Una volta lasciata l’ampia area dedicata ai Crownguard, i nostri eroi decisero di controllare le condizioni di salute degli Uth Monnar, Ulther e suo padre Gregor, prima di dedicarsi alle indagini fuori dal maniero.
Accelerando il passo per non perdere tempo prezioso, arrivarono a destinazione in pochi minuti.
Tuttavia quello che videro in quel corridoio non piacque a nessuno di loro: infatti due cavalieri della corona, vestiti con la livrea dei Crownguard, bardati e armati di tutto punto, piantonavano costantemente le stanze degli Uth Monnar. Sotto lo sguardo arcigno degli Astarte e degli Uth Breannar, che pareva evidente si fossero già più volte scontrati verbalmente con loro.
Per nulla intimoriti, Stuard e i suoi amici si avvicinarono ai soldati. Il cavaliere riferì senza mezzi termini e assai poco diplomaticamente di voler conferire con Sir Ulther, ma le guardie sembravano irremovibili: Sir Derek aveva dato infatti l’ordine di non far entrare nessuno nelle loro stanze e pareva proprio che i due cavalieri fossero intenzionati a far rispettare le disposizioni del loro signore.
Mentre Estellen faceva notare con calma che trovarsi armati a piantonare le stanze di illustri ospiti del maniero, ancora formalmente innocenti, andava contro non solo le regole imposte a tutti da Lord Gunthar, ma anche quelle della Misura stessa, Stuard adottò un approccio invece più diretto: mostrando l’anello con il sigillo del signore del maniero, pretese che i due soldati si facessero immediatamente da parte, perché loro stavano indagando su pesanti crimini efferati e avevano l’avallo personale di Lord Gunthar Uth Wistan ad investigare ovunque e su chiunque volessero.
Nonostante il loro scintillante lasciapassare, le guardie fecero ancora un po’ di resistenza, ma quando Kail dichiarò che lo stesso Sir Derek aveva appoggiato la loro indagine e non solo il capo dell’ordine della rosa, uno dei due preferì non rischiare la corte marziale, staccandosi da davanti la porta chiusa per andare dal suo signore a chiedere dunque conferma. L’altro invece fece entrare i nostri eroi nella stanza, dapprima invitandoli ad accedere uno alla volta, poi cedendo alla loro richiesta di restare coesi, ma rimanendo a vigilare su di loro sull’uscio.
Quando il gruppo entrò nella stanza, trovò Sir Ulther dietro la sua scrivania circondato da scartoffie.
Il cavaliere si alzò e fece per andare incontro al soldato, evidentemente per riprenderlo ancora una volta sui modi da tenere soprattutto in presenza di una signora. Tuttavia Estellen lo intercettò prima che la situazione potesse degenerare, facendogli capire che avevano poco tempo e che erano passati solo per accertarsi che sia lui che suo padre stessero bene.
Sir Ulther inghiottì malvolentieri il rospo, ma poi tornò a sedere invitando i suoi ospiti a fare altrettanto.
Il cavaliere provò a far loro alcune domande preliminari, ma quando il mezzelfo gli spiegò che avevano avuto ordini precisi da parte di Lord Gunthar a mantenere una certa discrezionalità sulle informazioni ricavate dalla loro indagine, annuì e accettò quella spiegazione come valida.
Quando Estellen invece gli domandò cosa fosse successo a lui e suo padre, egli rispose che in buona sostanza Sir Derek lo aveva apertamente accusato di cospirazione, sventolandogli davanti al naso una mantella fradicia che riconobbe subito essere una delle sue, ma che non aveva ancora mai indossato da quando era al maniero Uth Wistan. Nonostante avesse spiegato che lui non poteva essere uno dei fautori del complotto perché aveva passato tutta la sera davanti la stanza degli avventurieri di Solace e suo padre a prendere freddo (accidenti a lui!) giocando con i suoi cani, Sir Derek aveva comunque deciso arbitrariamente di confinare entrambi nelle loro stanze, provocando un malore al suo anziano padre. Nulla di grave per fortuna, ma la rabbia per quell’incidente capitato al suo incosciente genitore era stata davvero tanta. Per un puro miracolo non aveva strangolato Sir Crownguard in quella dannata sala tattica!
Estellen gli sorrise comprensiva, ed annuì.
Cambiando poi argomento, Kail domandò se per caso lui o Lord Gregor avessero aperto la finestra prima o durante la tempesta incalzante della sera prima, ed Ulther riportò alcuni dettagli sulla questione davvero molto interessanti.
Quando infatti era tornato qui, nella camera tattica, dopo che Sir Derek aveva portato nelle prigioni Paul deGaulle, aveva in effetti trovato la finestra stranamente aperta.
Ulther la indicò con il pollice.
Dichiarò inoltre che ci aveva messo un po’ di tempo e parecchia forza per chiuderla, come se fosse stata forzata dall’interno. Aveva dato per scontato che l’avesse incautamente aperta il suo maldestro padre, rimuovendo il blocco forzando un po’ la mano, ma evidentemente non era stato lui il responsabile di quella effrazione.
A quel punto Kail gli chiese se poteva darle un’occhiata un po’ più approfondita alla finestra, ed in effetti il mezzelfo notò qualcosa di insolito su di essa. Intravide degli strani solchi paralleli sul legno, abbastanza visibili ma non evidenti, nell’angolo basso della finestra. Durante la tempesta della sera prima non li aveva scorti, probabilmente a causa della fitta pioggia e delle foglie svolazzanti che tappezzavano la stanza. Sporgendosi un po’ di più con la testa verso l’esterno, notò inoltre che gli stessi solchi sottili erano presenti anche fuori dalla finestra, nello stesso angolo speculare a quello interno.
Stuard gli chiese se poteva trattarsi di un attrezzo da scasso, ma il mezzelfo negò di aver mai sentito parlare di uno strumento simile per entrare o uscire velocemente da finestre come quella. Di sicuro era avvenuta un’effrazione compiuta all’interno della camera, utilizzando un qualche utensile insolito, ma non aveva davvero idea di che cosa potesse trattarsi.
Estellen dunque riassunse la situazione: nessuno era quindi entrato o uscito da quella finestra la sera prima: era stata forzata dall’interno solo per poter gettare giù, dieci metri dabbasso, in mezzo ai cespugli, quella pesante palandrana recante i simboli degli Uth Monnar. Questa astuta azione era stata perpetrata durante il parapiglia causato da Paul deGaulle e dal suo complice, con l’unico obiettivo di screditare la loro casata, infangandone il nome e la credibilità.
Sir Ulther cercò a quel punto di farsi dare qualche altra informazione in merito, di capire meglio il quadro complessivo per poter aiutare i suoi amici, ma tutti quanti, compresa Estellen, gli chiesero di pazientare, poiché meno cose sapeva in questo momento e meno era rischioso per lui rimanere vivo in quel maniero.
Proprio quando i nostri eroi si stavano congedando dal cavaliere per tornare alla prossima fase della loro indagine, Sir Derek irruppe trafelato nelle stanze di Sir Ulther, ovviamente senza il minimo rispetto per l’etichetta.
Tuttavia, prima che potesse accendersi un parapiglia tra i due, il rampollo dei Crownguard esordì con una richiesta che non consigliava repliche o polemiche:
“Uth Monnar, dobbiamo parlare. Subito. E’ molto importante. Voi potete andare.”
Così, prendendo tutti in contropiede, i due cavalieri si sedettero al tavolo uno di fronte l’altro, mentre i nostri eroi tornarono ai loro affari. L’ultima frase che il fine orecchio di Kail riuscì a percepire, fu una frase forte di Sir Crownguard che lo spiazzò completamente. Il mezzelfo avrebbe voluto rimanere, ed ascoltare un altro po’ la loro conversazione, convinto che gli avrebbe schiarito ancor più le idee sulle reali intenzioni di quell’arrogante cavaliere, ma alla fine preferì andare con i suoi amici. Le parole che pronunciò al promesso di Estellen furono:
“Ci stanno incastrando Ulther! Tutti, uno ad uno…”
Accelerando il passo li raggiunse, suggerendo di recarsi alla forgia ergothiana e portare dunque avanti, ed in fretta, la seconda fase della loro investigazione.