Estellen raggiunse sconsolata i suoi amici.
Il morale generale era assai basso e anche se entro pochi minuti sarebbe arrivata Deneva, avevano tutti un po’ smarrito la speranza. Senza il “libro bianco” infatti, il loro contributo in questa guerra avrebbe perso ogni significato. Fizban osservò quelle anime affrante, poi sospirò e si avvicinò a loro.
“Perché siete così addolorati, figli miei?”
Disse, con un sorriso appena accennato sulle labbra. Quill in quel momento si levò d'improvviso in volo, ed Estellen alzò gli occhi stupiti verso il cielo scuro, osservando la bianca civetta volteggiare in cerchio attorno a loro.
“Perché ce lo chiedi? Proprio tu poi, che mi hai condotto in questa assurda ordalia?”
Obbiettò la dama bianca, un po’ stizzita.
“Estellen ha ragione,” aggiunse Stuard, “sono mesi che viaggiamo e combattiamo solo per arrivare qui e scoprire che il libro e il tempio sono andati distrutti. Dovremo forse essere contenti per questo?”
Il vecchio arricciò il naso in maniera goffa, poi rispose allegramente:
“Intanto è un vero piacere fare la vostra conoscenza, di voi signori e anche di voi, signore. Mi duole dirvi infatti che non mi ricordo di avervi mai vista prima, mia cara ragazza. Come avete detto di chiamarvi?”
“Estellen, mi chiamo Estellen. Dovresti saperlo, come fai a non ricordarti di me?”
La giovane portavoce di Paladine si trascinò via dalla conversazione, quasi esasperata: il suo cuore era pesante e la sua anima ferita più del suo corpo. Tuttavia il vecchio non si arrese e le andò di nuovo vicino.
“Non essere triste, mia signora. C’è sempre speranza per questa vecchia terra che chiamiamo mondo…”
Esordì l’anziano uomo, sorridendole sincero.
“Speranza? Forse, ma se ci sarà ancora speranza, non sarà stato certo per merito nostro. Il nostro viaggio, la nostra ordalia, è fallita. E’ stato tutto inutile…”
Estellen iniziò a piangere sommessamente e all’eccentrico barba bianca si riempì il cuore dalla pena.
“Inutile non direi: avete aiutato Maquesta a riprendere il controllo sulla sua nave, dandole il tempo di avvertire i solamnici delle intenzioni di Takhisis sul mare nuovo. Poi avete salvato un minotauro da morte certa e pregato per le anime dei loro defunti. Avete liberato dei prigionieri nani, sventato una cospirazione dei cercatori e dei draconici, evitato che un folle mago diventasse o provasse a diventare un dio, salvato il re di Vantal e la città di Shrentak. Avete benedetto un tempio Irda corrotto da secoli riportandolo agli antichi splendori, scoperto cosa succede davvero dentro la città nave e sottratto alla morte un capitano dei minotauri e una principessa elfica dal supplizio degli orchi. A Silvanost avete sventato addirittura l’ordito di Cyan Bloodbane, regalando agli elfi un futuro nella foresta con il risveglio del druido e tante altre piccole cose, legate le une alle altre, il cui effetto positivo finale voi nemmeno riuscireste ad immaginare. Non vi sembra abbastanza?”
Estellen corrucciò la fronte. Come diavolo faceva quel vecchio a conoscere così bene tutti i loro movimenti? Era come se fosse stato insieme a loro per tutto il viaggio, come se avesse fissato il suo sguardo vigile su di loro da quando erano fuggiti dal maniero Uth Breannar. Fino a quella radura.
E forse era proprio così.
La dama bianca sollevò lentamente la testa e incrociò il suo sguardo. I suoi occhi violetti, ancora velati di lacrime, non riuscivano a scollarsi dai suoi.
In quel momento preciso cominciò a capire.
Il vecchio le sorrise come un padre, poi disse:
“Spesso, quando si cerca di arrivare ad una mèta, compiendo un lungo e difficile viaggio, non ci si rende conto che ciò che conta davvero è il viaggio stesso e non l’obiettivo che si persegue. Gli obiettivi cambiano, ma le esperienze che si fanno per perseguirli, quelle rimangono per sempre. Mia cara Erstellen, tu sei il Tempio di Paladine! Tutto ciò che ti serviva era renderti consapevole della tua forza e della tua responsabilità su questo mondo. Sei stata creata per questo: le sacre parole ti torneranno in mente quando sarai al posto giusto nel momento giusto, non temere.”
Quando Fizban terminò di parlare, Quill finalmente si poggiò di nuovo sulla spalla della dama bianca e per la prima volta da quando Ailin gliene aveva fatto dono, lei si sentì più forte con lui accanto.
Estellen non riusciva a smettere di piangere e a fissare quello strano vecchio, ma questa volta erano lacrime di felicità e non di angosciosa delusione. I suoi amici le si avvicinarono per sostenerla, mentre il l’anziano barba bianca afferrò il suo bastone e fece per andarsene.
“Non temere figlia mia, la speranza ancora non ci ha abbandonato: esiste qualcuno su questa bella terra che è ancora in grado di decifrare le scritture degli antichi chierici e che riporterà la chiesa di Paladine agli antichi fasti. Tu devi solo avere fede.”
Disse Fizban da dietro la spalla.
“E riguardo a voi… avete appreso tante cose in questo lungo viaggio, ma molte altre dovrete ancora impararle. Il peso del tradimento e della solitudine per esempio. Del dolore… e della morte. Tuttavia non vi abbattete, perché quando questa guerra finirà, quando i veri dei saranno tornati, anche voi troverete il vostro posto nel mondo. In questo o in quell’altro, si capisce. Bisogna dire così, sennò si arrabbiano …”
Il vecchio si guardò timoroso a destra e a sinistra, come se si aspettasse che qualcuno uscisse da qualche anfratto e lo rimproverasse per la sua loquacità. Poi concluse:
“Ci rivedremo sicuramente e guardatevi sempre le spalle: alcune persone potrebbero seguirvi financo quando tornerete a casa e penserete di essere al sicuro. Restate saldi. Sempre.”
Il gruppo rimase ammutolito, felice di aver appreso che la loro ordalia non era stata vana e che il libro bianco era in realtà stato sempre lì in mezzo a loro. “Il verbo di Paladine”: era un concetto evidentemente molto più letterale e meno astratto di quanto tutti avevano pensato fino a quel momento.
I suoi amici abbracciarono Estellen, lieti di apprendere la portata della sua importanza e consapevoli che tutto il loro sforzo ad arrivare in quella radura, era servito a rafforzarla. A rafforzarli tutti. Fizban sparì poi tra gli alberi, dirigendosi al confine est, dove ancora stanziavano le ali del nemico. Tuttavia nessuno si crucciò per lui, intuendo che quel vecchio, sicuramente un po’ goffo, aveva potere sufficiente per difendersi da solo. Questo era sicuro.
Kail ed Alhana accesero un piccolo fuocherello: era molto tardi e la temperatura si stava abbassando drasticamente. I quattro amici si raccolsero lì, attorno ad esso, stanchi, feriti, ma contenti, in attesa dell’arrivo di Deneva.
Quando la figlia dei due mondi atterrò e modificò il suo aspetto in una splendida fanciulla elfica, dallo sguardo fiero e dal portamento austero, Stuard sentì balzare il cuore in gola. Il cavaliere le andò incontro e i due si fermarono a un passo l’uno dall’altra. Il giovane guerriero la guardava dall’alto in basso e alla fine la baciò teneramente sulla fronte, ma Deneva lo tirò a sé, baciandolo invece con passione e ardore. I suoi occhi neri con venature d’argento lo ammaliarono e ammutolirono, provocando risatine dietro di loro da parte di Alhana ed Estellen.
L’intenso bacio di Deneva gli restituì ogni oncia di forza e curò tutte le sue ferite. Poi lei lo prese per mano, ed insieme raggiunsero il resto del gruppo. Con il solo tocco delle dita sulle loro guance, Deneva fece lo stesso con i suoi amici, rinsaldando ossa e chiudendo profondi tagli. Tutti ovviamente la ringraziarono con fervore ed un pizzico di timore reverenziale per il suo incredibile miracolo.
Quindi Stuard le illustrò la prossima fase del loro piano, quello che avrebbe riguardato l’inverno ormai arrivato e per prima cosa c’era il problema di raggiungere Sanction in meno di quattro o al massimo cinque giorni. Deneva inarcò un sopracciglio: era davvero tanta strada da fare, perfino per un drago! Ecco perché dovevano partire subito.
La figlia di due mondi chiarì che solo al suo cavaliere era permesso montarle in groppa nella sua forma serpentina, pertanto si, li avrebbe aiutati, ma solo se si fossero volontariamente offerti per immergersi in un sonno magico per tutta la durata del viaggio. Ovviamente Kail ed Estellen acconsentirono senza indugiare. Alhana invece confidò a tutti le sue intenzioni di rimanere nella sua foresta ad aspettare “un segno dal destino” e a tenere unito quel che rimaneva del suo popolo. La regina degli elfi salutò tutti con affetto, soprattutto Estellen, che accettò di buon grado di tornare ed essere sua ospite a Silvanost, quando la guerra si fosse conclusa. Il mezzelfo invece si limitò a chiederle di avere cura di Eiliana e ovviamente sua cugina annuì, sorridendogli comprensiva. Stuard infine le porse la mano, che Alhana strinse con gioia. Poi la figlia di Lorac sparì tra i boschi: l’ennesimo compagno d’arme che li aveva accompagnati con affetto e dedizione per molti giorni, per poi lasciarli di nuovo al loro destino.
Poco prima di abbandonarsi all’incantamento di Deneva che li avrebbe addormentati per qualche giorno, Kail volle tornare al campo di battaglia e frugare nelle tasche di Cornelius. Qui, attraverso una lettera scritta di suo pugno, rinvenne la testimonianza che il generale che tirava i fili di questa sanguinosa guerra era proprio Lord Ariakas: il guerriero oscuro, potente e tenebroso, al cospetto del quale perfino Estellen si era sentita annichilire.
Quando i suoi compagni si assopirono, Deneva ritornò finalmente al suo aspetto originale.
Lei era una creatura davvero unica: sembrava nata da una colata dell’argento più vivo su uno stampo del colore dell’ossidiana, con scaglie brunite, quasi nere, attaccate una ad una ad un corpo maestoso, del quale però risaltava molto bene il riflesso argentino alla luce intensa di Solinari. Il muso affusolato, più sottile e delicato di quello di Soffionero, era incastonato su una muscolatura del collo e delle zampe massiccia, tipica dei draghi neri. Quando dischiuse le ali imponenti e dai colori così particolari e variegati, rifranti dalla rossa luce di Lunitari, Stuard rimase senza parole per tanta bellezza.
Poi il cavaliere caricò i suoi compagni sul dorso del magnifico Wyrm e quando fu sicuro che non sarebbero caduti nemmeno per sbaglio, visse l’esperienza più fantastica della sua vita: volare a dorso di un drago, come il leggendario Huma Dragonbane!
Il viaggio verso Sanction sarebbe stato molto lungo, ma Stuard sentiva che niente poteva sconfiggerlo adesso. Nemmeno Takhisis in persona.