Stuard seguiva Estellen da presso, lasciando tra loro uno spazio di appena pochi metri. Erano già due ore che camminavano in mezzo all’impervia foresta e la figura traslucida a capo della fila non ne voleva sapere di rallentare, né tantomeno fermarsi a riprendere fiato. Quando aveva avuto fame e sete, il cavaliere aveva dovuto bere dalla borraccia e mangiare un po’ di carne secca conservata nella bisaccia, senza nemmeno perdere il passo.
Zoppicando, il giovane guerriero venne invaso dai primi cupi pensieri.
Il cammino era appena iniziato e lui era già pieno di angoscia e paura di non riuscire a farcela. Probabilmente dipendeva dall’atmosfera opprimente di quel bosco, rischiarato solo dalla flebile luce della torcia che Kail teneva alta ad illuminare la via.
Dopo l’ennesima strettoia e l’ennesimo groviglio di rovi, uscirono finalmente in una piccola radura che lui riconobbe subito. Era infatti l’ultima tappa del percorso a ritroso che avevano fatto due giorni prima, imboccando la foresta dal maniero di "Baleph".
La figura eterea era già sparita oltre, ma non si era dileguata. Rimaneva comunque presente, ma celata alla vista.
Stuard si fermò poco distante dall’albero che ospitava la listella con sopra incisa l’effige di Kiri – Jolith. Quindi Estellen si voltò verso di lui e pronunciò delle parole incomprensibili, sfiorando con le labbra l’icona sacra. Essa parve illuminarsi per un breve ma intenso istante. Poi la giovane fece cenno al cavaliere di avvicinarsi a lei. Quasi sospesa a mezz’aria e con gli occhi completamente blu, aveva l’aspetto lei stessa di una dea.
Stuard deglutì per il nervoso, ma Lindaara gli fece dono di un sorriso così caldo, che al cavaliere venne spontaneo sorriderle di rimando, rilassandosi quasi istantaneamente. Quindi gli domandò con voce rassicurante ma solenne:
“Sei pronto cavaliere?”
Ancora una volta Stuard annuì. Dunque lei continuò e disse:
“Dimmi, cavaliere: come deve essere il cuore del paladino del dio bisonte?”
Stuard sostenne lo sguardo della sua amica e rispose senza esitare.
“Assolutamente puro.”
Esclamò con fermezza.
Estellen gli sorrise poi si voltò verso est ed annuì. Quindi riprese a camminare, seguendo la figura traslucida, già scomparsa nella selva.
Le successive due ore furono ancor più dure per tutti: senza sosta, procederono su di un terreno inospitale, graffiati e feriti di continuo da grovigli interminabili di sterpi e rovi. Quando giunsero al secondo albero era sera inoltrata e il gruppo agognava un po’ di riposo. Tuttavia Estellen non diede molto tempo per recuperare qualche energia perché, dopo pochi convenevoli, pose subito a Stuard la seconda domanda.
“Cos’è che non cerca mai il guerriero sacro?”
Stanco, ma ancora lucido, Stuard riuscì a rispondere correttamente sia a questa, che due ore dopo alla domanda successiva:
“Cos’è che invece cerca ad ogni costo il paladino del dio bisonte?”
Egli rispose lapidario prima “L’equilibrio” e poi “Il giusto”, trovando entrambe le volte apprezzamento negli occhi di Lindaara.
Tuttavia, dopo altre due ore di percorso nel buio più totale e mai ricordando di essersi sentito più stanco, quando Estellen gli domandò nei pressi del quarto albero:
“Come deve essere il braccio del guerriero sacro?”, Stuard si accorse di non riuscire più a pensare lucidamente e a ricordare con chiarezza il mantra del paladino. Voleva solo sdraiarsi da una parte e dormire. Abbozzò, balbettando, solamente un “forte”, ma la sua risposta risultò incompleta.
Stuard si vergognò infinitamente per la sua debolezza, ma Estellen lo accarezzò comunque, sussurrandogli di non preoccuparsi e di andare avanti: avevano altri nove alberi da raggiungere e nove tappe da superare. Nessuno l’avrebbe giudicato per i suoi sbagli, ma per la sua volontà, la sua determinazione!
Ormai era notte fonda e tutti erano a dir poco sfiniti. Dietro di lui, i suoi amici potevano perdere un po’ il passo, piegare un po’ la schiena o espletare bisogni fisiologici, ma né lui né Estellen furono invece in grado di fare altrettanto. Nemmeno rallentare l’andatura.
Quando arrivò l’alba, circa sei ore dopo, Stuard e i suoi compagni avevano raggiunto altri tre alberi e superato la metà della lunghezza della foresta. Alla domanda di Lindaara:
“Come deve essere lo sguardo del guerriero sacro?”, Stuard rispose anche questa volta solo parzialmente, ma a quella successiva:
“Di cosa è formata la sua anima?”, egli rispose correttamente con “Fuoco freddo”, riprendendo così un po’ di vigore e morale. Tuttavia, perse completamente la concentrazione quando la sacerdotessa gli domandò:
“Oltre che calmo, come deve essere sempre il guerriero sacro?”, rimanendo completamente in silenzio per il vuoto mentale che la terribile stanchezza gli aveva procurato. Si sentiva come se il suo cervello fosse stato avvolto da un’ebbra oscurità, che lo confondeva e distorceva i suoi pensieri.
Durante le successive due ore, gli alberi gli parvero dei nemici malevoli ed ingannatori e i cespugli delle trappole che gli orchi avevano messo per impedirgli il cammino. Letteralmente trascinandosi, Stuard infine giunse all’ottavo albero, ma qui, all'improvviso svenne, cadendo a terra sfinito. I suoi preoccupati amici dietro di lui andarono subito a soccorrerlo, ma fu Estellen a risultare determinante per il proseguo della prova del suo amico cavaliere. La portavoce di Paladine infatti, pronunciò alcune imploranti parole verso est e si accucciò subito vicino al suo compagno, con gli occhi pieni di apprensione rivolti sempre alla sua destra. Poi gli accarezzò il volto stravolto e gli sussurrò dolcemente parole di conforto, infondendogli allo stesso tempo un po’ della sua stessa energia vitale. Solamente per rimetterlo in piedi: un uomo così giovane e già così valoroso, non poteva e non doveva arrendersi così! Non era giusto: c'erano cavalieri che si preparavano per mesi a queste prove e a lui questo non era stato concesso.
Stuard aprì di nuovo gli occhi e a quel punto Kail e gli altri ebbero il permesso di tirarlo su. La figura eterea si era di nuovo allontanata, mentre Estellen attese pazientemente che il suo amico si fosse sufficientemente ripreso. Poi lo spronò a guardarla e a tornare concentrato. Quindi gli domandò:
“E con chi può mostrarsi misericordioso il paladino del dio bisonte?”
Stuard ci pensò un po’ sopra con rinnovata lucidità e questa volta rispose correttamente:
“Con i redenti!”, procedendo confortato verso le prossime tappe.
Era ormai più di metà mattina, quando Lindaara gli aveva posto le susseguenti domande di rito, nelle successive quattro ore:
“Con cosa non attacca mai il guerriero sacro?” e “Qual è la sua unica vera arma?”, domande alle quali Stuard rispose con fermezza e determinazione:
“Con la spada” e “La fede”.
Divenne sera inoltrata invece, quando rispose correttamente al primo e all’ultimo dei tre quesiti che Lindaara gli aveva posto. Essi furono:
“Con cosa non si difende mai il guerriero sacro?”, “Qual è la sua unica vera difesa?” e infine “Quale simbolo lo rappresenterà da oggi fino al giorno della sua morte?”
Stuard ricordò molto bene: “Con lo scudo”, la risposta alla prima domanda, ma rimase silenzioso quando dovette rispondere alla successiva, cosa che lo turbò non poco. Quando però il cavaliere pronunciò deciso l’ultima risposta: “Il sacro corno del dio bisonte”, Lindaara gli sorrise soddisfatta per l’ultima volta.
A quel punto Stuard, quasi meccanicamente, si preparò per l’ennesima traversata, non rendendosi conto che la sua ordalia era finalmente terminata. Ne prese coscienza solo perché la sacerdotessa di Paladine ebbe un comportamento diverso questa volta. Estellen gli prese infatti entrambe le mani e lo aiutò ad inginocchiarsi di nuovo. Alle sue spalle, i suoi amici ansavano e ciondolavano sfiniti. Perfino il nano era esausto e più di una volta Kail l’aveva visto toccarsi il petto, quando pensava di non essere visto.
Stuard ormai non sentiva più niente: solo la forza di volontà lo spingeva a rimanere desto e ad andare avanti. Poggiò dunque a fatica un ginocchio a terra e abbassò il capo, come ormai aveva imparato a fare. Poi Lindaara si fece da parte, lasciando passare il guerriero splendente e traslucido, che, avvicinandosi per la prima volta così tanto a Stuard, gli fece rizzare tutti i peli delle braccia.
Il cavaliere udì poi distintamente una spada che lentamente si levava dal fodero e con la coda dell’occhio notò che essa, una lama lunga e lucente, venne poggiata sulla sua spalla per pochi, ma intensi secondi. Quindi Lindaara pronunciò alcune parole nella lingua degli dei e tosto il suo amico cavaliere venne pervaso da un calore intenso e rassicurante. Poi la presenza eterea si ritirò, sparendo nel bosco in pochi istanti.
In quel preciso momento, Estellen crollò a terra e Kail si precipitò a soccorrerla. Con l’aiuto di Theros, che era l’unico ancora abbastanza lucido e reattivo rimasto nel gruppo, prepararono un campo per la notte, poiché sia Stuard che la loro giovane amica già dormivano profondamente.
Sebbene non fosse ancora notte, il mezzelfo stabilì che fosse meglio rimanere a riposare dentro la foresta e ripartire l’indomani, ma solo quando Stuard ed Estellen si fossero sentiti pronti. Sapeva bene che non avrebbero fatto comunque in tempo a raggiungere Merwick per l'appuntamento con Gascon, pertanto non aveva senso forzare i suoi amici ad un’ennesima fatica inutile, considerato l’enorme sforzo che soprattutto loro due avevano fatto per giungere fino a quel punto.