e di essere osservati perdurava senza sosta, minuto dopo minuto. Inoltre la forma inquietanti dei picchi, ricurvi gli uni sopra gli altri, alimentava il senso di claustrofobia generale. Poi, improvvisamente, per un breve attimo, al mezzelfo era sembrato che qualcosa si muovesse sulle pareti, strisciando come un ragno lungo gli invisibili costoni di roccia che certamente erano presenti attorno a loro! Purtroppo la luce della torcia aveva un raggio limitato e non riusciva ad illuminare bene cosa ci fosse in alto, oltre i sette, otto metri al massimo. Eppure Kail aveva giurato di aver notato quel movimento, ma né i suoi compagni, néil suo fine udito avevano confermato questa sua percezione.
La prima sosta ci fu otto ore dopo, sfruttando quella che appariva come una delle tante frane che avevano trovato lungo il percorso. Sedendosi sulle rocce più grandi e riposando finalmente le gambe, i cinque amici ne approfittarono per tirare il fiato ed abbeverarsi un po’.
Finché Stuard non notò un sinistro luccichio tra le rocce più massicce, franate poco distante. Chiedendo al mezzelfo di fare luce da quella parte, andò tosto a controllare. Dapprima scorse un semplice pezzo di metallo incastrato tra le grosse pietre. Poi però notò qualcos’altro di molto più inquietante. Quel pezzo di acciaio lavorato in realtà era ciò che restava di un’armatura solamnica, di epoca pre cataclisma e appartenente ad un cavaliere della spada! Solo che, attaccato ad essa, c’era anche parte dello scheletro decomposto, ma ben conservato dal ghiaccio e dalla pietra, del suo proprietario.
Il macabro spettacolo prese Estellen di sorpresa, facendola arretrare di un passo. Tuttavia la giovane portavoce di Paladine, cambiando così angolazione, potè scorgere tra i sassi altri particolari interessanti che gli altri non avevano ancora veduto. C’erano infatti delle ossa nude, che all’inzio Estellen aveva scambiato come parti del povero corpo dello sventurato che era stato travolto dalla frana. Tuttavia, osservando invece meglio quelle singole ossa, notò che esse erano state ripulite dalla carne, quindi spolpate e spezzate in più punti da denti possenti e aguzzi. Sgranando gli occhi per la preoccupazione, la giovane sacerdotessa fece notare a tutti ciò che aveva appena scoperto.
Kail indurì lo sguardo, poi invitò tutti ad alzarsi e riprendere tosto il cammino: se c’era qualche bestia feroce che si muoveva silenziosa tra le rocce, sarebbe stato meglio non offrire punti di riferimento precisi. Il mezzelfo, esperto di sopravvivenza, diede dunque delle disposizioni precise ai suoi amici: camminare più silenziosamente possibile e aumentare ancor di più l’andatura, diminuendo le pause di recupero al minimo. In questo modo, sarebbero usciti da quella trappola micidiale in meno di due giorni. Sarebbero usciti stanchi, intirizziti dal freddo, ma forse vivi.
Il tetro passaggio tra le montagne.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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