La notte arrivò in un lampo e i nostri eroi erano stanchi e anche un po’ sfiduciati. Continuavano a scambiarsi punti di vista su come decodificare la profezia dei nani e se questo segreto, che essa nascondeva e che il genio proteggeva, fosse in realtà una mappa, nascosta e imperscrutabile, che indicava un luogo ove solo un un paladino avrebbe potuto andare.
La teoria più gettonata era quella che vedeva la profezia come qualcosa che avrebbe svelato l’ubicazione dell’armatura (e dello scudo) di Kiri – Jolith. Ciononostante, per quanto tutti concordassero più o meno allo stesso modo sul tipo di interpretazione da dare alla filastrocca, nessuno se la sentiva di metterci la mano sul fuoco circa il suo significato preciso.
Tentando di riscaldarsi al tiepido tepore di un fuoco, i cinque amici stavano facendo di tutto per non far trapelare il loro abbattimento emotivo. Finché, forse ispirati proprio dalla loro posizione attorno ad un unico fulcro, la svolta arrivò dalle intuizioni folgoranti di Flint e Kail.
Il nano infatti fece notare a tutti un dettaglio davvero determinate: la posizione circolare delle statue all’interno del “Tempio Battesimale”, prima cioè che esse venissero trasportate qui nel maniero dai cavalieri della spada! Particolare importantissimo, che il mezzelfo confermò immediatamente, avendo notato anch’egli gli strani incavi che costellavano l’ampio pavimento di pietra del Tempio. Quei segni indicavano certamente che le statue erano rimaste per millenni nella medesima posizione, ed avevano causato quindi quella specie di basse e piccole conche sul terreno a causa del loro ingente peso.
Quindi cinquantanove statue, sessanta con quella del nano, probabilmente indicavano una qualche tipo di misurazione che, nella loro posizione circolare, faceva pensare ad un moderno orologio: uno di quegli strani e diabolici marchingegni, dei nani o degli gnomi, che mostravano con precisione lo scandire delle ore e dei minuti.
Stuard annuì, trovando la spiegazione del vecchio nano e di Kail parecchio convincente. Il problema adesso diventava capire la posizione esatta della statua del nano. Dove collocarla di preciso?
A tal proposito, il mezzelfo azzardò una spiegazione.
Se “l’occhio che vedeva” della filastrocca era quello del sole e se la statua del nano era invece colui che “indicava la giusta via”, la sua ubicazione corretta avrebbe dovuto essere quella al minuto zero di mezzodì.
Un silenzio assenso totale scese immediatamente sul gruppo.
Al momento questa era l’unica opzione davvero valida che avevano, ma per appurare se fosse stata corretta o meno, dovevano ora verificare quanto sostenuto e riprodurre quello stesso schema, sperando che qualcosa, qualunque cosa accadesse.
Trascinare cinquantanove pesanti statue fuori dalla sala che le ospitava non fu affatto un compito facile. Ci vollero molte ore e parecchia fatica.
Le statue sembravano molto simili, anche se Flint, da abile scultore e fabbro qual’era, aveva garantito che ognuna possedeva particolari unici che la diversificava dalle altre. Mettendo alla fine i frammenti della statua del nano nella posizione indicata da Kail, affinché puntasse l’indice della mano sinistra verso il sole non ancora sorto, i nostri eroi si abbandonarono alfine a poche ore di sonno ristoratore.
L’alba arrivò in fretta, ed Estellen fece notare a tutti i deboli raggi di sole che pian piano stavano facendo capolino dall’orizzonte sonnecchiante. La vista intorno al maniero era qualcosa di meraviglioso, che lasciava senza fiato. Il luccichio che saliva su dall’oceano e la profumata brezza mattutina, che vedeva sfogliare le fronde degli alberi sottostanti come fragili fogli di carta, regalarono alla giovane portavoce di Paladfine un senso di gioia infinita. Eppure, non sembrava che niente stesse accadendo al cerchio di statue che i suoi compagni avevano con grande sforzo assemblato la sera prima!
Mestamente, la compagnia iniziò a perdere le speranze: il loro piano migliore sembrava sgretolarsi come cera al sole. Affranto come mai si era sentito in vita sua, Kail si allontanò sfiduciato e anche i suoi compagni sembravano aver esaurito le loro idee.
Poi però Stuard notò un dettaglio che riportò d’incanto un po’ di fiducia nel suo cuore.
Egli infatti aveva notato come all’interno del cerchio di statue, si creavano dei giochi d’ombra strani e confusi, mano a mano che il sole saliva nel cielo. Allorchè il mezzelfo, stupefatto da tale rivelazione, ipotizzò che ciò che i nani avevano concepito fosse una specie di meridiana, che mostrava una specie di “mappa” a chi sapeva guardare bene. Tuttavia le ore passavano e mezzodì si avvicinava sempre di più, ma i giochi d’ombra che le statue costruivano, continuavano ad apparire senza scopo e senza senso.
A quel punto Flint fece notare a tutti che soltanto domandare al genio la corretta posizione originale delle statue avrebbe potuto svelare il segreto della profezia. Infatti esse erano tutte diverse, anche se di poco, ma conoscendo i nani, sarebbe stato impossibile che essi le avessero scolpite senza che avessero un qualche ordine preciso. Senza cioè che la loro giusta sequenza, attorno alla circonferenza, non avesse avuto un esatto schema compilativo. La brutta notizia era che non c’era modo di prevedere quello schema, perché i cavalieri della spada le avevano spostate e riassegnate ad un nuovo spazio, senza rispettarne la posizione di partenza.
Le ore correvano e mezzogiorno ora era davvero alle porte. Fu allora che Stuard prese in pugno la situazione e avvicinò il genio, che silenziosamente volteggiava in disparte. Il cavaliere si schiarì la voce, rotta dalla preoccupazione e dalla pena. Se infatti avesse fatto la domanda sbagliata, tutto quel sapere antico sarebbe andato perduto almeno fino all’arrivo di un nuovo candidato paladino su quell’isola. Poi indurì gli occhi e chiese al genio di mostrargli la corretta posizione delle statue rispetto al sole di mezzodì, in maniera che esse potessero alfine indicargli come riuscire a svelare il segreto della profezia.
L’elementale stette alcuni secondi immobile, dopo che Stuard ebbe finito di parlare, come se volesse soppesare la sua richiesta attenendosi esattamente a quanto da lui pronunciato. Poi levitò e, sospeso a mezzaria, raggiunse in un istante il centro del cortile. Il vento iniziò a fischiare e ad ululare al suo richiamo, finché le pesanti statue, portate fuori a fatica dai nostri eroi, cominciarono ad alzarsi da sole e a scambiarsi di posto l’un l’altra. L’unica che rimase esente da spostamenti fu quella del nano, che assistette impassibile all’andirivieni continuo e furibondo di aria e roccia all’interno dell'area della circonferenza. Dopo pochi incredibili minuti, la quiete tornò dentro il maniero e la compagnia poté finalmente osservare l’originale disposizione che i nani avevano dato alle statue dei paladini, prima di abbandonare inspiegabilmente anch’essi e per sempre, la loro città e i loro templi sacri.
Flint rimase a bocca aperta mentre le esaminava di nuovo, una per una. In una meaniera impossibile da spiegare a parole, percepì che adesso avevano una coerenza, ineffabile ma presente, che prima non avevano. La loro postura, quasi impercettibilmente diversa l’una dall’altra, adesso pareva aver acquisito un senso nuovo, donando alle statue messe in cerchio una dinamicità precisa. Sembrava come se esse si stessero muovendo, tutte dietro il nano che indicava l’orizzonte.
L’aspetto che però colpì di più l’eroe di Solace e anche i suoi amici, fu però il gioco di ombre che adesso si era creato all’interno dell’area del cerchio! Non più disegni casuali, senza apparente forma e struttura, ma uno schema che via via diventava sempre più chiaro, man a mano che il sole arrivava al suo acme.
Il momento topico ci fu per l’appunto a mezzogiorno, quando le ombre sembrarono diventare perfettamente coerenti e formarono un disegno preciso: un orologio o forse una ruota con dodici raggi, un fulcro centrale più grande e più scuro e un vertice luminoso rappresentato dal nano, che la luce di mezzodì travolse come un fiume in piena.
O forse come un oceano!
Guardando bene quella forma, che già stava iniziando a scomparire col passaggio del sole, Kail ebbe un’illuminazione davvero brillante: quella meridiana mostrava una cartina accurata della città di Palanthas, dove il nord era rappresentato dalla baia di Branchala. In questo cerchio a raggera invece era la luce del sole a coprire quello spazio, creando una quasi perfetta somiglianza con l’originale.
Dunque la profezia parlava di Palanthas. Era lì che i nani avevano nascosto le vestigia del dio bisonte! Un ritrovamento che, se fosse avvenuto, sarebbe stato incredibilmente prezioso per il morale dei cavalieri, intenti a combattere una guerra cruenta nelle loro stesse terre.
Il mezzelfo cercò poi di trovare delle indicazioni nella seconda parte della profezia per tentare di avvicinarsi ancora di più alla soluzione finale e arrivò ad ipotizzare che "tenere l’oscurità a sud", poteva essere una riferimento alla temibile “Torre della Stregoneria di Palanthas”: una vera macchia scura, latrice di una maledizione perenne, che gravava pesantemente su quella città, altrimenti pura come una gemma. Era però inutile adesso continuare ad interrogarsi ulteriormente su questo dettaglio, perché finchè non fossero arrivati sul posto, non c’era modo di valutare correttamente cosa intendesse la filastrocca per “tenere a sud”.
Quando le ombre di diradarono, mescolandosi le une con le altre in un disegno senza alcuna forma distinguibile, il gruppo potè riposare, consapevole di aver finalmente svelato il segreto dei nani. Tuttavia, il rammarico di non poter più fare al genio domande fondamentali per capire le molte incognite che aleggiavano su quel posto incredibile, albergò per molto tempo nel cuore dei nostri eroi. Per esempio, cosa dicevano i documenti ritrovati dai cavalieri della spada riguardo la vicenda tra nani e paladini, oppure come poter recuperare l’antico e prezioso sapere nanico riguardo il linguaggio delle rune di potere.
Tuttavia avevano dovuto operare una scelta e quella che avevano appena fatto, era certamente quella più importante al momento per il destino di Krynn.