Larune era molto simile a Selune come impianto architettonico. C’erano delle scale di corda e di legno che portavano a dei ponteggi sugli alberi, dove, sui due livelli della cittadella, si strutturavano ordinate le abitazioni, i negozi, gli edifici istituzionali e quelli religiosi. L’unica differenza stava nel fatto che qui sembrava un vero e proprio campo di battaglia.
La fortuna fu che, essendo incassata in una macchia di alberi secolari giganteschi, solo le truppe di terra ebbero la possibilità di affrontarsi, evitando così che i draghi riducessero in cenere anche questo antico posto dal valore storico inestimabile.
La maggior parte dei cadaveri, che tappezzavano il terreno dabbasso, appartenevano alle truppe dei signori dei draghi. Goblin e Hobgoblin giacevano riversi a fiumi, gli uni accanto agli altri, trafitti da mille frecce elfiche scagliate dai piani alti della città abbandonata. C’erano anche draconici e mercenari umani uccisi dai micidiali dardi silvani, ma in numero minore. Sulle grosse querce potevano notarsi chiaramente degli squarci molto profondi provocati da enormi artigli, evidente segno che i giganteschi cromatici avevano provato a svellere l’entrata dell’antica città, ma con scarsi risultati. Troppo possenti e radicati gli alberi in questo punto: d’altronde, Larune nasceva come avamposto militare che, insieme a Selune, aveva difeso strenuamente Silvanersti dagli invasori fin dalla prima guerra dei draghi. Le sue difese naturali e la sua posizione strategica aveva retto per millenni a quasi qualunque calamità. Perfino ai draghi.
Tuttavia le perdite tra le fila degli elfi furono comunque ingenti e i danni interni all’antica cittadella risultavano decisamente visibili anche senza l'intervento diretto di quei mostri alati. Infatti molti silvani giacevano morti al secondo livello della città, uccisi principalmente da draconici Bozak, capaci di volare per brevi tratti e anche dopo la loro dipartita, di portare la morte tra i loro nemici.
Stuard rammentava molto bene quell’esperienza vissuta in prima persona e girò la testa dall’altra parte al ricordo della sua terribile agonia sotto le prigioni di Vantal. Quella fu la prima volta che il potere di Estellen si manifestò in tutto il suo splendore, altrimenti sarebbe certamente morto. Guardando quello scempio, il cavaliere pensò che sarebbero serviti mesi, forse anni, per ripulire dai cadaveri e dal loro equipaggiamento solo quel singolo campo di battaglia!
Alhana ebbe un giramento di testa mentre passava tra tutti quei morti ormai in avanzato stato di decomposizione, un po’ per il puzzo orribile di morte e cenere, un po’ perché osservava i volti stravolti dei suoi sudditi, del suo popolo, così immobili, senza vita e si rammaricò con sé stessa per non essere stata lì, a morire al loro fianco.
In mezzo a tutti quei corpi mutilati e contorti, Kail rinvenne anche uno dei generali dei draghi, ucciso da una freccia fortunata che l’aveva colpito al collo. Egli indossava una maestosa armatura nera di piastre completa con elmo e portava fieramente le insegne di Takhisis sul pettorale e su entrambi gli spallacci metallici. Probabilmente era stato per questo che l’assedio si era poi interrotto malamente: morto il comandante, nessuno aveva avuto le competenze e la disciplina necessarie per sostituirlo. Questo era l’unico vantaggio tattico che gli eserciti dei popoli liberi avrebbero potuto sfruttare nei confronti di quelli della dea oscura, che erano più numerosi e vantavano soprattutto i micidiali draghi cromatici tra le loro fila: la mancanza di disciplina e di mentalità marziale!
Eiliana richiamò il gruppo all’interno di un rifugio al secondo livello della città per fare dunque il punto della situazione.
La nobile elfa pareva molto agitata. Sembrava chiaro che l’urto principale delle forze dei signori dei draghi si fosse abbattuto prima di tutto su questa zona, ed aveva poi raggiunto certamente le città principali del territorio, per cui Tarithnesti e Sithelnost. Pertanto comunicò a tutti la sua scelta di recarsi a nord, per vedere se a Tarithnesti fossero rimasti dei superstiti. Loro invece avrebbero proseguito per Sithelnost, per fare rifornimenti e per offrire supporto agli eventuali sopravvissuti di quella città.
La sua decisione lasciò tutti un po’ stupiti e confusi, soprattutto Kail che non voleva assolutamente abbandonarla. Il mezzelfo provò a convincerla a non andare da sola, si propose perfino di accompagnarla, ma Estellen si oppose fermamente alla prospettiva di separarsi, pertanto la giovane portavoce di Paladine avanzò la timida prospettiva di andare tutti con lei. Maturò questa decisione guardando gli occhi affranti di Kail, ma soprattutto il bieco cipiglio del cavaliere, che non avrebbe mai permesso ad Eiliana di andare in un territorio potenzialmente pericoloso da sola e senza protezione. Tuttavia la nobile elfa richiamò tutti ad analizzare la situazione con la testa e non con il cuore: mancavano pochissimi giorni all’importantissimo secondo incontro tra le forze dei popoli liberi e quel libro era dannatamente importante! Più importante di Tarithnesti.
Più importante di lei.
Non avrebbero potuto permettersi una deviazione di una settimana sulla loro tabella di marcia, con o senza l’aiuto di Deneva.
Tuttavia il mezzelfo non voleva più discutere dell’argomento con lei: avevano preso una decisione tutti insieme e l’avrebbero seguita con o senza la sua approvazione! Eiliana annuì, ma spronò i suoi amici a parlarne ancora: avevano tempo fino all’alba per decidere la cosa più giusta da fare.
Alhana rimaneva silenziosa accanto al fuoco e quando Kail la raggiunse chiedendole cosa avesse, lei lo guardò intensamente, scavando nella sua anima e mettendo a nudo i suoi sentimenti. Alhana gli confessò che era a conoscenza del suo affetto profondo nei confronti di sua cugina, ogni gesto del suo corpo, quando le era vicino, metteva questo fatto in evidenza. Tuttavia lo invitò a inquadrare la situazione da una prospettiva più ampia: il problema non era arrivare a Tarithnesti. Il problema iniziava lì, perché non era facile scovare un elfo che si nascondeva in una foresta. Certamente Eiliana li avrebbe alla fine trovati, se ce ne fosse stato qualcuno ancora vivo, ma quanto ci avrebbe messo? Qualunque Sla – Mori poteva ospitare dei profughi e a Silvanesti, di alberi cavi, che potevano nascondere un rifugio sicuro per gli elfi, ce n’erano a dozzine. Avrebbe potuto essere una cerca che poteva durare settimane o anche mesi. Non c'era modo di saperlo.
Kail abbassò il capo, affranto. Poi raggiunse Estellen e Stuard e li aggiornò sulle osservazioni di Alhana e sugli Sla – Mori, quindi attese la decisione di Estellen. Addolorandosi per l’amico, la sacerdotessa di Paladine decise a quel punto di proseguire, lasciando Eiliana al suo destino. Stuard non si mostrò molto d’accordo, ma alla fine capì che non c’era altra scelta che quella.
Così l’indomani il gruppo si accomiatò da Eiliana, che lasciò alla cugina il compito di guidare i nostri eroi al Tempio di Paladine.
La nobile elfa abbracciò con calore Estellen, dichiarandosi molto fiera ed onorata di aver conosciuto e di essere diventata amica della creatura più vicina a Paladine che abbia solcato e solcherà mai più terre mortali. Le promise che si sarebbero riviste a guerra finita e che lei sarebbe rimasta per sempre nel suo cuore. Estellen aveva le lacrime agli occhi. Riuscì solo a benedirla e a tenerla stretta tra le braccia il più forte possibile.
Poi Eiliana andò da Stuard, cingendo anch’egli in un abbraccio forte e tenero allo stesso momento. I due si presero un po’ in giro come erano soliti fare, poi si augurarono buona fortuna.
Quindi fu il turno di Kail.
Eiliana lo guardò teneramente, poi senza dire una parola, si sfilò il gioiello delle stelle dal collo e glielo donò. Gli disse che il suo cuore gli apparteneva, ma lei sarebbe stata veramente sua solo quando lui si sarebbe sbarazzato di quel maledetto ciondolo che portava al collo. Non c’era spazio per tutti e due sul suo petto. Kail le giurò che l’avrebbe fatto e che un giorno avrebbe messo al collo il suo gioiello e quel giorno lei lo avrebbe saputo. Poi sarebbe tornato da lei. Eiliana lo baciò con dolcezza, afferrò l’arco e si allontanò di qualche metro mano nella mano con Alhana.
Le due cugine si salutarono con grande affetto, rimanendo fronte a fronte e sussurrandosi reciprocamente dolci parole elfiche per alcuni minuti. Poi Eiliana saltò giù e sparì in ciò che rimaneva della foresta, lasciando una ferita aperta nei cuori dei suoi amici.
Alhana prese la testa del gruppo, conducendo i suoi amici verso ovest, poi al guado del Ton – Rishas e nei successivi sei giorni lungo il fiume, verso la città di Sithelnost.
Più si avvicinavano ai confini esterni, più dei rigogliosi boschi di Silvanesti notarono che era rimasto ben poco. Il terreno, una volta verdeggiante e profumato, era ora annerito per la fuliggine e la cenere, mentre il puzzo di bruciato e decomposizione saliva implacabile da sotto i loro stivali, permeando tutto quanto per almeno dieci metri verso l’alto e rendendo difficile la respirazione. Su questa sterminata distesa di nulla, brulla e riarsa, potevano vedersi chiaramente le orme degli artigli dei draghi che graffiavano ferocemente la superficie, facendo emergere parzialmente detriti e corpi martoriati generati dal furore della battaglia.
Se la foresta fino a Larune era stata privata di circa il sessanta/settanta percento della flora, qui nei pressi di Sithelnost arrivava almeno al novanta/novantacinque percento.
Alhana era davvero sgomenta e distrutta dal dolore per ciò che gli eserciti di Takhisis avevano fatto alla sua casa e Stuard cercò di convincerla che Silvanesti si sarebbe comunque ripresa, si sarebbe fortificata attraverso questa sofferenza. Tuttavia il cavaliere sapeva bene che le sue erano parole di comodo: niente poteva del tutto riprendersi da quella simile devastazione, da quello scempio scellerato e senza criterio.
Il gruppo risalì il fiume Thon – Thalas ed arrivò comunque a Sithelnost secondo la tabella di marcia.
Il ponte che conduceva alla città sembrava pericolante, ma Alhana capì subito che gli ingegneri elfi, come erano soliti fare durante un assedio, l’avevano smontato e rimontato diverse volte per rallentare i nemici che attaccavano da terra passando per il fiume, ed il fatto che adesso fosse di nuovo intatto le lasciava sperare che le forze di Takhisis fossero state davvero respinte.
Così il gruppo passò il ponte e si accinse ad entrare nella grande città di Stihelnost, ma prima che potessero varcarne la soglia, una freccia si abbatté ai piedi di Alhana, mentre una voce femminile, imponente e autoritaria, urlò:
“Fermatevi immediatamente e dichiarate le vostre intenzioni! O morite.”
Dunque Eiliana aveva avuto ragione: c’erano davvero dei superstiti sparsi per il vasto territorio della foresta, che non sapevano ancora che gli invasori erano stati cacciati da Silvanesti! Alhana non sapeva se gioire o disperare di questo.