I nostri eroi decisero dunque di seguire il consiglio di Stuard e di uscire come prima cosa dalla foresta.
Fecero appena in tempo tra l’altro, visto l’incombente imbrunire, ma ci fu ancora abbastanza luce per dare un’occhiata all’ambiente circostante. Tanto per darsi una regolata su ciò che avrebbero dovuto aspettarsi l’indomani mattina.
In effetti, proprio davanti a loro, arroccato su uno dei picchi delle spigolose montagne soprastanti, sorgeva quello che a prima vista poteva sembrare una specie di antico maniero. La cosa era un pò strana, visto che si erano aspettati di trovare un luogo sacro più simile ad un tempio. Tuttavia, trattandosi pur sempre di “cose da cavalieri”, poteva risultare perlomeno plausibile la presenza di una costruzione del genere, più vicina agli standard dei soldati di Solamnia, piuttosto che a dei sacerdoti degli dei del bene.
Dalla loro posizione, la visuale non era molto chiara, ma che fosse una’ampia costruzione su base quadrata con quattro torri e un maschio centrale, sembrava evidente a tutti. Soprattutto al vecchio nano, che fugò subito qualunque azzardo di ipotesi poco verosimile dei suoi più giovani amici, circa la natura di quel vecchio edificio. Quella era una vera e propria caserma militare e se era vero che su quell’isola si officiavano rituali mistici per ottenere i voti e il favore di Kiri - Jolith o di Habbakuk, quella roccaforte era il punto di riferimento per tutti i cavalieri iniziati e per entrambe le divinità! Nessuno osò contraddire la sapienza di mastro Flint, anche perché c’era un altro dettaglio che confermava le sue argute parole.
Poco distanti dalla loro uscita infatti, a meno di cento metri, si notava chiaramente un altro piccolo sentiero battuto, molto simile a quello che stavano calcando adesso i nostri eroi. E come per quello in cui adesso si trovavano, anche quello fuoriusciva dalla foresta in maniera prestabilita da un percorso preciso.
Kail si domandò quanto potevano esser stati fortunati nello scovare quella piccola effige di Kiri - Jolith su quel tronco di albero, confuso in mezzo a migliaia di altri: se non l’avessero scorta infatti, non avrebbero mai capito di trovarsi all’interno di un cammino iniziatico per giovani neo cavalieri di Solamnia dei tempi andati. Poi però, posando gli occhi pensosi e lievemente obliqui sul volto stanco e stravolto dalla fatica della sua amica Estellen, cambiò radicalmente idea: non erano stati affatto baciati dalla fortuna, ma solamente guidati da una volontà più forte della loro. Una volontà che li aveva voluti lì, proprio lì in quel punto preciso e per qualche ragione che ancora il mezzelfo non comprendeva bene, ma che era certo molto presto avrebbe colto perfettamente e nella sua interezza.
Fortunatamente, la potente voce baritonale di Stuard lo scosse dal torpore delle sue riflessioni, riportandolo a problemi e fatti di natura più pratica. Il giovane cavaliere stava indicando l’altro sentiero, azzardando l’ipotesi più che credibile che esso conducesse lì tutti quei cavalieri che avevano in qualche modo scelto di seguire il percorso di Habbakuk. Ovviamente completò il ragionamento, spiegando che quello che avevano appena trovato fosse invece il sentiero che portava a Kiri - Jolith. Non poteva essere casuale infatti il fatto che quella listella lavorata, raffigurante un corno di bisonte, si trovasse a pochi metri da questa uscita. Probabilmente, poco distante, esisteva dunque una “via di Habbakuk”, che il cavaliere suggerì di esplorare l’indomani. Perlomeno per confermare o smentire questa sua tesi.
Nacque poi un dibattito piuttosto acceso se quella da cui erano usciti fosse davvero un punto di sfogo o piuttosto un’entrata, ma alla fine il gruppo decise che apprendere questa informazione per adesso non era poi così rilevante. Sarebbe stato invece molto più rilevante andare a dare un’occhiata a quel maniero in cima alla montagna e Flint indicò subito un sentiero che si attorcigliava intorno al maestoso picco, avvolgendolo come una corda, ed inerpicandosi lungo di esso attraverso un percorso preciso che terminava su uno sporgente costone di roccia che ospitava l’edificio.
Kail chiese a tutti un ulteriore sforzo: piuttosto che accamparsi qui, ai piedi della montagna, li esortò a salire verso l’alto per un centinaio di metri e raggiungere subito la loro destinazione. Lì avrebbero potuto riposare e magari prestare attenzione alla costruzione più da vicino. In fondo, non c’erano pericoli mortali o creature malvagie da temere nei paraggi.
Flint reagì con un grugnito e si mise l’ascia di nuovo in spalla, pronto a ripartire. Così come tutti gli altri, compresa Estellen, che accettò di buon grado la mano di Stuard per tirarsi su dalla pietra sulla quale si era momentaneamente seduta per rifiatare.
La scalata durò poco più di un’ora e fu meno impervia di quello che tutti si erano aspettati. Seguendo l’irto ma sgombro sentiero, arrivarono tosto in cima, su di un vasto e ventoso altopiano che sembrava come sospeso a mezz’aria tra le montagne e la vallata sottostante.
Qui sorgeva il maniero che, sebbene in larghe parti diroccato, era ancora maestoso ed imponente come un tempo. Certo, i vessilli recanti l’immagine della “spada e del martin pescatore” non volteggiavano più sopra le magnificenti guglie dell’edificio, ma ciò che rimaneva di esso, faceva ben intendere quanto secoli prima fosse stato glorioso e magnificente.
Tuttavia, in quel luogo ormai dimenticato da tutti, non erano soli!
Estellen infatti percepì una presenza molto forte nelle vicinanze.
Non qualcosa di malvagio o che volesse minacciarli, ma una che, comunque, avrebbe potuto distruggerli se avesse voluto. Questo bastava ed avanzava per metterla in apprensione. Percorrendo quel breve tratto d’erba e terra che la dividevano dalla cancellata d’entrata, la dama bianca disse a tutti di stare indietro ed andò ad indagare.
Una delle ante di ferro del poderoso cancello era stata sradicata dalle intemperie e cigolava sinistramente, mentre dentro l’ampio cortile ormai incolto e pieno di sterpaglie, si intravedeva chiaramente una fontana, fatta letteralmente a pezzi da un disastroso crollo interno e miseramente sbriciolata al suolo.
A mano a mano che Estellen si avvicinava all’entrata, il vento, che soffiava ed ululava perenne da quelle parti, diventava più forte. Talmente forte che la giovane portavoce di Paladine fu costretta a fermarsi. Indurendo lo sguardo ed alzando le braccia al cielo, ordinò con voce potente al guardiano di quel posto di mostrarsi a lei.
D’improvviso, fu come se tutti i venti che sferzavano tra le montagne convogliassero contemporaneamente in un singolo punto, componendo in pochi attimi una creatura vagamente umanoide fatta d’aria e fumo.
Theros rimase a bocca aperta: aveva sentito parlare degli “Elementali” durante i suoi lunghi viaggi per mare, ma non ne aveva mai visto uno prima. Da quel poco che sapeva, ogni tipo di “Elementale” aveva una propria personalità e una propria predisposizione d’animo e quelli legati all’aria, non erano di per sé distruttivi o aggressivi, come quelli legati al fuoco per esempio. Tuttavia, dipendeva sempre cosa dovevano proteggere e per quale compito erano stati evocati.
Estellen abbassò dunque le braccia e domandò alla spirale di vento, con voce calma ma determinata, quale fosse il suo nome, raccontandole poi i motivi per cui si trovassero lì.
La risposta della bizzarra creatura non tardò a venire e la sua voce esplose come un eco nelle orecchie dei nostri eroi.
“Il mio nome è Baleph, viaggiatori in cerca della verità... e sono un sommo genio dell’aria e custode dei voti. Mi dispiace Lindaara, puoi passare oltre se vuoi, ma nemmeno tu puoi intercedere per qualcuno che non è ancora stato ritenuto degno di farlo.”
Estellen aggrottò le sopracciglia: era evidente che quella bizzarra creatura la conoscesse, solo che ancora non le era molto chiaro cosa volessero far intendere fino in fondo le sue parole. In particolare il modo per far diventare i suoi amici “degni di entrare”, affinché poi Theros potesse ricevere l’agognato battesimo.
La dama bianca provò a chiedere dunque ulteriori spiegazioni.
“Per ricevere il battesimo, prima egli dovrà superare le tre prove del cavaliere: onore, coraggio e saggezza. Solo dopo udirà la chiamata del dio che l’avrà scelto e potrà porre al guardiano della rocca la sua domanda. Prima però dovrà subire il giudizio del dio.”
Domanda? Quale domanda? Prova del cavaliere? Questa doveva essere l’ordalia di Theros, non di Stuard.
Estellen era sempre più perplessa.
A meno che Fizban avesse volutamente omesso questo dettaglio, preferendo lasciar credere a tutti che le tre missioni che aveva commissionato non fossero in realtà per il fabbro, ma per loro. In effetti, lei era diventata custode della “benedizione di Mishakal”, non l'eburneo fabbro, portando con sé ciò che restava della “Fiamma Blu” e giurando di proteggerla fin quando l’avesse riposta nel sacro braciere di Solanthus.
“Ah, astuto vecchio barba grigia: questo viaggio dunque era stato da te ordito per portare noi ad un nuovo livello di consapevolezza, non l'ergothiano!”
Pensò Estellen tra sé, mentre sorrideva per l’ingegnosità dell’anziano mago, che in questo modo era riuscito ad unire capre e cavoli. Riprendendo poi il controllo sulla situazione, la dama bianca domandò se fosse in questo luogo che avrebbero dovuto iniziare il cammino verso il battesimo del cavaliere e Baleph rispose così:
“Non è qui che troverai le risposte che cerchi Lindaara, ma a Baleph, nel “Tempio Battesimale”. Tuttavia devo avvisarti, che solo un cavaliere della spada potrà ricevere questa chiamata. Nessun altro.”
Estellen annuì, guardando i suoi amici come se già conoscesse la risposta agli interrogativi impressi sui loro volti confusi. Quindi la creatura si dissipò, lasciando i nostri eroi con poche certezze e molti dubbi su come proseguire la missione.
Quando però tornarono all’altipiano, ed osservarono il fitto della foresta al calar delle tenebre e ancora giù più in fondo, laddove si intravedeva una’ampia area rada, intuirono che qualunque cosa avessero trovato nelle rovine dell’antica città, avrebbe rappresentato la soluzione a tutti i loro interrogativi.
"Baleph", sommo genio dell'aria.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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