“Dov’è Sir Derek Crownguard?”
Esordì con voce esplosiva Lord Gunthar Uth Wistan.
“Si è dovuto allontanare un momento, mio signore. Sono emersi degli elementi potenzialmente rilevanti riguardo il complice del prigioniero.”
La risposta del soldato alle porte della prigione arrivò puntuale, ma ovviamente Lord Gunthar non alleggerì di un grammo né la sua determinazione, né il suo fastidio evidente. Allorché Stuard si intromise, facendo notare come il rampollo dei Crownguard avesse ordinato anche a lui di presiedere la prigione, atteggiandosi a padrone del maniero, il Gran Maestro dell’Ordine della Rosa annuì e rese ancor più manifesto il suo disappunto. Voltandosi nuovamente verso la guardia, disse:
“Il prigioniero è ancora di sotto?”
Quando il soldato annuì, Lord Gunthar fece per aprire la porta, ma i cavalieri a guardia delle prigioni gli sbarrarono l’accesso. Lord Uth Wistan faticò non poco a trattenersi questa volta, serrando i pugni e chiudendo di scatto gli occhi per reprimere la rabbia crescente. Riuscì solo a sibilare:
“Toglietevi immediatamente di mezzo. Questo è il mio maniero e queste sono le mie prigioni, quindi tecnicamente, questo è il mio prigioniero. Non ve lo ripeterò una seconda volta: fatevi da parte e vi prometto che non vi farò arrestare, per oltraggio alla mia persona secondo la Misura e per reticenza nell’eseguire un comando diretto di un superiore.”
I soldati si guardarono preoccupati, poi con molta titubanza fecero quanto gli era stato ordinato dal signore del maniero.
Quando Lord Gunthar passò oltre la porta, Kail tentò di offrire al cavaliere il suo aiuto e quello della dama bianca soprattutto, perché affermò che Paul era stato drogato ed Estellen era l’unica che poteva riuscire a destare in lui un po’ di lucidità. Tuttavia Lord Uth Wistan, nonostante avesse apprezzato e molto l’offerta, sottolineò come la Misura imponesse che anche lui interrogasse il prigioniero da solo, senza aiuti esterni. Aggiunse però che se avesse avuto bisogno di qualche tipo di ausilio urgente, avrebbe certamente chiesto di loro. Il mezzelfo azzardò un ultimo disperato tentativo, insistendo sul fatto che lui e i suoi amici, essendo di fatto gli unici testimoni diretti del misfatto compiuto da Paul e dal suo complice, sarebbero potuti esser molto utili in questo interrogatorio, ma Lord Gunthar apparve irremovibile. Rincuorando Kail e asserendo che Sir Ulther gli aveva già raccontato tutto quello che loro gli avevano riferito, lo invitò a stare tranquillo e ad avere fiducia. Prima di chiudersi definitivamente la porta alle spalle e scendere la lunga e stretta scalinata di pietra, Lord Uth Wistan diede un ultimo ordine ai suoi cavalieri:
“Sir Nicholas, voi rimanete qui. Disarmate immediatamente questi soldati e fate recapitare le loro armi al deposito. Sono stanco di queste sfide continue lanciate alla mia autorità da parte di Sir Derek. Già trattare con il padre è un’impresa quasi impossibile, adesso ci si mette pure il figlio…”
Pronunciate queste aspre parole, il signore del maniero finalmente iniziò a discendere nei sotterranei e i suoi passi pesanti rimbombarono per diversi secondi nelle orecchie di un preoccupatissimo mezzelfo, prima di sfumare in un silenzio imbarazzante. Infatti si era creato un conciliabolo di cavalieri davanti le prigioni, ed ora tutti nel maniero sapevano della profonda tensione che si era creata tra Sir Derek Crownguard e Lord Gunthar Uth Wistan. Una spaccatura probabilmente insanabile che avrebbe reso la decisione da prendere al Concilio di Whitestone, riguardo chi dovesse custodire il globo dei draghi, ancor più difficile.
L’ora successiva fu davvero complicata: i cavalieri fedeli a Gunthar dovettero faticare parecchio per convincere quelli devoti a Derek di cedere le armi. Nonostante fosse assai disdicevole e chiaramente contro la Misura portare una spada al fianco, quando un editto diretto del signore del maniero impediva a tutti, lui compreso, di farlo, i soldati con la livrea di Crownguard persistevano imperterriti nel non andarle a depositare nel magazzino preposto. La discussione a tratti fu addirittura feroce, con Stuard e Kail che cercarono di intervenire, facendo notare che nemmeno loro le avevano, così come tutti i cavalieri che si avvicinarono per contribuire a sedare gli animi e a riportare alla ragione le guardie dei Crownguard. Alla fine però, solo grazie all’intervento di Estellen, gli uomini di Sir Derek si lasciarono convincere e seguirono finalmente a turno quelli di Lord Gunthar nel deposito per lasciare in custodia la loro spada.
Passò un’altra mezzora e Sir Derek finalmente ritornò alle prigioni. Nessuno sapeva che cosa egli avesse detto o fatto agli Uth Monnar e il cuore della dama bianca si riempì di angoscia per il suo amato Ulther. Stuard cercò di consolarla, ma adesso avevano altro a cui pensare: il rampollo dei Crownguard infatti non prese affatto bene la decisione dei suoi uomini di deporre le armi e tosto cominciò ad inveire contro di loro, apostrofandoli come “burattini nelle mani degli Uth Wistan”. Nacque quindi uno scontro verbale pesante tra Sir Nicholas e Sir Derek, che coinvolse pian piano anche tutti i presenti, compresi i nostri eroi, ma proprio quando Stuard aveva deciso di farsi dare la corte marziale, per aver aggredito il figlio del Sommo Giudice dei Cavalieri della Corona con una violenta testata, una voce potente, ma strozzata e disperata salì su per le scale. Era la voce di Lord Gunthar:
“Chiamate un cerusico o uno dei cercatori! Il prigioniero sta male, presto!”
Sir Derek rimase a bocca aperta per alcuni intensi istanti ascoltando quella richiesta d’aiuto da parte del suo più acerrimo antagonista, poi aprì la porta e si fiondò nei sotterranei. Gli altri cavalieri, di entrambe le fazioni, ebbero ancor più esitazione ed incertezza sul da farsi, una pausa più che sufficiente che portò Kail e il suo più corpulento amico Stuard a creare lo spazio necessario affinché Estellen passasse oltre la barricata che si era creata davanti la porta. Alcuni di essi provarono a fermarli, ma la voce e gli atteggiamenti di Kail non lasciarono dubbi che non c’era da discutere su questa decisione: la dama bianca era l’unica che poteva davvero fare qualcosa lì sotto e loro le stavano facendo perdere tempo prezioso. Alla fine, un po’ con le buone e molto di più con le cattive, Estellen scivolò oltre la porta, discendendo più velocemente che poteva i ripidi scalini di pietra. Kail la seguì da presso, mentre Stuard bisbigliò a Sir Nicholas di non far entrare nessuno dopo di lui.
Quando la portavoce di Paladine mise i piedi nelle segrete del maniero, inquadrò subito la situazione: Sir Derek era di fronte a lei, un dito accusatore puntato nei confronti di Lord Gunthar, che si trovava dentro una delle prigioni.
Su un giaciglio, dietro di lui, giaceva il corpo di Paul deGaulle, immobile, cianotico.
Immediatamente la sacerdotessa di E’li svicolò i due cavalieri e raggiunse il povero paggio. Afferrò con entrambe le mani la sua testa e bisbigliò una silenziosa preghiera a Paladine. Tuttavia nessuna energia blu fu richiamata dal corpo di Paul, nessuna scintilla divina su cui lei potesse operare. Il giovane e sfortunato ragazzo era stato ucciso e l’ultimo a vederlo in vita era stato proprio Lord Gunthar.
Estellen gli baciò la fronte, poi scosse lievemente la testa in direzione di Kail, comunicandogli che non c’era nulla che potesse fare.
Lord Gunthar colse il loro silenzioso dialogo e chinò la testa affranto. Il cavaliere era sinceramente dispiaciuto per la morte di Paul, ma anche per il fatto che il maggior indiziato per il suo assassinio era diventato adesso proprio lui.