Giunti innanzi alla porta della sala da pranzo, i nostri eroi si guardarono per un secondo negli occhi un po’ perplessi se farlo fosse davvero una buona idea, ma poi bussarono e si annunciarono al padrone di casa. Dall’altra parte dell’uscio, una voce imperiosa li accolse e li invitò ad entrare.
La stanza era davvero ampia, ma pareva evidente che originariamente non avesse la funzione di ospitare dei commensali. Sembrava infatti più una sala concepita per l’intrattenimento degli ospiti, con lunghe credenze e comode poltrone posizionate davanti un rustico camino. Diverse fornite librerie erano state spostate e ricollocate intorno al perimetro della sala, per permettere ad un’estesa tavolata di ospitare centralmente fino ad una dozzina di persone che avessero voluto unirsi e condividere comodamente cibo e bevande.
Il vecchio Uth Hadar si alzò come segno di educazione e di rispetto dalla sua postazione a capotavola, ma palesando estrema difficoltà e sforzo, dimostrando a tutti quanto doloroso dovesse essere per lui sopportare tutti i giorni il peso del suo handicap. I nostri eroi presero posto vicino a lui, ed Estellen gli domandò immediatamente se poteva fare qualcosa per lenire il suo dolore, ma Lord Alan con garbo rifiutò per il momento, poiché la cena era stata già servita e sebbene il calore dei cibi fosse ben mantenuto da vassoi circolari, forniti di speciali coperchi in metallo, sarebbe stato meglio per tutti consumarla subito per gustarne meglio il sapore.
Prima di dare fuoco alle polveri, Kail registrò un dettaglio a cui lì per lì non diede particolare importanza, ma che più tardi risultò fondamentale per capire molte cose: il vecchio Uth Hadar aveva già mangiato qualcosa, dal momento che aveva un piccolo piatto davanti con parecchie briciole dentro. Avendo utilizzato un cucchiaio per gustare quella pietanza, probabilmente doveva trattarsi di un dolce. Quasi a commentare i suoi pensieri, l’anziano cavaliere iniziò col dire:
“Ahem, scusatemi signori se ho avuto l’ardire e l’indecenza di cedere ad un piccolo peccato di gola. Vedendo che stavate tardando, non ho resistito e mi sono concesso un pezzo di torta del cuoco personale di Gunthar, davvero un mago con i dolci!”
I nostri eroi si guardarono confusi. Il suo cuoco personale? Cioè quello che avevano trovato morto nella dispensa della cucina? Preoccupati, domandarono chi gli avesse servito quel cibo e Lord Alan rispose così:
“Da stamattina Gunthar ha stabilito che i cibi, destinati ai cavalieri di alto rango, venissero assaggiati e serviti dai paggi personali delle loro stesse casate. Non so quale sia il motivo che abbia portato quel ragazzo a questa decisione: sembra più strano ed evasivo del solito queste ultime ore… tuttavia, tornando alla domanda, è stato mio figlio in persona a portarmi questo dolce. Geremiah sa quanto apprezzi i dessert e per una volta ha voluto compiacermi, prima di tornare ai suoi affari ….”.
Dai pezzi che mancavano nella trama principale, Stuard non fu molto rassicurato da quella risposta: dubitava fortemente che il vecchio Uth Hadar fosse un cospiratore, anche se ancora non poteva escluderlo del tutto, ma certamente anche suo figlio Geremiah poteva essere benissimo implicato in questa vicenda. C’era più di un semplice sospetto su di lui, perché aveva le stesse conoscenze del padre, ma quarant’anni di meno. Comunque un po’ per la fame, un po’ per rispetto all’etichetta, il cavaliere preferì aspettare la fine della cena prima di iniziare con le domande.
Il cibo fu veramente ottimo e variegato. Inoltre sembrava che chi aveva apparecchiato sapesse già come si sarebbero disposti i commensali attorno al tavolo e nessuno dovette affannarsi a procurarselo, poiché ciascuno aveva già il suo vassoio personale davanti. Affermare che erano settimane che i nostri eroi non mangiavano così bene non era per niente un’esagerazione, per cui dopo un bicchiere di buon vino a fine pasto, tutti poterono affrontare l’interrogatorio nel migliore dei modi.
La prima domanda la fece Estellen e riguardava l’incidente che Uth Hadar aveva subito alla gamba:
“Eh si, una vera sfortuna. Purtroppo l’arto mi è stato amputato male dopo un brutto incidente durante una battuta di caccia, ma per fortuna adesso gli gnomi mi hanno aiutato: questa protesi è incredibile: riesco a muovere il piede come se fosse fatto di carne ed ossa. Sembrerebbe magia, se non sapessi che invece è frutto del genio di quei piccoletti!”
Forse era stato il vino, ma il vecchio cavaliere sembrava di ottimo umore, tanto che quello non pareva affatto un interrogatorio, quanto piuttosto una chiacchierata tra ospiti e padrone di casa.
Kail domandò per sua curiosità personale come funzionasse quella speciale protesi, ma Lord Alan rispose abbastanza evasivamente, come se non avesse capito con esattezza il suo meccanismo interno. Sapeva solo che doveva farla caricare due ore al giorno alla luce del sole e che, qualora avesse dovuto usarla, avrebbe dovuto indossarla come uno stivale, stringendo un anello di metallo attorno al moncherino sotto il ginocchio, finché la protesi non si fosse assestata per bene. Inoltre aggiunse che non poteva lasciarla collegata alla gamba per troppe ore: ad un certo punto il congegno diventava bollente e lui doveva sfilarlo immediatamente o si sarebbe fuso divenendo inservibile.
Parecchio perplessi sulla spiegazione del vecchio guerriero, ma assolutamente convinti del genio degli gnomi, Stuard pose la prima domanda fondamentale, chiedendo dove si trovasse la sera prima intorno alle dieci di sera.
“Mi trovavo nelle mie stanze ovviamente. Pioveva e faceva molto freddo e quando il tempo peggiora, il dolore diventa quasi insopportabile … quindi ho bisogno di assoluto riposo.”
Il giovane cavaliere si scusò dell’ardire della domanda successiva, ma spiegò che non poteva non chiedere se qualcuno potesse confermare questa sua ultima dichiarazione.
“Certamente, i servitori che lavorano su questo corridoio potranno confermare le mie parole, ma non capisco come potrebbe essere possibile che la casata più vicina a quella di Lord Gunthar sia quella più indiziata tra le presenti in questo maniero.”
A quel punto Kail si intromise nella conversazione, chiedendo quali altre casate erano vicine agli Uth Wistan allo stesso modo degli Uth Hadar e la risposta di Lord Alan non tardò ad arrivare.
“Beh, ci sono gli Uth Hellas, gli Ironshield, gli Uth Denarth… solo per citarne alcune…”
Grattandosi il mento con fare pensoso, il mezzelfo rivelò al cavaliere finalmente la precisa dinamica dei fatti che li avevano condotti da lui. Gli parlò dell’effrazione, dei quattro omicidi, del bottone e soprattutto di Justine. Il vecchio guerriero rimase senza parole. Quali barbari crimini avevano infangato il buon nome degli Uth Wistan!
Il punto che comunque incuriosì di più l’anziano cavaliere fu quando il mezzelfo gli domandò se era a conoscenza dei passaggi segreti nel castello di Lord Gunthar.
“Si, ovviamente ne conosco alcuni, non tutti certo, ma alcuni. Perché però mi fate questa domanda?”
Rispose interessato Lord Alan, unendo le mani sul tavolo.
Alla successiva domanda di Kail, capì finalmente perché lui era diventato il maggiore indiziato di questa cospirazione. Infatti il mezzelfo gli domandò in quanti fossero a conoscenza di codesti passaggi invisibili tra le intercapedini del maniero.
“Uhm, non credo che le altre casate siano a conoscenza di tali… scorciatoie… ma potrei sbagliarmi.”
Il mezzelfo incalzò ancor di più il vecchio cavaliere, domandando in quanti realisticamente potrebbero conoscerli, Lord Gunthar a parte.
“Beh, io sicuramente e forse mio figlio Geremiah…”
Centrato il punto!
Estellen allora si unì alla discussione chiedendo dove fosse suo figlio adesso.
“Non è al maniero al momento, è in ritiro in preghiera alla cappella di Kiri – Jolith.”
Rispose Uth Hadar a questo punto un po’ confuso.
Vedendolo smarrito e perso nei suoi pensieri, forse perché aveva indovinato dove i suoi interlocutori volessero arrivare, la dama bianca sviò il discorso su Justine. Gli chiese come l’aveva conosciuta e quali fossero i suoi rapporti con lei. Scoprendo che Lord Alan aveva con lei esclusivamente rapporti professionali, gli parlò del ciondolo della sua famiglia che lei aveva al collo.
Il vecchio guerriero trasecolò.
Quando Kail intervenne nel loro dialogo, diventato serrato ma senza centrare il punto, riportando cosa avesse detto Justine sul suo conto, che l’aveva obbligata a rubare il bottone di Gustave e minacciata di farla licenziare se avesse spifferato la verità e che aveva affermato inoltre che il gioiello della sua casata le era stato donato da lui in persona per i suoi servigi, non sapeva se ridere o piangere. Intanto dichiarò che quel monile, insieme al suo gemello, si trovavano al collo delle sue due figlie maggiori a mezzo mondo di distanza e che quindi era impossibile che potesse averne lei uno dei due, poi ribadì con forza che tutto quello che aveva asserito sul suo conto erano solo vili calunnie.
Sbracciando vistosamente in preda all’ira e alla costernazione, il vecchio cavaliere iniziò a tossire con violenza e prontamente Kail gli versò un bicchiere d’acqua invitandolo a rimanere calmo, pensando che la tensione nervosa gli avesse tirato un brutto scherzo. Quando però continuò a dimenarsi come se gli mancasse l’aria, crollando alla fine per terra, capì che quello non era uno sfogo nervoso, ma l'anticamera di qualcos’altro molto più terribile.
L’anziano cavaliere era stato sicuramente avvelenato!
Kail cercava di tenergli al testa sollevata, di farlo respirare, ma capì a quel punto che solo Estellen poteva salvarlo. Tuttavia quando si girò, vedendo che Stuard la stava nel frattempo soccorrendo, visto che era improvvisamente svenuta sul tavolo, capì che le cose si stavano mettendo davvero male.
Il mezzelfo urlò a Stuard di scuotere la compagna, di fare qualunque cosa per renderla cosciente subito, perché Lord Alan stava morendo, avvelenato con lo stesso maledetto intruglio che aveva ucciso Paul Degaulle!
Il cavaliere intuì subito che fortunatamente la sua amica non era stata avvelenata, ma solamente addormentata con qualche potente sonnifero, tuttavia entrò nel panico perché non riusciva a farla riprendere. Kail gli gridò di usare l’aceto, anche a costo di farglielo ingerire con la forza. Stuard fece come gli era stato ordinato, ed in effetti Estellen ebbe una visibile reazione, ma non abbastanza forte da scuoterla e rimetterla in piedi.
In un angolo Quill sbatteva le ali e squittiva, quasi volesse spronare la sua padrona a svegliarsi e salvare il vecchio guerriero.
Il suo amico cavaliere la teneva dritta, cercando di sorreggerla, ma la dama bianca vedeva tutto sfocato e sentiva i suoni attorno a lei ovattati, attutiti. Bisbigliò dunque a Stuard di toglierle il guanto, rivelando così il suo braccio di luce e di accompagnarla dal moribondo Uth Hadar.
Fece appena in tempo ad imporre il suo tocco divino su di lui, costringendolo prima a vomitare tutto ciò che aveva ingerito, poi ad infondergli un po’ d’energia vitale, per non lasciarlo morire per lo shock e la debolezza. Quindi richiuse gli occhi e si addormentò.
Il cavaliere le rimise il lungo guanto, poi la prese in braccio e la adagiò su una spaziosa poltrona, così come fece Kail con l’anziano Uth Hadar, ma con molta più difficoltà. Quindi uscì di corsa ed andò a chiamare dei servitori, ordinando loro di andare ad avvertire immediatamente Lord Gunthar e ripulire nel frattempo la stanza dallo schifo che si era creato per terra. Il puzzo di oleandro e mandorla era ancor più disgustoso del vomito!
Quando Lord Gunthar arrivò trafelato nella stanza e vide il suo anziano amico in quello stato, volle immediatamente conoscere tutti i dettagli dell’indagine delle ultime ore. Qualcuno l’avrebbe pagata cara per quell'ignobile affronto! Tuttavia prima che arrivasse il signore del maniero, Stuard fece una straordinaria scoperta.