Kail accettò dunque di guidarli attraverso i territori impervi del Bloodhelm, Blode e di Silvanesti, tuttavia avrebbero dovuto procacciarsi un passaggio in nave, altrimenti avrebbero dovuto fare il giro largo via terra e avrebbero impiegato molto più tempo. Se infatti Estellen aveva premura di tornare a casa il più presto possibile, per poi portare il libro sacro alla “Torre del Sommo Chierico” in Palanthas per la fine della primavera, bisognava assolutamente risparmiare quei mesi di viaggio che sarebbero serviti per giungere a Silvanesti risalendo le pianure della polvere. Visto quindi che per realizzare questo progetto avrebbero dovuto viaggiare per mare, tanto valeva trovare qualcuno che li portasse verso est, attraverso il New Sea e direttamente nel Bloodhelm.
Non sarebbe stato facile attraversarlo, quella era una terra senza padroni: non c’erano governi o autorità e nelle poche città sovraffollate che sorgevano da quelle parti, vigeva solo la legge del più forte. Briganti e banditi facevano il bello e il cattivo tempo e i Signori della Guerra, che idealmente si spartivano il territorio, non erano mai gentili con gli stranieri. Per non parlare del Blode. Lì c’erano gli orchi.
Inoltre giravano delle strane voci anche su Silvanesti stessa. Voci di sogni e di maledizioni.
Insomma Kail non volle usare il termine “impossibile” per definire la loro missione, ma certamente sarebbe stato un viaggio impervio e irto di pericoli estremi.
Tuttavia il mezzelfo accettò lo stesso senza discussioni. Si alzò e fece per andare a cercare un passaggio giù ai moli. Il gruppo lo seguì: avevano bisogno di una guida esperta e con agganci che si occupasse di questi dettagli. Scandagliarono dunque il porto, trovando una sola nave disponibile: la “Perechon”.
Il capitano, una donna nerboruta di nome Maquesta Kar – Thon, salutò Kail con malagrazia: doveva salpare entro poche ore e non poteva permettersi il lusso di perdere tempo a parlare con dei ragazzini desiderosi di avventura. Tuttavia Kail tenne duro e le propose un accordo: siccome Maquesta avrebbe dovuto fare scalo sull’isola di Schallsea, le domandò quanto sarebbe costato a lui e ai suoi amici se invece, prima di farlo, avesse aggirato l’isola e li avesse scaricati su una scialuppa a poche centinaia di metri dalla costa del Bloodhelm. Trovarono un punto comune sulla base di quattro monete d’oro a testa più una per la scialuppa. In questo modo ci avrebbero guadagnato tutti. Il capitano accettò dunque la proposta di Kail e li invitò a salire bordo.
Ulther affidò un sacchetto con venti monete d’oro ad Estellen, pregandola di tornare a casa sana e salva. Le disse che l’avrebbe attesa alla Torre del Sommo Chierico in Palanthas, qualunque cosa fosse successa da quelle parti durante la primavera.
Diede poi una sonora pacca sulla spalla di Stuard, promettendogli che avrebbe fatto di tutto per perorare la sua causa quando fosse tornato da suo nonno. Avrebbe trovato il modo di fargli fare il giuramento, si impegnò solennemente in tal senso. A maggior ragione quando notò la spada che portava sulla coscia. Conosceva molto bene quell’arma: era la spada di sua sorella Eleanor, un’arma appartenuta ad un grande maestro d’armi, morto da pochi anni per cause naturali.
Infine si raccomandò con Kail (che aveva fatto una strana espressione guardando quella spada, come se l’avesse in qualche modo riconosciuta), gli strinse la mano e fece poi qualche passo indietro.
Così il gruppo salì alfine sulla Perechon, alcuni con il cuore più pesante degli altri per l’uscita di scena di Ulther.
Comunque Maquesta riportò ben presto tutti alla cruda realtà, mostrando ai suoi nuovi ospiti la nave. Quando scesero sotto coperta e il capitano fece vedere la stanza che sarebbe stata attribuita a loro, sia Estellen che Kail avvertirono che qualcosa non andava. Una volta nella stanza infatti confrontarono le loro rispettive percezioni e Kail suggerì che sarebbe stato meglio indagare prima di partire.
Così il mezzelfo andò a cercare risposte nella cambusa, dove trovò qualcosa di assolutamente inaspettato.
Su un giaciglio improvvisato infatti, in mezzo ad alcune casse che dovevano contenere merci ti tipo alimentare, c’era un uomo dall’aria affranta. Sembrava sulla cinquantina, ma aveva il viso e le mani di un ventenne. Disse di chiamarsi Berem, ed aveva una strana gemma verde incastrata nel petto.
Era proprio quella gemma che gli dava una strana sensazione di fastidio viscerale! Emanava infatti delle vibrazioni nefaste.
L’uomo notò che il medaglione di Kail aveva vibrato quando il mezzelfo gli si era avvicinato e quando egli, incuriosito dalla sua reazione, glielo aveva mostrato, domandandogli se in qualche modo sapesse cosa fosse e cosa rappresentasse, Berem gli aveva risposto che ciò che portava al collo non era affatto un oggetto benevolo.
Quando anche Stuard ed Estellen erano giunti sul posto, realizzando che Kail stava conversando con uno strano ed inquietante uomo, rimasero assai perplessi. Non appena la ragazza notò poi la gemma verde incastonata nel suo petto, ebbe una sensazione che sfiorò il disgusto.
Era come se un’area mefitica di negatività fosse calata su di loro. Perfino lei per un attimo aveva perso la fiducia per il mezzelfo, mentre Stuard aveva addirittura messo mano sulla spada.
Di li a poco sarebbe nata una discussione accesa, tutti lo percepirono.
C’erano infatti argomenti che dovevano essere trattati prima di partire: perché Kail aveva accettato di andare con loro, così, senza battere ciglio? Perché il mezzelfo sembrava avesse già visto prima Estellen? Perché Berem gli aveva detto che il medaglione che portava al collo non era un oggetto benevolo e che era in effetti “l’esatto contrario di quello che indossava la giovane donna”?
Insomma bisognava fare chiarezza tra di loro, iniziare a fidarsi gli uni degli altri o sarebbero andati incontro alla morte molto prima di mettere piede a Silvanesti.
Sulla Perechon.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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