Prima che Lord Gunthar o il suo collega invitassero il prossimo candidato a presentarsi per sottoporlo al “Giuramento”, passò molto più tempo del previsto. L’ultima investitura infatti aveva provato non solo Stuard e i suoi amici, ma anche i membri della commissione stessa, che continuavano a parlottare a voce alta oltre la porta della stanza tattica che li aveva ospitati.
Durante quel frangente, Sturm si era avvicinato a Stuard e gli aveva stretto la mano, congratulandosi per il fiero coraggio mostrato e la sua nobile determinazione. I due combattenti parlarono per qualche altro minuto di cose da cavalieri, mentre in un angolo Estellen aveva raggiunto Sir Ulther.
La dama bianca temeva che il suo promesso sposo non avesse ben reagito alla vista della sua vera natura, ma il cavaliere l’abbracciò e la baciò teneramente, mostrando che il suo amore per lei andava ben oltre i limiti dei loro corpi mortali. Di questo Estellen si compiacque molto, ma una punta di tristezza le strinse ugualmente il cuore: cosa avrebbe fatto quando sarebbe stata richiamata oltre la settima porta? Quando il suo lavoro tra i mortali fosse finito? Avrebbe avuto la possibilità di scegliere o sarebbe stata costretta ad abbandonare i suoi cari, le persone che amava? Abbandonandosi al caldo abbraccio del suo promesso, Estellen si rannicchiò sul suo ampio petto e i suoi occhi, carichi di dubbi e di ansie per il suo futuro, si chiusero per assaporare quegli attimi impagabili.
Nel frattempo Sturm finalmente fu richiamato nella stanza e Laurana Kanan prontamente lo affiancò, entrando con lui.
Non furono molti i cavalieri che li seguirono, ma Stuard, come promesso, fu uno di questi. Il giovane cavaliere trovò posto poco lontano dall’elfa e notò che nella stanza era stranamente presente anche Sir Derek Crownguard. Quindi Lord Gunthar si alzò, richiedendo un po’ di silenzio nella sala.
“Si proceda ad esaminare la candidatura a “Cavaliere della Corona” del candidato Sturm Brightblade, della casata Brightblade. Il testimone per il candidato è il cavaliere… il cavaliere… uhm, Sturm, voi non avete un testimone che vi accompagna?”
Lord Gunthar aveva posato sul bancone di legno il foglio che recitava la procedura, colpito dal fatto che il candidato non avesse alcun testimone a rappresentarlo. Sturm rimase composto sulla sedia e rispose calmo:
“No, mio signore. Ho solo la mia fede e il mio onore a sostenermi…”
Lord Gunthar sorrise ed annuì, scansò il foglio con la procedura da davanti a sé e appoggiò entrambe le mani sul bancone, intrecciandole. Poi riprese a parlare e disse:
“…il cavaliere della Rosa: Lord Gunthar Uth Wistan. Mettete a verbale. Prego cavaliere, a voi la parola.”
Affermò con sicurezza il grande cavaliere, riferendosi a sé stesso. Disunì quindi le mani e si alzò, affiancando l’uomo, solo, al centro della stanza. Un uomo che aveva osato sfidare tutto e tutti pur di coronare il suo sogno. Un leggero brusio, come uno sciame d’api in lontananza, si era levato intorno a loro.
Immancabile, il commento sarcastico e pungente di Lord Crownguard:
“Lord Gunthar, ma cosa diavolo vi è successo oggi? Prima Uth Breannar ora questo. Vi rendete conto almeno che questa è una grave anomalia della procedura?”
Accanto a Sturm, Lord Gunthar si lisciò un lungo baffo biondo e replicò:
“Anomalia? E perché mai? Anche noi siamo cavalieri, Lord Crownguard e forse c’è voluta questa guerra e il ritorno di Paladine in questo mondo per ricordarcelo. Il candidato vuole sostenere il “Giuramento”, ma non ha testimoni che possano garantire per lui. Beh, io ho avuto modo di parlare con Sturm e ho avuto dei rapporti specifici e diretti da persone più che attendibili, come il dignitario nano Flint Fireforge e la figlia del re di Qualinesti, Laurana Kanan. Brightblade è un cognome fiero e glorioso all’interno del cavalierato e poco importa che sia ora offuscato dal tempo. Esso non è stato certo dimenticato e se questo figlio e nipote di cavaliere, desidera diventare cavaliere egli stesso, dopo che ci ha riportato un “Globo dei Draghi” dalla “Muraglia di Ghiaccio”, credo sia suo diritto pretenderlo. Io, oggi, sono qui per rappresentarlo!”
Lord Crownguard scosse la testa, quasi divertito per l’atteggiamento del suo collega. Si tirò indietro con forza, sbattendo sullo schienale della sedia e mettendo le mani avanti come a proteggersi da un nemico invisibile.
“Lord Gunthar, non ho intenzione di aprire un altro spiacevole dibattito con voi sulle corrette procedure. Tecnicamente la Misura non vi esenta dal rappresentare il candidato, ma spiegatemi almeno perché lo fate? Perché vi abbassate a... a…”
Lord Gunthar continuò prontamente la frase al suo posto:
“… a rappresentare un uomo attualmente senza casata e senza famiglia, armato solo di onore e coraggio? Perché sono un cavaliere e perché lui, Lord Kerwin, lui ha visto la luce di Paladine, come me e pochi altri nella stanza. Dobbiamo partire da qui. Da questi segni o non vinceremo la guerra, credetemi per una volta!”
Lord Crownguard sprofondò letteralmente nel suo ampio scranno e tacque, incrociando le braccia.
Vedendo che il suo collega non aveva altro da aggiungere, Lord Gunthar sospirò e disse:
“Constatate le generalità importanti e le gesta eroiche del candidato, c’è qualcuno che si oppone alla sua investitura?”
Lord Gunthar incrociò lo sguardo colmo di gratitudine di Sturm e non notò che questa volta sarebbe stato un altro Crownguard a contrastare la sua volontà. Sir Derek infatti invocò “l’opposizione alla nomina per una buona causa”: un’antica e quasi mai utilizzata usanza, che però la Misura prevedeva, che concedeva, in alcune ben documentate occasioni, ad un altro cavaliere di opporsi all’investitura di un suo pari.
“Milord. Costui … questo … Sturm Brightblade… non ha casa, né famiglia, né tantomeno un feudo. Non segue la catena di comando e più volte ha dimostrato, a me che ero lì, testimone di quanto affermo, di non seguire la Misura spesso e volentieri. Io mi oppongo dunque fermamente alla sua investitura.”
Lord Gunthar si passò una mano sul volto: quanto tempo volevano fargli perdere quel giorno? Perché la famiglia Crownguard non si rendeva conto che c’era una guerra lì fuori e che anche un solo cavaliere in più poteva fare la differenza? Il brusio che era scoppiato nella sala non scompose comunque il grande cavaliere.
“Le accuse di Sir Derek sono gravi, Sturm Brightblade. Che cosa avete da dire a vostra discolpa?”
Recitò Lord Gunthar, pronunciando la frase di rito che andava detta in questo caso. Sturm rimase immobile: sembrava che niente potesse scuoterlo.
“Non ho nulla da aggiungere alle parole del cavaliere, milord. Sir Derek avrà fatto le sue valutazioni per essersi espresso in quei termini: non credo di avere l’autorità per dire che non sono d’accordo.”
Lord Gunthar annuì comprensivo alle parole del candidato. Si leggevano chiaramente sulla sua faccia l’irritazione e il fastidio crescenti. Tuttavia, anche in quel caso, non aveva altra scelta che seguire la procedura.
“Avete prove a sostegno di quanto dite Sir Derek? Altrimenti le vostre rimangono considerazioni personali, che in questa sede hanno poco valore onestamente.”
Sir Derek era diventato bianco come un lenzuolo, incastrato com’era nei gineprai della Misura.
“Gli unici che potevano confermare le mie parole, milord, sono i miei compagni cavalieri, morti alla “Muraglia di Ghiaccio”. Loro dovrebbero essere incensati come eroi, non altri mezzi cavalieri. Dovrete chiedere ai compagni di Brightblade se desiderate delle conferme di ciò che ho detto, Lord Gunthar!”
Il rampollo della famiglia Crownguard era stato volutamente ironico in quell’occasione, ma Lord Gunthar fece finta di non capire, annui e disse:
“Principessa Laurana Kanan, potete confermare quanto sostenuto da Sir Derek Crownguard?”
Laurana si guardò intorno per qualche breve attimo, si alzò in piedi e replicò con voce melodiosa:
“Senza Sturm e il suo discernimento, saremmo tutti morti laggiù. Posso dire solo questo.”
Uth Wistan attese pazientemente che la principessa elfica tornasse a sedere, come la Misura imponeva quando parlava una donna, poi si schiarì la gola, mise una mano sulla spalla di Sturm e concluse:
“In questo caso, posso solo ritenere le parole di Sir Derek espressione di un parere assolutamente personale, come qualunque altro libero parere. Tuttavia l’impresa di Sturm Brightblade resta e la sua candidatura verrà esaminata da me e dal Sommo Giudice, secondo quanto sostiene la Misura. Grazie, potete andare Sturm Brightblade.”
“Ma questo è un oltraggio!”
Urlò Sir Derek, indignato e paonazzo. Dall’espressione del suo viso era davvero fuori di sé. Tuttavia Lord Gunthar non riuscì a replicare adeguatamente al figlio più piccolo del Sommo Giudice, perché qualcun altro prese la parola prima di lui.
“Cavaliere, non verranno tollerate altre intemperanze in questa sala. Moderate i termini dunque o sarò costretto a cacciarvi con disonore da questo seggio. Immediatamente!”
A parlare in questo modo era stato Lord Crownguard, suo padre. Non si poteva certo affermare che il vecchio cavaliere avesse un peso e due misure. Notando l’estrema tensione che si era creata tra i due e non desiderando che la situazione degenerasse tra padre e figlio, Lord Gunthar decise di intervenire prontamente.
“Sir Derek Crownguard, ho passato in esame la vostra richiesta di comandante in capo della terza legione e ho deciso di accettare. Tuttavia mi riservo il diritto di stabilire, insieme a vostro padre, chi saranno i vostri capitani di supporto. Ora vi prego, andate, abbiamo altre investiture da fare.”
Terminò Lord Gunthar tornando finalmente al suo posto.
Sir Derek, evidentemente soddisfatto per la nomina ricevuta, salutò i capi della commissione e in gran fretta lasciò la stanza. Lentamente, anche i pochi presenti che avevano assistito alla cerimonia, uscirono dalla stanza e si ritrovarono nella sala d’aspetto. Qui Stuard poté ricambiare le congratulazioni con Sturm e poi riunirsi alla sua famiglia e ai suoi amici. I due neo cavalieri si strinsero forte la mano e si diedero appuntamento a Palanthas, sul campo di battaglia.
Kail si era invece fermato qualche attimo a salutare Lord Astarte, che non riusciva a non guardare con ammirazione, anche se da lontano, la dama bianca, così come quasi tutti i cavalieri presenti.
Estellen infatti comprese bene che qualcosa era cambiato per lei dopo il “Giuramento” di Stuard. Le persone la guardavano in modo diverso: nei loro occhi c’era approvazione, rispetto, ma anche un pizzico di timore reverenziale: tutte cose che si era assicurata il più possibile di tenere lontane da lei durante i mesi della sua ordalia. Solo Ulther la guardava esattamente come prima. Probabilmente il suo grande amore per lei, offuscava ogni altra considerazione riguardo la sua natura divina.
Ciascuno perso nei propri pensieri, i nostri eroi decisero di attendere la sera e il responso del “Giuramento” di Stuard fuori, all’aria aperta: erano troppi giorni che infatti erano intrappolati entro quattro mura e soprattutto Kail non vedeva l’ora di ricominciare a viaggiare.
Proprio mentre discutevano di questo, un’inattesa figura li avvicinò e iniziò a parlare con loro.
“Ho saputo del vostro giuramento cavaliere, vi faccio i miei più sentiti auguri innanzitutto.”
A parlare era stato un ergothiano gigantesco: proprio quel Theros Ironfeld che avrebbero dovuto accompagnare alla “forgia sacra”, nella Tomba di Huma, ove egli avrebbe potuto forgiare le vere “Dragonlances”. Braccio d’argento a parte, sembrava un tipo forte e in gamba, pieno di esperienza e di risorse. Per nulla stravagante.
Stuard lo ringraziò per le congratulazioni e sperò vivamente che nessun altro “cronomante” venisse a dirgli che ancora una volta le carte in tavola erano cambiate rispetto alle cose che bisognava fare con lui. Non l’avrebbe sopportato.
“Ho sentito da fonti … autorevoli … che sareste d’accordo ad un tipo di spostamento … diciamo … un po’ meno convenzionale. Uno di quegli spostamenti in grado di farci risparmiare molto tempo. Ho sentito bene oppure mi sono sbagliato?”
Ovviamente Kail gli fece notare che il tempo davvero stringeva parecchio: due mesi o poco più per raggiungere la Torre del Sommo Chierico, viaggiando solo con mezzi convenzionali, rappresentava una sfida ai limiti dell’impossibile. Quindi sarebbero stati più che felici di utilizzare qualunque cosa, convenzionale o meno, che avrebbe potuto fargli risparmiare tempo prezioso.
“Non conosco ancora i dettagli del vostro piano, se ne avete uno … e del viaggio che dovremo affrontare insieme. So solo che devo seguirvi, perché solo voi potrete accompagnarmi alla “sacra forgia”, visto che Silvara sarà occupata da un’altra parte. Tuttavia se me ne parlaste, forse potrei offrire qualche consiglio e qualche soluzione”.
I nostri eroi si guardarono per un momento intenso, poi Kail aprì lo zaino e mostrò a Theros i luoghi sulla mappa che avrebbero dovuto raggiungere. Tuttavia, quando il gigantesco fabbro spiegò cosa aveva in mente e quale fosse il mezzo con cui avrebbe potuto portarli oltre al monte Nonimporta e direttamente al Tempio di Mishakal, il mezzelfo non fu più tanto sicuro di volerlo utilizzare.