Estellen aveva le lacrime che le rigavano il viso mentre abbracciava con forza la scultura. La giovane non riusciva a smettere di stringerla, di piangere e di addolorarsi per essa, come se fosse stata velata anche lei da un sortilegio perfido, infido e devastante. Per far comprendere la gravità della situazione e il pericolo che esisteva per la sua padrona, perfino Quill dispiegò le ali e fece un chiaro richiamo in direzione di Stuard, rimasto accanto all’amica in vigile attesa. Tosto, il cavaliere, capendo che qualcosa non stava funzionando nelle intenzioni di Estellen, la afferrò di peso da sotto le ascelle e la tirò via dal banco di lavoro, facendo affondare il suo volto contrito sul suo ampio petto. La giovane rimase diversi minuti ancora afflitta dal pianto e dal respiro spezzato, completamente affranta dallo struggimento, ma il suono cadenzato del cuore dell’amico pian piano riuscì a calmarla e a lenire il dolore che ancora manteneva nella testa e nel cuore.
Il clamore di quella situazione richiamò anche il resto del gruppo davanti la stanza, ma solo Kail riuscì a riunirsi ivi con i suoi amici: Alhana ed Eiliana non poterono nemmeno avvicinarsi all’uscio. Probabilmente la natura mezza umana di Kail l’aveva protetto da quella disperazione accecante, assoluta, che evidentemente, per gli elfi era davvero insopportabile. Infatti la natura degli uomini, figli diretti di Gilean, era predisposta alla neutralità e questo garantiva loro una maggiore schermatura, un maggiore equilibrio nei confronti delle emozioni negative. Gli elfi, figli di Paladine invece, erano buoni per natura e queste stesse emozioni potevano facilmente portarli alla follia se mal gestite.
Il mezzelfo attese pazientemente che Estellen si riprendesse, poi si fece spiegare cosa diavolo fosse capitato in quel dannato ripostiglio.
Kail riflettè molto sulla questione, soprattutto quando apprese che Eyne aveva utilizzato le arti oscure per svuotarsi di tutto il dolore e la sofferenza accumulate in anni di vessazioni da parte di quel Moebius, cioè Cyan Bloodbane sotto mentite spoglie. Egli infatti le aveva tolto tutto: la sua vocazione per E’li, la sua vita sociale, suo figlio, ed infine il suo amatissimo marito. Insomma l’aveva uccisa diverse volte, pur facendola rimanere in vita. Dunque la reazione finale di Eyne era certamente comprensibile, ma non condivisibile. Infatti quella stessa scelta l’aveva resa un essere privo di emozioni, spinto dal solo desiderio di sopravvivenza e senza alcuna moralità. Ecco perché Kail domandò ad Estellen se avesse potuto esorcizzare quell’oscuro incantamento che aleggiava su quella statuina di legno, perché se ci fosse stata una possibilità di salvare sua madre, di restituirle la sua capacità elfica di provare empatia con tutte le cose del creato, sarebbe stata proprio quella di cancellare quel funesto sortilegio e restituirle le sue emozioni, la sua luce.
Estellen all’inizio non rispose, un po’ perché davvero non era sicura di riuscire a fare quello che il mezzelfo le aveva chiesto e un po’ perché non sapeva se fosse davvero la cosa giusta da fare. Contrapporre sempre il bene al male, non era infatti una cosa giusta da perpetrare a prescindere ogni volta. Nel mondo doveva permanere equilibrio tra queste due forze: era stato per questo motivo, per l’arroganza degli uomini, che il cataclisma era stato scatenato. Inoltre non era detto che il suo potere, le sue motivazioni, fossero superiori a quelle che avevano spinto Eyne a officiare il rituale. Anzi, era molto probabile che non lo fossero affatto. Quindi esisteva la possibilità molto forte che anche se ci avesse provato, non sarebbe riuscita ad esorcizzare il male dentro quel guscio di legno così singolare. Inoltre era stata una scelta di Eyne cercare proprio quella soluzione così drastica e definitiva e “rimettere le cose a posto”, restituirle tutto il suo dolore per intero, così, direttamente e senza preavviso, poteva rischiare seriamente di ucciderla o peggio, renderla pazza per sempre.
Kail commentò che Eyne era già morta nel momento in cui aveva scelto di spogliarsi della sua luce naturale, della sua spiritualità elfica: questo esorcismo avrebbe dovuto rappresentare invece l’estremo tentativo di salvarla, di restituirla alla vera vita, dandole indietro ciò di cui si era privata più di cinquanta anni prima.
Estellen rimaneva molto indecisa sul da farsi, soprattutto perché un tale odio, un tale accanimento da parte di quel maledetto drago verde, una motivazione, seppur depravata, doveva pur averla. Torturare una singola, insignificante elfa per tutti quegli anni, che oscura e infida spiegazione doveva nascondere? Intenzionati a capirlo, i tre amici ricostruirono l’intera vicenda, aiutati dal diario di Eyne, finché arrivarono all’unico momento davvero confuso di cui le sue note avevano trattato.
Il momento cioè in cui lei era rimasta incinta.
Dalle sue annotazioni infatti era parso strano ad entrambi, a lei e a suo marito, che la cosa fosse successa, poiché Decius aveva iniziato ad ammalarsi proprio in quel periodo e non erano più stati molto frequenti i momenti di intimità tra loro due. Quando aveva poi partorito, la narrazione di ciò che era successo dopo era diventata quasi surreale, con Eyne e Decius che nemmeno erano più sicuri che lei avesse portato per sette mesi un bambino nel suo grembo, ma si fosse trattato invece di una loro invenzione, tutto frutto della loro fantasia. Altrimenti avrebbero dovuto ammettere che loro figlio era sparito nel nulla, rendendoli soltanto dei poveri pazzi agli occhi dell’intera comunità.
Forse Cyan voleva proprio quello da Eyne!
Voleva un figlio da lei e, per una creatura del suo potere, non sarebbe stato difficile renderla gravida attraverso la sola forza della sua magia, dei suoi sogni. Magari avrebbe preferito farlo in maniera più tradizionale, ma constatando i costanti rifiuti di lei, aveva alla fine optato per questa soluzione meno diretta. D’altro canto, egli era pur sempre “l’incubo con le ali”! Aveva utilizzato la sua incredibile influenza onirica anche per far ammalare il povero Decius, portandolo entro pochi mesi alla morte. Probabilmente, conoscendo la crudeltà di Cyan, Eyne si era salvata solo grazie alla protezione di Takhisis, che anche il drago verde era tenuto a rispettare. Altrimenti l’elfa avrebbe pagato con la vita il suo rifiuto di piegarsi a lui.
Secondo Kail poteva essere possibile che Eyne fosse arrivata alla fine alle stesse conclusioni a cui erano arrivati loro in quel momento, che si fosse resa conto di esser stata usata per avere un figlio ibrido, per gli scopi malvagi e sconosciuti del “flagello di SIlvanesti” e che non abbia retto a questa ennesima e ancor più terribile tortura da parte sua.
Anche Stuard pareva d’accordo con questa ricostruzione dei fatti, pertanto anche lui a quel punto fece leva su Estellen per diradare quella oscurità senza senso che avevano davanti. Quella cappa che anche il cavaliere percepiva pesante sulla casa e sul destino di Eyne.
Dunque la sacerdotessa di Paladine acconsentì: mise le mani attorno alla scultura e chiese aiuto a Paladine per svellere pezzo per pezzo l’incantesimo malvagio che la permeava. Incontrando una resistenza che non aveva immaginato, Estellen si concentrò ancor di più, imponendo questa volta la sua volontà sull’esorcismo. Fu comunque difficile liberare l’oggetto dall’oscurità, ma alla fine la dama bianca riuscì nell’intento.
Tuttavia quello non fu l’unico incredibile effetto che realizzò la giovane portavoce di Paladine: scritte blasfeme, empie come quelle impresse e camuffate nella “Torre delle Stelle”, tappezzavano infatti tutta la stanza e gran parte della casa!
La volontà e i propositi del drago erano stati infine rivelati a tutti ancora una volta!
Il linguaggio potente ed oscuro di Cyan, portava un riverbero verdastro in tutto l’edificio, spingendo dunque Kail a urlare a tutti di uscire immediatamente da quel posto maledetto e contaminato. Grazie ad Estellen dunque, un altro terribile piano ordito dal “flagello di Silvanesti” era stato scoperto, ma tutti si sbrigarono a lasciare quella casa comunque.
Qualunque effetto avesse avuto su Eyne la restituzione del suo dolore e della sua sofferenza, sarebbe stato comunque autentico e finalmente non più condizionato dalla volontà del malefico Cyan Bloodbane. Ora Eyne era libera!
Le due cugine decisero di raggiungere subito Alinosti e passare lì le poche ore di oscurità che restavano fino all’avvento dell’alba, poi avrebbero deciso il cammino da fare verso il “Tempio di Paladine” e il suo famoso “libro bianco”. Tuttavia Estellen non volle lasciare la scultura in quel posto ormai corrotto e compromesso, pertanto decise di portarla con sé ad Alinosti.
Lì avrebbe trovato un posto più consono per essa e per l’intera, terribile storia di Eyne Londelle. La trovò infatti nel confortante piccolo tempio di E’li della cittadella, dove finalmente almeno la sua riproduzione, concepita dalle abili mani di suo marito, avrebbe potuto riposare serenamente.