Una volta che i nostri eroi decisero all’unanimità di optare per la soluzione “battesimo” piuttosto che “torre del mago”, dovettero a quel punto affrontare un problema gravoso ed impellente: chi li avrebbe scortati laggiù? Ovviamente c’erano molte navi mercantili che facevano di continuo tratte abbastanza sicure anche in tempi di guerra come quelli, per assicurare a tutti cibo, vettovaglie e altri beni di prima necessità, ma Kail si stava convincendo sempre di più che quello che sarebbe servito loro non fosse qualcosa che si poteva affidare a chi si muoveva su “tratte abbastanza sicure”. Infatti, confrontandosi anche con i suoi amici, arrivò tosto alla conclusione che, per ottimizzare i tempi, non si potevano scegliere “approdi facili” per portare a termine quella missione logisticamente così complicata. Flint gli spiegò che il “Christening Spring”, qualunque cosa significasse quel “luogo mistico” segnato sulla mappa, sorgeva sulle montagne chiamate “Peaks of Baleph” e per poterle attraversare si doveva compiere un mucchio di strada in più che avrebbe allungato di molto il loro viaggio sull’isola. Questo se avessero deciso di fare scalo a Merwick, la città portuale principale. D’altro canto “I picchi di Baleph” erano una catena montuosa che dividevano in due l’isola stessa e attraversarli, non sarebbe stato affatto facile, secondo sempre l’autorevole parere del nano. Come al solito avevano scelto la tappa più lunga e difficile delle due, ma non c’era tempo di piangersi addosso: bisognava trovare una soluzione subito. Theros e Kail parlavano fittamente, proponendo l’un l’altro improbabili soluzioni, finché il mezzelfo notò una piccola insenatura sul perimetro ovest dell’isola. Facendo un azzardato scalo lì, magari con un’agile scialuppa, si sarebbe potuto attraversare la foresta con un paio di giorni di cammino e sperare poi di trovare un sentiero battuto per le montagne, arrivando a destinazione senza dover attraversare inutilmente tutta l’isola. Finito il loro compito, avrebbero trovato un percorso per superare le montagne e poi sarebbero discesi verso sud - est fino alla città di Merwick. Questo tragitto avrebbe fatto risparmiare molto tempo, rispetto ad approdare direttamente a Merwick e poi dover andare e tornare dalle montagne. Giunti città infine, avrebbero trovato un altro passaggio per mare fino a “Castle Eastwatch”: un viaggio decisamente più semplice perché diretto e avrebbero proseguito con la terza fase della loro missione. Tutti annuirono e approvarono l’ardito piano del mezzelfo, quindi Theros si alzò ed andò a parlare con l’oste per vedere se poteva indicargli qualche nave e capitano, disposti a dare loro quanto prima un passaggio a destinazione. Mentre l’ergothiano discuteva con l’oste, i nostri eroi misero insieme tutti i loro averi, scoprendo mestamente che arrivavano a malapena a dieci monete d’oro totali: una cifra davvero irrisoria, per ottenere un passaggio sicuro in tempi di guerra e in un mare ostile. Inoltre Kail suggerì soprattutto ad Estellen di evitare di spifferare troppo sul loro conto. C’erano troppe persone interessate alla loro testa: dai “Cercatori” ai cacciatori di taglie del mago veste rossa della città – nave, da “Soffionero” allo stesso Ariakas. Meglio scegliere un profilo basso dunque, magari cambiare nome ed abbigliamento (soprattutto la dama bianca), almeno fino a che non fossero giunti nella Solamnia. Tutti, compresa Estellen, furono d’accordo con lui e ciascuno si scelse un nuovo nome. Quando Theros tornò al tavolo, aveva un volto che era tutto un programma. Rivelò che, secondo l’oste almeno, nessun capitano avrebbe deviato dalla rotte regolari, rischiando di cadere in acque poco sicure o battute da qualche razziatore “orchesco” o “minotauro”. Nessuno tranne uno. La nave “Corallo Blu” e il suo capitano Gascon Altair, tipo poco raccomandabile ed ex pirata: l’unico però che poteva avere l’imbarcazione giusta, e rappresnetare la scelta più adatta per la loro missione. Theros riportò le domande precise che l’oste gli aveva posto. “Dovete seguire rotte ufficiali o non ufficiali?”. E i commenti esatti che egli aveva fatto alle sue puntuali risposte: “Uhm, ci sarebbe qualcuno che forse potrebbe aiutarvi, ma è un tipo poco raccomandabile… non so se mi spiego…” E ancora: “Beh, è uno di quelli che ne ha viste parecchie e che ha imparato a stare a galla in mare aperto e in tempi di guerra. Potrebbe dunque non essere molto affidabile, ecco. Tuttavia, è l’unico che potrebbe esser disposto a scarrozzarvi ovunque volete, se ben pagato si capisce!” Il mezzelfo non aveva dubbi: quello era il loro uomo! Un vecchio lupo di mare, abile conoscitore di rotte non convenzionali e abbastanza avido da accettare eventuali cambi di rotta improvvisi dietro lauto compenso. L’unico aspetto che lo rendeva un po’ nervoso era che avrebbe potuto tradirli, vendendoli a qualche mercenario senza scrupoli, desideroso di mettere le mani sul loro ricchissimo contratto ancora da riscuotere nella città di Palanthas. Pertanto si raccomandò soprattutto con la sua amica di non farsi riconoscere come al solito e di parlare di loro e della loro missione il meno possibile. Questo valeva anche per Stuard ovviamente, incastrato spesso dal “Codice e dalla Misura” a dire sempre la verità, evitando in questo modo comportamenti sì disdicevoli, ma scegliendone spesso altri ben poco risolutivi. Non avendo alcuna intenzione di perdere altro tempo, il cavaliere pagò il conto all’oste e spronò i suoi amici di andare subito al molo ad incontrare questo tizio. Soprattutto perché aveva appreso, origliando distrattamente le ciance dei pochi avventori nella taverna, che la maggior parte dei mercantili aveva già scaricato le proprie merci al molo, pertanto immaginava che sarebbero ripartite molto presto per altri approdi e nuove opportunità di lavoro. L’aria della sera era fresca, ma il cielo era limpido e terso. Le lune, Solinari e Lunitari, erano alte e luminose. Mentre scendevano verso il molo, Stuard scoprì che la cittadella di Arnisson era molto diversa da Shrentak. Pulita, ordinata, senza apparente malavita locale, piena di luci e senza alcuna milizia di ronda per le strade: rappresentava probabilmente la summa di tutte le cittadine portuali che aveva visitato durante i suoi viaggi. Giunti sulla banchina, scoprirono che le merci erano state accatastate esattamente davanti le navi attraccate. Nessuno si era nemmeno azzardato ad avvicinarsi ai blocchi di casse ordinate, ancora perfettamente incordate innanzi alle imbarcazioni incustodite. Stuard spiegò ovviamente il perché ai suoi amici un po’ stupiti. La città di Arnisson era sotto la tutela del governatore di Gavin, grande amico di Lord Gunthar. In poche parole, la potente ed influente famiglia degli Uth Wistan deteneva il controllo assoluto su tutta l’isola di Sancrist e in questo caso era un bene, poiché gli ideali di giustizia ed onore erano talmente radicati nei suoi abitanti, che spesso non c’era nemmeno bisogno di una guardia cittadina per mantenere l’ordine. Mentre il cavaliere rifletteva su questo tema a lui molto caro, Estellen e Kail trovarono infine la nave che stavano cercando. Scoprendo tristemente però che essa era più simile ad una bagnarola che ad un’imbarcazione. Lunga non più di quindici metri, rattoppata in più punti e con la scritta “Corallo Blu” fatta con vernice rossa, sbavata e scadente sulla fiancata, non dava affatto l’idea di solidità, né tantomeno di affidabilità. Anzi, pareva sul punto di affondare da un momento all’altro. Notando una piccola pedana che portava a bordo, Kail istintivamente scosse la testa: aveva la sensazione tremenda di esser finito dalla padella alla brace! Sospirando, la indicò ai suoi amici, che iniziarono a oltrepassarla stando ben attenti a non finire in acqua e arrivando tosto sul corto e fatiscente ponte della nave.