Un forte brusio si levò prepotente dalla sala: l’ammissione di colpevolezza di Stuard aveva scosso e non poco l’ambiente.
“Silenzio, prego. Chiedo sia messa agli atti la risposta del candidato. Voi intanto potete uscire, Stuard Uth Breannar, mentre il consiglio si ritira per stabilire se ci sono le condizioni per farvi diventare cavaliere. In questo caso, sarete avvertito come gli altri entro 24 ore e sarete immediatamente arrestato in attesa di giudizio per una esecuzione che,purtroppo, sarà…”.
Lord Gunthar si era morso un labbro nello sforzo di rispettare la procedura, ma il modo un po’ troppo sommario e superficiale del suo collega nel risolvere questa delicata situazione, che riguardava la vita di un uomo, alla fine l’avevano fatto tracollare.
“Scusate Lord Crownguard, ma questa volta sono io a dovervi interrompere. Ritengo davvero sia necessario farlo, perché nessuno, né voi e né io, ha ancora fatto la domanda principale all’accusato: perché ha scelto questa strada e non quella da noi proposta quattro mesi fa? E’ innegabile che abbia disubbidito agli ordini ricevuti, ma forse esistono delle attenuanti in merito. Dei motivi che noi non conosciamo che l’hanno spinto a seguire questa strada. Dubito che Stuard, membro di una stimata famiglia di cavalieri, sia uscito improvvisamente di senno.”
Lord Crownguard soffocò con grande difficoltà un fastidio improvviso che aveva sentito salire su dalle viscere. Guardò Uth Wistan come se fosse un bambino che stava facendo i capricci e disse:
“Come ho già detto, Lord Gunthar, non desidero mandare a morire nessuno, ma voi comprendete che la disciplina nell’ordine dei cavalieri vada sempre curata e rispettata, così come va sempre seguita la catena di comando. L’accusato è stato avvertito dei rischi nel prendere i voti da “Cavaliere della Corona” e ha appena ammesso la sua colpa. Che c’è da ascoltare?”
Lord Gunthar si trovò a stringere la mano guantata fino a sbiancare le nocche: era ad un passo dal fare qualcosa di cui in seguito si sarebbe pentito amaramente. Tuttavia, mentre il suo collega si era girato con noncuranza e stava nuovamente per dare l’ordine di interromper l’udienza, si tirò su e ad alta voce esclamò:
“Come Gran Maestro della Rosa, pretendo che l’accusato, Stuard Uth Breannar venga ascoltato. Non ho intenzione di esercitare la mia autorità, conoscete bene il rispetto che ho per voi Lord Crownguard, ma l'uomo che avete davanti non è ancora formalmente un cavaliere e la sua missione non è stata una bravata di un ragazzo scapestrato che voleva dimostrare a noi e alla sua famiglia il suo valore. Le persone con cui si accompagna sono esperti alleati di casate importanti, che hanno offerto un grande servigio negli ultimi anni, come spie dei nostri nemici: è grazie a Kail Uth Modhi infatti che abbiamo appreso alcune importanti informazioni sui draconici e c’è addirittura chi mormora che la ragazza sia stata benedetta da Paladine in persona. Penso siano elementi sufficienti perlomeno per ascoltare una sua dichiarazione sotto giuramento. Poi avremo un quadro più completo per giudicare le sue azioni. Vorrei inoltre che i suoi compagni lo affiancassero qui davanti, ed eventualmente lo aiutassero ad esporre adeguatamente i fatti, così che noi potessimo infine comprenderli davvero.”
Gunthar fece segno a due cavalieri di disporre due sedie accanto a Stuard e i suoi amici ovviamente non tardarono ad affiancarlo e ad affrontare anche questa battaglia insieme. Lord Crownguard ribolliva internamente di rabbia, ma dopo aver osservato il bieco cipiglio del suo collega, che ben conosceva quando si fissava sulle cose, si mise a sedere e fece segno a Gunthar che avrebbe accettato queste condizioni prima di emettere una sentenza. Lord Gunthar annuì soddisfatto, poi si voltò verso Stuard e disse:
“Stuard Uth Breannar, spero siate a conoscenza della gravità della situazione. La procedura corretta per questo genere di situazioni sarebbe tutt’altra, ma questo è un momento particolare e il tempo stringe. Vorremmo ascoltare la vostra versione dei fatti prima di prendere una decisione che condizionerà inevitabilmente la vostra vita: vorreste spiegarci prima di tutto il perché siamo arrivati a questo?”
Lord Gunthar fece un segno plateale con le mani, riferendosi inequivocabilmente al processo a suo carico e questa terribile situazione in cui si era cacciato. Tuttavia Stuard si schiarì la gola senza paura e iniziò a parlare.
Ricordò l’allora precaria situazione delle truppe a sud della Solamnia e la mancanza soprattutto di uomini qualificati che in quel momento potevano occuparsi di questa missione. Sottolineò quanto le parole di Estellen circa il suo “sacro compito” fossero state sottovalutate e di come nessuno le avesse prese abbastanza sul serio da sospendere i propri imminenti impegni al fronte per attraversare mezzo mondo ed approdare a Silvanesti. Inoltre chi altri avrebbe potuto andare se non lui? Lei era la sua migliore amica, ed aveva chiesto il suo aiuto e lui non l’avrebbe certo abbandonata alla sua ordalia da sola. Inoltre, uno dei motivi per cui suo nonno Gerald si era rifiutato di assegnargli quella missione era che “non voleva perderlo” e questo lui lo trovava semplicemente assurdo, soprattutto per un uomo che avrebbe dovuto diventare cavaliere dopo pochi mesi. Tutte queste cose l’avevano spinto a decidere per questa soluzione. Che altro poteva fare?
Lord Gunthar sorrise, schioccò le labbra e rispose immediatamente:
“Avresti potuto obbedire, Stuard. Tuttavia c’è un dettaglio nel tuo racconto che mi incuriosisce molto…”
Questa volta il Gran Maestro della Rosa guardò in direzione di Estellen.
“Sembrerebbe dunque, dalle parole del vostro amico, che siete stata voi la causa della sua negligenza. Scusate se sono così diretto, mia signora, ma perché avete deciso di coinvolgerlo in questa… vostra missione?”
Estellen spiegò al cavaliere che non si trattava della ”sua missione”, ma del compito che Paladine le aveva ordinato di svolgere per conto suo. Il suo amico l’aveva seguita per proteggerla, ma lei era certa che l’aveva fatto anche perché “sentiva” che stava dicendo la verità, che non mentiva affatto.
“Quindi confermate, mia signora, che la vostra è stata una “missione… sacra”? Voluta da Paladine stesso?”
Balbettò un impacciato Uth Wistan, incredulo. Estellen ovviamente annuì. Vedendo che Lord Gunthar si era ammutolito, Lord Crownguard, esasperato, prese la parola e disse:
“Con tutto il rispetto Lord Gunthar, sarei un po’ stanco di ascoltare simili stranezze su una persona che è poco più di una ragazzina. Poteri divini, portavoce di Paladine. Vi prego. Gli dei sono scomparsi secoli fa e noi siamo soli in questa guerra. Dobbiamo far rispettare le nostre leggi o sarà la fine… capisco il vostro attaccamento a questo ragazzo, ma seriamente, abbiamo una guerra da organizzare. Basta perdere tempo!”
Estellen rispose un po’ piccata alle frasi quasi ingiuriose del Sommo Giudice e cercò di spiegargli, invano, quanto lei non poteva certo inculcare con la forza la fede nei loro cuori, ciononostante aveva detto la verità: era davvero la portavoce del verbo di Paladine e ciò che aveva fatto negli ultimi mesi rappresentava solamente la sua volontà e nulla di più. Lord Crownguard le sorrise in maniera volutamente derisoria e questa volta anche Lord Gunthar si era posto in maniera un po’ diffidente innanzi alle sue parole.
“Su questo devo dare ragione a Lord Crownguard, mia signora. O ci portate una prova concreta di quanto asserite, oppure le vostre rimangono solo vuote parole. Dimostrate la vostra natura, milady Estellen, se è vero ciò che dite.”
La dama bianca guardò negli occhi i suoi amici prima di alzarsi e andare incontro ai due cavalieri, seduti dietro ai loro pomposi scranni. Negli occhi di Kail e Stuard lei lesse la supplica nel non fare nulla di avventato, poiché Fizban era stato molto chiaro: le persone non erano pronte ancora al ritorno degli antichi dei e ai chierici sacri che portavano il loro verbo alle masse. Per fortuna di tutti, Estellen seguì il loro silenzioso consiglio, agendo con più cautela. Sussurrò alla corte che avrebbe mostrato loro questa prova che le avevano chiesto, ma prima avrebbero dovuto far uscire tutti dalla stanza, a parte il più ristretto nucleo possibile dei membri del consiglio dei cavalieri. Ovviamente Lord Kerwin si oppose a questa violazione della Misura, ma Lord Gunthar gli rispose così:
“Lord Crownguard, direi che questo è un punto importante da capire. Se la ragazza dice la verità e Paladine è davvero con noi, qui, adesso, in questa stessa stanza, potremmo davvero avere un’arma in più per vincere la guerra!”.
Lord Kerwin aveva provato a blaterare qualcosa contro questa folle decisione, ma Gunthar si mostrò irremovibile. Uth Wistan fece dunque sfollare l’aula, permettendo di rimanere solo ai membri più alti in grado delle principali casate alleate di tutti e due gli schieramenti. Perfino Ulther, Theodor e Sturm stavano uscendo, ma Stuard chiese ed ottenne il permesso di farli rimanere e di rendersi conto di persona di quanto Estellen avesse affermato pochi secondi prima. Avrebbero finalmente visto perché lui non aveva potuto dirle di no.
Poi Estellen si sfilò il guanto e la luce di Paladine si diffuse libera e potente nella stanza, penetrando attraverso i soffitti e i muri e mostrandosi a quelli che erano puri di cuore. Senza veli, né barriere. Lord Gunthar si alzò lentamente dallo scranno, gli occhi permeati di abbagliante luce divina. Il grande cavaliere sorrideva, ma non sapeva bene il perché. Sentiva solo il cuore ricolmo di gioia e di speranza. Lord Crownguard invece guardava lui e alcuni dei presenti un po’ contrito, come se cercasse di capire qualcosa che evidentemente gli stava sfuggendo di quella situazione.
Estellen si rese conto subito che il vecchio cavaliere non aveva visto la luce di Paladine, ma solo un fulgore magico senza sacralità. Il suo cuore si era chiuso da troppo tempo alla fede, ed era terribilmente triste per lei rendersi conto quale orrenda solitudine dovessero provare, lui e gli altri, a non riuscire più a scorgere la natura divina che si era appena manifestata davanti ai loro occhi.
“Quale trucco è mai questo? Quale strana magia avete evocato in questa stanza?”
Sentenziò Lord Kerwin, cercando disperatamente un appiglio razionale al fenomeno soprannaturale cui aveva appena assistito.
“Davvero Lord Crownguard non avete visto la luce del Drago di Platino in questa stanza?”
Domandò Lord Gunthar, sinceramente incuriosito e non certo per schernire il collega.
“Onestamente, vedo solo un bagliore provenire dal braccio della ragazza. Qualunque mago o alchimista potrebbe essere in grado di…”
L’anziano cavaliere cercava di riprendere in mano la situazione, comprensibilmente sfilacciata dallo svolgimento degli eventi, ma Lord Gunthar lo interruppe un’altra volta, questa volta scendendo dalla pedana, sotto lo sguardo attonito di tutti i presenti e raggiungendo Estellen che ancora muoveva lentamente davanti a lei il suo braccio luminoso.
“Voglio sapere in quanti riescono a vederlo? Solo io lo vedo? Rispondetemi!”
Lord Gunthar aveva urlato in faccia ai cavalieri di dargli una conferma di quanto stava assistendo e subito alcuni di loro alzarono timidamente una mano. Tra questi c’erano Sir Ulther, Sir Theodor, Sir Marcus, Lord Astarte, Lord Uth Hadar e altri due cavalieri che Stuard non conosceva, ma che sapeva appartenessero a casate amiche di entrambi, sia di Lord Gunthar che di Lord Kerwin. Anche Sturm Brightblade alzò la mano e questo fu un dettaglio che Uth Wistan non dimenticò. Annuendo gravemente, lo sguardo fiero e pieno di orgoglio, il capo dell’Ordine della Rosa stava per aggiungere un commento importante, ma il suo collega dietro di lui lo anticipò.
“Lord Gunthar, state per ricoprirvi di ridicolo. Il vostro becero tentativo e quello dei suoi amici e famigliari, di salvare la vita del giovane Uth Breannar è davvero patetico, per favore tornate in voi e chiudiamo questa farsa! Subito!”
Assottigliando pericolosamente gli occhi, Uth Wistan si voltò verso di lui e replicò truce:
“State forse insinuando che io stia mentendo? Attento a come mi parlate. Vi assicuro che non sto fingendo, né recitando alcun copione per salvare la sua vita! Vi sto dicendo di aver assistito ad un antico, vero miracolo: la presenza di Paladine, qui, insieme a noi. Ho visto il suo sorriso benevolo su di me e francamente questo va ben oltre la vita del giovane Stuard o la mia o la vostra, Lord Crownguard.”
Dopo queste definitive parole, nessuno osò aggiungere nulla e Lord Gunthar tornò finalmente a sedere dietro al suo grande scranno, che gli parve adesso così piccolo di fronte all’immensità di ciò che aveva appena riempito il suo cuore. Estellen tornò nel frattempo ad indossare di nuovo il suo lungo guanto, sperando che il suo promesso Ulther, seduto dietro di lei, non avesse adesso paura di amarla, ora che gli aveva mostrato la sua vera natura. Le successive parole di Lord Gunthar tardarono qualche secondo prima di essere pronunciate, segno che egli era stato molto provato da questa esperienza. Alla fine però giunsero potenti e come al solito tagliarono in due quel processo.
“Dopo quello che ho appena visto in questa stanza, non posso che prendere molto seriamente le parole di Lady Estellen. Pertanto esiste una sola soluzione a questo dilemma. Come dice la Misura: qualunque impresa epica, che sia sospinta da un movente giusto, deve essere considerata valida come prova per sostenere il “Giuramento”. Se poi questa ordalia ha come principio scaturente uno sfondo sacro, come in questo caso, il candidato non solo deve essere accettato come cavaliere, ma anche come paladino, accordandogli oneri ed onori di un cavaliere della spada. Il cui principio cardine non è più l’obbedienza cieca al cavalierato, ma soltanto alla volontà del dio che serve.”
La maggior parte dei cavalieri presenti nella stanza guardarono il Gran Maestro della Rosa profondamente allibiti: uno di questi ovviamente era Lord Crownguard.
“Pensateci bene, Stuard: essere un paladino vuol dire dedicare la propria vita per la difesa dei valori e degli obiettivi del dio che guiderà la vostra spada. Non è scelta da poco, solo i più puri intraprendono questa via, ma è anche la strada che vi renderà più indipendente, più libero. Oltre che darvi la possibilità di veder derubricate le accuse contro di voi.”
Il vecchio cavaliere, quasi schiumando per l’indignazione e la rabbia puntò un dito accusatore verso Lord Gunthar, gridando spazientito:
“Adesso basta, ho sentito davvero troppo. Un cavaliere della spada? Sono decenni che se ne sono perse le tracce di simili guerrieri sacri. E quello lì non è un guerriero sacro. E voi… milady… se siete davvero ciò che dite di essere, dimostratelo. Altrimenti vi chiedo di uscire da questa stanza, immediatamente: i maghi e gli stregoni non sono ben visti qui!”
Stuard, visibilmente irritato da quell’aspro commento, fece notare al vecchio cavaliere che Estellen aveva già abbondantemente dimostrato di essere chi asseriva di essere e non era certo colpa sua se alcuni in quella stanza non riuscivano a scorgere la sua vera natura. Perfino Kail si appellò al giudizio di Lord Astarte, in particolare quando il cavaliere aveva trovato la piccola Estellen, miracolosamente ed improvvisamente comparsa dal nulla nel tempio di Paladine sotto al suo maniero. Tuttavia Estellen non si fece convincere questa volta dalla linea diplomatica dei suoi amici: era stufa di quel cavaliere così rattrappito spiritualmente: anche se aveva pena per lui non poteva permettergli simili, impertinenti affronti. Afferrando con la sinistra il suo simbolo sacro, se lo sfilò dal collo e lo tenne alto davanti a sé. Poi chiuse gli occhi recitando una soffusa preghiera a Paladine. Dopo qualche secondo il nome del Drago di Platino rimbombava nella stanza, rimbalzando come una palla di ferro sulle pareti, finché la dama bianca iniziò a levitare, manifestando palesemente una strana energia azzurrina dagli occhi. Ammutolito ed attonito, Lord Crownguard crollò sul suo scranno, mentre accanto a lui Lord Gunthar aveva le lacrime agli occhi. A dire il vero, tutti i presenti si commossero dopo aver assistito a quello spettacolo incredibile e molti di essi avrebbero giurato, ore dopo, che alcuni malanni di cui soffrivano da parecchio tempo, erano misticamente spariti.
“Non penso sia opportuno aggiungere qualcosa alla vista di un tale miracolo. Stuard Uth Breannar, potete scegliere l’ordine della corona o l’ordine della spada: la Misura vi da il diritto di decidere la carriera che più sentite vostra. Cosa decidete a riguardo dunque?”
Ovviamente Stuard scelse la via della spada, ma non solo per aver salva la vita. Come paladino poteva infatti muoversi più agilmente attraverso i vincoli della Misura e procurare quei cambiamenti che tanto desiderava apportare al cavalierato. Quindi Lord Gunthar annuì ed aggiunse:
“Ci ritiriamo dunque per deliberare e i risultati saranno messi a vostra disposizione il prima possibile, considerando i prossimi, gravosi impegni. Chiedo a tutti i presenti un atteggiamento di riservatezza su quanto visto qui oggi. Le persone non sono ancora pronte per simili rivelazioni, ma custodite nel vostro cuore ciò a cui avete assistito perché è un dono irripetibile. Grazie.”
Concluse il grande cavaliere, stremato.
“Ah Stuard. Non sparire prima dell’investitura. Devi prima essere nominato con questo titolo. Mi raccomando.”
Così terminò la cerimonia per l’investitura di Stuard, che, grazie all’aiuto dei suoi amici e del Gran Maestro della Rosa, riuscì a trasformare un “Giuramento” con poche speranze di successo, in una incredibile opportunità per sé stesso e la sua casata. Sturm Brightblade aveva avuto ragione: quando si era nel giusto, non bisognava arrendersi mai!