Stuard stava cercando disperatamente di dimenarsi, di scrollarsi di dosso quegli inquietanti arti fatti d’ossa o di carne putrefatta che cercavano di ghermirlo e trascinarlo verso il terreno per strangolarlo, ma invano. Nemmeno con l’aiuto di Alhana era riuscito a divincolarsi: per ogni mano o braccio che recideva, altre due ne spuntavano al loro posto, ancor più agguerrite e determinate ad ucciderlo delle precedenti.
Nel frattempo Kail era rimasto l’unico ostacolo che evitava al cavaliere oscuro di prendersi la vita di Estellen, ma anche il mezzelfo se la passava male con il braccio lussato in quel modo. L’ultimo attacco di Cornelius l’aveva davvero mancato di pochi centimetri e lui sapeva che sarebbe stata solo una questione di tempo, prima che la sua pesante mazza gli avesse fracassato la testa, uccidendolo all’istante. Tuttavia non demordeva: non poteva abbandonare Estellen al suo destino.
La giovane sacerdotessa, che ancora si teneva il braccio spezzato e cercava di indietreggiare strisciando via dall’imponente figura del guerriero nero che torreggiava su di lei, non sapeva più cosa fare: aveva provato a fronteggiarlo imponendo la sua volontà, ma non era riuscita a scalfire la sua scorza, evidentemente consacrata dalla dea Takhisis. Vedendo i suoi amici in estrema difficoltà e capendo che le cose si sarebbero davvero messe male se non avesse fatto qualcosa di risolutivo immediatamente, chiuse gli occhi, fece un bel respiro e invocò con più fermezza l’aiuto di Paladine. Chiese al suo dio di investire di luce divina il volto del loro avversario, nel tentativo di accecarlo con la sua emanazione benedetta.
Mentre il cavaliere e l’elfa armeggiavano ancora con l’oscuro sortilegio che cercava si sfinirli per poi ucciderli, Kail si stava preparando a tenere testa ad un nuovo terribile assalto del suo avversario. Poco prima che Cornelius però alzasse il possente maglio per sferrare il suo colpo mortale, qualcosa di abbagliante lo investì in pieno, costringendolo a ripararsi gli occhi con un braccio. Kail ne approfittò immediatamente, sferrando un preciso affondo, che Cornelius riuscì a deviare in parte solo per istinto, alzando di scatto l’ampio scudo. La lama di Silvanos questa volta bevve il sangue del suo nemico, ferendolo ad un fianco. Il signore dei draghi barcollò, ma rimase in piedi, pronto più che mai a togliere la vita a quel maledetto mezzelfo che lo aveva colpito e gli stava dando filo da torcere.
Estellen comprese molto bene la dinamica della situazione, capendo che il loro nemico era stato ferito solo lievemente e che adesso era ancora più arrabbiato e pericoloso di prima. La giovane portavoce di Paladine doveva quindi fare qualcosa di ancor più incisivo adesso: invocò insieme il nome di Paladine e quello di Chislev per ottenere da entrambi una grazia definitiva: afferrare Cornelius per le gambe e trascinarlo sotto terra, in maniera che non potesse più nuocere a nessuno, uomo o elfo che fosse!
Kail notò subito che qualcosa stava accadendo sotto i piedi del guerriero oscuro, che sembrava ondeggiare di fronte a lui come fosse su una nave in mezzo al mare e approfittò nuovamente di quel momento d’incertezza, in cui pareva avesse perso l’equilibrio, per aggredirlo ancora al fianco scoperto.
La manovra del mezzelfo risultò proficua: ancora una volta la lama dell’antico primo elfo si nutrì della linfa vitale del nemico, ma egli ancora resisteva, non demordeva, ed Estellen notò che Cornelius aveva sconfitto il suo sortilegio e questa volta stava dirigendo la sua attenzione verso di lei, attraverso un’oscura preghiera alla sua divinità. Non pensando a sé stessa ma ai suoi amici, la giovane pregò E’li di nuovo, affinché le donasse questa volta la forza di sciogliere il maledetto incantesimo in cui il suo amico cavaliere era caduto, riuscendo alfine e dopo molto sforzo a liberare Stuard dalla trappola negromantica che l’aveva catturato.
Rendendosi conto dell’opportunità offertale dalla dama bianca, il giovane solamnico caricò, spada alla mano, seguito da presso da Alhana. Tuttavia l’antica lama si infranse sull’imponente scudo del cavaliere del male e la daga della regina degli elfi scivolò inerme sulla sua armatura scura senza causare effetti significativi.
Il mezzelfo, più vicino dei suoi amici al loro avversario, comprese che egli stava ultimando una preghiera i cui effetti devastanti si sarebbero scatenati su Estellen se non avesse agito in fretta. Pertanto aggirò con la consueta velocità il malvagio servo di Takhisis e, con un fendente della spada, che questa volta risultò più fortunoso che abile, squarciò per la terza volta le sue carni, facendolo sussultare per il dolore e perdere per fortuna la concentrazione.
Estellen nel frattempo si era allontanata abbastanza per mettersi di nuovo in salvo, ma prima di ripararsi tra i cespugli, pronunciò ancora una volta il nome sacro di Paladine, implorandolo nella sua infinita misericordia, di portare sul campo di battaglia una violenta folata di vento, che riuscisse a strappare dalle mani lo scudo al loro infido avversario. Così, Cornelius non poté che rimanere spettatore passivo e incredulo di questa determinante azione, che lo vide alfine privato del maestoso clipeo, che già diverse volte gli aveva salvato la vita in questo combattimento.
Stuard gli fu addosso in un attimo, ma la mazza del suo avversario riuscì a bloccare il suo preciso fendente. Questa impasse tra i due possenti guerrieri però offrì di nuovo una chance al mezzelfo, che ovviamente non se la lasciò sfuggire: scartò il signore dei draghi sul lato sinistro e lo trapassò poi da tergo, da parte a parte, con la spada incantata!
Mentre il suo avversario sputava sangue, prossimo alla morte, il giovane cavaliere notò però un fatto curioso e allo stesso tempo allarmante: Cornelius stava finendo di pronunciare a mezza bocca l’ennesimo anatema e quando spirò, una risata rauca e strozzata accompagnò come un requiem la sua dipartita.
Finalmente erano riusciti ad abbattere questo terribile nemico, tuttavia qualcosa di orribile ed inaspettato si stava per scatenare sull’intero gruppo: l’atroce ferita che Kail aveva inflitto a lui, si stava infatti ritorcendo anche sui suoi avversari!
Stuard si accasciò sulla sua spada, più morto che vivo, mentre un rivolo di sangue cominciò a fluire fuori dalla lacerata blusa che si era aperta all’altezza dello stomaco. Alhana fu costretta a mettere un ginocchio a terra mentre incredula comprimeva lo squarcio apertosi come per magia nello stesso punto del cavaliere, mentre Estellen lanciò un grido di dolore e panico, quando si accorse che anche a lei era toccata la stessa sorte dei suoi compagni.
Tuttavia quando i loro occhi spaventati e atterriti si posarono su Kail e videro il terrore e lo stupore nel suo sguardo, capirono che a lui era andata decisamente peggio: il mezzelfo infatti si afflosciò a terra come una foglia secca, all’apparenza privo di vita, mentre una pozza di sangue pian piano si allargava a macchia d’olio sotto di lui.
Il primo istinto di Estellen fu quello di andare a soccorrerlo immediatamente, ma quando la dama bianca notò che una figura immensa, più scura del buio della notte e più alta della foresta, era infine arrivata dall’altra parte della radura, sradicando alberi e graffiando il terreno con i possenti e giganteschi artigli, capì che doveva cambiare strategia oppure Kail non sarebbe stato l’unico a morire quell’infausto giorno!
Si rammaricò solo per il vecchio barba bianca, che certamente sarebbe stato il primo ad essere spazzato via dalla furia del drago!