Trovare l’area dedicata alla casata Crownguard non fu facile come Kail aveva pensato: il maniero era davvero grande e le casate ospiti davvero tante. Chiedendo qua e la, alla fine i nostri eroi scoprirono che Sir Derek alloggiava, con il padre e i cavalieri più fidati, nella zona interna dell’edificio, nei pressi di un’ampia area condivisa con gli Uth Wistan. Il signore del maniero infatti aveva predisposto, per il Giudice Supremo ed il suo rampollo, una zona della struttura che fosse paritaria alla sua, per non creare spiacevoli incidenti diplomatici alla vigilia di un consiglio che avrebbe deciso le sorti della guerra.
Kail, Stuard ed Estellen, avevano ricevuto dei lasciapassare dai loro tutori per muoversi liberamente attraverso la struttura e un invito formale da parte di Sir Derek in persona, consegnato direttamente nelle mani di Estellen da Paul de Gaulle, suo scudiero. Questo avrebbe permesso di esplorare il maniero, nonostante le severe restrizioni che erano state loro assegnate da Lord Kerwin Crownguard e quindi raggiungere la loro méta senza che le ronde impedissero i loro spostamenti.
Alla fine giunsero a destinazione, ma fu davvero un’impresa.
Salita l’ultima rampa di scale, si affacciarono su un lunghissimo corridoio tappezzato da vessilli del grifone dei Crownguard.
Tuttavia c’era qualcosa che non andava.
In quel corridoio non si vedeva un’anima. Negli altri che avevano attraversato infatti avevano visto un fiume di cavalieri, che parlavano tra di loro, si confrontavano, uscivano e rientravano da stanze aperte: insomma le altre casate erano certamente presenti. Qui sembrava non ci fosse davvero nessuno. Nessuno, a parte un uomo che stava spazzando per terra più avanti nell’androne.
Il gruppo lo raggiunse e scoprì che si trattava proprio di Paul, il paggio al servizio di Sir Derek. Egli non si mostrò per niente sorpreso di vederli e mostrò loro la stanza dove il suo signore li stava aspettando. Prima di andare, Estellen notò che il ragazzo aveva un’ampia cicatrice sotto l’occhio sinistro, che terminava a ridosso della carotide, come se qualcuno con un coltello e o un’arma seghettata, si fosse divertito a sfregiarlo in maniera orribile. La giovane allungò la mano guantata verso di lui, sorridendogli ed offrendogli il suo aiuto, ma Paul si ritrasse di scatto, ringraziando educatamente la portavoce di Paladine, ma sottolineando come non gradisse alcun contatto fisico con nessuno. Estellen accettò la sua obiezione e seguì senza dire nulla Stuard alla porta.
Il giovane cavaliere bussò, ma notò con la coda dell’occhio che Paul li stava osservando di sottecchi. Il baffuto guerriero era certo che quel ragazzo nascondesse qualcosa: aveva un non so che di losco, che non gli andava affatto a genio.
Dall’altra parte della porta invece, una voce baritonale, intensa e potente, li invitò ad entrare.
Si ritrovarono dentro una stanza, chiaramente riadattata per l’occasione, davvero enorme. Probabilmente una sala tattica o una camerata per i cavalieri. Adesso ospitava Sir Derek, che si era alzato da dietro un tavolo e li stava invitando a sedersi su delle sedie proprio davanti a lui. Sul tavolo c’erano delle scartoffie varie, con degli appunti appena accennati e dei disegni molto abbozzati che però in quel momento i nostri eroi non riuscirono a mettere a fuoco. Vicino alle molteplici carte c’erano poi anche una piuma con calamaio, il sigillo della casata del grifone, ed una mappa della Solamnia con delle scritte molto evidenti sopra.
La stanza era piena di mobili antichi, di quadri di personaggi storici e di armi di ogni genere, appoggiate su trespoli o affisse ai muri in maniera decorativa. Da quel che Kail poteva vedere, l’ampia camera comunicava con altre adiacenti, creando alla fine un comprensorio davvero enorme per una sola persona.
Un altro dettaglio importante fu che il cavaliere indossava un’armatura cerimoniale con i simboli della rosa, mentre l’armatura che giaceva su un manichino accanto al tavolo, mostrava chiaramente i simboli dell’appartenenza all’ordine della corona e questo era assai inconsueto, anche in quei tempi piuttosto tumultuosi e strani per il cavalierato.
“Buongiorno signori, prego accomodatevi. Non ci sentirà nessuno: ho mandato tutti i miei uomini via proprio per parlare con voi senza che orecchie indiscrete possano curiosare. Ma, per Vinas Solamnus! Scusate i miei modi rudi! Desiderate qualcosa mia signora? Avete fatto colazione?”
Sir Derek aveva invitato tutti i nostri eroi, ma sembrava chiaro fin dall’inizio che il suo obiettivo fosse solo Estellen. Aveva infatti occhi solo per lei, ed i suoi modi, forzatamente galanti, lo dimostravano senza esitazione o dubbio.
“Chissà dove vorrà andare a parare”, pensò Kail mentre si sistemava meglio sulla comoda seggiola. Il mezzelfo aveva notato subito che ciò che Sir Derek aveva appena dichiarato, era solo parzialmente vero: infatti i suoi uomini non erano stati “tutti” congedati, perché Paul si trovava fuori la porta! Tuttavia uno sguardo eloquente da parte sua, fece intendere ad Estellen che il mezzelfo preferiva tenersi questo asso nella manica per un momento più consono durante la discussione. Prima infatti voleva capire quali fossero davvero le sue intenzioni.
La giovane portavoce di Paladine sorrise e ringraziò il cavaliere per la sua premura, ma disse che aveva già mangiato e che preferiva giungere subito al punto, se per lui andava bene. Il cavaliere annuì e tornò a sedere. Si schiarì la voce, unì le mani sul tavolo e disse:
“D’accordo, verrò subito al punto. Vorrei sapere da voi prima di tutto quanto ne sapete riguardo il globo dei draghi. So che vi siete recati a Silvanesti e dunque non potete non aver visto gli effetti del suo spaventoso potere.”
Le parole del cavaliere arrivarono alle orecchie dei nostri eroi come pugnali affilati. D’accordo giungere al punto, ma mettere le carte in tavola in questo modo poteva essere un gioco assai pericoloso. Estellen non voleva rivelare più del dovuto, ma si rese conto che dovevano pur rispondere a quella domanda così diretta. Quindi ammise di conoscere l’oggetto in questione, di averne visti gli spaventosi effetti sulla foresta e di aver capito, senza ombra di dubbio, quanto fosse pericoloso usarlo e successivamente sottrarsi alla sua oscura influenza.
Sir Derek annuì.
Poi continuò ad incalzare Estellen e fu in quel momento che Kail capì finalmente dove voleva arrivare:
“Bene. Ora vorrei conoscere la vostra posizione riguardo chi dovrà utilizzarlo contro i nostri nemici. So che voi, mia signora, siete benvoluta dagli Astarte, dagli Uth Breannar e dagli Uth Monnar. Inoltre sia i nani, che gli elfi, pare vi offrano la loro stima incondizionata per quanto fatto per loro nel recente passato. La vostra voce sarebbe tenuta in alta considerazione quindi, quando la disputa per il controllo dell’artefatto si scatenerà tra i cavalieri e i loro alleati. Soprattutto con gli elfi, che potrebbero avanzare delle pretese su di esso. Gli elfi… ah! Già una volta sono caduti sotto il nefasto potere del globo, come possono sperare che le cose andrebbero diversamente questa volta? Inoltre, loro lo userebbero per scacciare gli eserciti dei draghi da Qualinesti e Silvanesti, cosi come i nani lo farebbero per le loro montagne o le loro colline, ma sarebbe un disastro tattico, perché la guerra verrà combattuta nella Solamnia!”
Mentre il cavaliere parlava, Kail, che ovviamente non si fidava affatto di lui, trovava però nelle sue parole delle argomentazioni più che valide, considerando i fatti. Lorac infatti era un elfo e aveva inavvertitamente quasi distrutto il suo regno perché gli era sfuggito il controllo sul globo dei draghi. Mentre, secondo quanto riferito da Alhana, il mago Raistlin era un umano e sembrava invece esser riuscito a controllare la mistica sfera. Sarebbe stato quantomeno possibile dunque, che il padroneggiare o meno il globo dipendesse dalla razza che entravano in comunione con esso.
Gli elfi erano creature di Paladine, mentre gli uomini di Gilean.
Forse era questo l’elemento che aveva indotto Sir Derek ad arrivare a queste conclusioni. Certo, lo stava facendo sicuramente anche per il prestigio della sua casata, garantendo dei vantaggi a sé stesso ed al cavalierato rispetto ai suoi alleati, ma il discorso complessivo il mezzelfo non lo trovava sbagliato. Solo non riusciva ancora a capire il perché Estellen avrebbe dovuto accettare la richiesta: in fondo era stato proprio il padre di Derek a formulare le pesanti accuse sul loro conto.
Tuttavia gli ci volle poco altro tempo per capire perché la portavoce di Paladine avrebbe dovuto dirgli di si. Le successive argomentazioni del cavaliere furono infatti molto eloquenti.