Estellen seguì con lo sguardo il suo Ulther mentre rientrava al maniero e contemporaneamente si aggrappava con forza a Kail, che aveva deciso di mantenere il cavallo ad un’andatura più veloce possibile.
Il mezzelfo aveva imboccato l’irto sentiero a nord, quello che passava per gli accampamenti degli alleati: una piccola salita di qualche decina di metri che poi si infilava nel fitto della foresta. Ben presto però sia lui che Stuard dovettero fermare i cavalli poiché avevano raggiunto la “radura del crocicchio”, quella in cui erano sbucati la prima volta che avevano messo piede nell’estesa tenuta di Lord Gunthar. Qui infatti le tracce si confondevano con molte altre e Kail dovette scendere per controllarle di persona.
Le lune erano alte nel cielo plumbeo: spuntavano e si nascondevano di continuo, non facilitando affatto questa sua ricerca. Tuttavia il mezzelfo era uno scout navigato e con un po’ di pazienza riuscì a ritrovare le orme del cavallo dei fuggitivi: piegavano verso sud - est e poi ancora verso sud. Velocemente risalì a cavallo e riprese il galoppo, seguito da presso dal cavaliere.
Sir Geremiah aveva seguito per alcune miglia il corso del fiume, poi era risalito attraverso il guado a nord del Whitestone River e lì Kail dovette fermarsi e scendere una seconda volta. Infatti qui il terreno era leggermente più duro del precedente e la visibilità sempre più scarsa, essendo a ridosso della foresta. Faceva molto freddo, sottolineato ogni secondo dai loro respiri nebulizzati. Perplesso, il mezzelfo si soffermò sulla macchia scura che aveva davanti. Certo, la carenza di luce influiva tanto sulla sua vista, ma c’era qualcos’altro. Una specie di cappa di oscurità, talmente palpabile, che sembrava smuovere le fronde degli alberi con la sua sola presenza. Come se dietro il normale buio della notte, si celasse un’oscurità ancor più profonda, latente e minacciosa.
Comunque, alla fine ritrovò le tracce del cavallo di Sir Geremiah e coraggiosamente riprese a guidare i suoi compagni in un complicato inseguimento.
Giunti in prossimità della macchia, le orme di zoccoli piegavano verso est, costeggiando gli alberi e finendo poco distante la radura sotto la quale c’era il dirupo che sicuramente ospitava ancora il cadavere del povero Martin. Tuttavia le tracce, ad un certo punto, lasciavano il piccolo budello fiancheggiante il fitto sottobosco e si infilavano direttamente dentro di esso, ma Kail guardò intensamente i suoi amici prima di seguirle da presso. I suoi occhi lievemente obliqui lanciavano messaggi drammaticamente eloquenti. Essi sembravano dire:
“Davvero vogliamo ficcarci in questo dannato guaio, praticamente disarmati e senza rinforzi?”
Nessuno ovviamente ebbe l’ardire di replicare a quella sua domanda silenziosa, ma tutti sapevano bene quale sarebbe dovuta essere la loro risposta.
Estellen era parecchio nervosa, soprattutto perché Quill si agitava continuamente sulla sua spalla, quasi volesse avvertirla di un terribile pericolo. Stuard aveva la bocca sigillata e gli occhi determinati di qualcuno che aveva preso quella decisione già prima di partire e che quindi, pericolo o non pericolo, non aveva alcuna scelta se non quella di andar avanti. Sospirando il mezzelfo spronò dunque il cavallo ad entrare, immergendosi in quella scura cappa che tutto avvolgeva.
Dopo qualche minuto però fu costretto a scendere da cavallo per la terza volta, perché le tracce sembravano all’improvviso sparite. Non si erano confuse con altre, perché questo sentiero non era certo molto utilizzato, visto che si inoltrava nelle profondità di una selva inesplorata e a ridosso del territorio roccioso che conduceva al monte Nonimporta. Kail provò e riprovò, ma ad un certo punto dovette arrendersi ed accettare la dura realtà: le tracce si erano volatilizzate, come se un oscuro sortilegio le avesse tolte dalla sua vista e da quella dei suoi amici!
Sconsolato, il mezzelfo si guardò intorno alla ricerca di un indizio, un dettaglio che mostrasse il passaggio di un cavallo, ma non trovò nulla, ed era chiaro che non sapesse cosa fare.
Allorché Estellen decise di affidarsi a Quill.
Non conosceva del tutto le sue capacità, ma in fondo era lì per aiutarla e doveva provarci per forza, altrimenti sarebbero dovuti tornare indietro con le pive nel sacco. La dama bianca afferrò la civetta bianca per le zampette e la depositò delicatamente sul suo braccio teso. Poi le bisbigliò qualche parola incomprensibile e indirizzò il rapace verso l’alto, verso le fronde degli alberi. La civetta volteggiò qualche secondo sulla zona, poi si poggiò su un ramo ad una decina di metri in direzione ovest. Estellen sorrise e invitò tutti a seguire il suo animale guida.
Quill ripeté quattro volte questa operazione. Tanto che Kail iniziò a domandarsi se fosse stato il caso affidarsi ad esso per svolgere un compito così delicato, ma presto il suo udito sensibile iniziò a captare dei suoni. Poi i suoni divennero voci e il mezzelfo comprese che oltre una macchia di cespugli ed alberi, c’era sicuramente qualcuno.
Tuttavia, oltre quel punto, Quill sembrava preferire di non andare. La civetta squittiva e muoveva le ali nervosamente, come se volesse avvertire di un pericolo enorme che già c’era o che stava per arrivare in quella piccola radura. Kail deglutì per la paura, ma alla fine decise di andare a controllare, così come i suoi due compagni.
Il mezzelfo, silenzioso come una pantera, arrivò in un punto dove la visuale era abbastanza chiara e qui riuscì a scorgere perfettamente tutti i presenti: tutti coloro che probabilmente erano invischiati nella cospirazione che li aveva tenuti in scacco per due giorni interi! Quindi Sir Geremiah e Justine non erano fuggiaschi, ma avevano risposto ad una chiamata da chi tirava i fili di questa elaborata congiura. Oltre a loro infatti c’erano: il principe ergothiano Sedun, che già sapevano fosse implicato, il maresciallo Tholus, con Stuard che si maledì per non averlo interrogato quando ne aveva avuto l’opportunità e un ragazzo alto e dai capelli corti e rossi, che indossava l’armatura nera dei cavalieri dei draghi!
Quel ragazzo Estellen se lo ricordava bene: era il giovane spaurito che si era fatto male alla caviglia e che avevano incontrato prima del tentativo di furto del Globo dei Draghi! Lei lo aveva curato e quando era successa l’effrazione di Paul Degaulle e del suo complice, nessuno aveva più pensato a lui, proprio perché la dama bianca aveva imposto il suo tocco guaritore sulla sua persona. Invece la sua preghiera a Paladine non aveva sortito alcun effetto, anzi probabilmente aveva peggiorato le cose alla sua slogatura, visto che quel giovane era votato a Takhisis!
Quindi era stato proprio lui il suo complice: quel famoso “milord”, che Paul aveva pronunciato quando si era trovato da solo nel corridoio, con Kail pronto a ghermirlo e a metterlo a terra: si riferiva a quel guerriero in armatura nera! Sir Geremiah doveva avergli mostrato il passaggio segreto e lui l’aveva sfruttato per fuggire e lasciare il povero Degaulle al suo triste destino. Se poi quel guerriero apparteneva alla cerchia personale di Ariakas, avevano anche scoperto chi aveva somministrato il “mead” agli sciocchi servitori di Sir Crownguard, desiderosi forse di accaparrarsi una fetta del bottino o di smettere di servire il loro arrogante padrone.
Il giovane era appoggiato con la schiena ad un albero e teneva le braccia incrociate e gli occhi chiusi. Sembrava stesse aspettando l’arrivo di qualcuno o qualcosa.
Quando Estellen inciampò per raggiungere il mezzelfo e condividere con lui quelle riflessioni, Stuard riuscì ad afferrarla per miracolo per la collottola, proprio nel momento in cui una feroce discussione era scoppiata tra i presenti. Fortunatamente, nessuno si accorse della loro presenza.
“Stolto! Tu e la tua amante avete rischiato di farci seguire! Ora osi criticare me, perché dici che sarà rischioso, per coprire la tua fuga, portare la mia ricompensa alle navi? Pensa agli affari tuoi Uth Hadar, perché tra poco avrai ben altri problemi: sarai ricco oltre misura certo, ma dovrai nasconderti per il resto della tua miserabile vita!”
Sir Geremiah aveva messo mano alla spada dopo quelle pesanti accuse da parte del principe ergothiano, ma il guerriero in armatura scura improvvisamente si destò e fece intendere chiaramente al cavaliere che l'uso delle armi non erano ammesse in quella radura, non finché “LUI” avesse deciso il contrario.
In un angolo, Tholus lo guardava di sottecchi, come se non gradisse quei toni e quelle velate minacce. Tuttavia il maresciallo di Gavin si trattenne dal reagire e Kail si domandò cosa poteva aver spinto quell’uomo, così tutto d’un pezzo, ad accettare di partecipare ad una cospirazione che aveva condotto a conseguenze tragiche come quelle capitate a Martin o a Paul. L’unica cosa che poteva in parte giustificare perché fosse sceso così in basso, era proteggere il suo signore MarThasal. Forse era stato proprio Tholus a lasciare il messaggio vicino al corpo di Martin, il cui contenuto aveva l'unica pretesa di screditare Lord Kerwin Crownguard, poiché in realtà era null’altro che un ennesimo depistaggio. Questo perché, da ciò che gli aveva raccontato Lord Gunthar, il Sommo Giudice dei cavalieri di Solamnia era colui che aveva partecipato in prima battuta alla decisione di esiliare Lord MarThasal, il suo signore, il suo amico. Forse da giovane il maresciallo era stato un cavaliere al suo servizio.
Alcuni pezzi del puzzle cominciavano finalmente a quadrare nella mente del mezzelfo.
Quando poi notò Sir Geremiah stringere Justine a sé, in un abbraccio che rendeva evidente il suo amore per lei, comprese anche perché le avesse regalato il ciondolo di famiglia. Il ciondolo di sua sorella. Purtroppo però, come fosse finito nelle sue mani, restava ancora un mistero.
Inoltre notò che la giovane si lasciava avvolgere nella sua stretta, ma dallo sguardo che aveva, non sembrava troppo presa dalla cosa. Almeno non come lui. Pareva anzi che l’ambiziosa Justine si fosse già stancata del suo successo e della ricchezza appena conquistata dal suo amante e ambisse a qualcosa di più. I suoi occhi di ghiaccio guizzavano intorno a lei come se cercasse qualcosa che alzasse ancora la posta in gioco, per la sua vita e per il suo futuro.
Ad un certo punto chiunque poté udire un fruscio violento tra le fronde degli alberi e un tonfo forte e sordo, che fece vibrare il terreno, come se un’imponente sequoia fosse improvvisamente caduta. Gli uccelli si sparpagliarono in cielo, creando delle macchie scure su Solinari, momentaneamente libera dal velo delle nubi.
Poi una strana sensazione di paura ed angoscia investì tutti i presenti.
Quill iniziò a squittire violentemente, sbattendo le ali disperato. La foresta stessa pareva impazzita, finché un uomo si manifestò, uscendo direttamente dall’oscuirtà, portando con sé un terrore così innaturale che attanagliò le viscere dei nostri eroi. Man mano che si avvicinava, il vento lo accompagnava, bisbigliando parole di morte e quando si fermò nella radura, scrutando ad uno ad uno i cospiratori, la follia sembrò aggredire le loro menti impallidite e sgomente.
Nessuno di loro osava muovere un muscolo, così come i nostri eroi, che deglutirono per il panico e si prepararono al peggio.