II nostri eroi uscirono finalmente dalla radura quando le lune erano molto alte nel cielo.
Non era stato possibile seppellire i miseri resti di Sir Geremiah, pertanto avevano utilizzato delle pietre per coprire lo scempio che era stato fatto del suo corpo e sul piccolo tumulo era stato affisso un frammento di stoffa sopravvissuto con su ricamato il simbolo del suo casato, per ricordarne perlomeno la provenienza. Purtroppo, una volta finito il Concilio di Whitestone, nessuno che fosse passato di lì avrebbe saputo che quella era la tomba di Sir Geremiah. Nessuno avrebbe più ricordato il suo nome.
Kail aveva poi recuperato tutti i cavalli. Sul più grosso lui e Stuard avevano sistemato il cadavere del guerriero oscuro, mentre sugli altri due, Tholus e Sedun, venivano controllati a vista dal cavaliere che chiudeva la fila.
Il gruppo arrivò al guado a notte inoltrata, ed il riflesso biancastro e cremisi di Solinari e Lunitari creavano dei giochi di luce incredibilmente belli sulla superficie del Whitestone River. Kail alzò un braccio e decise di accamparsi vicino al corso del fiume, nei pressi di una grande roccia che sporgeva dal terreno.
Quando Stuard ed Estellen smontarono da cavallo e lo raggiunsero domandandogli perché si fossero fermati, egli spiegò che non sarebbe stato saggio portare dei prigionieri come quelli e un cadavere nel maniero di Lord Gunthar. Già la situazione era piuttosto esplosiva e agendo in questo modo avrebbero dato il via a domande pericolose e difficili da gestire, che avrebbero inasprito dei rapporti che già erano parecchio tesi e che non era certo il caso compromettere del tutto. Portare Tholus in manette avrebbe significato infatti indebolire ancora di più la posizione di Lord Gunthar, delegittimando definitivamente il suo migliore alleato Mar - Thasal, così come sbattere in carcere il principe Sedun avrebbe scatenato la reazione di suo padre, l’imperatore ergothiano Mir Kar – Thon.
Senza contare che avrebbero dovuto spiegare la presenza del cadavere di un guerriero oscuro a dorso di un cavallo! Un infiltrato all’interno del cavalierato, perfettamente addestrato, che avrebbe potuto uccidere tutti, o quasi tutti, i membri più importanti che avrebbero partecipato all'incontro del giorno dopo.
Infine avrebbero dovuto dare spiegazioni ad Alan Uth Hadar della morte del figlio, della sua orribile agonia e del suo ruolo attivo in questa cospirazione. No. Meglio fare in modo di portare Lord Gunthar da loro, meglio che se ne fosse occupato lui.
Già, ma come?
Tholus si offrì per rimanere a guardia di Sedun e a controllare i cavalli, ma il mezzelfo si oppose fermamente a questa sua proposta. Secondo Kail era assolutamente fuori luogo affidarsi a lui. Intanto Tholus poteva aver lavorato benissimo per il governatore di Gavin e non erano certo bastati i ringhi e le imprecazioni del maresciallo per convincerlo del contrario. Forse diceva la verità e avrebbe davvero guardato i cavalli e il prigioniero, ma non era più degno della sua fiducia. Stuard ed Estelln furono d’accordo con lui: sicuramente Tholus aveva desiderato soltanto salvare il suo signore e non mentiva quando si era offerto di aiutarli, ma le sue azioni erano state comunque riprovevoli, ed avevano portato alla morte almeno un uomo, anche se non del tutto innocente: il giovane servitore di Sir Derek, Martin.
Quindi il maresciallo era colpevole esattamente come il povero Sedun, che ciondolava con la bava alla bocca in un cantuccio dell’improvvisato accampamento.
Kail stava dunque già rimontando a cavallo per andare di persona al maniero, ma Estellen lo fermò, perché ebbe un’idea migliore.
Avrebbe chiesto a Quill di farlo per loro.
La dama bianca si fece dare da Stuard l’anello col sigillo di Lord Gunthar e lo legò con un pezzo di stoffa del suo abito ad una delle zampe della civetta. Poi gli bisbigliò qualche breve frase dai dolci toni e quello che avrebbe dovuto fare, quindi lo accarezzò e poi lo accompagnò verso l’alto, lasciandolo libero di volare nel cielo stellato. Kail la ringraziò di cuore: il mezzelfo era davvero sfinito e cavalcare fino al maniero per poi tornare all’accampamento, sarebbe stato un viaggio di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Si preoccupò dunque di togliere le selle ai cavalli e di suggerire ai suoi amici di dormire almeno un paio d’ore: il tempo che ci avrebbe messo il signore del maniero a raggiungerli, seguendo la civetta.
Estellen assecondò immediatamente il suo consiglio e anche Stuard ne approfittò per chiudere un po’ gli occhi. Kail invece rimase di guardia, ma per lui era diverso: aveva sangue elfico nelle vene e gli bastava stare fermo e meditare per riposare la mente ed il corpo.
Era notte fonda quando il cavallo di Lord Gunthar arrivò nel piccolo accampamento e il signore del maniero Uth Wsitan si unì tosto ai suoi amici attorno al fuoco.
Ascoltò il loro racconto con attenzione, la loro ricostruzione dei fatti, dall’effrazione di Paul DeGaulle fino all’agguato nella radura di poche ore prima. Ogni tanto Lord Gunthar guardava severo il maresciallo Tholus, che si ostinava a fissare caparbiamente il nulla davanti a sé, senza proferire parola. Quando il racconto scivolò su “Soffionero” e Lord Ariakas, il cavaliere impallidì. Spiegò che la presenza dei draghi cromatici era assai strana, poiché i draghi avevano fatto un patto dopo l’ultima guerra. Sarebbero rimasti neutrali, immersi in un sonno incantato. Invece solo i metallici, i draghi buoni, avevano rispettato questo accordo, mentre i figli di Takhisis si preparavano a dare l’assalto finale a Krynn, sistemando il terreno per l’avvento della regina delle tenebre su questo mondo. Le parole di Lord Gunthar erano tanto amare quanto seriamente preoccupate, ma dentro di esse era sempre contenuta una velata speranza, che dipendeva quasi interamente da questa alleanza tra i popoli liberi che si sarebbe stata sancita il giorno dopo.
Spogliandosi poi del pesante mantello che lo copriva dal freddo e mettendolo sulle spalle di Estellen, Gunthar andò al cavallo sul quale c’era ancora il cadavere del guerriero oscuro. Il cavaliere lo afferrò e lo trascinò a terra. Si intenerì un po’ quando lo guardò meglio: era così giovane. Eppure così letale. Gli tolse quindi la pesante ed inquietante armatura nera, ed iniziò a scavare una buca dove il terreno era più morbido. Stuard e Kail lo aiutarono a seppellire il corpo, ma non riuscirono a trattenere una serie di domande se ciò che stava facendo fosse davvero la cosa giusta.
Il signore del maniero ribadì che non poteva rischiare che si diffondessero notizie allarmanti su quanto potessero essere fragili le difese di un maniero dei cavalieri così importante. O quanto fosse facile infiltrarsi e sabotarne completamente le funzioni principali. Soprattutto se dietro c’era chi possedeva una riserva quasi illimitata di “mead”. Poteva scommetterci la vita che c’erano in giro cavalieri importanti e famosi e re ed imperatori attualmente sulla breccia, che avrebbero fatto qualunque cosa per averne la stessa quantità che era stata promessa al povero principe Sedun. Qualunque cosa significava davvero “qualunque cosa”, anche allearsi con il nemico!
Quando la fossa fu sufficientemente ampia da contenere il corpo di Lucas, uno dei più recenti servitori di Lord Gunthar, che trasalì quando lo riconobbe, i tre gettarono dentro il cadavere e iniziarono a ricoprirlo di terra. Mentre svolgevano questa macabra operazione, affrontarono insieme anche un piccolo scambio di opinioni su ciò che si sarebbe dovuto fare con i prigionieri. Per quel che riguardava Tholus, Lord Gunthar non aveva intenzione di cambiare strategia. Sarebbe stato processato e condannato probabilmente dallo stesso governatore di Gavin, cui sarebbe stato consegnato dopo il Concilio di Whitestone, ma non avrebbe reso debole il suo unico alleato certo, a ridosso di un evento così importante.
Stuard rimase sorpreso dall’atteggiamento del Gran Maestro della Rosa, poiché secondo la Misura, quello non era certo un comportamento onorevole. Gunthar sorrise all’obiezione del giovane cavaliere, ma spiegò che solo in tempi bui come quello era davvero possibile un rinnovamento delle vecchie istituzioni, rinascendo dalle ceneri di una guerra inevitabile, ma che avrebbe unito tutti in una causa comune. Il cavalierato stava cadendo a pezzi, nei termini di moralità e giustizia, ma era anche vero che chi sarebbe rimasto, i giovani come lui, avrebbero potuto ripartire non dalla Misura questa volta, ma dal Codice, dal senso etico che era il vero cuore dei cavalieri. La Misura li aveva protetti per un millennio, ma li aveva anche ammuffiti e indeboliti moralmente. Il Codice invece li avrebbe liberati, preparandoli per una nuova fase della loro esistenza, affermò con certezza il cavaliere della Rosa tornando a sedere accanto al fuoco. Era talmente convinto di questo, che la prima cosa che avrebbe fatto a guerra finita, sarebbe stata aprire all’addestramento delle donne! Conosceva personalmente donne coraggiose e valorose quanto gli uomini, se non di più. Sarebbe bastato addestrarle per rendere gli eserciti più numerosi, più forti e più compatti. Uniti nelle differenze.
Stuard rimase in silenzio, chiuso nei suoi pensieri, vicino ad Estellen che annuiva e sorrideva accanto al fuoco. Il mezzelfo era invece nervoso: non gli andava giù l’idea di non punire adeguatamente i cospiratori. Troppe persone erano morte, ed anche semplicemente rimandare il loro processo e le loro condanne, era una cosa che non riusciva proprio a tollerare. Era una questione di principio. Infatti Kail non aveva da proporre alternative valide alla decisione presa da Lord Gunthar e francamente nemmeno riteneva di avere l’autorità per poterne suggerire di diverse. Tuttavia l’idea di riportare il principe pazzo al proprio accampamento, fingendo che avesse perso il senno a causa del troppo uso del “mead”, gli faceva ribrezzo. Soprattutto perché proprio lui avrebbe dovuto dichiarare di avergli trovato addosso la piccola fiaschetta che ancora teneva in tasca: un inganno bello e buono! Non che non se lo fosse meritato: quell’uomo si era venduto al nemico, promettendo a “Soffionero” di ubbidire di nuovo agli ordini di Lord Ariakas, qualora se ne fosse presentata l’occasione. Eppure Lord Gunthar voleva restituirlo all’imperatore ergothiano, omettendo tutto quello che suo figlio aveva fatto per aiutare i cospiratori!
“Il bene dei molti è sempre più importante di quello dei pochi, Kail. Se un giorno diventerai un condottiero, capirai meglio queste parole.”
Affermò Lord Gunthar, per smorzare sul nascere il nervosismo crescente del mezzelfo.
“Lasceremo dunque la verità ai posteri, a noi ciò che deve esser fatto. Tra poche ore di deciderà il futuro di Krynn e non ho intenzione di partire in guerra senza l’esercito ergothiano al nostro fianco.”
Concluse quindi il signore del maniero Uth Wistan.
Quando Stuard gli raccontò la tragica fine di Sir Geremiah, Lord Gunthar gli rispose che se ne sarebbe occupato lui, sgravando di questo terribile onere i nostri eroi. Si fece consegnare il gioiello di famiglia e sospirò al pensiero di quanto avrebbe dovuto far male al suo vecchio amico Alan Uth Hadar.
Quindi il Gran Maestro della Rosa si alzò e diede l’ordine di scortare Tholus al maniero. Per adesso i nostri eroi avrebbero dovuto accompagnarlo in una stanza degli ospiti: nessuno doveva pensare che il maresciallo di Gavin fosse in realtà un prigioniero. Lui avrebbe riconsegnato invece Sedun agli ergothiani, spiegando che il principe aveva assunto una ricca dose di droga che l’aveva reso momentaneamente pazzo.
Quando il gruppo si mosse, la dama bianca pensò che nessuno, in mezzo a tutto questo marasma, aveva menzionato Justine: l’unica che aveva ottenuto il meglio da quella situazione, senza che nessuno se ne fosse nemmeno accorto.
Se esisteva un vincitore in questa vicenda, era senza dubbio lei.