I nostri eroi cavalcavano a perdifiato nella brughiera. L’aria era fredda, per l’inverno e per l’imbrunire incombente.
Kail era il primo della fila, seguito da Stuard e per ultima da Estellen.
Ciascuno di loro era perso nei propri pensieri: il mezzelfo rifletteva sul mistero del segreto di suo padre, interrogandosi su quale porta avrebbe aperto la chiave che aveva lasciato al giovane Astarte, prima di sparire per sempre. Stuard aveva la mente e il cuore fissi sulla missione, ma una certa ansia lo avvolgeva quando pensava a casa sua, nella Solamnia meridionale, immaginando sua sorella, sola, unico baluardo contro le forze del male. Estellen infine aveva il cuore gonfio per Ulther, non solo per via della guerra, ma anche, se non soprattutto, a causa della sua natura divina. Avrebbe dovuto rinunciare a lui per tornare oltre la settima porta? E se poi fosse stata costretta a servire Takhisis? Sarebbe potuta diventare sua acerrima nemica. Come dei suoi più cari amici del resto.
Kail risalì il sentiero verso nord, spingendo i cavalli al massimo nella speranza di arrivare in tempo e fu fortunato, poiché arrivò quando quasi tutto il materiale che componeva l’accampamento degli gnomi era stato già caricato su uno strano e imponente veicolo.
Esso aveva una forma ovale, ed era lungo circa una ventina di metri. Era ancorato a terra da dei rialzi, delle grosse e massicce palanche di legno, con una grossa elica metallica sporgente posta alla fine dello stesso.
A prima vista Kail ipotizzò che fosse un veicolo acquatico, ma quando Theros gli andò incontro spiegandogli finalmente cosa fosse, il mezzelfo fu quasi tentato di riprendere armi e bagagli e tornarsene al maniero. Infatti questo veicolo, che il grosso fabbro aveva rinominato “dirigibile”, non serviva a viaggiare via mare e nemmeno via terra, ma attraverso i cieli, sfruttando uno strano gas che gli gnomi erano riusciti ad imbrigliare in alcune celle particolari. Ciononostante, l’ergothiano si affrettò a spiegare a Kail ed ai suoi amici, che il mezzo era assolutamente sicuro e che lui aveva già viaggiato su di esso, attraversando tutto il territorio a nord di Sancrist, fino al monte “Nonimporta”.
Vedendo lo sguardo un po’ spaurito del mezzelfo, Estellen gli sorrise e lo rincuorò, garantendogli che tutto sarebbe andato bene, perché Paladine avrebbe vegliato su di loro. Poi la giovane sacerdotessa ne approfittò per salutare Gnosh III, che ovviamente si mostrò entusiasta di scoprire quanto la giovane umana fosse portata a parlare la veloce lingua degli gnomi.
Dopo essersi scambiati alcuni convenevoli, Kail e Stuard si unirono a Theros e a Flint per svuotare l’ultimo carro rimasto e sistemare i materiali dentro questo “dirigibile”.
Ovviamente questo non era il vero nome del mezzo, che scoprirono invece essere:
“congegnomeccanicovolantechefunzionaconunostranogaschecambialavoceachilorespira”.
Dirigibile andava più che bene.
Il vecchio nano confidò a Stuard che sarebbe andato con loro, per aiutare Theros una volta giunti alla “sacra forgia”. Egli "sentiva" che era una delle ultime missioni della sua lunga vita e voleva lasciare il segno attraverso questa nuova e importantissima ordalia.
Una volta terminato il riassemblaggio nella stiva del dirigibile, i nostri eroi furono invitati dagli gnomi ad entrare nel mezzo, ovviamente dopo che Theros aveva interceduto per loro. L’ergothiano aveva chiesto ancora una volta ausilio ai suoi piccoli amici, per lui e per i suoi compagni, non solo per raggiungere il monte “Nonimporta”, ma anche per essere aiutati, una volta lì, ad arrivare al Tempio di Mishakal, nascosto tra le montagne limitrofe. Gli gnomi erano rinomati per essere un popolo geloso della propria cultura ed estremamente autonomo, ma non erano degli asociali, di questo Estellen se ne rese conto sul posto.
Uno dei due ingegneri infatti, “Notoriamentecontrariatoquandomangiasalato”, aveva regalato una cappellino con un’elica incollata sopra ad un bambino del villaggio di Pax. Il piccolo, insieme ad alcuni suoi amichetti, aveva assistito per ore al riempimento del dirigibile sotto lo sguardo attento dei genitori e non si sarebbe mosso di lì prima che il mezzo fosse decollato. Così lo gnomo aveva deciso di fargli quel dono poco prima di salpare.
“È una cosa positiva lasciare questo posto con un sorriso”, pensò la portavoce di Paladine mentre spariva all’interno del dirigibile.
Theros impiegò invece diversi minuti a convincere Flint a salire a bordo, ma alla fine la spuntò. Il vecchio nano aveva anche confidato a Kail che l’ergothiano aveva con sé dei materiali importanti, materiali che sarebbero stati necessari per forgiare le vere Dragonlances. Era, quindi, estremamente importante che non andassero perduti.
“Speriamo che quest’affare non cada giù tra le montagne, altrimenti rimarrebbe ben poco di noi…”, disse tra sé il mezzelfo, mentre si accomodava su quello che sembrava un lungo sedile, adiacente un ampio lato interno del dirigibile. Vicino a lui c’era anche un oblò da cui poteva vedere l’esterno.
Gli gnomi mostrarono ai passeggeri una specie di cintura, che serviva a legarsi alla sedia per evitare di venire sbalzati via.
Tra il clamore della folla esterna, chiusero i portelloni e si prepararono al decollo!
“Cielotersoilprimogiornodiprimavera” si era messo a quello che assomigliava al timone di una nave, mentre “Notoriamentecontrariatoquandomangiasalato”, trafficava con delle strane celle che probabilmente contenevano il gas di cui aveva parlato Theros. “Personacomuneconpochicapelliintesta”, invece, si recò nella stiva del veicolo e con un suono roboante, accese un qualche tipo di motore. L’elica, esterna al veicolo, iniziò a vorticare, mentre le palanche venivano sganciate tramite un meccanismo interno, permettendo al dirigibile di sollevarsi. Stuard non riusciva a credere ai suoi occhi: pochi istanti dopo sotto di lui c’erano solo delle figure minuscole che salutavano, mentre le cime degli alberi in lontananza non sembravano più così alte. Poi l’elica iniziò a muovere il mezzo volante e tutti furono consapevoli in quel momento che le loro vite erano nelle mani di un piccolo gnomo al timone di un “ovale fluttuante” che non sembrava affatto irreprensibile.
Eppure il dirigibile superò la foresta e le montagne nel suo viaggio verso il monte Nonimporta e i passeggeri poterono ammirare la bellezza del paesaggio, ma anche l’asprezza dei monti e dei vulcani, alcuni dei quali ancora attivi. Estellen si prodigava a tener su il morale e ad alleviare il mal d’aria che aveva afferrato per la gola un po’ tutti. Perfino Stuard, che era stato a dorso di un drago, non aveva sofferto l’ansia di cadere e morire così tanto.
Finché, dopo appena sei ore, lo straordinario e traballante veicolo iniziò a volteggiare attorno a quello che sembrava un grosso vulcano ormai spento da millenni. Il dirigibile ad un certo punto iniziò a calare verso il basso, grazie alla manovra efficiente dell’addetto alle celle di gas. Poi il timoniere indirizzò il mezzo su una piattaforma che, pian piano, cominciò ad intravedersi man mano che si scendeva. Infine atterrò, poggiandosi dolcemente su un’altra strana e solida pedana, simile a quella che avevano visto sorreggerla nel villaggio di Pax e si incastrò presto ad essa con un sonoro e liberatorio “clack”.
Il vecchio nano era diventato bianco come un lenzuolo, tanto che la sacerdotessa di Paladine ebbe paura che stesse per subire un altro arresto cardiaco. Per fortuna si trattava di un falso allarme e quando il portellone si aprì, Flint fu il primo a catapultarsi fuori, seguito da presso da Kail e da Theros.
Gli gnomi uscirono per ultimi e dovettero spiegare per diversi minuti ai loro simili che ci facevano degli intrusi nella loro casa. E così tanti poi! Quando però inquadrarono meglio la situazione, gettarono loro un’ultima sospettosa occhiata e tornarono a dedicarsi ai loro affari.
Gnosh III fece loro un veloce rapporto su ciò che si era detto con la sua gente, ed offrì ospitalità e ristoro. Poi all’alba i suoi colleghi avrebbero stabilito quale sarebbe stato il modo più veloce e meno rischioso per giungere al Tempio di Mishakal, sopra “la rocca del Golem”. A Kail quel nome non piacque per niente, ma visto il tempo che avevano risparmiato, accettò volentieri l’aiuto di Gnosh III. Chissà quali altre meraviglie tecnologiche possedevano questi piccoli geni alle altre razze indifferenti.