“Sapevo che c’eri tu dietro tutta questa maledetta macchinazione! Che cos’hai in mente Uth Wistan? Vuoi il globo dei draghi per te, per la tua casata? Sei meschino e subdolo e io non passerò sopra le tue nefandezze per la seconda volta!”
Le parole che un furibondo Sir Derek pronunciò nei confronti di uno sconvolto Lord Gunthar furono a dir poco aspre ed ingiuriose, tanto che Stuard chiuse di scatto gli occhi sapendo che avrebbe potuto fare ben poco per evitare il peggio. Fortunatamente Lord Gunthar aveva appena appreso dai nostri eroi che purtroppo Paul de Gaulle era deceduto e riuscì quindi a non agire d’istinto, a non replicare spinto dalle offese ricevute.
Dall’altra parte Sir Crownguard non riusciva a credere che il signore del maniero avesse compiuto un atto così deplorevole e forse una parte di lui sapeva che una cosa del genere non era davvero possibile, ma la consapevolezza che l’unico contatto diretto che poteva scagionarlo dalle accuse di complotto ordito per rubare il potente artefatto giaceva morto davanti a lui, l’aveva fatto uscire di senno. Talmente tanta era la rabbia che aveva provato, che il cavaliere sguainò di riflesso la spada, sfidando formalmente l’avversario in un duello al primo sangue, secondo le regole imposte dalla Misura.
Lord Gunthar tenne però duro e provò a spiegare a Sir Derek ciò che era capitato: aveva spronato Paul a mangiare e a rilassarsi, poiché non aveva avuto alcuna intenzione di intimorirlo o aggredirlo con domande poco pertinenti. Era anche riuscito a farlo parlare un po’, anche se il paggio non aveva pronunciato molte frasi sensate a dire il vero. Poi all’improvviso si era accasciato. Aveva cominciato a tossire e a gemere, finché era caduto a terra e non si era mosso più. Lui l’aveva tosto sollevato e messo sul giaciglio, quindi aveva chiesto aiuto ai soldati di sopra e questo era tutto.
Mentre i due cavalieri discutevano sempre più animatamente e Sir Derek ancora teneva alta la sua spada, Kail ed Estellen esaminarono meglio lo scenario intorno a loro.
Stuard invece faceva il possibile per sedare gli animi prima che qualcuno si facesse male davvero.
Paul non aveva ferite causate da armi da taglio, né ecchimosi intorno al collo o tracce di sangue addosso, pertanto Kail sospettava che fosse stato avvelenato. Domandò dunque ad Estellen se lui poteva controllare meglio il cadavere, mentre lei avrebbe cercato di ricostruire cosa fosse successo in quella dannata cella.
Il mezzelfo ispezionò per prima cosa la bocca del servitore di Sir Derek, scoprendo che c’erano delle tracce nerastre attorno alle labbra. Poi annusò meglio dentro, distinguendo, grazie al suo olfatto elfico, due odori inconfondibili di semi e piante velenose: oleandro e mandorla. Inoltre percepì, leggerissima, anche una terza fragranza: un catalizzatore che lui sapeva essere una bacca elfica che cresceva solo nei boschi di Qualinesti e Silvanesti. Essa aveva la virtù di equilibrare questi due ingredienti e di creare la famosa “lingua di drago”: un veleno (ed anche una droga, a secondo del dosaggio) potente usato dagli elfi nei tempi andati. Questo intruglio potenzialmente mortale, viste le sue indubbie qualità, fu poi riadattato ed utilizzato successivamente dagli orchi, che sostituirono le proprietà della bacca elfica con quelle di un tipo di cactus che cresceva nelle terre del Blode, creando di fatto una copia micidiale, dagli effetti devastanti quanto l’originale. Ancora oggi questa sostanza veniva utilizzata in piccole dosi dai loro sciamani per aiutarli a raggiungere l’estasi e poter comunicare con il loro dio Sargonnas.
Le tracce scure intorno e sotto le labbra del povero Paul, confermavano in pieno la presenza di questo tipo di veleno.
Mentre Kail si tirò su per informare la sua amica, pensò che tutta questa storia stava assumendo contorni grotteschi oltre che enormi. Un veleno elfico (o orchesco) utilizzato per uccidere un paggio di nome Paul deGaulle? Addirittura gli elfi erano adesso coinvolti in questa cospirazione? O forse c’era qualcuno di potente, appoggiato da alleati altrettanto potenti, che stava mettendo in piedi tutto questo teatrino per screditare le parti importanti coinvolte nel Concilio di Whitestone? Kail non mollava affatto la pista Ariakas, visto che il veleno avrebbe potuto anche essere di natura orchesca, ma il suo sesto senso gli diceva che colui che stava muovendo i fili di questa trama intricata ed efferata si trovava qui, tra queste mura e non dall’altra parte del mondo.
Nel frattempo Estellen aveva esaminato gli oggetti presenti sulla scena del crimine e aveva dedotto che il veleno era stato messo nel latte, il cui bicchiere che lo conteneva era ancora pieno per metà e forse anche nel pane, che invece era stato divorato quasi del tutto. Il veleno quindi non aveva agito subito e questo spiegava il perché Lord Gunthar fosse rimasto un po’ confuso da ciò che era capitato a Paul, dalle sue improvvise convulsioni. Inoltre il signore del maniero aveva detto il vero: il servitore di Sir Derek era caduto in terra, a giudicare dallo sgabello rovesciato e dalla scodella di legno ribaltata, successivamente Uth Wistan l’aveva sollevato e adagiato sul giaciglio.
La dama bianca chiese conferma a Kail se “la lingua di drago” fosse un veleno che funzionava in quel modo e il mezzelfo annuì, asserendo che era una sostanza tossica potente, ma che agiva lentamente, a secondo dell’organismo che l’assumeva. Quando i due furono d’accordo su tutti i punti delle dinamiche della morte di Paul, raggiunsero i due cavalieri che erano ormai arrivati alla resa dei conti.
“Adesso però calmati Crownguard, non so cosa sia successo a quell’uomo, ma come ti ho già spiegato molte volte, di certo non sono stato io ad ucciderlo. Ha cominciato a tossire, ed è morto tra le mie braccia. Il mio unico rammarico è quello di non essere riuscito a salvarlo. Capisco il tuo cruccio: ti stanno incastrando, come stanno facendo con me adesso, ma non lascerò che tu mi minacci dentro la mia stessa casa. Se è un duello che cerchi, l’avrai, ma rifletti su questo: chi sta dietro tutta questa cospirazione, mira proprio a metterci l’uno contro l’altro e se incroceremo le spade, faremmo solo il suo gioco. Non ti dirò altro: la scelta è tua.”
Sir Derek titubò qualche secondo intenso, dando il tempo a Kail ed Estellen di spiegare ad entrambi e anche a Stuard, come era morto davvero il suo servitore e dunque scagionando definitivamente Lord Gunthar. Quando anche Stuard si avvicinò al cavaliere, mettendo la mano sulla spada e spingendolo a ragionare, a non cedere all’ira, Sir Derek si convinse e rinfoderò dunque l’antica lama di famiglia. Tecnicamente, secondo la Misura, la sfida era stata lanciata e Lord Gunthar avrebbe anche potuto rivendicare il diritto di lavare l’onta ricevuta con il sangue, ma preferì soprassedere.
“D’accordo allora, se tu non c’entri… dimmi cosa pensi davvero di questa faccenda. Ti ascolto.”
Sentenziò Sir Crownguard.
I tre amici sospirarono di sollievo per aver evitato un possibile scontro che, anche se non mortale, avrebbe spaccato in due il cavalierato, indebolendo le forze alleate in maniera forse definitiva ed insanabile.
“E’ semplice Derek: qualcuno vuole il globo dei draghi, ma non per i motivi che pensiamo noi. Non si tratta di diatribe tra casate di cavalieri, qui c’è sotto qualcosa di più grosso. Da quello che mi ha raccontato Ulther, il pericolo potrebbe giungere addirittura da molto lontano, da qualcuno che ha evidentemente degli agganci molto solidi perfino qui, da noi. Stiamo cercando un uomo o una fazione che è d’accordo nel farci perdere la guerra, nell’appoggiare l'avanzata del nemico. Ho il presentimento che la dama bianca e i suoi amici ne sappiano certamente più di noi su ciò che potrebbe nascondersi dietro tutto questo complotto, ed essendo loro non direttamente coinvolti, visto che le nostre casate sono adesso compromesse, propongo che siano proprio loro a gettare luce su questi terribili incidenti. Ora che c’è un morto di mezzo, sia gli Uth Wistan che i Crownguard sono ufficialmente fuori gioco… come credibilità agli occhi del Consiglio e anche come giudici per decidere a chi eventualmente affidare il globo dei draghi. Solo questi avventurieri possono aiutarci. Che ne pensi Derek? Uniamo le nostre forze?”
Le parole di Lord Gunthar erano forti e convincenti, ed Estellen percepì qualcosa in lui di diverso dagli altri cavalieri: una scintilla divina degli antichi paladini andata perduta con il cataclisma. Quasi intuendo i suoi pensieri, il signore del maniero si voltò verso di lei e sorridendole si compiacque per il fatto che il suo amico Ulther avesse deciso di donarle il suo cuore, poiché sentiva che lei era davvero speciale come tutti sostenevano che fosse. La portavoce di Paladine arrossì come mai le era capitato in vita sua e quando i suoi occhi viola si posarono su di lui, scavando a fondo nella sua anima, come solo un servitore di Paladine sapeva fare, vide in quell’uomo una rettitudine intelligente ed un’integrità morale senza alcuna crepa. In quel momento capì che solamente Lord Gunthar poteva salvare il cavalierato. Soltanto lui e nessun altro.
“Voglio prima poter parlare con loro e riservarmi di trovare qualche alternativa, evitando di dare a queste persone carta bianca e affidandogli cosi il destino delle nostre casate. Sono nelle mie stanze, se desiderate onorare il nostro patto. Altrimenti, buona fortuna signori!”
Replicò Sir Derek dopo qualche secondo di attenta riflessione. Poi si inchinò alla dama bianca e lasciò le segrete del maniero per tornare ad alcune questioni in sospeso.
Lord Gunthar allargò le braccia, facendo ampiamente capire quanto non condividesse il modo di fare di quel cavaliere troppo sospettoso e suscettibile. Poi richiamò Sir Nicholas, ordinandogli di portare giù una lettiga e di trasportare il corpo di Paul nella cappella di Kiri – Jolith, dove sarebbe rimasto qualche ora per chi avesse voluto offrirgli una preghiera o un semplice pensiero, prima di tumularlo.
I nostri eroi invece iniziarono ad escogitare finalmente un piano d’azione.