L’uomo vestito di nero rimaneva fermo, immobile come la pietra. Solo i suoi occhi guizzavano sui presenti, soppesandoli uno ad uno, come facevano i rapaci prima di gettarsi a capofitto sulle loro prede.
Il principe Sedun iniziò a sudare e a smaniare: Kail riusciva a sentire la sua palpabile paura perfino da dietro il suo nascondiglio. Quando l’oscuro figuro iniziò a parlargli, nonostante usasse un tono pacato e calmo, quasi furono costretti a tapparsi le orecchie per il fastidio che le sue nefande parole provocavano: la sua voce infatti aveva lo stesso effetto che facevano le unghie di un gatto sopra un vetro.
“Il vostro comportamento generale è stato buono, signori. Ci sono stati errori, di cui il nostro signore non è stato contento, ma vi siete ripresi bene e alla fine avete portato a termine il piano. Domani, al Concilio di Whitestone, nessuno avrà l’autorità per reclamare per sé il Globo dei Draghi. Così, entro poco tempo, questo, diciamo … artefatto … cadrà nelle nostre mani e ci farà vincere la guerra …”.
Il tenebroso individuo parlava in maniera asettica, assolutamente priva di emozioni, ma quando provò a nominare il Globo dei Draghi, Estelln percepì che aveva esternato una punta di ribrezzo verso di esso. O forse di paura, la dama bianca non ne era troppo sicura.
Probabilmente esasperato da quella situazione fortemente emotiva, il principe ergothiano ebbe una reazione istintiva, un crollo nervoso e si rivolse a "Lui" in questo modo:
“Sono felice di aver aiutato, milord… ma dov’è la nostra ricompensa?”
L’uomo vestito di scuro spostò i suoi occhi terrificanti su di lui, mentre in un angolo il guerriero con l’armatura di Takhisis sfoderava lentamente la lunga spada d'acciaio temprato. Tuttavia “Egli” alzò la mano e lo fermò, prima che, lo zoppicante combattente, potesse sventolare il suo affilato spadone sul volto di Sedun. Il tenebroso soldato dai rossi capelli rinfoderò immediatamente l’arma e tornò al suo posto.
“Hai ragione. Ogni tanto mi capita di dimenticare la grettezza di voi umani. Il tuo dono è stato già preparato, solo che volevo essere io a consegnartelo. Con i ringraziamenti di Lord Ariakas in persona …”.
L’uomo vestito di nero fece un gesto con la mano e l’incantesimo che celava il prezioso dono per il principe ergothiano venne rivelato. Tuttavia tutti si aspettarono oro e gioielli, ma in un cantuccio, nei pressi dove erano stati sistemati i cavalli, apparvero come per magia tre piccole botti, che avrebbero potuto contenere più o meno cinque litri di vino l’una. Se all’interno invece ci fosse stato quello che Stuard immaginava, lì dentro non c’era la ricompensa di una bella bevuta con gli amici, ma l’equivalente per acquistare probabilmente tutta Vingaard Keep ed il suo seguito! Il principe rimase sbalordito: non aveva la forza nemmeno di ringraziare la generosità di quel dono immenso. Si recò titubante alle botti, temendo che esse fossero un miraggio, un’illusione, ma quando capì che erano vere e contenevano quello che sperava, crollò in ginocchio e le abbracciò tutte come figli. Ghignando maleficamente, il cupo incantatore si voltò poi verso Tholus e disse:
“Tu. Tu sei l’unico a sapere come andrà a finire qui, oggi. Eppure non hai paura. O meglio: non più di tanto. Pertanto il tuo desiderio verrà davvero esaudito. Hai la mia parola. Apprezzo sempre il coraggio, soprattutto quello dei miei nemici.”
Tholus digrignò i denti e serrò i pugni, tuttavia non si mosse. Era chiaro che stava facendo i conti con la sua coscienza, che lo spingeva a ribellarsi a quell’essere infame e tremendo.
Poi il nero figuro avanzò di un paio di passi verso Sir Geremiah, il quale quasi per istinto, allontanò da sé la sua amata Justine.
“Fai bene a temermi, Uth Hadar. Ad aver paura di me, poiché tu, sciocco cavaliere, insulsa parodia dei tuoi avi più impavidi, hai portato i nostri nemici qui da noi. Al nostro cospetto!”
Sir Geremiah si guardò attorno confuso, poi rispose:
“N - non è possibile, milord… s - sono stato molto attento. Nessuno poteva seguirmi, perché nessuno conosce i passaggi segreti del maniero! Ve lo giuro, dovete credermi!”
L’oscuro incantatore conficcò il suo sguardo ricolmo d’odio su di lui.
“Davvero? E se ti dicessi che ora, in questo preciso momento, ci sono ben tre paia d’occhi che ci stanno spiando? Saresti ancora così convinto di non avermi deluso?”
Sir Geremiah fece un passo indietro, proclamando la sua innocenza e la sua lealtà verso Lord Ariakas. Ma l’uomo nero gli ringhiò contro parole maledette, parole che facevano male alle orecchie. Poi i suoi occhi si tinsero di rosso e divennero fessurati come quelli dei serpenti. La sua bocca si spalancò sempre di più, mostrando denti affilati come cesoie. Poi si avvicinò di altri due passi e riversò su di lui un getto intenso di liquido verde, denso e sfrigolante.
Acido di Drago!
Sir Geremiah prese a contorcersi in preda a dolori lancinanti: il suo corpo si stava corrodendo, sotto gli occhi esterrefatti e terrorizzati dei presenti.
I nostri eroi, sentendosi smascherati, erano combattuti se intervenire o meno. Estellen fu tentata di precipitarsi sul corpo martoriato del giovane, che era già sfigurato e stava urlando per l’indicibile dolore, ma Kail la trattenne appena in tempo. Dopo qualche secondo, il puzzo di carne corrosa mista ad acido era diventato insopportabile e in breve tempo tutto ciò che era rimasto di Sir Geremiah fu un mucchio di miseri resti liquefatti, senza forma né volume.
Stuard assistette alla terribile sorte capitata al figlio di Lord Alan con bieco cipiglio. Il suo istinto di cavaliere fu quello di affrontare quell’abominio che rispondeva al nome di “Soffionero”, il drago d’ombra che li aveva risparmiati a Silvanesti, meno di dieci giorni prima. Tuttavia alla fine si era anche lui trattenuto. Non tanto perché avesse paura di “Lui”, ma perché fu incuriosito e allo stesso tempo atterrito dalla reazione che ebbe la sua amante Justine. La giovane infatti, all’inizio era rimasta agghiacciata dalla terribile fine che stava investendo Sir Geremiah, ma quando lui aveva proteso il braccio verso di lei, ben sapendo che non poteva ricevere alcun aiuto dalla sua amata, ma bramando solo la sua compassione, ella si era ritratta, guardandolo con sdegno e disprezzo senza fine. Con una freddezza disarmante si era poi sfilata dal collo il prezioso gioiello di famiglia, pegno del loro fidanzamento e l’aveva gettato in mezzo ai resti fumanti del suo ex - compagno. Quando si era girata in direzione dello scuro individuo, “Egli” la guardò con curiosità e anche un pizzico d’ammirazione. Schioccando le labbra "Soffionero" le domandò atono:
“E tu? Cosa vorresti da me, giovane donna, un premio dal valore incommensurabile o una morte atroce?”.
Gli occhi di ghiaccio di Justine incontrarono i suoi. Sogghignando spavaldamente la giovane sussurrò piano:
“Voglio solo servirvi, mio signore. Vorrei legare per sempre il mio destino al vostro.”
Visibilmente compiaciuto, “Soffionero” allungò una mano biancastra verso di lei. Justine acconsentì di cedere al suo tocco, ed infine afferrò la sua mano gelida, lasciandosi avvolgere dal suo abbraccio oscuro.
Stuard riprese il controllo di sé in quel preciso momento, ma i colpi di scena non erano ancora finiti: Tholus infatti, probabilmente vinto infine dal rimorso e dal senso di colpa, aveva estratto la sua spada, ed aveva preso a combattere ferocemente con il guerriero oscuro. Il giovane dai capelli rossi aveva un piede ancora dolorante, ma era stato benedetto dalla sua dea e il maresciallo di Gavin aveva ben poche possibilità di spuntarla contro di lui.
In un angolo, il principe Sedun, stava letteralmente strisciando per il terrore. L’orribile sorte toccata a Sir Geremiah, l’aveva scosso nel profondo. In qualche modo sapeva che non era affatto sicuro che sarebbe uscito vivo da quella situazione.
Nel frattempo, il giovane cavaliere dall’eburnea armatura riuscì a disarmare Tholus e ad inchiodarlo a terra. Teneva la spada sul mento del suo più anziano avversario, in attesa di un ordine definitivo di “Soffionero”. Stringendo a sé Justine e promettendole che l’avrebbe fatta diventare un potente cavaliere dei draghi, forse proprio il suo personale, il drago nero rivolse la sua potente voce in direzione del nascondiglio dove ancora erano rintanati i nostri eroi. Ponderando le parole, disse:
“Ebbene signori, questo è il vostro momento. Non intendo sfidarvi apertamente, rivelando a tutti la mia presenza. Questa cospirazione è stata concepita e svolta in tutta segretezza, quindi da parte mia me ne andrò silenzioso come sono arrivato. A meno che… a meno che voi non vogliate agire diversamente. In quel caso sarò ben felice di accontentarvi.”
Dopo quelle caustiche parole, i nostri eroi capirono di trovarsi ad un bivio: potevano rimanere nascosti ed aver salva la vita, fare dunque rapporto a Lord Gunthar e pianificare i prossimi passi della loro missione, che era arrivare alla torre del Sommo Chierico entro la prossima primavera. Oppure, qualora avessero voluto tentare di fermare “Soffionero”, salvare Tholus e prendere prigioniera Justine, sarebbero molto probabilmente tutti morti, ma avrebbero fatto certamente una fine onorevole, cercando di far prevalere la giustizia a tutti i costi.
Da spettatori passivi, Kail e i suoi amici, sarebbero divenuti nei prossimi secondi i protagonisti assoluti dell’epilogo di questa intricata e sanguinosa vicenda.