Il capitano e i marinai erano a dir poco terrorizzati da quell’immensa e spaventosa figura che intravidero nella nebbia, tanto che Clyde quasi non si spezzò l’osso del collo per la fretta di scendere dalla sua posizione di vedetta. “C – cos’è q – quello?” U - un m - mostro gigantesco??” Riuscì appena a mormorare Gascon, esterrefatto. Stuard si voltò verso di lui e gli ordinò di andare immediatamente sottocoperta e di portare con sé i suoi marinai. Non che la stiva potesse rappresentare una via di salvezza, qualora quel dragone avesse deciso di farli a pezzi, ma almeno non sarebbero stati d’intralcio se la situazione avesse invece preso una piega meno drammatica. Estellen si rimise al collo il suo medaglione, ed affiancò i suoi amici sulla prua della nave. La foschia confondeva molto la visuale, ma non c’erano dubbi sulla natura di quella creatura. Poi l’immenso wyrm iniziò a parlare e anche se il suo era solo un fioco sussurro a malapena bisbigliato, ebbe comunque l’effetto di un tuono quando arrivò alle orecchie dei nostri eroi. “Non temete. Non ho intenzione di farvi del male, ma di ringraziarvi. Ho atteso con così tanta impazienza il passaggio di questi tre secoli, che quasi non ci speravo più che questo giorno fosse infine arrivato.” Kail strabuzzò gli occhi. Quel mezzo cranio pieno di creste che vedevano spuntare dall’acqua, grande come una piccola montagna, apparteneva a Berigthor! Il “Cromatico” aveva avuto successo dunque: tre secoli prima, la sua strategia di manipolare il futuro aveva centrato l’obiettivo! Come diavolo ci era riuscito, non era però francamente un argomento che il mezzelfo aveva voglia di approfondire. In quella situazione sarebbe stato già tanto uscirne tutti vivi ed illesi.“Grazie allo gnomo sono stato avvisato in tempo, ed io e il “Prismatico” ci siamo sì azzuffati, ma senza troppe conseguenze per entrambi…” Dunque era stato lo gnomo, come avevano sospettato! Evidentemente, la protezione che Estellen gli aveva garantito nel tempo presente, aveva perso la sua efficacia quando erano giunti ai tempi del “Cataclisma” e Berigthor doveva esser passato dal controllo di Flint a quello di Gnosh, quando Kail aveva rotto il “Globo dei Draghi”! La mente del mezzelfo stava provando a ricostruire i fatti, ma nonostante tutti i suoi sforzi, c’era ancora qualcosa che non riusciva a far quadrare. “… almeno fino alla strana forza che ci ha invero sbaragliato come fuscelli. Una forza caotica e primordiale, da cui sarebbe meglio tenersi ben distanti… ed in effetti è proprio quello che farò. Lascerò questo mondo per ora: grazie allo gnomo ho visto il passato e anche il futuro, ma sono stato attento e non ho cambiato nulla di ciò che è stato e ciò che sarà.” Dunque, “il Cromatico”, nonostante fosse riuscito a sopravvivere al “Cataclisma” questa volta, aveva scelto di non intervenire, di aspettare pazientemente che arrivasse questo giorno, oggi, per rivelarsi a loro, ed avvertirli che sarebbe andato a nascondersi in attesa di tempi migliori. Quindi la domanda sorgeva spontanea: perché l’aveva fatto? E soprattutto: cosa potrebbe mai esserci di tanto terribile da spaventare una creatura del genere? Estellen rifletteva sulla frase “forza caotica primordiale”. Poteva davvero essere questa la minaccia paventata da Berigthor? “Padre Caos” stava davvero tornando su questo mondo? E se questo era vero, chi avrebbe potuto mai opporsi alla sua volontà di portare cambiamento e distruzione? Nemmeno gli dei, suoi figli diretti, avrebbero potuto. Quindi “il Cromatico” aveva scorto nel futuro un triste epilogo per Krynn. Un epilogo in cui nemmeno lui avrebbe potuto far nulla per evitarne le conseguenze peggiori. Ecco perché si stava ritirando. “Come promesso, non intendo intromettermi nella vostra missione: per quel che mi riguarda, Takhisis potrebbe pure essere distrutta in questo tempo e non mi interesserebbe di certo. Anzi. Spero che vinciate questa dannata guerra! Alla fine, voi mi avete salvato, non lei… e Berigthor paga sempre i suoi debiti.” Terminò il dragone, vomitando odio sulla sua regina, che in un altro tempo o “orizzonte di possibilità”, l’aveva abbandonato a morire lentamente sotto una montagna. La dama bianca non disse niente, così come i suoi amici. Tuttavia, l’ansia per il suo amico Gnosh le salì presto dallo stomaco alla gola e la giovane non riuscì perlomeno a non sincerarsi sulla sua salute. “Lo gnomo è stato riportato sano e salvo dalla sua gente, mentre io ho trovato un nascondiglio perfetto per quando i tempi saranno maturi. Un giorno, tra pochi anni, io e i miei fratelli cromatici ci prenderemo questo mondo come suoi legittimi padroni. Legittimi dei. Un giorno io tornerò e gli uomini mi adoreranno, disperandosi.” Kail deglutì. Sapeva che quelle parole non erano vuote minacce, paventate da un’anima ferita e abbandonata dalla propria padrona. Quelle erano parole che ispiravano certezza e determinazione in chi le ascoltava e lui era più che sicuro che si sarebbero presto avverate. Sperava solo di non essere vivo quel giorno per assistere al suo ritorno e a quello dei suoi giganteschi fratelli. In qualche modo “sentiva” infatti che sarebbe stato preferibile vivere sotto l’egemonia malvagia della regina delle tenebre, piuttosto che sotto la loro tirannia meschina e terribile. “Un’ultima richiesta. Riportate al mago Par – Salian il congegno, altrimenti il cerchio della storia non potrà compiersi. Lo farete per me?” I tre amici si guardarono negli occhi. Quella richiesta pareva più una minaccia che una preghiera. Tuttavia, non potendo rischiare di farsi distruggere in mezzo all’oceano e morire affogati prima di aver ultimato la loro missione, Estellen non poté far altro che annuire. Berigthor si mosse appena, in segno di approvazione. Poi sparì in mare, inabissandosi lentamente, con la lunga coda sinuosa che lambiva il pelo dell’acqua e pian piano affondava sempre più, fino a lasciare solo un enorme mulinello vorticante di acqua gelida. Nonostante tutta l’attenzione del “Cromatico” a non far ribaltare la piccola nave, i nostri eroi furono comunque costretti a reggersi, perché le violente onde che si erano sollevate dal suo inabissamento quasi rivoltarono la “Corallo Blu”. Tuttavia la piccola imbarcazione tenne botta all’urto, cosa che non si poteva lo stesso dire della terrorizzata ciurma della nave, compreso lo stesso Gascon. Il vecchio lupo di nave infatti risalì con molta cautela da sottocoperta e timidamente si riavvicinò ai nostri eroi, che stavano ancora confabulando tra di loro.“M - ma che diavolo era q - quell’isola parlante? D – davvero era u – un drago?” Domandò atterrito il capitano, passandosi le mani tra i capelli striati di grigio. Quando Estellen provò a spiegargli che ciò che aveva visto non era per l’appunto un’isola, ma proprio un grande e malvagio dragone, con cui però avevano stretto un patto per riuscire infine a vincere la guerra, Altair replicò ancor più intimorito: “Va bene, va bene. Non voglio nemmeno pensarci. Voglio solo finire questo viaggio e tornarmene poi ad Arnisson ad ubriacarmi di birra e alcolici! Tenetevi i vostri patti, le vostre isole e i vostri dannati dragoni malvagi!” Tuttavia, nonostante lo sfogo del momento, dettato certamente dalla paura, nei giorni a venire l’atteggiamento del capitano della “Corallo Blu” nei confronti della dama bianca e dei suoi amici cambiò radicalmente. Da strafottente e svogliato, sembrò diventare molto più affabile e collaborativo, tanto che fu lui stesso, una volta giunti a destinazione, a dire a tutti che si sarebbero rivisti a Merwick nel giro di una settimana circa. Inoltre elargì anche alcuni preziosi consigli riguardo quel posto. Raccontò che anticamente l’isola di Cristyne faceva parte integrante del continente di Ansalon. Poi la montagna di fuoco del cataclisma portò a dei terribili sconvolgimenti geomorfici, che staccarono letteralmente quel lembo di terra dalle sue antiche radici e resero la sua parte ovest del tutto priva di vita senziente. La catena dei monti “Baleph” divideva in due l’isola e loro sarebbero rimasti quindi isolati quando sarebbero approdati nella foresta di Fey. Inoltre, da quel poco che Gascon sapeva, quello era stato un luogo sacro per l’iniziazione dei cavalieri solamnici. Non conoscendo però altri dettagli sulla loro missione, si limitò a riferire a Stuard che per lui quel pellegrinaggio avrebbe certamente rappresentato una tappa importante per la sua crescita spirituale. Tuttavia, fino al momento in cui si calarono con la scialuppa, Estellen non riuscì a togliersi dal cuore un gravoso peso: quello di vedere un’ombra scura negli occhi di Gascon, come un cruccio, doloroso e terribile, che la spinse a rammaricarsi per non esser riuscita a scoprirne o almeno ad intuirne la vera causa.