Gnosh aveva lasciato i comandi della trivella, ed aveva preso a parlare velocissimamente con sé stesso in preda al panico più assoluto.
Kail intuì che il piccolo gnomo si stava riferendo ai sibili fortissimi che erano nel frattempo saliti feroci dalle caverne, creando un eco distorto ed assordante che quasi doleva alle orecchie. Questi sibili erano accompagnati da un suono altrettanto forte e fastidioso, che assomigliava vagamente al grasso della carne che sfrigolava sul fuoco e la cosa davvero preoccupante era che pareva provenire da tutte le parti.
Annuendo gravemente, Stuard sentenziò che purtroppo il loro timore era molto concreto: erano stati circondati!
Flint strinse più forte la sua ascia e invitò tutti coraggiosamente a scendere e a combattere, ma Estellen per adesso lo tranquillizzò con parole il più possibile confortanti: invero c’era qualcosa laggiù, qualcosa di ignoto che ancora non capiva. Non era però ancora del tutto certa su chi fosse il loro vero nemico.
Kail tornò alla carica con Gnosh, che nel frattempo aveva nascosto la testa tra le mani, farfugliando parole per la maggior parte incomprensibili, che sottolineavano come non ci fosse speranza di uscire da quella situazione con mezzi convenzionali. Il mezzelfo provò a chiedere allo gnomo di continuare ad utilizzare la trivella e a scavare ancor più in profondità. In fondo, il “Tempio di Mishakal” non era poi così lontano secondo la sua mappa: forse, con un po’ di fortuna, avrebbero potuto farcela a raggiungerlo prima che le creature mangia roccia arrivassero come falchi predatori su di loro. Purtroppo Gnosh scosse il capo, bocciando subito la sua proposta: quegli esseri erano attratti dai rumori intensi come le api dal miele, ed erano molto più brave e veloci della trivella a fare buchi nella pietra. In pochi secondi sarebbero stati raggiunti, ed abbattuti. Anzi, lo gnomo si domandava perché già non l’avessero fatto.
I sibili e gli sfrigolii continuavano a salire d’intensità e quando Stuard propose di azionare la trivella solo come diversivo, mentre il gruppo avrebbe continuato a piedi sfruttando un altro tunnel parallelo che andava verso il tempio (idea che Gnosh stava seriamente valutando), accadde qualcosa di inaspettato che cambiò drasticamente le carte in tavola.
Due potenti scosse di terremoto si alternarono violentissime, facendo perfino crollare a terra il solido nano. Theros si chinò a verificare che l’amico stesse bene, tra le urla dello gnomo e la preoccupazione generale dei nostri eroi, che all’improvviso si resero conto che parte del cunicolo era appena franato sopra di loro! Stuard si avvicinò al portello d’apertura e con estrema difficoltà riuscì infine a spalancarlo, scoprendo inorridito che tonnellate di nuda roccia adesso sbarravano loro la strada. Flint si avvicinò alla pietra, amica di tutti i nani, la toccò, la accarezzò, quasi saggiandola. Quando si voltò verso i suoi amici in attesa e parlò, il suo responso non fu affatto positivo: non c’era modo che potessero uscire di lì senza un intervento soprannaturale. Arrivò perfino a rammaricarsi che il suo non troppo amato amico Raistlin non fosse stato lì con lui in quel momento.
Sconfortati ed atterriti all’idea di dover morire soffocando sotto terra, tutti si voltarono verso Estellen, sperando che potesse fare l’ennesimo miracolo.
La giovane sorrise a tutti e si inginocchiò, sotto lo sguardo interessato di Gnosh. Unì le mani in preghiera e domandò a Paladine la grazia per i suoi amici. Rimase in comunione con il suo dio per diversi minuti, tempo in cui accadde qualcosa di davvero inaspettato. I sibili parevano quasi reagire alle sue preghiere, crescendo in maniera esponenziale e rimbalzando sulle pareti di roccia dei numerosi passaggi sotterranei come schegge impazzite. Inoltre lo sfrigolio si avvicinava sempre di più, divenendo a tratti davvero assordante, per quanto sembrasse prossimo alla trivella. Poi, tutti i suoni cessarono all’unisono e proprio in quel momento Estellen aprì gli occhi, tornando alla realtà.
Kail la aiutò ad alzarsi, mentre Gnosh, ormai ossessionato dalla curiosità come tutti quelli della sua razza, iniziò a tartassarla di domande su quello che aveva appena fatto.
Stuard a quel punto aprì di nuovo il portellone d’uscita, scoprendo che la frana non c’era più, ed il cunicolo era di nuovo totalmente sgombro e percorribile. Tuttavia adesso si intravedeva, alla fine del passaggio o meglio all’inizio, visto che venivano da quella parte, uno strano bagliore intermittente bianco e blu. Passavano circa tre secondi da un’emanazione alla successiva.
Kail volle andare per primo e sfruttare così al meglio la sua vista elfica, ma quando mise un piede sulla solida roccia, l’infido medaglione di sua madre attentò dopo tanto tempo alla sua volontà, cercando di prendere il possesso del suo corpo e bagnare di sangue le sue lame. Fu un miracolo che il mezzelfo riuscì a resistergli e quando Stuard si avvicinò, mettendogli una mano sulla spalla per capire cosa stesse accadendo all’amico, Kail gli rivelò che davvero un grande male doveva esserci laggiù per risvegliare il suo amuleto, sopito ormai da diversi mesi. Stuard annuì preoccupato, richiamando Estellen e accordandosi con il mezzelfo per diventare lui il primo della fila.
Il cavaliere ordinò dunque a Gnosh di affiancarlo con la sua mappa: il piccolo gnomo avrebbe quindi continuato a fare loro da guida, anche a piedi. Cautamente il giovane rampollo degli Uth Breannar percorse per intero il budello di roccia, seguito da presso dai suoi amici, notando come la frana fosse stata completamente asportata da quelle incredibili creature mangia roccia. Inarcando un sopracciglio per lo stupore, il giovane voltò l’angolo, ritrovandosi così nel punto di snodo in cui erano passati nemmeno mezz’ora prima.
Solo che adesso rimase come folgorato dallo spettacolo che si manifestò davanti ai suoi occhi.
Una moltitudine di quelle bizzarre creature si erano infatti bloccate, rimanendo perfettamente immobili e generando dai loro corpi informi questi inspiegabili lampi intermittenti bianchi e blu.
Flint fu il primo a rompere il silenzio, bisbigliando tra i denti che quei fulgori saltellanti gli parevano tanto dei segnali. Dei tentativi che queste creature stavano facendo per tentare di comunicare con loro. Kail annuì, ritenendo più che plausibile la sua ipotesi. Gli uccelli facevano continuamente cose del genere nella foresta.
Estellen sembrava invece un po’ assorta, percependo molto vicina una nefanda oscurità, quasi asfissiante e definitiva, ma non era affatto sicura che provenisse da quelle bizzarre creature. Non lo era prima, e adesso, dopo il loro intervento provvidenziale che aveva salvato a tutti la vita, lo era ancor meno. Fece dunque qualche passo verso una di esse, alzando per istinto la mano destra, ma senza mostrare la sua luce che l’avrebbe certamente ferita. Lo propose solo come gesto di amicizia e di distensione. La creatura sfrigolante rispose al suo segno di pace, avanzando di qualche metro, fino a porsi a pochi centimetri da lei. Non era affatto minacciosa, anzi, sembrava invitasse la giovane sacerdotessa ad avere un contatto fisico con lei. Estellen si voltò verso i suoi amici: sarebbe stato molto pericoloso anche solo sfiorare una creatura che fondeva la roccia come burro, ma alla fine decise di tentare lo stesso, allungando la mano sinistra ed accettando il suo invito a comunicare. Gli occhi della portavoce di Paladine rotearono immediatamente all’insù, mentre la sua schiena innaturalmente si inarcava: era come se qualcosa la stesse risucchiando da qualche altra parte, in qualche altro luogo o tempo.
Estellen ci mise un po’ a capire cosa stesse vedendo, ma alla fine la sua mente, in parte divina, mise a posto i pezzi e ricostruì i fatti. Da oltre la “Settima Porta”, il luogo che era l’anticamera di dove gli dei si riunivano per decidere il destino degli uomini, un’enorme palla di roccia infuocata venne scagliata verso Krynn, attraversando in pochi attimi gli strati superiori della sua atmosfera, per poi dirigersi ad una velocità inimmaginabile verso il sottostante continente di Ansalon. Era come se stesse vedendo o vivendo quella situazione dalla prospettiva della "montagna di fuoco" stessa e assistendo al “Cataclisma” imminente non attraverso gli occhi di chi lo avrebbe subìto, ma di cosa lo avrebbe causato. Il turbinio di vapori, fiamme e vento, terminò quando un’enorme, stratificata, splendente città, si materializzò al di sotto delle nubi plumbee, facendosi via via più vicina: la fulgida e perduta città di Istar! La portavoce di Paladine la vedeva approssimarsi ogni secondo di più, finché poté iniziare a scorgere le prime povere anime, condannate ad una morte sicura ed immediata a causa della punizione degli dei per l’arroganza degli uomini, di cui lei adesso rappresentava il loro principale e definitivo strumento di sterminio. Estellen notò la gente scappare terrorizzata, l’ombra della montagna di fuoco sulla città e la scalinata del Tempio di Paladine, ove il “Re Sacerdote”, ancora immerso nella sua infinita superbia e presunzione, riteneva che ciò che stava per capitare a lui e al mondo stesso, fosse soltanto una manifestazione del favore che Paladine intendeva fornirgli per la sua grande forza e la sua ferrea volontà.
L’impatto fu silenzioso e totale.
L’onda d’urto distrusse quasi per intero la città, spazzando via ogni cosa. Il fuoco si fuse con l’acqua, che ben presto avvolse in un gorgo violento e feroce l’intera isola, ove la città maledetta sorgeva. La rossa terra, che riempiva ampi e caratteristici spazi della stessa, fu inglobata nell’enorme vortice dovuto al suo inabissamento, regalando al nascituro “Maelstrom” l’infausto nome di “Mare di Sangue”!
Gli inumiditi occhi di Estellen a quel punto rimbalzarono da una parte all’altra, in una spirale gloglottante di acqua, detriti e fiamme. Poi tornarono a mettersi a fuoco sul contesto.
Quanti corpi c’erano attorno a lei. Migliaia. Uomini, donne e bambini. Potevano esser davvero tutti colpevoli? Tutti meritevoli dell’ira cieca degli dei? La giovane sacerdotessa non lo sapeva di certo, ma una tale punizione, uguale per tutti, le sembrò in quel momento perlomeno discutibile.
La città continuava ad inabissarsi, ma prima di raggiungere il fondale, un altro inaspettato e sconvolgente evento catturò la sua attenzione.
Un’immensa ombra, sinuosa e terrificante, puntò il “Tempio di Paladine”, ancora in larga parte inspiegabilmente intatto. Poi un potentissimo incantesimo, lanciato da questo gigantesco essere, sembrò letteralmente sradicarlo dalle sue fondamenta, per poi farlo scomparire da davanti gli occhi attoniti dell’attonita giovane. Proprio quando il tempio scomparve, un’altra sagoma, smisurata come la prima, arrivò in tutta fretta dal verso contrario, impattando l’altra con un urto tremendo, ed iniziando con essa un terribile e rabbioso combattimento. Fu una vera fortuna che i due leviatani si fossero scontrati sott’acqua, poiché nessuna città, regno o posto edificato dai mortali, avrebbe potuto resistere a quella lotta furibonda. Nemmeno le famose e inamovibili colonne di pietra che sorreggevano “Thorbadin”: la leggendaria e famosa città dei nani.
Tuttavia Estellen capì subito che la seconda creatura avrebbe presto prevalso sulla prima: il debilitante incantesimo che aveva operato e il fatto che avesse scoperto il fianco alla sua nemesi, l’avrebbero certamente fatta capitolare. Tuttavia, poco prima di ricevere il colpo di grazia, una strana e sconosciuta forza divina, che la giovane però percepì molto bene, le separò, scagliandole, come fossero state dei fuscelli prive di massa e peso, a centinaia di miglia di distanza l’una dall’altra.
La vista di Estellen si perse per alcuni secondi, finché, finalmente, la città, l’isola e tutti i suoi morti, toccarono finalmente il fondo.
La giovane a questo punto decise di prendersi un momento di pausa, tornando dai suoi amici per riprendere fiato: assorbire i ricordi di quella creatura era stato un lavoro davvero sfiancante. Tuttavia decise di andare avanti e continuare: era convinta infatti che c’era ancora qualche dettaglio interessante da vedere della sua storia.
In fondo all’Oceano, Estellen osservò dunque sé stessa iniziare a muoversi, strisciando e sfrigolando, avvicinandosi ad una creatura molto simile a quella con cui era allacciata mentalmente ed empaticamente, solo decisamente più piccola. Si vide fondersi letteralmente con essa e poi fare lo stesso con altri frammenti informi simili a loro, finché la giovane arrivò a capire che la sostanza di quelle creature mangia roccia era in realtà la stessa della “montagna di fuoco”! Una natura divina quindi. Non completamente senziente, ma pienamente empatica: uno sbiadito riflesso della volontà divina.
Questo spiegava i colori delle loro emanazioni: bianco e blu, i colori di Mishakal. Forse vivere tre secoli a contatto con il tempio della dea della guarigione, aveva risvegliato il tocco che la consorte di Paladine aveva infuso in loro: la scintilla di vita che “Ella” e gli altri dei suoi pari, avevano versato dentro la nuda roccia quando avevano creato la “montagna di fuoco”.
Tuttavia la visione non si interruppe qui.
Continuò per diversi altri minuti, in cui lei e numerose altre creature come lei, sembrarono muoversi sul fondo marino per raggiungere un luogo preciso, molto distante da Istar.
Arrivati a destinazione le creature mangia roccia risalirono una gigantesca montagna sottomarina, ed iniziarono a scavare dei lunghi cunicoli.
Forse si trattava proprio del “Montenonimporta”? Estellen non poteva esserne certa, ma scommetteva di si.
I loro corpi sfrigolanti e sibilanti aprirono un varco nel granito per alcuni interminabili minuti, finché arrivarono, come rispondendo ad un sussurrante, ipnotico richiamo, in una imponente caverna nel cuore della montagna, con tanto di fiumi sotterranei, fauna e flora, caratteristici di un ambiente del genere. La creatura avanzava ancora, ed Estellen sembrò scrutare qualcosa nel buio quasi assoluto della grotta. Tuttavia, fu a quel punto che la sua visione si spezzò e lei impiegò quasi mezzora a riprendersi e a raccontare il suo incredibile viaggio ai suoi amici.
Kail le diede il tempo di tornare in sé, poi domandò all’amica se poteva chiedere alla strana creatura di scortarli al “Tempio di Mishakal”, ma quando Estellen riportò la richiesta del mezzelfo, essa iniziò a vibrare, rimandandole delle sensazioni fastidiose che chiaramente avevano lo scopo di convincerla a non fare questa scelta. Era troppo pericoloso spingersi fin laggiù!
Eppure la giovane fu costretta ad insistere, ed alla fine, seppur malvolentieri, lo strambo essere strisciante accettò di farle da guida. Sfruttando alcuni cunicoli che sembrava conoscere a perfezione, il gruppo di coraggiosi eroi arrivò infine proprio nell’immensa caverna che Estellen aveva visto attraverso gli occhi della creatura mangia roccia più di trecento anni prima. Tremante, essa poi si ritirò, lasciandoli soli nel buio e nell’oscurità opprimente che circondava questo ampio e soffocante ambiente.
Estellen si tolse il guanto, illuminando ogni cosa davanti a lei quasi a giorno: la grotta era davvero sconfinata, ma aveva certamente un fondo. Mentre si dirigevano lì, per la seconda volta Kail fu aggredito dall’oscura presenza insita nel suo medaglione, ma questa volta riuscì con più facilità a controllarla poiché era preparato. Tuttavia il mezzelfo mise nuovamente in guardia i suoi amici: laggiù vibrava un male terribile, uno di quei pochi in grado di risvegliare il suo amuleto maledetto per ben due volte!
Procedendo dunque con cautela, alla fine il gruppo si fermò davanti ad’un enorme frana, dietro la quale, secondo Gnosh, avrebbe dovuto esserci il “Tempio di Mishakal”.
Perplessi e preoccupati, i nostri eroi si avvicinarono qualche decina di metri in più alla parete crollata, per rinvenire però qualcosa di incredibilmente spaventoso, che fece rimpiangere amaramente a tutti di aver ignorato il silenzioso ma deciso ammonimento della loro bizzarra guida scavatrice.
Un aiuto inaspettato.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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