Estellen cercava di far riprendere l’amico dal suo intorpidimento, soprattutto fisico: erano passate ben dodici ore da quando Stuard aveva iniziato la sua ordalia e più di una volta le sue ginocchia avevano ceduto, facendolo traballare sul posto. Se non fosse stato per lei e per Kail, il giovane cavaliere sarebbe certamente crollato a terra.
Faticosamente, il mezzelfo era riuscito a mettere il suo mantello sotto le ginocchia dell’amico, ma era stata una ben misera protezione, viste le pessime condizioni in cui verteva quell’inginocchiatoio. Era come se il suo compagno d’arme si fosse adagiato sulla nuda pietra e, considerando il suo peso, poteva solo immaginare la sua sofferenza dopo tante ore d’immobilità.
Tuttavia Stuard non riusciva a svegliarsi. Si lamentava, ma era ancora del tutto calato nella sua condizione estatica e né lui, né Estellen avrebbero potuto fare molto altro per aiutarlo se non assisterlo per quanto fosse possibile.
Nel frattempo il cavaliere fu nuovamente inondato dal fumo, che gli ottenebrò la vista, ma perlomeno e fortunatamente gli fece sparire il dolore. Man mano che l’oscurità si diradava, arrivarono anche alcuni stimoli sensoriali: la seconda prova stava per iniziare!
Egli non era da solo, a giudicare dai respiri affannati che sentiva accanto a sé. Faceva freddo e soprattutto non c’era la luce del sole, quindi era sera. Quando prese coscienza della sua fisicità, si accorse che si trovava in una situazione assai difficile. Cosa che venne confermata quando, per ultima, la sua vista tornò efficiente al cento per cento. Lui, Estellen e Kail, si trovavano infatti in precario equilibrio sul tetto di un edificio.
Si stavano muovendo furtivamente all’interno di una piccola città e, da un loro breve ma esaustivo confronto, venne a conoscenza che la stessa città era assediata dalle forze del male. Lui, i suoi amici e altri compagni, facevano parte di una cellula di resistenza che aveva appena rubato delle informazioni vitali al nemico. Si erano rifugiati sul tetto perché erano braccati, ma uno degli avamposti segreti della resistenza si trovava poco più avanti, nell’edificio accanto. Una locanda poco raccomandabile.
Sarebbe bastato saltare sul tetto davanti a loro, per arrivare direttamente a destinazione.
Tuttavia non sarebbe stato un salto facile: esisteva la possibilità concreta che esso potesse fallire, facendoli finire dieci metri di sotto. Una caduta probabilmente mortale. L’alternativa sarebbe stata la via più lunga, ma anche forse più sicura: tornare dentro l’edificio e trovare un’uscita secondaria, per poi raggiungere la locanda attraversando un piccolo e stretto vicolo adiacente. Certo, portare le informazioni azzardando quel salto, avrebbe esposto tutti a un minor pericolo immediato. Se fosse andata bene. Ma se fosse andata male?
Stuard ci mise poco a decidere e si preparò a saltare, ma quando Kail ed Estellen gli chiesero di accettare un piccolo compromesso, il cavaliere decise di ascoltarli. Essi infatti gli proposero di lasciarli tentare di uscire dall’edificio normalmente e tornare alla base in maniera meno rocambolesca della sua. Se poi qualcosa fosse andato storto, lui poteva sempre seguire il suo più ardito piano originale. Alla fine Stuard accettò quella soluzione e rimase a guardare con ansia i suoi amici che rientravano nell’edificio, nel tentativo di scovare non visti una via che li portasse all’esterno, tra i vicoli bui della strada principale attigua.
Purtroppo però, al’interno della struttura, una pattuglia di draconici riuscì infine a catturarli, scortandoli fuori in malo modo. Non c’era modo di prevederlo e, sapendo la fine che avrebbero fatto i suoi compagni, Stuard si affrettò a balzare sul tetto adiacente, riuscendo nell’impresa solo per un soffio. Di corsa, fece poi rapporto al suo comandante, riportando fedelmente i piani strategici del nemico. Tuttavia sottolineò anche che i suoi due amici erano stati catturati e condotti probabilmente in una piccola radura adiacente, dove sarebbero stati impiccati senza alcuna pietà. Il comandante, all’inizio si mostrò contrario al salvataggio, dichiarando che essi conoscevano i rischi e che sarebbe stato troppo pericoloso esporre la cellula ad una sortita del genere, ma quando apprese che Stuard sarebbe andato comunque e da solo se fosse stato necessario, gli affiancò una scorta di due volontari.
Anche in questa occasione il giovane cavaliere stava vivendo quell’avventura come se fosse vera, ma notò che le scelte cui era sottoposto si facevano via via più difficili rispetto alla prova precedente. Armati di spada e coraggio, i tre combattenti della resistenza raggiunsero la radura, rischiarata solamente dalle torce dei temibili Bozak. Stuard guidò l’agguato, riuscendo infine ad uccidere i tre draconici e salvare i suoi amici, tuttavia uno degli uomini che l’avevano aiutato perì sotto i colpi delle lame degli implacabili uomo – drago.
Cosa sarebbe successo se avesse riflettuto meglio sul perché lui e i suoi compagni si erano trovati su quel maledetto tetto? Forse poteva sperare di dedurre che stavano fuggendo da qualcosa o nascondendosi da qualcuno che li stava cercando. La scelta di tornare in quell’edificio si era dimostrata sbagliata perché aveva valutato male la situazione e a causa di questo un uomo valoroso era morto. Inoltre, avrebbe dovuto evitare di coinvolgere altri per rimediare ai suoi errori. Forse sarebbe dovuto andare da solo. Pagarne il fio con la vita.
Il cavaliere fu invaso di nuovo dal fumo, che gli entrò nelle narici e gli velò gli occhi, rispedendolo di nuovo alla realtà. Anche questa volta, come nella precedente, Stuard riuscì a cogliere un lieve bagliore sull’icona di Kiri – Jolith che aveva di fronte, ma era talmente stremato che non poteva giurare, esattamente come dodici ore prima, che quello che aveva visto fosse solo nella sua testa o meno.
La cosa positiva era che il dolore era sparito. Quella negativa era che non sentiva più le gambe. Tentava di muoversi, di interagire con una preoccupatissima Estellen che gli reggeva il capo, ma invano.
Erano passate 24 ore e la sua ordalia non era ancora terminata.
Kail aveva deciso di aiutare il suo amico, tentando di massaggiargli gli arti inferiori, ma la sua iniziativa non aveva portato i risultati sperati. Pregò solo Paladine che Stuard non avesse avuto di che pentirsi di quelle prove, quando esse fossero definitivamente finite.
Estellen gli inumidì le labbra con un fazzoletto bagnato, ma il suo giovane amico aveva già cominciato la sua terza ed ultima prova. La giovane se ne accorse perché gli occhi gli si erano girati verso l'alto come nelle due volte precedenti.
Adesso si trovava al “Consiglio dei Cavalieri” e lui era, in quell’occasione, niente di meno che il “Gran Maestro dell’Ordine della Rosa”. Kail ed Estellen erano i suoi più diretti e vicini collaboratori.
Lui, il Giudice Supremo e il Sommo Chierico, stavano decidendo se dare i voti ad un aspirante cavaliere o meno. La controversia riguardava fatti molto gravi che investivano la famiglia di questo giovane uomo da un paio di decenni. La sua era una casata molto ricca, potente ed influente, e suo padre in particolare, morto da pochi giorni, poteva vantare di uno degli eserciti più imponenti di tutta la Solamnia meridionale. Purtroppo però era stato anche un lestofante conclamato. Uno dei peggiori tra l’altro. Era risaputo infatti, che egli fosse il maggiore importatore del “Mead” di tutta la nazione, ma nessuno aveva osato accusarlo direttamente, poiché in tempi di guerra come quelli, non sarebbe stato saggio privarsi dei soldati al soldo del suo blasone.
Il figlio invece, sembrava diverso dal padre. Almeno per quel che riguardava il coraggio e la “vis pugnandi”. Pur essendo giovane e non ancora cavaliere, aveva personalmente aiutato più volte numerosi villaggi limitrofi a respingere goblin e hobgoblin, ricacciandoli sulle montagne. Il suo valore non era dunque in discussione.
Tuttavia, una volta interrogato sulle vicende poco edificanti di suo padre, egli non si era affatto dissociato dal suo operato, né tantomeno lo aveva condannato. Anzi, aveva sfacciatamente risposto come se ciò di cui il suo genitore veniva accusato, ammesso e non concesso che fosse stato vero, fosse comunque ben poca cosa rispetto a ciò che egli aveva offerto al cavalierato in tanti anni di onorata militanza. Il ragazzo dunque era fin troppo cosciente di essere potente e ricco e sapeva anche che, senza i suoi soldati, vincere la guerra non sarebbe stato scontato per la milizia Solamnica.
Il voto di Stuard era l’ultimo dei tre, quello determinante. Infatti, mentre il capo dell’”Ordine della Corona” aveva votato a favore del ragazzo, quello della spada si era rifiutato categoricamente, ed ora la decisione finale spettava a lui. I suoi amici provarono a convincerlo a guardare il disegno in maniera più ampia, evitando di prendere una decisione istintiva e pregiudizievole. Tentarono di mostrargli una soluzione politica. Tuttavia Stuard ribatté che la sua decisione di opporsi all’entrata nel cavalierato di quel giovane spocchioso ed arrogante dai nobili natali, non aveva niente a che fare con i peccati di suo padre, né con la politica. Egli si era convinto, parlando per più di un’ora con lui, che un uomo con quelle predisposizioni d’animo così altezzose, quel carattere così sprezzante, non avrebbe giovato ai cavalieri di Solamnia. O perlomeno, avrebbe portato più difficoltà che benefici, una volta nominato cavaliere. Quello era un uomo abituato a ottenere quello che voleva e quando lo voleva. Aveva un grande esercito, era vero, ma lo avrebbe usato a sua discrezione e non secondo i dettami e i principi dell’”Ordine dei Cavalieri”, cui tutti dovevano sottostare, fosse stato anche Huma in persona.
Alla fine né Kail e nemmeno Estellen riuscirono a fargli cambiare idea e Stuard votò per rifiutare l’ingresso del giovane virgulto tra i guerrieri suoi pari. Mentre il fumo già iniziava a ricoprirlo per la terza volta, sancendo questa volta la fine della sua ordalia, il cavaliere si interrogò sulla sensatezza della sua scelta.
Ancora una volta era stato intransigente e forse troppo poco incline al compromesso, alla visione d’insieme. Aveva la consapevolezza che il peso della sua decisione avrebbe presto gravato sulle spalle del cavalierato intero, che, senza l’aiuto dell’esercito di quella ricca casata, forse non sarebbe riuscito a respingere gli eserciti invasori. Aveva fatto dunque la scelta migliore? Forse quella giusta si, ma quella più opportuna in quell'occasione? Essere un capo, essere un leader, voleva dire a volte scendere a compromessi, cosa che lui non sapeva fare evidentemente. Sapeva riconoscere il buono e il cattivo, il giusto e lo sbagliato, questo si, ma probabilmente non sarebbe mai stato un buon comandante come era stato suo nonno.
Forse era per questo motivo che Gunthar l’aveva proposto come “Cavaliere della Spada”?
Stuard svenne tra le braccia di Estellen, sommerso da questi pensieri e dubbi. Tuttavia prima che i suoi occhi sfiniti si spensero, distrutti dalla stanchezza e dalla sofferenza fisica, notò che per la terza volta l’icona di Kiri Jolith si era illuminata flebilmente. Il cavaliere non poteva essere certo di questa sua percezione, ma in cuor suo ci sperava davvero tanto.
Scelte difficili
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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