I nostri eroi impiegarono due giorni per attraversare 1) il “ponte dalle mille scale” e 2) salire e scendere i ponteggi e le carrucole che conducevano fuori Silvanost, verso nord, in particolare nel punto in cui il fiume si divideva nei suoi due estuari.
Alhana optò inoltre per una piccola sosta in città, dove poté equipaggiarsi con abiti più comodi e reperire un po’ di cibo che potesse sostenere lei e i suoi amici per tutta la durata della loro missione, che li avrebbe visti viaggiare da lì in poi senza sosta per tutta Silvanesti fino al nascosto tempio di Paladine. La principessa tornò vestita con morbidi calzari di camoscio, pantaloni di pelle, una camicia bianca sulla quale aveva indossato un corpetto protettivo sempre in pelle, dei bracciali di cuoio e degli schinieri in cuoio rinforzato. Aveva anche portato con sé un intarsiato ed affilato coltello, ed un arco lungo con delle frecce. Ora che erano vestite in maniera simile, ed avevano entrambe i capelli raccolti, le due cugine sembravano davvero la stessa persona se non fosse stato per l’altezza, che rendeva Alhana un po’più slanciata rispetto alla sua parente.
Comunque, raggiungere la piattaforma ai livelli bassi di Silvanost, nei pressi del fiume, non richiese particolari abilità fisiche, ma solo un po’ d’attenzione in più. Gli articolati ponteggi erano infatti sicuri e stabili, ma Estellen e Stuard non erano certo elfi e quindi bisognava rimanere sempre vigili ed accorti, soprattutto per le frequenti raffiche di vento che a quell’altezza si facevano sentire parecchio. Alla fine giunsero nella parte nord più esterna della foresta inscritta nell’isola e quando misero piede finalmente sul manto erboso, dovettero urlare per farsi sentire gli uni con gli altri. Il Thon - Thalas infatti era un lungo corso d’acqua parecchio impetuoso e rumoroso e non ispirava granché sicurezza attraversarlo senza cautela. D’altronde E’li aveva diviso il fiume proprio per creare l’isola di Sol – Fallon, circondandola di acque sicure per gli elfi, ma spesso letali per le altre razze. Così come la foresta stessa: un inestricabile ginepraio di boschi e sottoboschi infidi e pericolosi per i non elfi, ma innocui e benevoli nei confronti dei silvani.
Subito Estellen e Stuard notarono che qualcosa spiccava in mezzo alle acque tumultuose: si trattava della famosa statua in legno di E’li, con un ginocchio leggermente alzato dal pelo dell’acqua e la mano destra protesa verso di loro, come se spronasse i nostri eroi ad attenderlo, mentre usciva tosto dalle gelide acque in subbuglio.
Avevano dunque trovato “la fonte miracolosa” tanto ambita!
Estellen fu tentata di andare subito verso di essa, spronata dall’istinto, ma Alhana la fermò e la mise in guardia, ricordandole che l’editto di Paladine su queste antiche terre, era precedente a qualunque altro avesse poi promulgato nel corso degli eoni. Probabilmente quello era stato il primo in assoluto che “Egli” avesse mai decretato nei confronti di creature senzienti! Per cui non valeva la pena rischiare: in fondo lei era pur sempre umana e né quelle acque, né quella foresta, erano state create per gente della sua razza!
Inoltre c’era la faccenda del tredicesimo passo da capire, prima di procedere in qualsiasi modo avessero scelto di fare.
Kail ricordò a tutti che la posizione della statua era sicuramente sbagliata, poiché semmai, essa avrebbe dovuto trovarsi un passo indietro o uno avanti rispetto a quella che aveva. Considerando poi che dal punto in cui stava, non sarebbero bastati tredici passi per giungere a riva, sembrava chiaro che Cyan Bloodbane avesse mistificato a dovere proprio il posto da cui sarebbero dovuti partire per compiere il cammino di guarigione di Estellen.
I nostri eroi ne parlarono per un po’ di tempo, rammaricandosi per la loro scarsa arguzia. Tuttavia, nel momento in cui Quill si alzò in volo ed andò a posarsi sulla mano protesa della statua, atterrando e richiudendo le piccole ali dando le spalle ai nostri eroi, questo dettaglio offrì a Kail e agli altri un nuovo e decisivo spunto di riflessione.
Infatti Estellen, che non era solita sottovalutare le azioni del suo piccolo animale guida, cominciò ad interrogarsi su quello strano particolare, intuendo che in qualche modo la statua era stata messa non solo nel punto, ma anche nel verso sbagliato e fu perfino in grado di spiegare il perché! Infatti quando Paladine apparve ai suoi primi figli, la città non era stata ancora edificata e l’isola che l’avrebbe protetta per millenni, non ancora formata. Il fiume dunque scorreva solo da nord verso sud, calando dritto attraverso la foresta, non esistendo per l’appunto ancora i due estuari che E’li avrebbe in seguito ricavato dal Thon – Thalas. Dunque la posizione del dio mentre usciva dal sacro fiume, doveva essere non solo rivolta verso nord, ma anche sulla sponda opposta rispetto a quella dove adesso si trovavano i nostri eroi. Stuard ci arrivò pensando alla Torre delle Stelle, dove non solo Cyan aveva camuffato i tredici piani trasformandoli in dodici (la famosa balconata in più), ma anche mistificando la posizione degli stessi piani (le potenti parole in “dragonese” che affiancavano quelle sul “sentiero di E’li”, invisibili fino all’ascensione di Estellen), impedendo agli accoliti, qualora ce ne fossero stati di devoti e di estremamente saldi nella fede in Paladine, di trovare la camera dei doni nemmeno per sbaglio. Solo grazie ad Estellen erano riusciti a stracciare il velo che oscurava la verità, ed ora avevano fatto tesoro di quanto astuto fosse quel drago e quanto ignobile la sua perfidia.
Pertanto, aiutata da Alhana ed Eiliana, che la tennero per mano e la sorressero per tutto il guado del fiume, Estellen arrivò dall’altra parte sana e salva, anche se più di una volta aveva pensato che la forza della corrente l’avrebbe sbalzata via come un fuscello.
Kail seguiva il gruppetto di donne da dietro, forte del suo rinvigorito e ritrovato rapporto con la sua natura elfica, che finalmente era tornata dominante in lui. Il mezzelfo avrebbe in seguito anche tentato di togliersi il medaglione dal collo, ma nonostante i progressi fatti con la sua spiritualità dalle orecchie a punta, comprese che la maledizione del suo medaglione lo teneva purtroppo ancora inchiodato a sé, finché perlomeno non avesse risolto i suoi problemi con sua madre e quindi fu costretto a rimetterlo subito al suo posto se non avesse voluto soffocare.
Scortata Estellen sul versante opposto, le due cugine andarono quindi a recuperare Stuard che, nonostante tutta la sua forza e possanza, quando arrivò dall’altra parte e solo grazie all’aiuto delle due piccole elfe, crollò a terra sfinito addormentandosi dopo pochi minuti.
Essendo sera, Kail stabilì comunque dei turni di guardia, che aiutarono il gruppo a rimanere concentrato sugli obiettivi del giorno dopo. Infatti l’alba arrivò presto, ed Estellen si preparò al suo nuovo, ennesimo cammino verso Paladine.
Alhana ed Eiliana decisero di sostenerla attraverso il sentiero, mentre Stuard indicò all’amica il percorso preciso da fare, visto che l’antica spada mostrava un’intensa luce cremisi, accompagnata da una scia breve ma precisa da compiere nell’acqua. Dunque Estellen iniziò il suo percorso di guarigione: chiuse gli occhi e cominciò a mettere un passo dietro l’altro seguendo una linea retta.
Più di una volta incespicò e più di una volta fu sorretta dalle due onnipresenti elfe, finché Alhana ed Eiliana non riuscirono però più sostenerla e la giovane portavoce di Paladine dovette fare a quel punto una scelta. Continuare da sola e rischiare la vita e la missione stessa pur di guarire, oppure tornare indietro, tenersi il dolore e il braccio inservibile ed incancrenito, ma in grado di portare avanti comunque la sua ordalia. Non fu per lei una decisione facile da prendere, ma alla fine pensò che Paladine non l’avrebbe mai abbandonata alla morte per affogamento o al dolore perenne per via dell’oscurità che si era presa il suo braccio, pertanto chiuse gli occhi, lasciò andare le sue atterrite amiche elfe e fece gli ultimi due passi da sola. Interamente da sola.
Si accorse che qualcosa era infine cambiato, perché i suoi piedi si erano posati su qualcosa di diverso dalla fanghiglia tipica che giaceva sotto il letto del fiume. Sembrava come un disco levigato, che le ricordò un episodio di molto tempo prima, in cui aveva rinvenuto il medaglione di Paladine nel fiume che scorreva vicino al bosco poco fuori casa sua. Estellen trovò molte analogie tra queste due esperienze e dunque si affidò alla grazia del suo dio, così come aveva fatto quando aveva stretto al petto la sua effige sacra la prima volta.
Alhana ed Eiliana erano rimaste qualche metro indietro, quindi assistettero direttamente al miracolo che si perpetrò su di lei. Videro Estellen di spalle, immobile e assorta, ad un certo punto scossa da una lieve brezza di vento che si alzò all’improvviso da est. Scorsero questo alito di vento benedetto turbinarle attorno al braccio rinsecchito fino a ridurlo in cenere e a soffiarlo via dal suo corpo, come scorie nere, latrici di terribili malattie. Il moncherino rimase qualche secondo come paralizzato, poi da esso prese a crescere un nuovo braccio, ma fatto interamente di luce! Una luce calda ed intensa di colore giallo brillante.
Eiliana aveva le lacrime agli occhi.
Poi Estellen ne saggiò la consistenza e quando apprese che poteva afferrare le cose e muovere le dita come se il suo nuovo braccio fosse fatto di carne e ossa, tirò su la testa e sorrise ai suoi increduli amici.
Perfino Stuard era rimasto senza parole! La sua migliore amica ora aveva un braccio fatto di luce: davvero impensabile.
Alhana rassicurò la giovane portavoce di Paladine: a palazzo aveva alcuni guanti di seta lunghi fino all’avambraccio, che indossava solo per i gala e le pompose ed inutili feste patronali, che le avrebbero fatto davvero comodo. Non era infatti saggio mostrarsi al volgo con quel braccio luminoso: avrebbero potuto scambiarla per una strega e lapidarla. “Già dato”, pensò Estellen tra sé.
Tuttavia la giovane portavoce di Paladine era molto soddisfatta per il dono che il suo dio le aveva fatto.
Inoltre era anche riuscita a scoprire a cosa servisse il cerchio d’argento prelevato nella stanza dei doni: troppo grande per essere un bracciale e troppo piccolo per essere una collana, ma perfetto come un anello da spalla. Già, ma a cosa poteva mai servire contro Takhisis un anello da spalla?