I nostri eroi si alzarono dal tavolo stanchissimi, ma sempre concentrati sul da farsi e con loro un preoccupato Lord Gunthar, che ci tenne a riportare le ultime raccomandazioni a Stuard e a rimarcare quanto delicato fosse il loro lavoro, giunti a questo punto, ed importante la loro discrezione. In nessun caso il suo casato avrebbe dovuto apparire sulla pubblica piazza, se non come passepartout per poter continuare ad indagare su questa sanguinosa vicenda. Un’indagine che però doveva sembrare solo avallata dal signore del maniero, ma mai cercata, né tantomeno voluta.
Mentre i due cavalieri discutevano su questo spinoso argomento, l’orecchio fine di Kail udì un suono secco e sordo che riconobbe immediatamente. L’aveva infatti già sentito la notte precedente: era il suono di una porta nascosta che si chiudeva di scatto, la porta che nascondeva uno dei passaggi segreti del maniero! Certo che qualcuno li stesse spiando, il mezzelfo non avvertì nemmeno i presenti, preferendo correre fuori dal corridoio alla ricerca di qualche improbabile, piccolo indizio, del recentissimo passaggio della spia, magari per gentile concessione della sua ritrovata fede in Paladine.
I suoi compagni, lì per lì non si resero conto di ciò che Kail stesse facendo, ma vedendolo uscire fuori dalla sala tattica, trafelato e chiaramente innervosito, lo seguirono e alla fine gli chiesero che cosa fosse successo.
Anche Lord Gunthar gli andò dietro, ma più lentamente, con più cautela, come se avesse capito ciò che il mezzelfo aveva percepito, ma che non gli piacesse affatto l’argomento che inevitabilmente avrebbe dovuto affrontare con i suoi ospiti.
Kail spiegò velocemente ai suoi amici ciò che aveva sentito e ciò che sicuramente doveva esser accaduto fuori dalla porta: qualcuno aveva ascoltato il loro rapporto, ed era poi scappato via, utilizzando uno dei budelli invisibili sparsi per l’edificio. Stuard non perse però la calma: si voltò verso il signore del maniero e disse:
“Milord, abbiamo ragione di credere che eravamo spiati. Dobbiamo sapere se qui vicino c’è un passaggio segreto o la spia ci sfuggirà!”
Lord Gunthar inarcò un sopracciglio, chiarendo che far conoscere le difese interne di un maniero, soprattutto grande e pieno di persone come il suo, significava mettere in serio pericolo non solo la sua vita, ma anche quella di tutti coloro che ci vivevano e ci lavoravano. Infatti qualcuno sufficientemente abile, avrebbe potuto entrare ed uscire non visto per i passaggi che più o meno abbracciavano tutto l'edificio, ed assassinare non visto chiunque fosse per lui un bersaglio da eliminare.
Tutti compresero quindi la reticenza da parte del biondo cavaliere nel non spifferare i propri segreti ai primi arrivati, ma quando Stuard giurò sul suo onore che non avrebbero proferito parola su ciò che avrebbero visto, Lord Gunthar decise di fidarsi. Pur non essendo ancora un cavaliere, c’era qualcosa in quel ragazzo che lo rendeva speciale, diverso da quasi tutti gli altri: egli rappresentava ciò che il cavalierato avrebbe dovuto essere e che in parte anche lui aveva dimenticato di rappresentare. Sorridendo appena, annuì, chiedendo ai nostri eroi di seguirlo.
Si fermò poi davanti una parete, poi si guardò a destra e a sinistra. Quando fu sicuro che nessuno sarebbe arrivato dall’altra parte del corridoio, trovò una piccola scanalatura tra due piastrelle di pietra. Fece dunque pressione fino a sentire un sonoro “click” e attese che la porta meccanica si aprisse da sola.
Una zaffata di aria stantia, polvere e chiuso, aggredirono le narici delicate del mezzelfo, che faticò lì per lì per rimanere cosciente. Tuttavia dopo i primi secondi di estrema difficoltà cognitiva, iniziò a percepire qualcosa di particolare tra quegli odori raffermi: una fragranza delicata, come di colonia alle rose, che però era troppo distorta per poter essere estrapolata ed identificata nella sua interezza. Socchiudendo gli occhi, il mezzelfo provò a scorgere se c’erano delle tracce per terra, ma l’intercapedine era stata costruita completamente in legno, pertanto non c’era alcun modo di capire se davvero qualcuno fosse passato di lì e quando.
Nel frattempo Lord Gunthar sembrava farsi ogni secondo più nervoso. Si guardava continuamente intorno e Stuard intuì che il cavaliere sarebbe rimasto così agitato fintanto che quel passaggio segreto fosse rimasto aperto. Quindi avvertì Kail di fare presto, poiché il tempo a loro disposizione era finito.
Il mezzelfo stava quasi per tirarsi indietro e lasciare che il signore del maniero richiudesse la porta segreta, quando fu richiamato da un particolare che aveva notato solo in quel preciso momento. Infatti, un filo di lana, probabilmente appartenente ad un maglione o ad una sciarpa, era rimasto impigliato in uno dei cardini di metallo che permettevano al meccanismo nascosto di chiudere o aprire la porta. Delicatamente, il mezzelfo rimosse il frammento di lana, mostrando chiaramente a tutti che non si era inventato nulla: qualcuno li aveva davvero spiati, ed aveva usato quel passaggio per svicolare via e probabilmente avvertire i cospiratori a che punto fossero arrivate le loro indagini.
Lord Gunthar richiamò però tutti all’ordine.
Bisognava richiudere quel passaggio, immediatamente!
Quindi, o entravano nel passaggio e sfidavano la sorte col rischio di perdersi e di ritrovarsi in uscite decisamente compromettenti, oppure si fidavano delle loro conclusioni e della loro forza deduttiva e si recavano direttamente dagli Uth Hadar per interrogarli.
Su un punto si trovarono tutti d’accordo: controllare i registri, per scoprire il nome di chi aveva rubato la freccia del “wardancer”, era un lavoro che poteva attendere un momento più propizio. Ora dovevano battere il ferro finché era caldo e siccome sarebbe stato molto più facile perdersi per i passaggi segreti del maniero, che trovare il percorso preciso che aveva fatto la spia, scelsero di affidarsi ai ragionamenti che avevano applicato nel mettere insieme decine e decine di elementi indiziari, fino a formare un disegno globale che vedeva gli Uth Hadar come i più probabili implicati di questa cospirazione.
Lasciarono dunque che il signore del maniero richiudesse il passaggio segreto e iniziarono a correre, nella speranza assai vana a dire il vero, di cogliere sul fatto la spia e il suo mandante.
Quando arrivarono nel corridoio dedicato agli Uth Hadar, non riuscirono a credere ai propri occhi: una donna minuta con una divisa da governante addosso, stava parlando con un uomo alto e grosso che portava una mantella scura.
“Che dannato colpo di fortuna!” Pensò Kail, mentre affrettava il passo per raggiungerli. Dopo che ebbero attraversato lo sgombro corridoio, a causa dell’ora di cena incombente, poterono anche notare i famosi vessilli del casato Uth Hadar: due serpenti attorcigliati ad un ancora su sfondo verde.
Il mezzelfo sperò solo che i due non fuggissero via come i cospiratori della sera prima: era troppo stanco per correre dietro alle persone dopo due giorni di quasi assenza di sonno. Fortunatamente nessuna delle due si mosse, ma anzi continuavano a parlare abbastanza fittamente. Più che altro l’uomo, sembrava lagnarsi del lavoro svolto dalla donna nelle sue stanze.
Quando egli la chiamò per nome, Estellen trasalì: il suo nome era Justine e quell’uomo grande, grosso e anziano, era proprio Alan Uth Hadar!