I nostri eroi scivolarono velocemente attraverso i corridoi del maniero, ben sapendo che avevano poco tempo prima che l’alba arrivasse e con essa anche le colazioni da preparare per i cavalieri.
Dovevano quindi fare in fretta nel visitare le stanze di Regina, augurandosi che non avesse fatto la fine del cuoco o fosse fuggita via con l’assassino e poi correre da Lord Gunthar ed informarlo sulla catastrofe che si stava abbattendo su di lui, su Sir Derek e anche sugli Uth Monnar. Mentre schivavano gli sguardi curiosi dei cavalieri infatti, Kail avanzò una riflessione interessante.
Perché mai avevano trovato quella finestra, curiosamente aperta durante la tempesta nelle stanze degli Uth Monnar?
Il mezzelfo collegò poi quell’insolito particolare con la pesante mantella recante il simbolo dell’unicorno rinvenuta tra i cespugli proprio sotto quella stessa finestra e suggerì la possibilità, nemmeno troppo remota, che qualcuno, che non poteva essere Martin, avesse gettato di proposito da essa una delle pesanti palandrane appartenute a Lord Gregor o a Sir Ulther. Infatti né il padre e né il figlio si trovavano nelle loro stanze in quel frangente: l’anziano Uth Monnar stava seguendo i suoi cani e suo figlio, così caro ad Estellen, a preoccuparsi di ciò che stava succedendo davanti la stanza degli avventurieri di Solace. Secondo Kail, questa malefatta sarebbe stata ordita per infilare anche gli Uth Monnar in questa cospirazione, infangando in questo modo il loro nome in maniera vergognosa. Il discorso filava e lo faceva fin troppo, ed Estellen propose a tutti che, una volta informato il signore del maniero sull’omicidio del cuoco, andassero a controllare se Ulther e suo padre stessero bene. Ovviamente tutti accolsero la richiesta della portavoce di Paladine, ben comprendendo la natura della sua ansia.
Ora però bisognava concentrarsi su Regina.
Arrivati sul lungo corridoio che ospitava le stanze della servitù, Kail e Stuard cercarono di trovare il modo di capire quale potesse essere la sua camera, ma erano tutte uguali e non c’era davvero modo di intuire quale fosse quella della governante senza alcuna coordinata. Fortunatamente per tutti Kail era per metà elfo, ed aveva un udito finissimo proprio come il suo olfatto. Mentre camminavano lentamente per il corridoio infatti, udì debolmente una voce femminile che si lamentava, che sembrava soffrire atrocemente. Kail si mosse quindi velocemente, indicando a Stuard quale fosse la porta in questione.
Davanti l’uscio, il cavaliere non si soffermò a pensare al da farsi: prese una breve rincorsa e con una possente spallata si catapultò dentro la stanza. Per poco Stuard non la calpestò, perché la minuta e giovanissima ragazza, si trovava quasi al centro della camera, ripiegata su un fianco, con le piccole mani tenute sul ventre.
Si trattava proprio di Regina e la giovane governante si contorceva dal dolore, gli occhi riversi e le labbra cianotiche. Estellen indurì lo sguardo: questa volta nessuno sarebbe morto: lo giurò sulla sua stessa anima!
Piombò quindi su di lei e le sollevò la testa da terra. Poi mormorò una preghiera silenziosa al suo dio che questa volta rispose immediatamente. Dalla bocca aperta della donna cominciò a fuoriuscire un liquido verdastro, dall’odore disgustoso di mandorle ed oleandro, un olezzo orribile che costrinse Estellen a girare la testa da una parte per non lasciarsi stordire e quindi perdere la concentrazione. Quando Regina finì di vomitare il veleno, cominciò a tossire violentemente per riprendere fiato, ma la dama bianca sapeva che la sua vita non era più in pericolo e cercò solo di assecondare i suoi movimenti finché non si fosse calmata. C’era mancato davvero un soffio, ma questa volta ce l’aveva fatta. L’aveva salvata. Sorridendo ai suoi amici, aspettò che Stuard o Kail l’aiutassero a tirarla su.
Il mezzelfo si fece avanti, mentre il cavaliere rimase sulla porta.
I due amici attesero pazientemente che Regina riprendesse il controllo su sé stessa, poi iniziarono a farle delle domande, alle quali la giovane governante rispose senza mai titubare.
Partendo dalla fine, rivelò che Martin le aveva portato la colazione circa un’ora prima e lei era stata molto contenta, perché quel ragazzo era stato sempre molto gentile con lei. Negli ultimi giorni l’aveva visto un po’ assente a dire il vero, ma alla fine aveva accolto con gioia quel bel pensiero nei suoi confronti. Quindi aveva consumato la colazione e poi si era vestita e sistemata per prepararsi ad iniziare il suo lavoro nel maniero. Improvvisamente si era sentita male, ed era caduta a terra con dolori lancinanti al ventre e alla schiena. Era rimasta così, distesa, agonizzante, una mezzora, finché poi Estellen non era arrivata e le aveva salvato la vita.
Tutto sembrava combaciare, rispetto alla ricostruzione dei fatti di cui i nostri eroi avevano parlato finora, tranne per un paio di dettagli: Stuard aveva notato infatti che nelle cucine mancava un solo bicchiere e non due, così come per la pagnotta nella credenza. Forse poteva non significare niente, ma forse, invece, l’idea che Martin avesse un complice, poteva diventare quella più probabile a cui credere.
Comunque sia, Kail decise di soprassedere ed iniziare a domandarle della mattina del giorno prima, quando cioè lei si era fatta dare la chiave da uno degli avventurieri di Solace per riordinare e pulire la loro stanza. Il mezzelfo le chiese se qualcuno avesse reclamato quella chiave prima che lei potesse restituirla ai legittimi proprietari e Regina rispose candidamente che in effetti Paul deGaulle l’aveva avvicinata quella stessa mattina, proprio per farsela momentaneamente dare in prestito. Egli le spiegò che per ordine diretto di Sir Derek Crownguard, bisognava realizzare le copie delle chiavi di tutte le camere del maniero assegnate alle casate ospiti, poiché in troppi le avevano sbadatamente smarrite e questo aveva causato problemi e intoppi parecchio fastidiosi al signore del maniero Uth Wistan. Ingenuamente, Regina gliel’aveva consegnata, anche perché Paul, come del resto anche Martin, era davvero un bravo ragazzo, lavoratore e diligente come pochi e non aveva ragione di credere che le stesse mentendo, come Kail invece puntualizzò diverse volte durante il suo racconto. Dopo circa un’ora, più o meno, il servitore di Sir Derek l’aveva raggiunta e restituito l’originale, che poi lei aveva girato a Sturm, appena di rientro dalla cappella di Kiri – Jolith e questo era tutto.
Mentre Stuard e Kail discutevano tra di loro, ponendo come prossima tappa della loro indagine la forgia ergothiana, l’unica che avrebbe potuto far realizzare quella chiave senza destare sospetti e in così poco tempo, Regina si alzò di scatto, manifestando una certa ansia nei confronti di un suo amico: l’aiuto cuoco di nome Tom. Infatti, nonostante Lord Gunthar avesse richiesto cautela nella gestione delle informazioni, Estellen spifferò perfino i dettagli alla giovane governante, sulla morte di Paul de Gaulle e su quella del cuoco, che appresero proprio da Regina si chiamasse Devril. Estellen descrisse minuziosamente anche le cause e le concause della loro morte e fu in quel momento che la giovanissima governante, animata evidentemente da ben più di una fievole amicizia nei confronti di Tom, scartò di lato terrorizzata e aprì la porta, con il chiaro intento di correre da lui. Il cavaliere ovviamente la fermò, ma mentre Kail insistette per farla rimanere nelle sue stanze, Stuard alla fine cedette al pianto affranto di Regina, davvero disperata per la sorte nefasta che poteva essere capitata al suo amico. Scuotendo la testa, anche il mezzelfo e una preoccupatissima Estellen li seguirono da presso, lasciando che la giovane servitrice di Lord Gunthar li conducesse davanti la porta della camera di Tom.
Stuard si preparò per la seconda volta a aprirla con le cattive, ma si accorse che in realtà essa non era chiusa a chiave. Aspettandosi il peggio, il cavaliere irruppe nella stanza, scoprendo che il povero ragazzo era stato ucciso nello stesso modo del cuoco. Infatti una visibile e profonda ecchimosi sulla nuca, dimostrò che era stato aggredito da tergo con un oggetto contundente.
Stuard quasi cadde una volta dentro la camera dell’aiuto cuoco, poiché scivolò su di un liquido particolarmente viscoso. Chinandosi ad esaminare il liquido, Kail scoprì che si trattava di olio. Probabilmente Martin era entrato proprio con la scusa dell’olio e quando Tom gli aveva dato le spalle, l’aveva colpito a morte.
Esaminando meglio la stanza, Estellen notò che essa era piena di spezie e altri elementi per cucinare, che evidentemente Tom amava tenere nelle sue stanze. Questo perché l’aiuto cuoco provava personalmente a mescolare ingredienti e fragranze prima di somministrarle, in quanto, secondo Regina, voleva diventare un giorno un grande chef e a giudicare dal pianto della giovane, probabilmente ci sarebbe davvero riuscito!
Purtroppo però ora i nostri eroi dovevano fare i conti con un altro cadavere. Un altro morto ammazzato che presto avrebbe allertato tutto il maniero, creando il panico e mettendo a rischio il Consiglio stesso.
Estellen per prima cosa tranquillizzò Regina, per quanto le fu possibile, poi le suggerì caldamente di rimanere nelle sue stanze, almeno finché Lord Gunthar l’avesse messa sotto la protezione di qualche suo cavaliere fidato. Quindi, insieme ai suoi amici, raggiunsero dapprima il signore del maniero per fargli rapporto su quanto successo e dargli così modo di sostituire in tempo gli addetti alle cucine e magari portar via in maniera sicura i cadaveri. Successivamente passarono da Sir Derek per riferirgli di Martin e che, malgrado loro credessero ciecamente che il rampollo dei Crownguard fosse estraneo a tutti questi crimini, lui era il maggiore indiziato per essere il mandante purtroppo, perché adesso ben due dei suoi uomini erano coinvolti direttamente negli omicidi e non poteva essere un caso.
Stranamente Sir Derek rifletté parecchio su questo punto, invece di dare in escandescenza come Kail si era invece aspettato facesse e questa sua improvvisa, spontanea preoccupazione, diede un’intuizione felice al mezzelfo, che però, tra le mille cose ancora da fare e i mille dettagli da organizzare in un sistema coerente, nessuno sapeva se avrebbe poi approfondito o meno.