I nostri eroi si accomiatarono da Gideon, che tornò tosto al suo accampamento.
Kail si fermò qualche secondo a parlare con l’elfo, conferendo con lui nella sua antica lingua, per ringraziarlo del suo prezioso contributo e per la disponibilità a condividere con loro, degli sconosciuti, delle informazioni così riservate sulla propria gente, sul proprio popolo. Non era un gesto che avrebbero fatto tutti e si sarebbe rivelato fondamentale per il proseguo delle loro indagini.
I due si strinsero la mano e poi andarono per la loro strada, che nel caso del mezzelfo era raggiungere Gavin il prima possibile.
Stuard infatti aveva insistito per andare ad indagare su quel bottone, ma Kail era convinto che farlo si sarebbe rivelato una perdita di tempo, soltanto l'ennesimo depistaggio da parte dei cospiratori. Tuttavia il cavaliere rimarcò di conoscere di fama chi era il governatore di Gavin, ed essendo stato un tempo un cavaliere di Solamnia, forse sarebbe riuscito a convincerlo a farsi aiutare senza perdere troppo tempo a girare a vuoto per la città. Il pericolo infatti era proprio questo: arrivare lì e non sapere a chi chiedere per avere informazioni su quel bottone. Alla fine il cavaliere la spuntò, ed il mezzelfo si mise dunque alla testa del gruppo spronando il cavallo a mantenere una velocità sostenuta.
Alla fine portò tutti a destinazione in poco più di due ore.
La periferia di Gavin era piuttosto estesa, con campi coltivati e sistemi di irrigazione innovativi, che fecero immediatamente tornare in mente ad Estellen le meravigliose invenzioni degli ingegnosi gnomi. D’altro canto il “Montenonimporta” era poco distante da lì e i contatti tra la città di Gavin e gli gnomi erano più che possibili.
Quando i tre amici, percorrendo il sentiero principale, giunsero a scorgere le prime case, ebbero immediatamente sensazioni contrastanti. Erano tutte abitazioni molto basse e vecchie, come se nessuno si fosse mai preoccupato di ristrutturarle o renderle più confortevoli nel corso dei decenni. Tuttavia erano anche pulite, ordinate e senza particolari segni di usura.
Arrivati in città si resero conto che Gavin non era molto più grande di Shrentak: c’era una piazza centrale, dove poteva notarsi un grande pozzo e tutto intorno ad esso queste casupole dal tetto quasi schiacciato verso terra, con negozi e magazzini che fiancheggiavano, come una specie di confortevole bolla, le abitazioni stesse. In direzione nord invece si poteva intravedere la casa padronale, con una piccola salita che conduceva facilmente ad essa.
Stuard decise di procedere con l’approccio più soft possibile, ed intercettò pertanto due soldati di ronda lì vicino per chiedere loro di essere scortati direttamente dal governatore. Il cavaliere voleva evitare di fare fastidiose domande in giro, creando malumori e sospetti: meglio parlare subito con chi era a capo della milizia cittadina, senza alimentare domande o perplessità. I soldati si mostrarono disponibili ma comunque titubanti difronte a quella richiesta così esplicita, ma quando videro il sigillo degli Uth Wistan, cambiarono decisamente atteggiamento, accogliendo con piacere la loro istanza, ed invitandoli a seguirli.
Il cavaliere sapeva molto bene che il governatore e Lord Gunthar erano molto amici, ed aveva sperato pertanto di far leva proprio su questo fatto per velocizzare l’operazione e farsi spianare la strada. I nostri eroi scesero dunque da cavallo e seguirono la loro scorta fino alla casa padronale. In pochi minuti arrivarono alla piccola tenuta e, superata una bassa cancellata e un corto ma ben tenuto giardino, giunsero finalmente al portone.
Il soldato batté tre volte violentemente il batacchio sul portone, tanto che Estellen si stupì dei suoi modi un po’ troppo esuberanti, ma quando un anziano governante aprì la porta d’entrata, comprese che quel gesto non era frutto di maleducazione. Il vetusto e canuto Camino infatti era quasi del tutto sordo e il soldato impiegò diversi tentativi prima di farsi intendere da lui. Alla fine però il maggiordomo fece entrare i suoi ospiti, spiegando che avrebbe avvertito il ciambellano Glavio, il quale a sua volta avrebbe scortato i nostri eroi direttamente dal governatore.
Estellen ringraziò i soldati per la loro gentilezza, mentre Kail, più pratico, aveva utilizzato quel momento di vicinanza tra di loro, per notare se mancasse per caso un bottone alla loro livrea recante i simboli e le insegne della città di Gavin. Dopo essersi assicurato che i due soldati avessero le divise integre, Kail ringraziò loro per la disponibilità e Camino per la sua ospitalità e si unì tosto ai suoi amici.
La casa padronale era vecchia ma ordinata, piena di ammennicoli, tappeti, arazzi e quadri. Soprattutto quadri.
Mentre Camino si sforzava di procedere lungo il lungo corridoio che conduceva evidentemente ad un’ampia sala d’aspetto, Stuard si fermò incuriosito, quasi rapito, a guardare il soggetto di un quadro.
Si trattava di un giovane cavaliere, con l’elmo sotto braccio e la spada rivolta verso il basso, alla cui elsa la sua forte presa era aggrappata. L’elsa della spada era molto particolare, con un diadema sul pomello ed eleganti intarsi lungo tutto il paramano. La targa dedicata al quadro recitava: “Lord Serdin MarThasal, di Vingaard Keep”. Stuard non sapeva come si chiamava il governatore di Gavin, ma dai quadri raffiguranti scene di guerra e in particolare relativi alla Solamnia e a Vingaard Keep, poteva scommettere che quell’uomo era proprio il cavaliere amico di Lord Gunthar e membro votante del Concilio di Whitestone.
Il giovane cavaliere si avvicinò ancora un po’ di più al quadro, mentre i suoi amici si erano fermati, ed erano tornati indietro per capire cosa stesse facendo il loro compagno. Indicando un punto alle spalle del soggetto del ritratto, egli fece notare a tutti un dettaglio importante: dietro di esso, erano stati riprodotti degli arazzi con sopra riportate proprio le elaborate ed inconfondibili insegne di Vingaard Keep. Possibile dunque che quell’uomo così giovane fosse già il Lord di una fortezza così importante? Una fortezza che mai era stata espugnata e che rappresentava il cuore pulsante della forza guerriera dei cavalieri di Solamnia? E soprattutto: come diavolo era possibile che un uomo così importante potesse esser finito a mezzo mondo di distanza, su un’isola lontana dalla sua terra, dalla sua gente e dal cavalierato stesso? Stuard era sempre più perplesso.
Tuttavia l’anziano maggiordomo sembrava piuttosto provato per quella sfiancante pausa prolungata, ed Estellen invitò i suoi amici a sbrigarsi prima che Camino finisse per terra stremato.
Il maggiordomo scortò finalmente i nostri eroi in un’ampia stanza, anch’essa agghindata con ogni genere di orpello, candelabri a muro e a soffitto, di chiara estrazione Solamnica e anche qui moltissimi quadri, con un odore generale che permeava ogni cosa, di chiuso ed “antico”, che rendeva ancor di più la scenografia strana e “fuori dal tempo”. In quella casa, ma più in generale in quella città, tutto sembrava essersi fermato a trenta/quaranta anni prima.
Dopo qualche minuto arrivò il ciambellano: un uomo alto, dai capelli corti e neri e gli occhi svegli e profondi, il quale si presentò come Glavio e si fece spiegare i motivi per cui i nostri eroi richiedevano un incontro con il governatore. Appresi alcuni dettagli sull'indagine in corso e venuto a sapere della benedizione di Lord Gunthar, alla fine stabilì di accontentarli.
Tuttavia, prima di seguirlo fino al secondo piano, Stuard, Kail ed Estellen furono catturati da due particolari presenti in quella stanza.
Il primo era una targa d’oro che recitava: “Al duca Sardin Mar Thasal di Vingaard Keep, per il suo eroismo, vanno i ringraziamenti di tutte le genti a sud del ponte giallo”. Un riconoscimento non da poco.
Inoltre quell’uomo era addirittura un Duca! La cosa si faceva ancora più strana.
Accanto a questa targa, c’era un quadro raffigurante un guerriero a cavallo, con la spada sguainata. Da sopra una piccola collina, egli guidava un centinaio di cavalieri e sembrava aver appena gridato l’ordine di attaccare uno sciame di goblin dabbasso, che stava razziando la campagna attorno ad un grande maniero che si intravedeva appena alle sue spalle.
Kail restò a bocca aperta! Si ricordò infatti di un evento di circa trentacinque anni prima, un racconto che gli aveva fatto Astarte di un eroico cavaliere che, sprezzante del pericolo, aveva guidato un attacco ad un nugolo di goblin emersi da sottoterra e calati dalle montagne, in seguito alle eruzioni congiunte di alcuni piccoli vulcani attivi presso la catena delle Vingaard Mountains. Secondo il racconto del suo mentore, i goblin erano sciamati laggiù più per paura della lava che per un improvviso ed insolito sprazzo di coraggio, cominciando a saccheggiare le campagne limitrofe per nutrirsi e per soddisfare la loro naturale inclinazione alla crudeltà. Migliaia di persone furono trucidate, uomini, donne e bambini. L’intera regione rischiò di diventare terra bruciata alla calata dei goblin, finché, anziché attendere i rinforzi, un cavaliere di nobili natali radunò un centinaio di guerrieri suoi pari e guidò un unico e deciso assalto che eliminò del tutto i goblin, nonostante la schiacciante inferiorità numerica, esclusivamente grazie alla sua sagacia tattica ed abilità di leadership assolute. Questa battaglia fu chiamata: “la battaglia al ponte giallo” e ancora oggi veniva ricordata negli annali dei cavalieri, come una delle imprese più memorabili espressa dal cavalierato in tutta la sua millenaria storia.
Anche Stuard poté confermare le parole del mezzelfo, stupendosi di aver finalmente capito chi avesse guidato quella straordinaria sortita, mentre Estellen riuscì solo a scorgere negli occhi del cavaliere ritratto nel quadro un coraggio e una determinazione senza pari. Sorrise pensando a quanto quell’uomo gli ricordasse Ulther. Sospirò e poi seguì Glavio insieme ai suoi amici.