Kail girava e rigirava il gioiello delle stelle di sua madre tra le dita, indeciso sul da farsi. Almeno pensava fosse di sua madre, anche se in effetti, non credeva esistessero molti monili come quello con sopra impresse le iniziali “E. ed L”. finemente incise sull’argento.
Mentre i suoi amici stavano ricomponendo i miseri resti del cadavere e risistemando più che potessero la sua piccola e scarna tomba, Kail indurì lo sguardo, afferrò con decisione l’amuleto e si recò alla casa con il chiaro intento di dare un senso all’intera vicenda. La porta era chiusa a chiave, ma il mezzelfo la scassinò senza troppi problemi. Una violenta zaffata di polvere e aria stantia tosto aggredirono con ferocia le sue narici, tanto che dovette piegarsi sulle ginocchia per riprendere un pochino il controllo sulla sua laringe e sui suoi occhi che non volevano smettere di lacrimare. Comunque, non abituato a perdere tempo, approfittò di quei pochi secondi di tosse convulsa sia per riprendere fiato, sia per accendere una piccola torcia, così che quando l’aria riuscì pian piano a pulirsi all’interno, poté farsi avanti ed illuminare finalmente l’ambiente.
Fermo sull’uscio, notò subito alcuni dettagli importanti: c’erano parecchi quadri indistinti sulle pareti, ed un baule piuttosto modesto sul lato destro della porta. Una piccola cucina con una tinozza e dei piatti di legno ben ordinati all’interno, spiccavano sul lato nord ovest della casa. Un breve corridoio di raccordo portava invece a nord ad altri due ambienti, divisi da due porte chiuse, appena visibili dalla sua posizione. C’era inoltre un piccolo camino alla sua sinistra, con degli umili ma all’apparenza comodi sofa ben posizionati davanti ad esso. Il resto della casa era troppo immerso nell’oscurità per essere notato, pertanto il mezzelfo per prima cosa posò la torcia e andò a svellere i blocchi di legno che tenevano sigillate le ante delle finestre. Così permise alla fresca aria della sera di penetrare ancor più nella casa e alla luce delle due lune, Solinari e Lunitari, di illuminarla a dovere.
Kail decise di iniziare la sua cerca dal piccolo baule accanto alla porta, che forzò facilmente. Una volta aperto, un potente miasma di aria rafferma, misto a polvere e ad una potente fragranza assai strana, aggredirono nuovamente il suo delicato olfatto elfico, lasciandolo per la seconda volta stordito e ansante nel tentativo di riprendere fiato. Questo aroma però che aveva percepito in mezzo agli altri odoracci, gli rimase nelle narici per ore e pareva variegato, composto cioè da più fragranze, ma erano talmente particolari che il mezzelfo non riuscì a identificarle.
Comunque, all’interno del baule rinvenne alcune cose davvero interessanti: una tunica bianca per esempio, che collegò immediatamente al ritratto di sua madre e dell’elfo dai lineamenti duri nella sua stanza a casa dei Londelle a Silvanost e una piccola scatola di legno che ospitava una chiave d’argento.
Nel frattempo il resto dei suoi amici aveva finito di trafficare con la tomba di Decius, ed Estellen aveva appena officiato una seconda benedizione per salutare definitivamente l’anima dello sfortunato elfo, ormai già giunto tra le braccia di Paladine. Quindi, torcia alla mano, anche Stuard e la dama bianca, raggiunsero Kail all’interno della casa e si apprestarono ad aiutarlo ad ispezionarla a fondo.
Stuard si recò nella parte meno illuminata rispetto all’entrata, scoprendo che, accanto al camino, in un tetro angolo, spiccava un piccolo studiolo munito di cassettiera e che, sulla parete est, si intravedeva una piccola porta chiusa, che probabilmente apriva proprio sulla dependance della casa. Il cavaliere andò a controllare immediatamente quella porta, mentre Estellen, all’inizio fu attratta dai numerosi quadri appesi al muro, ma poi venne catturata dalla parete nord, dove notò una piccola ma fornita libreria, giusto sul lato sinistro del corridoio.
Il mezzelfo nel frattempo si arrovellò cercando di ricordare a chi aveva visto prima indossare quella semplice tunica bianca e alla fine rammentò che le dodici sacerdotesse, trovate morte al tempio di E’li a Silvanost, vestivano tutte di quel candido abito cerimoniale. Si trattava dunque del vecchio saio sacerdotale di sua madre? Kail non ebbe il tempo di rispondere a quella domanda, perché il cavaliere con ampi passi si era recato da lui per informarlo che la piccola porta sulla parete est era protetta da una sorta d’incantamento e non poteva aprirsi né scassinandola e né tentando di buttarla giù a spallate. Pertanto il mezzelfo tornò con lui all’uscio, ma riponendo prima con cura la tunica nel suo zaino.
Estellen invece aveva ispezionato bene la libreria, scoprendo che buona parte dei libri riguardava la teologia, con dei classici intramontabili come: “Gli dei del bene” dell’elfo Solostaras e “I figli di Paladine”, della famosa chierica umana Geraldina. Un’altra buona parte della libreria ospitava trattati di alchimia ed erboristeria, mentre la parte più bassa era stata sgombrata in fretta e in furia dei tomi che la riempivano. La giovane se ne accorse, perché poco distante dal ripiano, spogliato ormai di tutti i tomi, rinvenne un foglio che mostrava una mappa della Solamnia e un tragitto da compiere fino al Nightlund, in particolare fino a Dargaard Keep. Estellen poi voltò il foglio alla ricerca di qualche altro indizio ed in effetti, sulla bianca carta, era stato distrattamente appuntato qualcosa, una scritta a matita, che diceva: “tocco della morte”.
Anche la portavoce di Paladine si avvicinò ai suoi amici per comunicare dunque le sue scoperte. Kail trasalì quando ascoltò ciò che Estellen ebbe da riferire, perché lui sapeva molto bene, dai racconti di Astarte, che sua madre fu intercettata e fatta prigioniera da suo padre, ed i cavalieri di Solamnia sotto il suo comando, proprio in quello stesso territorio. Quindi il mezzelfo sapeva bene che quello era proprio il viaggio che Eyne aveva tentato di compiere verso Dargaard Keep e che non aveva mai completato per l'appunto, per via dell’imboscata dei cavalieri sotto la guida di suo padre. Ma perché si era diretta lì? Quale poteva essere il suo vero scopo? Stuard gli rivelò a mezza bocca che Dargaard Keep era la vecchia rocca dove aveva vissuto in passato Lord Soth, uno dei cavalieri della morte più terribili, potenti e spietati in assoluto! Questo dunque poteva spiegare, tramite una semplice associazione, il collegamento che esisteva con “il tocco della morte” e il pellegrinaggio di sua madre a Dargaard Keep, ma a quale scopo avrebbe dovuto recarsi in un posto così pericoloso e pieno di insidie?
Immerso nei suoi pensieri, Kail infilò la piccola chiave d’argento nella toppa e l’incantesimo creato su di essa si dissolse all’istante, mostrando a tutti un vero e proprio laboratorio alchemico oltre l’uscio.
Anche qui l’aria si dimostrò irrespirabile e dovettero passare alcuni minuti prima che la stanza potesse essere ispezionata. Tuttavia, aria fetida a parte, essa rimandava una fragranza molto simile a quella che il mezzelfo aveva avvertito all’interno del baule. Sembravano diversi estratti di piante dall'intenso aroma ad essere stati trattati e miscelati insieme tramite alambicchi e distillatori vari e né le due elfe, né Kail, né Estellen, riuscirono minimamente ad identificarli.
Incredibilmente invece Stuard ne riconobbe uno: la radice di eucalipto!
Questo ingrediente infatti sua nonna era solita associarlo ad alcune altre piante lenitive per la tosse ed il raffreddore, per creare tisane e infusi di sua invenzione, che solevano sorseggiare insieme quando da piccolo non si sentiva molto bene.
Mentre Eiliana ed Alhana erano entrate a controllare meglio il laboratorio, i nostri eroi esaminarono dunque i libri di erboristeria ed alchimia per vedere se ci fosse qualche altro indizio importante. In effetti Estellen trovò degli appunti sottolineati che parlavano di una formula alchemica alquanto singolare, di cui non era citata però la funzione specifica. Tra gli ingredienti essa comprendeva: “la radice di eucalipto”, “la belladonna”, “la mandragora”, “il tocco della morte” ed infine “il sacrificio d’amore”.
Kail intuì subito che l’ultimo ingrediente potesse avere in qualche modo a che fare con lui, con la sua travagliata ed infelice storia di quando era venuto al mondo e di come era stato rocambolescamente salvato dall’essere sacrificato alla regina oscura. Tuttavia troppi tasselli mancavano ancora per spiegare l’intero ordito che era nascosto in quella dimora solitaria. Diversi dettagli non erano stati ancora esplorati, ma presto i nostri eroi avrebbero fatto sicuramente luce sull’intera vicenda!