La situazione diventò ben più che imbarazzante, quando i cavalieri chiesero ai nostri eroi di spogliarsi delle loro armature e venire ulteriormente perquisiti nel caso tenessero armi o altri oggetti pericolosi nascondendoli chissà dove. Ovviamente nessuno si rifiutò di sottostare ad un ulteriore controllo, anche se un’occhiata più che severa di Stuard bastò alle guardie ad evitare inutili ed inopportuni contatti fisici con Estellen. Poi i prigionieri furono scortati nelle loro celle, a dire il vero più che confortevoli e, addirittura, solo per la giovane donna, fu concesso di avere la porta della propria cella socchiusa, qualora la dama bianca avesse avuto bisogno di bere, mangiare o dover usufruire della toilette.
Nonostante questa prigionia all’apparenza “amichevole”, Stuard sapeva molto bene che i loro capi d’imputazione erano molto gravi. Se infatti li avessero giudicati “colpevoli di alto tradimento”, soprattutto in quei duri tempi di guerra, avrebbe per tutti significato morte certa.
Il gruppo si confrontò parecchio tempo proprio sulle pesanti accuse che il capo dell’ordine della corona, Lord Kerwin Crownguard, aveva così celermente attribuito loro, tanto da sospettare che dietro tanta solerzia ci fosse una situazione esplosiva che, nei mesi in cui loro erano stati assenti, si era fomentata con il tempo e gli interminabili silenzi, innescandosi immediatamente con il loro arrivo al consiglio. Stuard cercava mentalmente di cucire e ricucire la situazione, ma non trovava niente che potesse giustificare simili diffamazioni da parte del cavalierato nei loro confronti.
Forse sul secondo ed il terzo capo d’imputazione si poteva parlare e confrontarsi, ma come potevano incriminarli per alto tradimento? Non avevano né venduto informazioni al nemico, né disertato, né tantomeno tradito il loro schieramento. Magari potevano aver agito d’impulso, non seguìto perfettamente gli ordini ricevuti, ma di mezzo c’era la volontà di Paladine, non quella di un gruppo di ambiziosi e alteri cavalieri! Insomma alcuni dettagli di ciò che era stato deciso dal consiglio erano stati certamente ignorati o cambiati per una linea d’azione più diretta, ma addirittura ricevere l’accusa di essere dei traditori, dei vili filibustieri, questo non lo poteva accettare.
Più ci pensava e più Stuard andava fuori di testa.
Estellen cercava di rincuorarlo, sottolineando come ben presto la verità sarebbe uscita fuori e li avrebbe certamente condotti ad essere scagionati, ma Kail non era troppo sicuro dell’asserzione e dalla convinzione della sua amica. Anche questo silenzio da parte delle persone che si sarebbero dovuti già occupare di loro, come Astarte e Lord Gerald Uth Breannar, sembrava confermare che le cose non si stavano mettendo bene nemmeno per le loro casate.
Nonostante l’arrivo della notte e il sopraggiungere della stanchezza, fu per tutti molto difficile prendere sonno. Tuttavia il mattino seguente accadde qualcosa che fece nascere di nuovo un barlume di speranza nei loro cuori.
Una voce potente si fece largo tra le guardie in cima alle scale, tra i vani tentativi di veto da parte dei soldati che erano di piantone, fino a mostrare la figura ammantata di un cavaliere che discendeva con passi pesanti le pietrose scale con sicurezza e marzialità.
Quando Estellen vide Ulther avvicinarsi alla sua cella esplose di gioia. Tuttavia i modi composti del giovane e la discrezione di Estellen, impedirono un contatto inopportuno tra i due, che si limitarono a prendersi per entrambe le mani e a sorridersi con un calore genuino che nascondeva molto di più della semplice amicizia.
“Mia signora Estellen. Finalmente vi rivedo!”
Esclamò Ulther felice.
“Sono così contento di vedervi sana e salva. Allora la vostra missione ha avuto successo!”
Terminò il cavaliere, avvicinando Estellen a lui di qualche centimetro. La giovane abbassò lievemente lo sguardo, mentre un tenue sorriso le si dipingeva sulle labbra, poi li rialzò, ed il viola dei suoi occhi incontrò il nero di quelli di Ulther. La dama bianca annuì, proponendo però al giovane cavaliere di raccontargli tutto in un momento più consono. Preferì infatti domandargli come stessero davvero le cose, cosa fosse successo per arrivare a quella infausta situazione.
“Le cose non si sono messe bene per voi dopo la vostra partenza, mia signora. E a dire il vero, nemmeno per me. Il consiglio non ha gradito molto la vostra decisione di agire per conto vostro e il fatto che io vi abbia aiutato a disobbedire agli ordini ricevuti. Solo grazie alla fiducia che Lord Gunthar ripone nel mio giudizio e in quello di mio padre prima di me, la casata Uth Monnar è ancora accettata nel consiglio dei cavalieri, ma le cose stanno lentamente cambiando e questa guerra non ci sta aiutando. Ci sono voci molto autorevoli che sussurrano di una cospirazione che parte dal Giudice Supremo, fino a coinvolgere alcune casate influenti a lui fedeli, per delegittimare gli Uth Wistan e prendere in mano… una mano forte… l’intero cavalierato. Tutto dipenderà da cosa sia questa “speranza” portata da est da avventurieri coraggiosi, mia signora. Ma non so dirvi altro purtroppo.”
Le sibilline ed imperiose parole di Ulther scossero non poco l’apparente, placida serenità della giovane portavoce di Paladine, che, candidamente, gli domandò allora quali potessero essere realisticamente le conseguenze di questi atti disdicevoli su di lei, sui suoi amici e anche su di lui.
“Le accuse che sono state fatte contro di voi sono molto gravi e verranno discusse il giorno prima della celebrazione dei nuovi cavalieri attraverso il giuramento, due giorni antecedenti quindi al consiglio di Whitestone che si terrà il nove Gennaio. Per adesso, anche grazie alla deposizione degli Uth Breannar e degli Astarte, voi siete sotto la mia custodia fino al processo. Potete dunque uscire di qui, mia signora.”
Così Estellen si allontanò dalla sua cella, mano nella mano con Ulther Uth Monnar. Egli le aveva anche restituito il pugnale, che lui le aveva donato prima che lei partisse dal castello Uth Breannar, cosa che la fanciulla gradì non poco e le aveva chiesto di seguirlo, poiché le prigioni non erano certo un posto consono ad una persona della sua importanza e valore. Prima di lasciare le segrete del maniero, Ulther dedicò un pensiero anche a Stuard e Kail.
“So che Sir Theodor e Sir Marcus, così come Lord Astarte, sono in questo momento a parlamentare con i capi dell’ordine, discutendo il vostro rilascio immediato, in attesa di giudizio. Non credo che tarderà di molto un responso certo in merito anche alla vostra situazione. Quindi restate fiduciosi.”
Poi Ulther ed Estellen lasciarono i sotterranei per raggiungere l’ala del maniero dedicata alla casata Uth Monnar. Il giovane cavaliere diede alla sua dama il suo mantello e le offrì il suo braccio, mentre lei si sincerò che niente di spiacevole fosse successo alla tenuta degli Uth Breannar, alla sorella di Stuard in particolare e a suo nonno. Rincuorata che nulla di particolarmente grave era di fatto accaduto alla casata del suo amico, si appoggiò al suo forte braccio e lasciò che Ulther la accompagnasse nelle sue stanze.
Stuard e Kail rimasero a scambiare qualche considerazione su quel poco che Uth Monnar aveva appena riferito loro, ma lo scenario generale si era fatto ancor più ingarbugliato e pericoloso; inoltre, peggiorò ancor di più quando, verso l’ora di pranzo, un inferocito Theodor Uth Breannar, venne a parlare finalmente con suo fratello minore.
“Ti rendi conto che cosa hai fatto? Sei sparito per mesi, disobbedendo ad ordini diretti di nostro nonno e nostro padre, oltre che dell'intero consiglio dei cavalieri!”
Esordì il più vecchio dei figli di Sir Marcus. Stuard provò a giustificarsi, dicendo che la missione era andata a buon fine, che era tutto quello che contava davvero, ma suo fratello sembrava non pensarla così.
“Il successo della tua missione è irrilevante Stuard, perché tu non sei ancora un cavaliere. Eppure hai studiato la Misura e sai bene che un cavaliere deve prima essere giudicato degno, per poter poi svolgere delle missioni per conto del consiglio e diventarlo a tutti gli effetti.”
Stuard rispose che non gli interessava del giuramento, né di diventare un cavaliere, se esserlo comportava diventare il crogiolo di tutto ciò che aborriva e contro cui combatteva: cospirazione, brama di potere, meschinità!
“Non temere, questa tua ostinazione e superbia, ha probabilmente compromesso per sempre la tua investitura a cavaliere, fratello. Purtroppo non è la sola cosa che mi preoccupa in questo momento. Hai una lama puntata al tuo collo, te ne rendi conto?”
Furibondo, Theodor si affacciò per vedere se nella cella adiacente a quella del fratello ci fosse ancora Estellen, poi puntò un dito verso Stuard e disse aspro:
“E la tua amica? Se fosse stata qui gliene avrei dette quattro! L’ ho trattata come una sorella più piccola, è cresciuta nella nostra casa, mangiando il nostro cibo. Perché ha dovuto trascinarti in questa assurda ordalia, gettando fango sul nostro nome? Compromettendo la nostra posizione?”
Stuard sibilò tra i denti di lasciare fuori Estellen da questa storia.
“E perché, non è forse vero quello che ho detto? Se lei non ti avesse parlato della sua “visione”, del suo sacro compito, tu non ti saresti fatto coinvolgere in questa follia! Sono mesi che stiamo combattendo, su più fronti e molti che ci sono cari ora… sono morti… nostro nonno è sfinito e nostro padre sta ancora lottando per salvare la nostra casata e la tua vita. Ed è tutta colpa sua!”
Queste ultime parole colpirono Stuard come un pugno allo stomaco. Avevano combattuto ed erano morti? Così tanto la guerra si era dunque avvicinata alla sua terra, alle persone che amava? E chi erano queste persone che erano cadute sul campo di battaglia? Stuard implorò il fratello di dirglielo, ma Theodor bisbigliò solamente queste scure parole:
“Presto verrai giudicato fratello, nostro padre sta negoziando la tua libertà fino a quel momento. Spero che ti venga tolta perlomeno l’accusa di alto tradimento, Stuard. Altrimenti verrai giustiziato e la nostra famiglia perderà potere ed influenza oltre ogni più nera previsione! Questo è tutto quello a cui devi pensare adesso.”
Sir Theodor abbassò dunque il capo, contrito e angosciato per la sorte toccata al fratello più piccolo e risalì le scale per uscire dalle prigioni.
Stuard rimase attaccato alle sbarre al pensiero di chi poteva essere morto tra le persone care per addolorare suo fratello in quel modo. Poi ci arrivò e gli mancò il fiato al pensiero che il suo mentore e maestro d’arme, Sir Marek, fosse caduto per difendere le sue terre, mentre lui non era stato nemmeno al suo fianco per cercare di evitarlo.