I nostri eroi non erano abituati a dormire durante il pomeriggio, ma erano talmente stanchi che letteralmente crollarono nel momento stesso in cui misero piede nelle loro stanze.
Estellen, forse per la prima volta dopo mesi, riuscì a riposare in maniera serena e pacifica, ma i suoi due amici non poterono affermare lo stesso. Infatti sia Kail che Stuard fecero entrambi dei sogni strani, che assomigliavano più a delle confuse premonizioni in verità, come se fosse stato aperto per loro un piccolo scorcio sul futuro, che in parte li rincuorò e in parte però li mise in profonda agitazione.
Stuard visse, nella prima parte del sogno, un’esperienza simile a quella che aveva avuto quando aveva viaggiato con Deneva: sentiva l’aria che gli sferzava il volto e il freddo pungente che gli gelava le ossa e un odore forte, acre e salmastro, che gli aveva invaso le narici. Tutto intorno a lui era buio però, come se l’unico dei cinque sensi che gli fosse intercesso fosse la vista.
Quando “il suo viaggio” terminò, poteva sentire con chiarezza gli uccelli marini starnazzare attorno a lui e il pungente odore di salsedine che qui si era fatto ancor più prepotente. Tuttavia non percepì la presenza umana nelle vicinanze: il luogo quindi doveva essere incontaminato.
Poi una voce esplose nella sua mente, come un eco lontano.
“So che avresti bisogno di me in questo momento, mio cavaliere, ma non potrò aiutarti nei prossimi mesi. Fino all’arrivo della primavera infatti, io e alcuni dei miei fratelli e sorelle saremo impegnati a combattere da un’altra parte, a difendere il nido. Saremo i baluardi a difesa del futuro. Sarai solo quindi, ma non temere: la speranza sta rifiorendo su questo stanco mondo e quando sarà il momento, saremo pronti. Ti chiedo solo di resistere. Resistere fino al calare dell’inverno. Poi saremo di nuovo insieme e non ci lasceremo più. Te lo prometto.”
Queste potenti parole scossero non poco l’animo di Stuard che si agitava nel sonno. Gli diedero forza e speranza per il futuro.
Tuttavia il sogno non terminò così, ma con una tremenda consapevolezza, infusa da una voce che era poco più di un bisbiglio, ed era stata la stessa che aveva condotto da lui quella inconfondibile di Deneva.
Questa consapevolezza riguardava Estellen ed il suo futuro.
Stuard non l’aveva mai vista così felice come in queste ultime ore, ma c’era qualcosa in questa sua esperienza onirica, che lo stava avvertendo che la posizione della sua amica era molto pericolosa. La dama bianca si stava infatti chiudendo alla sua vera natura e questo avrebbe potuto avere conseguenze terribili per la sua sacra missione.
Il cavaliere sapeva molto bene che Estellen non era una comune mortale. Non era nemmeno uno degli antichi chierici. Nessuno su Krynn, forse nemmeno lei sapeva chi fosse davvero e quali fossero le sue reali capacità, se mai si fosse spinta al limite.
La dama bianca era adesso combattuta tra la sua natura umana, piena di emozioni forti e in questo momento molto positive e quella divina, fatta di doveri spesso dolorosi. Era divisa tra la sua libertà di essere mortale e i suoi obblighi verso il mondo come essere divino e questo contrasto, quando il suo viaggio verso Paladine fosse arrivato a compimento, avrebbe potuto portarla ad abbandonare le sue spoglie mortali per tornare oltre la settima porta, perché qualcosa non andava più in lei. Questo lui pensava fosse il criptico messaggio contenuto in quel sussurro sbiascicato, ma era così strano che non poteva esserne del tutto certo.
Spaventato comunque da questa prospettiva, Stuard si tirò in piedi scoprendo che qualcuno stava bussando alla sua porta già da qualche secondo.
Kail si agitava nel letto, anche lui in preda ad un evento onirico anomalo. Solo che invece di essere presente con tutti gli altri sensi tranne che con la vista, poteva solo avvalersi di essa ma non fruire di nessun’altra percezione sensoriale.
Egli scrutava dall’alto, come un falco poco prima di calare sulla preda, una piccola nave mercantile solcare i mari, veloce e solitaria. Al timone di questa nave c’era il capitano Maquesta. Da questo dettaglio il mezzelfo dedusse che quella nave doveva essere la Perechon. Colpito dalla stranezza di quella visione, cercò di aguzzare meglio la vista e carpire qualche altro particolare interessante. In effetti ci mise poco a trovarne uno davvero appassionante, forse il più coinvolgente che avrebbe mai potuto scovare: sulla prua della nave c’era infatti la sua Eiliana! Lei ed altri elfi, stanchi ed affranti, erano sparsi sul ponte della Perechon, diretta ad un punto d’approdo preciso. Kail impiegò ogni oncia della sua volontà per scoprire quale fosse e con un colpo di pura fortuna, riuscì ad identificare un porto che lui aveva visitato circa tre anni prima, come tappa preliminare in uno dei suoi viaggi di ricognizione nell’Ergoth del sud. Si trattava di Pontigoth: una piccola cittadina portuale nella Baia di Morgash.
A Kail sembrò chiaro a quel punto che la vera destinazione della Perechon fosse Silvamori. I profughi elfi infatti, sarebbero sbarcati a Pontigoth e avrebbero raggiunto la colonia elfica nella foresta con pochi giorni di cammino. Non sarebbe stato facile aggirare le forze dei signori dei draghi che avevano occupato parte del territorio, ma Eiliana era brava e Kail non dubitava che sarebbe riuscita in questa impresa.
Il mezzelfo non fece in tempo a rallegrarsi per questo incredibile dono di aver rivisto l’elfa che gli aveva donato il suo cuore, che venne letteralmente strappato dal punto in cui si trovava per essere trasportato direttamente su un crinale, miglia e miglia lontano dalla Perechon. Lì vide una giovane donna, che indossava un’armatura da cavaliere di Solamnia, mentre osservava dabbasso un fiume di creature orrende: draconici, goblin e hobgoblin, stavano risalendo la china di un piccolo colle, per tentare l’assedio di un maniero che sorgeva sulla vetta dello stesso. All’inizio la visione non era ricca di particolari, ma quando la giovane donna si mosse, Kail notò che ella portava le insegne degli Uth Breannar! Aveva una brutta ferita sulla fronte e stava dando degli ordini che però lui non riuscì ad udire. Tuttavia, notando il suo sguardo cupo e determinato, il mezzelfo ritenne che, con molta probabilità, si trattava della sorella di Stuard, che lui non aveva mai avuto il piacere di incontrare di persona.
Kail non ebbe il tempo nemmeno di capire bene l’entità del pericolo di quella situazione, che fu di nuovo strappato dal contesto e trascinato in un altro, fortunatamente poco distante questa volta. Adesso si trovava dentro una’ampia camera, dove su un letto a baldacchino giaceva una persona anziana, gravemente ferita ad una spalla. C’erano delle persone che si stavano prendendo cura di lui, ma Kail aveva già visto ferite come quelle e l’età che aveva quell’uomo non lo avrebbe certamente aiutato. Abbassando lo sguardo, sapeva che non erano molte le possibilità che fosse sopravvissuto e se quello era davvero il vecchio Lord Gerald, sarebbe stato certamente molto doloroso per Stuard.
Si svegliò dunque di soprassalto e decise di andare immediatamente dal suo amico: il giovane cavaliere doveva apprendere queste cose prima del "Giuramento", poiché se fossero state vere, reali, come aveva il sospetto che fossero, poteva decidere cosa fare senza condizionamenti determinanti.
Estellen dormiva serenamente, quando un sussurro lontano le arrivò all’orecchio.
“Lindaara, sono AIlin. Svegliati. Non sono riuscita a contattarti, che ti sta succedendo? Ho avuto il comando di portarti delle istruzioni, ma non riuscendo a toccare la tua mente, ho fatto in un altro modo, per ora. Tuttavia la situazione si fa difficile e pericolosa per te. Riprenditi o non potrò più aiutarti!”
Estellen si alzò di scatto dal letto con il fiato corto e gli occhi sgranati. La serenità nel suo cuore, lasciò il posto all’angoscia. Angoscia per i suoi amici. Istintivamente era cosciente che erano stati coinvolti in qualcosa più grande di loro: una porta che si era aperta per lei ma che invece aveva tenuto chiusa con la forza, spalancando invece una voragine di emozioni e stress per le persone a lei care. Preoccupata, la dama bianca uscì a piedi nuda dalla stanza e si recò in quella di Stuard. Bussò una volta ed aprì, notando che il suo amico non era solo: Kail era con lui e i due sembravano aver visto un demone fuoriuscire dall’Abisso.
Il mezzelfo infatti era andato nelle stanze dell’amico e i due si erano più o meno raccontati le rispettive esperienze oniriche. Kail aveva per adesso evitato di riferire la parte del sogno che riguardava Eiliana e quando Estellen li aveva raggiunti, confermando ai suoi amici che non si trattava di semplice visioni o di strane esperienze oniriche, ma di fatti concreti che avevano un aspetto confuso solo perché avrebbero dovuto essere diretti a lei, i due non seppero se gioire o allarmarsi. Infatti la casa di Stuard era sotto assedio, nella Solamnia imperversava l’ala blu e i suoi terribili servi, ed Estellen stava attraversando un momento di difficoltà estrema.
Perplessi e preoccupati, i tre amici si sforzarono di rimanere lucidi e si imposero di non pensare ora a queste visioni troppo frammentarie e di concentrarsi solo sul da farsi. Sulla loro imminente, sacra missione con Theros Ironfeld.
Kail tirò fuori una mappa e suggerì che uno dei luoghi in cui passare si trovava molto vicino: poco oltre il Monte Nonimporta infatti, c’era un tempio di Mishakal e poteva essere quello il punto di partenza. Stuard invece suggerì che il luogo ove trovare “il Soffio di Paladine” poteva trovarsi nell’ergoth del sud: fece notare infatti che c’era una località conosciuta come Castle Eastwatch, che sembrava collegarsi perfettamente alle indicazioni di Fizban. Purtroppo però nessuno di loro riuscì a decifrare in quali punti sulla mappa potessero essere celati i due luoghi accennati dalla criptica profezia del pittoresco mago. “Magia” o “Battesimo”, aveva detto Fizban e in effetti era un po’ poco per riuscire ad estrapolare delle coordinate attendibili. Finché Estellen ebbe un’incredibile illuminazione: sull’isola di Crystine trovò infatti due luoghi interessanti: la torre di un mago e un mistico luogo denominato “battesimo di primavera”. Centro! Kail sorrise, affermando, e a ragione, che ognuno di loro aveva trovato una tappa diversa del loro prossimo cammino comune e che insieme erano davvero una squadra invincibile.
Egli quindi si propose di unire tutti i puntini, trovando una tabella di marcia che fosse più breve possibile. Il mezzelfo fece appena in tempo a realizzarla e a comunicarla ai suoi amici, che Sir Marcus, il padre di Stuard, fece irruzione nelle sue stanze.
Il cavaliere tranquillizzò tutti, dicendo agli amici di suo figlio che potevano rimanere, poiché lui era venuto solo a dare qualche informazione utile per il "Giuramento" di Stuard.
In poche parole riferì che Lord Gunthar e gli altri cavalieri di alto rango erano stati in riunione straordinaria tutto il pomeriggio, apportando alcune modifiche alla cerimonia del giorno dopo. Infatti, se avessero dovuto seguire la corretta procedura, tutti e 47 i candidati, avrebbero finito di essere fregiati del loro titolo non prima di tre o quattro giorni. Invece loro avevano trovato un modo di terminare l’investitura in una sola giornata. Ogni candidato infatti avrebbe avuto un solo “protettore” anziché due e un solo “Giudice” invece che tre, anche se il terzo era solo formale visto che riguardava “il Guerriero sacro”: “il Sommo Chierico”, capo dei "Cavalieri della Spada".
Sir Marcus spiegò che il problema sarebbe stato non tanto che Stuard fosse accettato nell’ordine dei "Cavalieri della Corona", anzi questo lo dava quasi per scontato. Era preoccupato per il fatto che, essendo stata formulata un’accusa di alto tradimento nei suoi confronti, se fosse poi risultato colpevole, la condanna per una simile trasgressione sarebbe stata la morte. I cavalieri della corona avevano infatti nell'obbedienza il loro principio cardine. Quindi, paradossalmente, la sua investitura a cavaliere avrebbe potuto rappresentare anche il suo epitaffio.
Ecco perché Sir Marcus domandò al figlio di pensarci bene prima di presentarsi davanti alla giuria. Ovviamente Lord Gunthar sarebbe stato dalla sua parte, ma Lord Crownguard non avrebbe certamente rinunciato alle accuse formulate contro di lui, altrimenti avrebbe perso credibilità e Sir Marcus ci avrebbe scommesso la vita che quel vecchio cavaliere pieno di sé non si sarebbe mai mosso di un millimetro dalla sua posizione di partenza, nonostante la situazione disperata in cui verteva la Solamnia e l’importanza di avere anche solo un cavaliere in più nelle proprie legioni.
Sir Marcus mise poi una mano sulla spalla di suo figlio e si congedò, lasciando i tre amici ammutoliti dentro la stanza.