La prima cosa che il gruppo riuscì ad intravedere nella penombra, fu la sagoma di un uomo che, nonostante l’ora tarda, si stava impegnando a pulire il ponte della nave. Il fastidioso stridio del bastone e dello straccio sulla superficie di legno consumato, attutì parecchio i rumori del loro passaggio e quando Kail si schiarì la voce per presentarsi, il povero mozzo lanciò un urlo che quasi svegliò tutto il porto. Tenendosi forte il petto, esclamò terrorizzato: “Ma che siete pazzi? Avvicinarsi così di soppiatto ad un poveruomo che sta lavorando??” Estellen guardò meglio quel mozzo. Si era aspettata un giovanotto, magari uno senza troppa esperienza o addirittura alle prime armi e non un uomo di una certa età, anche se arzillo e loquace come sembrava quello. La dama bianca si scusò a nome di tutti e si presentò come Lindaara. Il suo sorriso, caldo e generoso, calmò un po’ l’anziano marinaio, che andò a recuperare il suo spazzolone e il suo secchio, letteralmente scaraventati via dall’altra parte del ponte per l’improvviso spavento. Egli balbettò di chiamarsi Clyde e affermò di rappresentare, insieme ad un certo Dann, che adesso stava lavorando sottocoperta, l’equipaggio di Gascon Altair: il famoso e temerario capitano della “Corallo Blu”. Clyde sottolineò con una certa fierezza quest’ultima affermazione, mettendo in evidenza una chiara ammirazione nei confronti del vecchio lupo di mare che comandava la nave. Quando Estellen lo pregò di accompagnarli da lui, l’anziano marinaio acconsentì con entusiasmo e fece per andare ad aprire la cabina del capitano. Tuttavia, proprio in quel momento, probabilmente richiamato dagli schiamazzi che ormai rimbombavano per la nave già da qualche minuto, una figura imponente, con una folta barba nera striata leggermente di grigio, occhi profondi e abbigliato a dire il vero in maniera un po’ eccentrica, fece la sua comparsa sul ponte. Si presentò ovviamente come Gascon Altair, comandante della “Corallo Blu”. Come lo vide, Kail capì subito che quello era un tipo di uomo che doveva essersi ampiamente guadagnato la fama di “gran filibustiere” e “farabutto dei sette mari”! Il suo aspetto e i suoi modi non lasciavano spazio a dubbi: dovevano dunque dimostrarsi furbi come lui o egli li avrebbe venduti certamente al primo offerente senza alcuno scrupolo. Il mezzelfo decise di tagliare corto e di andare subito al punto, domandando al capitano se avesse potuto aiutarli, scortandoli sull’isola di Cristyne utilizzando però tratte “non troppo convenzionali”. Gascon si grattò la folta barba e, intuendo l’affare, propose ai nostri eroi di spostarsi a parlare dentro il cabinato della nave. Era piccolo certo, ma almeno si stava seduti e al caldo. Ovviamente il gruppo accettò, anche se Flint cominciava a dare chiari segnali di nervosismo: il vecchio nano non amava per niente l’acqua e men che mai trovarsi sopra fatiscenti bagnarole, capaci soltanto di affondare da un momento all’altro. Tuttavia Theros, mettendogli una mano sulla spalla, riuscì a sedare per il momento la sua indisponenza, lasciando che il mezzelfo e gli altri trattassero con Gascon senza interruzioni. “Uhm, stranieri dunque… voi tre puzzate di Solamnici lontano un miglio… e un vecchio nano, molto lontano dalle sue terre... tu però sei un ergothiano e pure bello grosso. Che ci fai qui lontano dalla guerra che sta colpendo la tua gente?” Esordì il grosso capitano, quando si sincerò che tutti, soprattutto Estellen, fossero comodi e al caldo. Theros sbiancò. Guerra? Avevano davvero osato tanto le forze della regina oscura? Attaccare l’impero nella propria casa era sempre stata una follia tattica per qualunque nemico l’Ergoth avesse mai avuto. Tuttavia le cose sembravano cambiate: i draghi avevano davvero spostato gli equilibri dunque. L’uomo dal braccio d’argento riuscì solo a balbettare che era di certo sua intenzione unirsi alla pugna, dopo aver compiuto la loro missione sull’isola di Cristyne. Quando Gascon provò a domandare che tipo di missione avrebbero dovuto svolgere in quel posto dimenticato dagli dei, Stuard prese immediatamente la parola e dichiarò che essa aveva a che fare con una “sacra benedizione” e che quello sarebbe stato l’unico dettaglio che avrebbe saputo sull’argomento. Pensando che si trattasse di noiose questioni cavalleresche, l’ex pirata lasciò cadere quella conversazione con una scrollata di spalle, chiedendo invece che genere di tratte “non convenzionali” volessero che lui intraprendesse in quelle acque impervie e pericolose. Kail spiegò dunque il suo piano: la “Corallo Blu” avrebbe dovuto raggiungere un piccolo golfo a nord - ovest dell’isola segnato sulla mappa, poi tramite una scialuppa lui ed i suoi amici avrebbero raggiunto Cristyne e solo a quel punto le loro strade si sarebbero divise per sempre. Alla domanda di Kail se questa tabella di marcia gli andasse bene, l’astuto comandante rispose così: “Beh, questi sono tempi duri per chi non sa adattarsi. Questa è una nave mercantile, ma posso darvi un passaggio… anche se uno un po’ “sopra le righe”, come quello che mi avete appena chiesto. Dipende da quanto siete disposti a pagarmi!” Gascon scoppiò in una risata sguaiata, mollando una sonora pacca sulla schiena al mezzelfo, che fu tentato di infilzarlo con una delle sue due spade. Cercando di dissimulare il bieco cipiglio, Kail chiese al capitano quale sarebbe stato secondo lui un compenso giusto per soddisfare la loro richiesta. “Beh, cinque monete d’oro a testa per le tratte ufficiali e dieci per quelle non ufficiali. Se poi avrete bisogno di una scialuppa, sono altre tre monete d’oro per l’affitto e dieci monete d’oro se dovrete abbandonarla. Prezzi più che ragionevoli come potete vedere…” Secondo la sua esperienza e considerando i tempi difficili, Gascon non stava esagerando con le sue richieste. Beh, un po’ si, ma non era quello il punto. Il problema era che sessanta monete d’oro era una cifra assolutamente fuori dal loro budget e Altair non era un uomo da accettare i “pagherò”. Un silenzio inquietante era sceso sui nostri eroi, mentre i vispi e scaltri occhi del capitano si posavano prima su uno e poi sull’altro dei suoi ospiti, alla ricerca di un loro punto debole. Finché Estellen, con un sospiro molto sofferto, tirò fuori il suo coltello ingioiellato, dono del suo promesso sposo Ulther Uth Monnar. Lo guardò un ultimo intenso istante e poi lo offrì a Gascon, che non credeva ai suoi occhi. Il vecchio lupo di mare allungò una mano e lo afferrò, rendendosi immediatamente conto che quello stiletto aveva un valore di molto superiore alle sessanta monete d’oro che aveva chiesto. Il suo sguardo si colmò di cupidigia notando le gemme preziose che adornavano il fodero. Doveva certamente essere un pugnale di qualche nobile solamnico e la donna che glielo aveva offerto doveva sicuramente essere di aristocratici natali, quindi molto ricca. Cercando di dissimulare la grettezza dei suoi pensieri, disse: “Molto bene, sembra che abbiamo un affare concluso qui! Andate pure a sistemarvi sottocoperta: Dann penserà a voi, mentre io… beh, devo prima sistemare alcune cosette…” Kail intercettò Gascon prima che potesse andarsene e aggiunse in gran segreto una nuova postilla al contratto verbale appena siglato. Il mezzelfo parlò senza fronzoli al vecchio lupo di mare, affermando con assoluta sicurezza che egli non era il solo a sapere che quel pugnale valeva molto di più di quanto avesse chiesto loro per quel passaggio. Pertanto pretese che, prima che loro fossero arrivati a Merwick, dall’altra parte dell’isola, lui e la “Corallo Blu” avrebbero dovuto precederli lì e attendere il loro arrivo per poi scortarli GRATIS a “Castel Eastwatch”: “senza se” e “senza ma” o l’accordo sarebbe saltato! Il capitano si adombrò per un paio di secondi, poi recuperò il suo apparente buon umore ed esclamò: “Ma certo, perché no? Alla fine si tratta di una breve tratta in più. Magari a Merwick troverò un acquirente per questo pugnale. Salperemo domani all’alba, vi consiglio di riposare un po’…” Concluse Gascon, con una grassa risata liberatoria. Quindi i nostri eroi uscirono di nuovo alla fresca aria serale e seguirono il vecchio Clyde sotto coperta. La scala di legno era stretta e marcia e nella stiva c’era un tanfo di pesce decomposto quasi insopportabile. Qui fecero la conoscenza di Dann, il quale era sì più giovane di Clyde, ma anch’egli non certo di primo pelo, visto che aveva superato da diversi anni i quaranta. Dopo che si furono presentati, l’altro marinaio disse: “Non è molto lo spazio nella stiva, ma confido che saprete adattarvi. Alla signora ho preparato però il giaciglio migliore…”. Esclamò, sfoggiando un sorriso sdentato. Kail sospirò affranto. Poi domandò quanto tempo ci avrebbe messo la “Corallo Blu” a raggiungere l’isola di Cristyne e Dann rispose prontamente. “Se avessimo il vento a favore, un paio di giorni. Altrimenti, beh… anche quattro o cinque.” Il mezzelfo si voltò verso Estellen. Odiava doverglielo chiedere, ma non avevano altra scelta: la dama bianca avrebbe dovuto domandare il favore di Paladine anche in questa occasione se avessero voluto risparmiare tempo prezioso. O forse avrebbe fatto meglio a chiederle di far sparire da lì sotto quel tanfo insopportabile? Dalla faccia disgustata del mezzelfo, la scelta fu davvero ardua per lui.