“Se la metà di ciò che si mormora su di voi è vero, mia signora, la vostra parola potrebbe spostare l’ago della bilancia nella nostra direzione. Se accettaste la mia proposta, di parlare per conto dei cavalieri di Solamnia, avrete la mia parola che anche i Crownguard vi appoggeranno e se questo accadrà, faremo in modo che tutte le accuse nei vostri confronti e soprattutto nei confronti dei vostri amici, cadranno senza indugi. Le vostre azioni verranno rivalutate e voi, tutti voi, ne uscirete puliti. Non solo, ma il giovane Stuard Uth Breannar, avrà l’aiuto diretto del Giudice Supremo se vorrà sottoporsi al giuramento e di certo, sapendo l’affetto che Lord Gunthar prova per lui, non avrà fatica a ricevere alla fine l’investitura di cavaliere.”
Finalmente Sir Derek si era rivelato! Ecco che cosa desiderava e che cosa avrebbe offerto in cambio per ottenerlo!
Kail non sapeva se ammirarlo o disprezzarlo. Probabilmente aveva ordito lui tutta questa messinscena delle accuse e del processo, per ottenere proprio l’aiuto di Estellen per la sua casata e per il cavalierato. Un ricatto legale per carità, una strategia astuta ed audace e probabilmente funzionale. Pensò il mezzelfo, con un ghigno sghembo sulle labbra. Forse lo sarebbe stato davvero, se a decidere non fosse stata una persona pura di spirito come Estellen. Infatti la giovane era inorridita al pensiero di dover sfruttare il suo nome e la sua fama, che tra l’altro non aveva mai cercato o voluto, a vantaggio di una fazione piuttosto che delle altre. La giovane portavoce di Paladine fece notare che il Consiglio di Whitestone sarebbe dovuto servire per unire i popoli e non per dividerli con questi assurdi giochi di potere.
Su questo anche Stuard concordava, ribadendo che non avrebbe mai giurato lealtà ad un ordine che pensava solo al proprio interesse e non al bene comune. C’erano delle cose che avevano visto con i loro occhi durante il loro lungo viaggio nelle terre selvagge, cose terribili, che avrebbero fatto inorridire anche il più equilibrato dei vecchi cavalieri di una volta. Tempo fa questi stessi cavalieri avrebbero agito immediatamente per rappresaglia e avrebbero estirpato quelle nefandezze, anche se non li riguardava direttamente. Adesso invece perdevano tempo ed energie a complottare su come apportare vantaggi per la propria casata o al proprio ordine, invece che impegnarsi per il bene di tutti popoli di Krynn. Popoli che i cavalieri avevano affermato di proteggere proprio come incipit del loro “giuramento”.
Kail tentò di spiegare ai suoi due amici che il punto non era chi avrebbe dovuto utilizzare il globo, ma chi avrebbe dovuto custodirlo. Visto che le sorti della guerra sarebbero state decise nella Solamnia durante la fine dell’inverno e l’incombente primavera, gli sembrava logico che fossero i cavalieri a doverne disporre, a prescindere poi da chi avesse dovuto cimentarsi con esso. Chi avrebbe dovuto usare fisicamente il globo.
Estellen sottolineò il fatto che ad usarlo doveva essere un eroe e che non si poteva prescindere chi doveva custodire il globo da chi l’avrebbe poi utilizzato, poiché le due cose erano complementari.
Insomma la discussione prese piede e Sir Derek capì che avrebbe fatto meglio a lasciare i nostri eroi da soli a stabilire quale fosse la loro risposta finale alla sua proposta. Certo, accettare avrebbe significato tanti vantaggi per loro, ma la reticenza di Estellen e di Stuard, stava un po’ complicando le cose. Quando il cavaliere si fu allontanato abbastanza, sparendo in una stanza adiacente, Kail sottolineò che, malgrado la cosa puzzasse di congiura e complotto lontano un miglio, quella sarebbe stata un’ottima occasione per tutti loro per non finire alla gogna. Inoltre i contenuti del discorso di Crownguard non erano per niente campati in aria. Forse anche loro stavano ragionando influenzati dal pregiudizio nei suoi confronti: in fondo, lui era il figlio di chi li aveva accusati e le colpe dei padri non dovevano però ricadere sui figli.
Decisero dunque di parlare un altro po’ con lui prima di decidere.
Dopo qualche minuto Sir Derek fece ritorno nella stanza e i nostri eroi ne approfittarono per fare ora loro alcune specifiche domande al cavaliere, chiedendogli come fosse riuscito a raccogliere tutte quelle informazioni sul globo dei draghi. Molto pochi infatti ne conoscevano l’esistenza e molti meno sapevano come funzionasse, ed i rischi che comportava il suo utilizzo improprio.
“Ho avuto il privilegio, insieme a due cavalieri coraggiosi, morti nell’adempimento del loro dovere e agli avventurieri Sturm, Laurana e Flint, di recuperarne uno nelle lande di ghiaccio. L’abbiamo strappato a caro prezzo dalle grinfie del drago bianco di nome Frost, per poi portarlo qui a Sancrist, con la speranza che esso potesse dare a Krynn una speranza di salvezza.”
La dama bianca lo guardò molto intensamente, cercando nei suoi occhi la menzogna, ma non ne trovò traccia. Scorse sì ambizione ed orgoglio, ma anche coraggio e determinazione. Sospirando, la giovane portavoce di Paladine, dovette riconoscere però che le sue parole erano sincere.
Prima che Estellen potesse dare il responso sulla sua richiesta, però, Stuard volle porre una domanda al cavaliere che soddisfacesse la sua curiosità, chiedendogli per quale motivo indossava un’armatura cerimoniale dell’Ordine della Rosa, se suo padre era stato eletto a Giudice Supremo dell’Ordine della Corona.
Il cavaliere annuì, capendo il motivo di questa domanda. Unendo di nuovo le mani sul tavolo, disse:
“La mia famiglia appartiene al rango più alto di tutti, come quello di Lord Gunthar, ma mio padre scelse di guidare l’Ordine dei cavalieri della Corona, perché qualcuno doveva pur farlo e le altre casate lo giudicarono il più adatto per svolgere al meglio questo infausto compito. Per quel che riguarda me, ho appena ricevuto l’investitura a comandante in capo dei cavalieri della corona, nella prossima difesa di Palanthas tra due mesi e mezzo. I nostri informatori ci hanno detto che l’ala blu attaccherà all’alba della primavera e noi saremo pronti ad accoglierli con tutti gli onori. Se avremo con noi il globo dei draghi, tanto meglio: riusciremo certamente a sconfiggerli molto più facilmente! Motivo in più per avere il vostro appoggio al consiglio, mia signora. Ma ora ditemi, qual è dunque la vostra risposta? Appoggerete le mozioni del cavalierato?”
Estellen guardò Kail e Stuard, ed entrambi erano orientati ad appoggiare la proposta del cavaliere, sebbene, chi più chi meno, avesse più di una riserba nel farlo.
Tuttavia la portavoce di Paladine non era ancora del tutto convinta.
Volle prima capire il senso di una pesante sfumatura di disprezzo, che aveva letto nella voce di Sir Derek quando aveva pronunciato il nome di Lord Gunthar.
Il cavaliere così le rispose:
“Vedo che siete molto intuitiva, mia signora… e anche un pizzico sfrontata. Due ambite qualità che amo molto nelle persone e nelle donne soprattutto. Vi risponderò quindi, perché non ho alcun timore degli Uth Wistan. Mesi fa, l’ala blu attaccò la Solamnia centrale, dopo una lunga ricognizione sui territori dei Crownguard e di altre casate a noi fedeli. Quando Kellhendros attaccò il nostro maniero, solo io e mio padre ci salvammo. Mio fratello e mia madre purtroppo perirono nel fuoco e tra le macerie del maniero. Abbiamo implorato l’aiuto di Lord Gunthar. Aiuto che però non è mai arrivato!”
Le mani di Sir Derek, tenute unite sul tavolo, si strinsero in una ferrea morsa, che rivelò a tutti l’odio feroce che egli provava nei confronti del Gran Maestro del cavalierato.
Estellen abbassò lo sguardo, corrucciata per le sofferenze che Sir Derek aveva dovuto sopportare in questi mesi di guerra.
“Non vi crucciate, mia signora. La guerra conduce a queste atrocità, mettendo fratello contro fratello e amico contro amico. Tutto ciò che abbiamo detto e che diremo ancora, rimarrà tra di noi. Almeno da parte mia.”
A quel punto Kail ritenne di intervenire, facendo notare che in effetti un paio di orecchie indiscrete avrebbero potuto esserci, visto che Paul era fuori la porta a ramazzare il corridoio. Il cavaliere corrucciò la fronte, mostrandosi davvero stupito per quella affermazione. Si alzò dunque e andò a controllare, ma il suo scudiero non era più davanti le sue stanze. Non osando mettere in discussione la parola di un chierico di Paladine, che era con lui e che certamente aveva condiviso quanto visto dal mezzelfo, liquidò la cosa con una risata conciliatoria, ribadendo che Paul era un tipo schivo e riservato, ma anche molto zelante nel suo lavoro. Probabilmente aveva visto il corridoio sporco e si era attardato sul posto per qualche minuto in più per ripulirlo. Niente di cui ci si doveva preoccupare.
Mentre Sir Derek tornava al tavolo come nulla fosse, Stuard invece non era molto convinto delle parole che avevano descritto il suo scudiero. Anzi era quasi sicuro che, molto presto, quello strano ragazzo, così torvo e schivo, avrebbe fatto parlare di sé.