Gideon scortò i nostri eroi a sud est, lungo il fiume, poi risalì a nord attraverso un corto guado, intrufolandosi nei fitti boschi e tosto giungendo presso l’ampia area dove sorgeva la “Radura della Biancapietra”: il luogo benedetto dove l’indomani si sarebbe tenuto il Secondo Consiglio di Whitestone.
L’elfo ci mise un paio d’ore a condurli dal maniero fino alla sottile striscia di terra che fungeva da interstizio tra l’area boschiva di Sancrist, patria di Lord Gunthar e dei residenti dell'isola, membri votanti del Consiglio e le terre brulle e rocciose ad est, dominio degli Gnomi, anch’essi esponenti autorevoli "dell'Alleanza". In questo immaginario divisorio tra le due aree, Gideon li aveva portati infine dentro una lingua di terra ancor più piccola, una radura minuscola che solo un elfo avrebbe potuto scovare.
Prima di arrivare e di smontare da cavallo, egli spiegò che Lord Gunthar aveva offerto i boschi a nord e a sud che circondavano la sua tenuta come sedi provvisorie degli elfi di Qualinesti e di Silvanesti, separandoli proprio con la “Radura della Biancapietra” e, di fatto, mantenendo in questo modo distinta l’identità di due popoli, cugini ma estremamente diversi. Egli raccontò che si trovava da queste parti mentre esplorava la zona e fu attratto qui da un odore molto forte di mandorla che lo incuriosì e lo spinse ad indagare meglio sulla questione.
Kail smontò da cavallo e aiutò Estellen a scendere, mentre Stuard affiancò i suoi amici rimanendo però sulla groppa e con la mano sulla spada: il cavaliere aveva infatti una strana sensazione, come se qualcuno li stesse osservando da dentro la scura macchia che circondava questo corto lembo di terra fangosa e verdeggiante. Sguardi fugaci ed invisibili, che vedevano tutto e che Stuard non percepiva esattamente come “amichevoli”.
Nel frattempo Gideon aveva chiuso gli occhi, annusando profondamente l’aria, ma dopo poco scosse la testa, rivelando a Kail che non sentiva più quello stesso intenso odore. Probabilmente la pioggia e il vento avevano cancellato quella pungente fragranza di mandorle, rigenerando l’aria e dissolvendone nel nulla l’aroma.
Lo scout disse ai nostri eroi di lasciare i cavalli indietro, sul sentiero che lui aveva utilizzato (e che solo lui aveva visto) per arrivare fin lì e seguirlo a piedi sul bordo della scarpata. A quel punto anche Stuard smontò da cavallo, ma aveva ancora dei brividi sulla pelle che non riuscivano a lasciarlo tranquillo. Giunti sul ciglio del dirupo, Estellen fu la prima a sporgersi e a vedere in effetti il cadavere di un uomo circa dieci metri più in basso.
Subito Kail discese la scarpata, seguito prontamente dalla compagna. Il dislivello non era molto accentuato e i due amici non ebbero affatto difficoltà a raggiungere il corpo scomposto dell’uomo. Già questo dettaglio parve molto strano al mezzelfo: sembrava chiaro che non poteva trattarsi di un banale incidente, di una incauta scivolata, poiché sarebbe stato davvero molto difficile credere che quella persona fosse morta solo per il breve ruzzolone come quello che aveva fatto. Magari, se fosse stato davvero molto sfortunato, avrebbe potuto rompersi un braccio o una gamba, ma morire sul colpo per una caduta del genere gli sembrava semplicemente assurdo.
Mentre Estellen esaminava il cadavere e le possibili cause della morte, il mezzelfo cercò di capire meglio cosa diavolo fosse successo a quell’uomo, che da subito identificarono come Martin! Ebbene si, purtroppo anche l’altro servitore di Sir Derek Crownguard era infine caduto vittima di questa maledetta cospirazione!
Kail notò alcuni particolari molto interessanti sul cadavere: primo tra tutti che le unghie di Martin erano sporche di terra e molto rovinate, come se avesse strisciato per alcuni metri. Inoltre c’era una leggera e sottile scia di sangue sotto la pesante e fradicia palandrana che indossava e ben presto scoprì che il giovane servitore di Sir Derek aveva una freccia spezzata conficcata nel polpaccio destro!
Il mezzelfo si chinò e scoprì dunque la ferita.
Poi estrasse la mezza freccia e concluse dopo pochi secondi che non c’era veleno su di essa. Anche Estellen confermò che Martin non era stato avvelenato e non aveva traumi particolari sulla testa o su altre parti vitali del corpo. I due amici stabilirono dunque che il giovane paggio era caduto dalla scarpata probabilmente in seguito all’esser stato ferito da una freccia sul polpaccio. Tuttavia il giovane non era morto sul colpo. Arrivato dabbasso, aveva provato a strisciare: un estremo sforzo per non arrendersi alla morte imminente. Quindi si era spento, accasciandosi sul terreno definitivamente, cosa strana perché la freccia non aveva colpito un'arteria o un altro punto vitale.
Sulla vera causa del decesso erano entrambi quindi ancora piuttosto incerti.
Nel frattempo Stuard stava dando un’occhiata al punto in cui Martin era caduto e si accorse, con un incredibile colpo di fortuna, che c’erano due coppie di orme quasi sovrapposte vicino al dirupo! La prima coppia di orme erano di una persona leggera, quasi sicuramente le sue, le altre dovevano appartenere ad un uomo più grosso e massiccio, forse un guerriero o un cavaliere. Anziché focalizzarsi su quelle del servitore di Sir Derek, che sembrava fossero statiche, Stuard cercò di intuire invece il percorso del secondo uomo e, con l’aiuto di Gideon, scoprì che egli proveniva dalla parte ovest della piccola radura, a circa venti metri di distanza da dove si trovavano.
Grazie all’aiuto dello scout, che comunque si complimentò con lui per aver notato questo dettaglio delle due differenti orme, arrivarono presto in un punto in cui c’erano diverse tracce di cavalli.
Almeno due.
Sembrava che le orme dell’uomo partissero e tornassero proprio lì.
In quella stretta area, le tracce di zoccoli si confondevano, ma l’elfo pareva sicuro che uno dei cavalli si fosse inoltrato nella foresta a nord, mentre quelle di un altro, molto più imponente, probabilmente un cavallo da guerra, tagliavano verso sud ovest, ritornando al sentiero dal quale loro erano arrivati in quella radura.
Secondo il parere di Stuard, Martin era arrivato in quella piccola lingua di terra e aveva aspettato un secondo uomo, sopraggiunto un po’ di tempo dopo. Quello che non poteva immaginare il povero servo di Sir Derek era la terribile fine che lui gli avrebbe fatto fare.
O forse si?
Quando Kail li richiamò di sotto, il cavaliere e l’elfo lo raggiunsero in pochi istanti e tutte e due le parti, condivisero le informazioni che avevano trovato sopra e sotto la scarpata.
Sembrava evidente che Martin fosse stato assassinato: la freccia che l’aveva colpito e fatto capitombolare per il dirupo non lasciava adito a fraintendimenti. Il suo assalitore l’aveva colpito a distanza, forse da sopra il cavallo. Poi era sceso ed era tornato a controllare se il povero Martin era morto.
Il problema era che Kail aveva analizzato la freccia, ed aveva chiaramente desunto che quella era la punta di una freccia che usavano gli elfi di Qualinesti per la caccia o per la guerra!
Scuotendo la testa, il confuso mezzelfo fu piuttosto combattuto, ma alla fine si convinse che doveva per forza condividere questa informazione con Gideon se voleva sperare di venire a capo di qualcosa. Solo che intuiva molto bene quale sarebbe stata la reazione del giovane elfo. Kail gli porse ugualmente la freccia e l’elfo si limitò a confermare quello che il mezzelfo già sapeva, ma quando il silenzio del mezzelfo assunse l’aspetto di un’implicita e silenziosa accusa, Gideon si alterò non poco. Ribadì che il popolo elfico di Qualinesti era amico della famiglia di Lord Gunthar da decenni. Inoltre, se proprio si fosse reso necessario uccidere un uomo, per ragioni inspiegabili, nemmeno un bambino elfo avrebbe tirato in maniera tanto grossolana quella freccia. Se avessero voluto ucciderlo, lo avrebbero fatto. L’aggressore invece, da quel che avevano visto sopra, l’aveva colpito maldestramente ad un polpaccio, ed aveva avuto bisogno di tornare sul punto in cui Martin era caduto per sincerarsi che fosse davvero morto.
“Infatti…” pensò il mezzelfo annuendo gravemente.
“Purtroppo però, Martin non è morto in seguito alla caduta… e nemmeno per via della freccia. Non ha segni di altre ferite inferte successivamente, non è stato avvelenato… e allora come diavolo è morto?”.
Kail rifletteva su tutto questo, mentre si scusava con Gideon per non aver potuto escludere la possibilità da subito che fosse stato qualcuno del suo popolo o forse proprio lui a ferirlo. Ci tenne a sottolineare comunque che lui non riteneva possibile il coinvolgimento degli elfi in questo omicidio, perché conosceva la perizia con l’arco degli elfi di Qualinesti e sapeva della loro vecchia e consolidata amicizia con gli Uth Wistan.
Gideon si allontanò in ogni caso abbastanza stizzito e i tre amici si guardarono confusi. Finché Stuard ebbe un’idea che diede la vera svolta alle loro indagini.