Il gruppo si era prodigato per rendere l’umido e freddo tempio il più confortevole possibile per Stuard. Il cavaliere era stato spostato con grande difficoltà, grazie all’aiuto di Theros e Flint, più all’interno della struttura e un piccolo giaciglio era stato da Estellen confezionato appositamente per lui.
Kail aveva procurato della legna asciutta per accendere un allegro fuoco ristoratore, mentre il nano e l’ergothiano avevano portato dei ciocchi di legno e pietre abbastanza grandi da fungere come rozze sedie per loro stessi e per i compagni.
Sembrava inoltre che Flint e Theros avessero scoperto alcune cose davvero interessanti su quel posto, dato che l’avevano ispezionato abbastanza a fondo nelle ultime trentasei ore, ma quello non era ancora il momento giusto per parlarne. Tutti volgevano i loro sguardi preoccupati verso Stuard, che era ancora intorpidito dalle difficili prove cui era stato sottoposto per diventare un paladino.
Riuscire a stendere le gambe era stato il suo unico, lacerante cruccio per diverse, interminabili ore. Tuttavia, ora che certamente andava un po’ meglio, il cavaliere aveva ricominciato a pensare lucidamente, ed era stato invaso da dubbi ed incertezze riguardo le scelte che aveva operato durante la sua ordalia. Decisioni che non tutte avevano portato a soluzioni vincenti. Egli si arrovellò il cervello per riconsiderare tutti i risvolti negativi scaturiti dalle sue valutazioni, interrogandosi sulle alternative che avrebbe potuto adottare, le diverse strategie che avrebbe potuto seguire per riuscire a salvare ancor più persone dal male, dalla morte e dalla corruzione. Aveva ben compreso il senso di quelle prove, quale fosse stato il loro vero scopo, ma nonostante sapeva si trattasse solamente di test caratteriali, ancora rimuginava se, avendo mantenuto una posizione meno intransigente, avrebbe portato più benefici ai suoi cari, ai suoi amici, ai suoi commilitoni.
Pertanto Stuard si lamentava di continuo, tra il sonno e la veglia, come in preda ad una febbre debilitante e delirante. Il suo cervello cercava disperatamente una via di fuga dal tormento, ed Estellen tentava di assisterlo meglio che poteva, finché finalmente si addormentò.
La giovane si mostrava piuttosto preoccupata sul recupero in breve tempo del suo amico cavaliere. Aveva infatti parlato con il mezzelfo qualche ora prima, ed egli le aveva manifestato tutti i suoi dubbi riguardo il riuscire a raggiungere la loro destinazione nei tempi stabiliti. Sarebbe stato già difficile con Stuard al top della forma, ma in quello stato sarebbe stato quasi impossibile. Estellen dichiarò che, a suo parere, il cavaliere si sarebbe ripreso e che quello era l’importante, ma in effetti concordò sul fatto che non avrebbe recuperato in breve tempo. Sarebbero stati necessari diversi giorni per farlo e lei non poteva certo accorciare i tempi con qualche preghiera, visto il tipo di problema che aveva. Le sue gambe erano intorpidite e non ferite: bisognava lasciare che il suo corpo recuperasse da solo, ma fu d’accordo con Kail riguardo il fatto che il tempo non giocava a loro favore.
Soprattutto perché l’ordalia di Stuard non era ancora terminata e Baleph non avrebbe mai concesso loro “il battesimo”, se il cavaliere non avesse dapprima concluso la sua iniziazione.
Quando Stuard riaprì gli occhi, incrociò quelli impensieriti dei suoi amici. Estellen gli offrì subito qualcosa da bere e da mangiare, ma il cavaliere non mostrò granché appetito. Finalmente desto e nel pieno delle sue facoltà, il giovane guerriero cominciò a fare delle domande, alle quali i suoi amici risposero con il massimo della sincerità possibile. A quel punto, non volendosi sentire colui che avrebbe determinato il fallimento della loro missione, Stuard provò a muovere le gambe, ad alzarsi e rimettersi cocciutamente in piedi, ma invano. Estellen lo rincuorò e gli consigliò di riposare ancora qualche ora accanto al fuoco e lasciare che la circolazione del sangue tornasse normale, poi con l’aiuto dei suoi amici avrebbe potuto provare a forzare la mano.
Nel frattempo, sia Flint che Theros descrissero ai loro amici quanto di interessante avevano trovato ispezionando la zona.
Il nano parlò di una specie di tempio sotterraneo, molto interessante perché molto antico. Inoltre, al di la del valore storico, inestimabile per il popolo sotto la montagna, questo ritrovamento poteva essere importante per questioni politiche. Alcune iscrizioni che aveva trovato infatti, parlavano di una sorta di collaborazione o coesistenza, tra l’antico regno nanico, un tempo non diviso come oggi in classi e in clan e il nascente ordine solamnico dei cavalieri. Flint parlò di un “filo conduttore” che legava i due popoli, una specie di trait d’union che aveva notato da subito, appena avevano messo piede in questa atipica città. Questa "antica e improbabile amicizia”, che aveva dato vita a questo posto, non aveva nulla a che fare con i successivi insediamenti solamnici, avvenuti secoli o forse millenni dopo e durati fino al giorno del cataclisma. C’erano testimonianze chiare che confermavano queste considerazioni. La più importante di tutte riguardava la lingua diversa utilizzata per imprimere sulla roccia il nome degli iniziati. Sulle pareti del tempio infatti, la maggior parte dei nomi erano stati riportati in antico solamnico, il resto in quello recente. Dettaglio che non lasciava spazio a dubbi secondo il nano. Quindi, se si fosse dimostrata questa antica alleanza, se avessero portato le prove concrete che un tempo la civiltà solamnica e quella nanica erano state amiche, forse Duncan, re sotto la montagna, avrebbe riconsiderato la sua posizione di neutralità e deciso di aiutare i cavalieri, supportandoli contro l’imminente invasione da parte delle forze del male nel loro territorio.
Kail annuì, appoggiando appieno le riflessioni del vecchio nano.
Anche Stuard si mostrò d’accordo, ma rimaneva sempre il problema del tempo, che era diventato merce rara da quelle parti. Erano infatti già passati quasi tre giorni dal loro arrivo sull’isola e sarebbe stato quasi impossibile in appena altri quattro valicare le montagne e scendere poi a valle verso Merwick, dall’altra parte dell’isola. Tuttavia queste erano occasioni irripetibili, che non potevano essere ignorate quando si presentavano. Se Gascon se ne fosse andato, come era più che probabile avrebbe fatto se fossero scaduti i termini del loro accordo, si sarebbero ingegnati a trovare un altro passaggio verso Castle Eastwatch. Quindi alla fine tutti si mostrarono d’accordo nell’ispezionare il tempio sotterraneo: al risveglio di Stuard sarebbero andati a controllare, nella speranza di scovare qualche antica, illuminante verità, utile per la sopravvivenza delle terre libere della Solamnia. Qualcosa che riuscisse a smuovere i testardi nani a scendere in guerra fianco a fianco con i cavalieri.
Quando poi Theros raccontò cosa invece lui aveva rinvenuto poco distante, a ridosso della foresta, i suoi compagni poterono finalmente rallegrarsi di qualcosa. Sembrava infatti che il grosso fabbro avesse trovato il modo di far terminare a Stuard la sua ordalia!
Egli infatti aveva scoperto due "piccole are" o forse sarebbe stato meglio definirle “pietre miliari”, su ciascuna delle quali era stato impresso il sacro simbolo di Kiri - Jolith e Habbakuk. Incuriositosi, Theros raccontò di aver ripulito le due zone dalle sterpaglie e dalle erbacce e di aver rivelato due veri e propri circuiti: due percorsi definiti che, a suo parere, rappresentavano il cammino che i candidati dovevano compiere, in base alla chiamata che avevano ricevuto. Quello a sinistra, guardando la foresta, apparteneva al dio bisonte, quello a destra invece, alla fenice blu di Habbakuk. Quelle pietre non potevano trovarsi lì certo per caso e una volta ispezionato il tempio sotterraneo, avrebbero fatto bene a dargli un’occhiata, perché, secondo l’ergothiano, era lì che Stuard doveva recarsi per terminare il suo cammino verso il proprio dio.
Tutti annuirono e approfittarono di quella pausa per mettere qualcosa sotto i denti. Poi attesero che Stuard si svegliasse e lo aiutarono con grande difficoltà a rimettersi in piedi. Sebbene il cavaliere traballasse e dovesse reggersi al forte braccio di Theros, erano finalmente pronti per muoversi e passare alla fase due della loro missione.