Nel buio quasi assoluto della sala con le statue, Estellen cercava di capire a tentoni cosa fosse quello strano quadro che aveva trovato attaccato al muro. I suoi amici dietro di lei, alla luce dell’unica torcia accesa, stavano ancora dibattendo sui recenti ritrovamenti all’interno del maniero. In un angolo della stanza, invece, silenzioso ed inquietante, Baleph ondeggiava solitario. Una creatura che solo all'apparenza pareva priva di intelletto e consapevolezza.
La portavoce di Paladine ci mise un bel po’ per capire che quanto era stato affisso al muro non era un dipinto, ma una pergamena vergata in un solamnico recente, che aveva tutta l’aria di essere anche parecchio importante. Notando che i compagni erano ancora presi dalla discussione, Estellen, morsa dalla curiosità, decise infine di approfondire la questione da sola. Sfilandosi il guanto dunque, lasciò che la luce di Lindaara risplendesse pura nella stanza.
Un bagliore quasi accecante esplose dal suo braccio teso, rifulgendo come un piccolo sole e lasciando confusi e curiosi Kail e gli altri. Tuttavia, quando il mezzelfo capì cosa stesse facendo la sua amica, smorzò di netto ogni altro ormai ridondante discorso e si precipitò ad affiancarla. Seguito tosto da Stuard e dagli altri.
Con gli occhi sgranati, Estellen lasciò che anche i suoi compagni leggessero quello straordinario documento che, per ragioni ancora ignote, era sopravvissuto al lento passare dei secoli.
Incredulo, quasi timoroso, Stuard cominciò poi a tradurne i contenuti per il nano e l’ergothiano che non capivano quella lingua.
“La leggenda narra che Vinas Solamnus fu il primo ad aver ottenuto il battesimo di Kiri – Jolith e che abbia ricevuto da lui, IN PERSONA, il primo compito da realizzare per conto del dio: proprio nel tempio delle visioni, a Baleph. Egli realizzò la sua sacra missione con tale zelo ed efficacia, che il dio bisonte lo ricompensò addirittura con il dono della sua stessa armatura e del suo stesso scudo. In questo modo l’aveva reso il suo "Primo Cavaliere", la pietra miliare su cui lui e suo fratello avrebbero costruito l’ordine dei cavalieri sacri. Alla morte del grande condottiero, secondo gli scritti ritrovati, questi cimeli furono tenuti per millenni come reliquie da cui trarre ispirazione nello stesso antico “Tempio di Baleph”, che divenne anche il centro di comando degli antichi paladini, oggi cavalieri della spada. Tuttavia, di questi inestimabili cimeli, noi rinvenimmo solamente il “sacro trespolo”: l’oggetto che serviva a contenerli. Fortunatamente il “Custode” ci permise almeno di spostarlo qui nel maniero, nella stanza adibita ad ospitarlo, chiamata: “stanza del Primo Cavaliere”. Insieme al “sacro braciere”, anticamente utilizzato per ricevere l’investitura sulla propria armatura consacrata e alle "cinquantanove statue" legate alla “profezia dei nani”, che furono invece collocati in altre sale apposite. In questa epoca di decadenza e impoverimento dei valori del “Codice e della Misura”, il ritrovamento di tali importantissimi oggetti potrebbe spingere il cavalierato a risollevarsi dalla miseria e dalla polvere in cui sono sprofondati e a dimostrare al Gran Sacerdote di Ishtar che i cavalieri di Solamnia non sono i suoi vassalli senza onore, ma davvero i difensori dei deboli e dei bisognosi. Tuttavia, nei quasi sette secoli di permanenza in questa antica città, nessuno è riuscito a capire il mistero della sparizione delle sacre reliquie. I saggi sostengono che la loro scomparsa sia legata alla “profezia dei nani”. Mi auguro solo che un giorno qualcuno riesca a capire questo rompicapo nanico e a recuperare le antiche vestigia del nostro glorioso ordine.”
Il silenzio investì come una valanga i nostri eroi quando il cavaliere terminò di riportare i contenuti di questa nota, firmata da un cavaliere della spada il cui cognome era piuttosto famoso. Infatti, Sir Balinor Brightblade, era stato un cavaliere virtuoso e impavido, uno di quelli le cui gesta erano state determinanti per fortificare l’importanza della sua casata all’interno del cavalierato. Il fatto poi che la sua nota fosse stata lasciata appesa al muro, quando qualunque altro orpello era stato dal genio ripulito via dal maniero, faceva pensare parecchio.
La ricostruzione dei fatti capitati in questo strano luogo adesso sembrava più facile, ma quella pergamena ora apriva a nuovi interrogativi, a nuovi quesiti e scenari.
Quando sette secoli prima del “Cataclisma”, i cavalieri della spada arrivarono nella città di Baleph, (per caso forse o sospinti dal destino, chi poteva saperlo?) trovarono un luogo molto diverso da quello che si erano aspettati. Una specie di comunità dove i nani e i cavalieri erano amici (impensabile per il tempo) e sembravano collaborare in perfetta armonia. Il “Tempio Battesimale” poi rappresentava una meraviglia architettonica incredibile, per quello che aveva significato per il giovine cavalierato e per gli oggetti sacri che i nani stessi avevano costruito e donato ai solamnici come segno del loro affetto.
Tuttavia Stuard ebbe il sospetto che fosse un altro il vero motivo per cui i cavalieri della spada si erano recati fin laggiù, ed aveva a che fare con quanto riportato da Sir Balinor nella sua lettera, cioè la mitica armatura e il portentoso scudo di Kiri – Jolith!
Malauguratamente però, i cavalieri non avevano trovato che il “sacro trespolo”, che aveva sorretto questo equipaggiamento divino per millenni e avevano ottenuto il permesso dall’elementale solamente di spostarlo, insieme agli altri oggetti presenti nel tempio, dentro questo maniero, che nel frattempo era stato in tutta fretta edificato. Pian piano, l’edificio era diventato un luogo di culto e di raccoglimento per i cavalieri e gli antichi oggetti, consacrati al dio bisonte e alla fenice blu, spogliati della loro funzione originale e adorati semplicemente come icone sacre. Fino all’arrivo del Cataclisma, il maniero rappresentò un vero e proprio luogo di pellegrinaggio per i solamnici. Questo perché nessuno riuscì a risolvere l’enigma della “profezia dei nani”: qualunque cosa questa frase potesse mai sottintendere o rivelare.
Il cavaliere era convinto che coloro che erano giunti sul posto, confusi dalla commistione culturale di nani e umani, avevano dapprima provato a portare via gli oggetti sacri, ma non c’erano riusciti perché Baleph gliel’aveva impedito! Il genio infatti era stato evocato per essere il custode di qualcosa e aveva protetto tutto ciò che fosse collegato, direttamente o indirettamente, a ciò che avrebbe dovuto proteggere. Se oggi il maniero era così sgombro dai detriti lo si doveva a lui e Kail era certo che aveva impedito anche che le tre stanze principali della struttura potessero infine crollare come le altre e danneggiare il loro prezioso contenuto. Di conseguenza anche le statue erano importanti per Baleph, ed erano legate alla profezia dei nani, sempre secondo la testimonianza Brightblade.
Ma dove poteva trovarsi questa antica ed incomprensibile profezia?
Theros ricordò a tutti l’esistenza di una terza stanza che forse valeva la pena andare a controllare.
Così i nostri eroi tornarono prima nel cortile e poi scivolarono nell’ultima sala, nell’entrata est del maniero. Arrivarono dunque in una stanza spoglia, con il pavimento in pietra e i gradini in marmo. In fondo alla stanza, sopra un rialzo anch’esso in marmo solo più scuro, spiccava un trespolo, una specie di robusto manichino, pensato per indossare un capo pesante, come un’armatura per esempio. Avvicinandosi per esaminarlo meglio, a nessuno parve nulla di speciale, eppure Estellen ne percepiva molto bene l’aura divina.
Tuttavia, ciò che invece rinvenne l’ergothiano poco distante, riempì di meraviglia e perplessità tutta la compagnia.