Sembrava che Theros non volesse proprio condividere con i nostri eroi quale indicibile segreto nascondesse questo fantomatico mezzo di locomozione, frutto del genio degli gnomi.
Kail aveva fatto delle domande abbastanza specifiche in merito, ma il grosso fabbro ergothiano era stato sempre elusivo. Aveva solo detto che un viaggio a piedi di sette giorni abbondanti, attraverso il territorio vulcanico degli gnomi per raggiungere il tempio di Mishakal, sarebbe invece durato soltanto poche ore. Inoltre molti di quei vulcani erano attivi, quindi il cammino sarebbe stato molto più lungo ma anche molto più pericoloso.
Dopo aver guardato i suoi amici con più di un pizzico di perplessità, il mezzelfo accolse dunque la proposta del fabbro, il quale però aveva aggiunto di sbrigarsi a prendere il loro equipaggiamento e raggiungerlo entro al massimo due ore al villaggio di Pax, a nord del maniero Uth Wistan o i suoi piccoli amici sarebbero partiti senza di loro. Gli gnomi infatti erano piuttosto fiscali sulla puntualità e malgrado lui avrebbe fatto certamente del suo meglio per trattenerli il più a lungo possibile, sarebbe stato meglio non rischiare.
I nostri eroi si sincerarono prima che Stuard fosse completamente d’accordo con questa soluzione, visto che sarebbe stato lui quello a pagare il fio più alto di questa decisione, ma il cavaliere non ebbe dubbi in proposito e quindi tosto si recarono nelle loro stanze a recuperare armi e armature.
Enorme fu lo stupore che provarono, quando realizzarono che i loro equipaggiamenti erano spariti dalle loro stanze! Si erano in fretta incontrati nel corridoio, ed erano rimasti allibiti, senza parole.
Kail era esasperato da questo nuovo risvolto della situazione: sapeva che c’era un altro cospiratore nel maniero di Lord Gunthar, ma francamente aveva sperato che dopo le loro deposizioni, la canaglia avrebbe scelto il silenzio ed evitato mosse avventate come quella. Sospinto anche dai consigli a non demordere dei suoi amici, il mezzelfo rientrò nella stanza degli Uth Breannar a controllare una sospetta finestra aperta, tra l’altro collegata tramite un sottile ma percorribile davanzale alla finestra degli Astarte. Proprio quando il mezzelfo stava scavalcando la finestra per vedere se trovava indizi sul probabile furto, una voce penetrante sull’uscio della porta richiamò l’attenzione di tutti.
Si trattava di Ulther, che sarcasticamente domandava se Kail e i suoi amici stessero cercando qualcosa di preciso in quella stanza. Ovviamente la risposta pungente e diretta di Stuard non tardò ad arrivare e Ulther allora, con un sorrisetto storto dipinto sul viso, ammise che le loro armi e i loro equipaggiamenti erano stati nascosti per sicurezza prima del “Concilio di Whitestone”. Il mezzelfo tirò un sospiro di sollievo mentre scendeva dalla finestra e tutti andarono incontro ad Ulther, scoprendo che il cavaliere però non era solo.
Con lui infatti c’erano Sir Theodor, il fratello di Stuard e Lord Astarte, mentore e padre putativo di Kail. Essi uscirono dalla stanza degli Uth Breannar e si recarono immantinente in quella degli Uth Monnar, dove, in un nascosto ed ampio ripiano, sotto ad un letto a baldacchino, il promesso sposo di Estellen tirò fuori i pezzi rovinati di una vissuta armatura di piastre, un’armatura di cuoio lacera, un arco e delle frecce di chiare fattezze elfiche e due lame davvero uniche: la “spada del comando” e quella che fu di Silvanos.
I tre cavalieri iniziarono poi un fitto colloquio con le persone a loro care.
Lord Astarte prese a dialogare con Kail, mentre il mezzelfo indossava l’armatura. Il vecchio cavaliere gli domandò se fosse davvero il caso che lui partisse per questo viaggio così pericoloso. In fondo, aveva fatto molto di più di quello che gli aveva chiesto mesi prima, ed ora le cose si facevano estremamente rischiose, perché se il loro cammino avrebbe dovuto condurli a Palanthas, come sosteneva Estellen, lì ci sarebbe stato probabilmente anche l’atto conclusivo della guerra sul territorio solamnico.
Kail stava finendo di legarsi gli ultimi lacci di cuoio attorno alla vita per fissare l’armatura, ma rispose ad Astarte prontamente, facendogli notare che lui gli aveva chiesto di proteggere Estellen diciotto anni prima e avrebbe continuato a farlo finché ce ne sarebbe stato bisogno. Non c’era molto altro da aggiungere. Afferrato l’arco e le spade, il mezzelfo si stava dirigendo verso la porta, ma il suo mentore lo richiamò a sé.
Gli mostrò una piccola chiave arrugginita, sostenendo che fosse nientemeno che il lascito di suo padre, prima che egli sparisse per sempre, avvolto nel disonore e nella pazzia. Prima di abbandonarla nella mano guantata del mezzelfo, egli aggiunse che quella chiave svelava il segreto della “Rocca di Bleame”, qualunque cosa questo volesse significare e che era stato per lui molto faticoso scegliere di dargliela, poiché la luce fioca negli occhi di suo padre l’aveva convinto che ormai il suo vecchio amico aveva smarrito la via della giustizia e della rettitudine. Il suo senso di protezione nei confronti di Kail avevano poi fatto il resto.
Tuttavia lui era ora prossimo alla fine e non voleva privarlo di qualunque verità suo padre avesse voluto nascondere sul suo retaggio. Sentiva in cuor suo che il mezzelfo non l’avrebbe mai potuto perdonare altrimenti. Kail lo ringraziò, mentre fissava a capo chino la piccola chiave.
Lord Astarte lo strinse per le spalle e lo benedì. Poi lo lasciò andare.
In un angolo della stanza Estellen e Ulther si sussurravano parole d’amore, ma la giovane portavoce di Paladine sentiva che il suo amato era inquieto. Era come se la stesse guardando per l’ultima volta e i suoi occhi liquidi le fecero sanguinare il cuore come nessuna cosa aveva mai fatto prima. Lo accarezzò dolcemente, dicendogli di non aver paura, poiché lei sarebbe sopravvissuta e loro si sarebbero rincontrati sul campo di battaglia. Poi lo benedisse, sperando che il bacio di Paladine servisse ad alleviare un po’ delle sue terribili ansie riguardo il loro futuro. Rimasero abbracciati per altri minuti intensi, ma poi furono richiamati al loro triste dovere.
Sir Theodor stava facendo di tutto per convincere il fratello a cambiare idea, ma quando egli spiegò la natura della loro missione, la responsabilità che gravava sulle sue spalle di scortare Theros alla tomba di Huma e alla sacra forgia, non aggiunse altro e anzi iniziò ad aiutarlo a indossare la sua pesante armatura. Stuard inoltre gli diede una lettera da consegnare direttamente a Lord Gunthar. Una lettera di scuse ovviamente, ma anche un promemoria che spiegava al grande cavaliere le loro prossime mosse.
Theodor annuì poi richiamò a sé tutti i presenti e iniziò a spiegare il suo piano.
Intuendo che i nostri eroi avrebbero dovuto uscire dal maniero non visti, per evitare che il cospiratore potesse in qualche modo intuire i loro movimenti ed ostacolarli, Lord Astarte aveva disegnato un piccola mappa che riproduceva un percorso sicuro tra alcune delle intercapedini del maniero e che portava in basso, verso la grande porta centrale. Certo, il vecchio cavaliere era andato a memoria, sfruttando ricordi di quando Lord Gunthar non era nemmeno nato, ma Kail si fidava ciecamente del suo giudizio e del suo discernimento. Se quella era la soluzione giusta da applicare secondo il suo mentore, ci poteva scommettere le orecchie a punta che era così.
Controllando bene a destra e a sinistra che il corridoio non presentava ospiti indesiderati, Sir Theodor fece scattare il meccanismo, rivelando a tutti uno dei condotti segreti. Si trattava del primo passaggio segreto che Stuard aveva trovato, quello che il cospiratore claudicante aveva probabilmente utilizzato per fuggire.
A questo punto Sir Ulther afferrò una torcia dal muro e la passò al mezzelfo, augurandogli buona fortuna. Sir Theodor invece si sarebbe occupato di fornir loro delle voluminose e scure cappe per nascondere i loro volti una volta arrivati a destinazione al piano terra, mentre Lord Astarte avrebbe pensato al diversivo necessario a farli sgusciare via, oltre il portone d’entrata. Sir Ulther nel frattempo era già scomparso dal corridoio per andare a prelevare tre cavalli veloci dalle stalle, visto che come al solito i suoi amici erano già in ritardo.
Quando Estellen fece scattare il meccanismo dall’interno e richiuse la porta, lei e Stuard si affidarono al mezzelfo per cercare di uscire da quel labirinto di passaggi e incroci tra le intercapedini del maniero.
Passarono accanto a diversi vani cruciali, tanto che Stuard pensò che chi era a conoscenza anche solo di alcuni di quei passaggi segreti, poteva facilmente tenere in pugno la famiglia più importante del cavalierato. Come poi era successo del resto. Sarebbero bastate poche fini orecchie per carpire informazioni cruciali e rivenderle al migliore offerente.
Kail non ebbe molte difficoltà a giungere a destinazione: la mappa di Astarte era rozza ma abbastanza precisa, considerando che l’anziano cavaliere non aveva visto quei condotti da più di quarant’anni. Stuard fece dunque scattare il meccanismo, pregando che il piano di suo fratello fosse ben congegnato, ed in effetti constatò subito che non c’era nessuno ad attenderli dall’altra parte.
Estellen fu l’ultima ad uscire e il cavaliere si apprestò poi a richiudere la finta parete con un gesto secco della mano. Il momento era propizio, poiché tutti i cavalieri stavano aspettando l’esito del “Giuramento” o qualcuno che ancora doveva farlo, ma davanti all’entrata del maniero c’era sempre un discreto via vai di persone.
Fu in quel momento che Sir Theodor andò loro incontro, passandogli al volo tre cappe di colore scuro e nemmeno arrestando il suo cammino per non destare sospetti. Così i nostri eroi poterono bardarsi e giunti in prossimità del portone, Lord Astarte attirò su di sé l’attenzione dei pochi cavalieri di passaggio, redarguendo ad alta voce un povero paggio, sostenendo che ancora non gli aveva portato da mangiare. I tre amici riuscirono quindi a sgattaiolare fuori, raggiungendo la zona dedicata agli accampamenti alleati.
Lì trovarono Sir Ulther con tre magnifici destrieri.
Il cavaliere aiutò la sua promessa sposa a salire sul grosso puledro e prima che le loro mani si lasciassero, restituì il pugnale ingioiellato ad Estellen, quello che lui le aveva donato la prima volta, prima che partisse per Silvanesti. Il loro tocco fugace durò solo qualche secondo, ma volle dire molto per entrambi, qualora la sorte fosse stata benevola e gli dei d’accordo a rendere finalmente concreto il loro amore.