Il gruppo ci mise un po’ ad abituarsi al “nuovo braccio” di Estellen: d’altronde non si vedevano certo tutti i giorni miracoli di quel genere. Inoltre Stuard non era sicuro che quell’arto fatto interamente di luce fosse stato donato da Paladine alla sua amica, piuttosto credeva che il dio non avesse fatto altro che portare in superficie la sua vera natura, dopo aver estirpato l’involucro incancrenito che la stava facendo dannare. Come la farfalla con la crisalide, il cavaliere si era convinto che Estellen fosse davvero una creatura di luce, della stessa natura di Paladine e questo voleva significare che Ailin aveva detto la verità su di lei. Forse Estellen non apparteneva al piano materiale, forse era davvero un’ancella degli dei e questa consapevolezza, stranamente lo rattristò. Prima o poi infatti avrebbe dovuto rinunciare alla vita mortale e ricongiungersi con i suoi simili e non era affatto certo che questa decisione sarebbe stata la più giusta da prendere per la sua migliore amica.
In ogni caso adesso era prematuro pensarci, visto che l’altro suo amico mezzelfo fremeva per raggiungere Alinosti, villaggio elfico dove convergevano tutti gli indizi che aveva raccolto su sua madre.
Ci vollero ben otto giorni di cammino per arrivare al borgo abbandonato, giorni che caricarono Kail di aspettative ed ansie di vario tipo. Soprattutto perché l’inverno era quasi alle porte, il freddo cominciava dunque a farsi sentire, il secondo concilio di Whitestone si avvicinava e il libro bianco di Paladine era ancora lontano.
Tuttavia i suoi amici non smisero mai di sostenerlo, sapendo quanto fosse importante per lui riuscire a venire a capo di ciò che era successo a sua madre, quale fosse stata la sua vera storia, sebbene già adesso potessero ricostruire alcuni momenti salienti della sua vita, sapendo chi si era fatto garante dell’infausta svolta che l’aveva portata tra le braccia della regina oscura. Di certo infatti, l’influenza di Cyan Bloodbane non aveva affatto giovato al suo percorso di fede nella direzione di E’li, vista l’estrema, subdola perfidia dell’antico drago smeraldino. Egli infatti era riuscito in qualche modo a manipolarla, a farle cambiare idea su qualcosa di evidentemente importante, a trasformarla in uno strumento di morte anziché di vita e Kail doveva assolutamente scoprire come questo fosse stato possibile e soprattutto, il perché.
Alinosti era una cittadella costruita su due livelli, che non doveva contare più di duemila anime in tutto. Ispezionandola, grazie alla sapiente guida delle due elfe, i nostri eroi trovarono alcuni punti d’interesse, tra questi: una scuola, un municipio, la casa del sindaco, dei piccoli negozi e perfino un modesto tempio dedicato ad E’li. Passarono dunque la giornata nella speranza di trovare qualcosa di utile esaminando con attenzione questi luoghi, ma gli unici due posti che lasciarono loro qualche informazione utile furono la scuola e il municipio.
Nella scuola infatti, Eiliana rinvenne alcuni disegni eseguiti da un pugno di bambini, che ritraevano una figura incappucciata intenta ad inseguire dei loro coetanei elfi probabilmente per rapirli e portarli via con sé nella sua casa stregata. Questi disegni, tra l’altro molto abbozzati, fecero tornare in mente a Kail le parole della prigioniera elfa nei pressi della “forgia di Reorx”: in particolare quelle che si riferivano alla strega chiamata “Eyne”, che “arrivava in un lampo e rapiva i bambini disubbidienti di Alinosti”. Dunque era vero: sua madre aveva passato del tempo in questo villaggio, altrimenti come potevano esistere queste inquietanti favole per bambini? Sarebbe stato assai improbabile che i fanciulli avessero inventato di sana pianta storie e disegni su una fantomatica “strega”, senza che esistesse già un fondo di verità. Un po’ il compito che avevano avuto le favole sugli orchi o sui goblin che Astarte gli aveva raccontato da bambino per cercare di mitigare la sua esuberante vivacità.
Nel municipio invece, i nostri eroi trovarono informazioni di una specifica abitazione, nella periferia del villaggio, intestata ad una certa Eyne Tennier, che condivideva con un tale di nome Decius Tennier, probabilmente suo fratello o comunque un parente molto vicino. Sebbene non avessero trovato informazioni confortanti su nessuno in Alinosti che si chiamasse “Eyne Londelle”, i nostri eroi decisero di indagare comunque su questa Eyne Tennier e di recarsi quindi a dare un’occhiata alla sua abitazione. Il nome Eyne infatti non era molto comune tra gli elfi.
Kail sapeva bene inoltre che sua madre si trovava fisicamente in quel momento a Neraka, ma sperava vivamente, prima di doverla incontrare, di conoscere meglio cosa le fosse capitato, perché avesse voluto sacrificare il proprio figlio a Takhisis e quanta verità c’era su di lei nelle parole che aveva sentito riportare dalla sponda di suo padre. Inoltre voleva scoprire in che modo lei avesse legato il medaglione maledetto alla sua anima, tanto da renderlo per lui imprescindibile, addirittura da perdere la vita se l’avesse tolto o smarrito. Oltre chiaramente capirne il perché.
Dalle informazioni del catasto, il mezzelfo stabilì che l’abitazione dei Tennier, si trovava un paio di chilometri in direzione nord ovest da Alinosti e così decise di andare immediatamente a visitarla. Il buio era alle porte, ma i suoi amici non si opposero alla sua decisione, poiché con due guide del calibro di Alhana e sua cugina, non avrebbero corso alcun rischio di perdersi nel fitto bosco di Silvanesti. Nemmeno di notte.
Tuttavia, già ad un paio di centinaia di metri dall’abitazione che cercavano, un senso di angoscia e di agitazione innaturali iniziavano a serpeggiare nei cuori degli avventurieri e quando giunsero a portata da riuscire a scorgerla, solitaria, in mezzo ad una strana radura, a tutti si accapponò la pelle dalla paura.
Si trattava di una piccola casa di legno, con uno steccato rotto in diversi punti che ne delimitava la proprietà. Era sicuramente abbandonata da molti anni, ma i nostri eroi percepivano che laggiù c’era qualcuno che silenziosamente la proteggeva.
Qualcuno o qualcosa.
Solo una volta Stuard aveva provato una sensazione di disagio simile: quando si era trovato davanti ad un cavaliere della morte! Tuttavia lui sapeva bene che quella era stata solo un’immagine evocata nella sua mente dal Guardiano del labirinto, mentre adesso si trattava di una sensazione drammaticamente reale e non aveva nessuna voglia di affrontare veramente una creatura del genere! La stessa Estellen ammonì il gruppo che laggiù c’era qualcosa di estremamente pericoloso, ben al di là della portata di ognuno di loro e che sarebbe stato prudente pensarci su molto bene prima di avvicinarsi anche solo di qualche passo.
Infatti la casa non era stata edificata all’interno di una radura, ma erano state le piante, gli animali, l’erba stessa, a morire nell’area più vicina ad essa e questo ovviamente faceva pensare ad una qualche magia oscura, forse di natura negromantica! Eiliana deglutì per la paura e tutti si girarono in direzione di Kail, in attesa che dicesse qualcosa.