Eiliana ed Alhana sembravano due adolescenti impazzite per via di un giocattolo nuovo che i genitori le avevano appena regalato! Le due elfe di sangue reale salivano e scendevano dal Trono di Smeraldo a turno, incredule di poter avvicinare un oggetto di tale bellezza ed unicità. In effetti il Trono aveva un aspetto maestoso ed imponente: molto più grande ed ampio di uno scranno che avrebbe dovuto ospitare un elfo. Sembrava avesse sufficiente spazio per accogliere addirittura un grosso minotauro o un possente orco, ed aveva dei dettagli estetici davvero singolari. Per esempio sui braccioli si evidenziavano dei fori equidistanti, tre a destra e tre a sinistra, la cui funzione restava per il momento sconosciuta.
Nel frattempo Stuard aveva appena aperto una teca che conteneva una piccola pergamena vecchia di qualche millennio, ma il cavaliere decise di richiuderla senza interpellare nessuno, non fosse altro che per una questione di rispetto nei confronti di chi l’aveva redatta. Pensiero nobile, che però non fu condiviso da una curiosissima Estellen che, spalleggiata da Kail, decise invece di analizzare l’antico incartamento. Si trattava di un rarissimo e fondamentale documento per il popolo elfico, che sanciva la fine della guerra nell’Ergoth del sud, siglato da Kith Kanan in persona e chiamato: “la pergamena del fodero della spada”. Stando attenta a non rovinarne i lembi, fragili come foglie secche, Estellen ripose poi il documento nella teca, passando oltre un po’ impressionata.
Stuard aveva dato nel frattempo un’occhiata ad una spada dal fodero logoro appesa ad un muro e ad uno spillone d’argento, probabilmente un fermacapelli, prezioso e antico riposto in una teca di cristallo e adesso stava controllando un tomo ingiallito, anch’esso all’apparenza piuttosto raro. Tuttavia Kail, quando si trovò a tu per tu con la spada, non si comportò nemmeno questa volta in modo rispettoso come aveva fatto Stuard, ma morso da una insaziabile curiosità, decise di prenderla ed esaminarla.
Il fodero era vecchio e logoro, ma quando il mezzelfo snudò la spada e notò i complicati intarsi a forma di drago lungo tutta la lama, comprese che essa non era un’arma comune come sembrava. Kail domandò ad Alhana se per caso conoscesse la sua storia e quando la figlia del re gli rispose, il mezzelfo non riusciva a credere alle proprie orecchie.
Quella era l’antica lama di Silvanos Goldeneye!
Chiamata “il tocco di platino”, la leggenda narrava che venne donata da E’li in persona a Silvanos ai tempi in cui Silvanost doveva ancora essere edificata. Kail mostrò alla principessa i frammenti della sua spada, spezzata dentro il tempio di Chislev, che tra l’altro era appartenuta mezzo secolo prima proprio ad Alhana in persona. Secondo l’elfa infatti, ella aveva offerto la sua arma personale al vecchio maestro d’armi di Kail durante un torneo, perché l’uomo aveva infranto la sua durante uno scontro, ed essendo di umili natali, non ne aveva un’altra di riserva per poter continuare a gareggiare. Così Alhana, mossa a compassione, gli fece dono della sua, prezioso regalo di suo padre per il suo centesimo compleanno. La principessa elfa propose dunque uno scambio al mezzelfo: lei avrebbe riottenuto i frammenti e avrebbe in seguito fatto “riforgiare” la sua spada personale (pur sempre dono di suo padre ormai scomparso), mentre lui avrebbe potuto utilizzare “il tocco di platino” finché fosse stato necessario. Poi Kail avrebbe potuto riportarla a Silvanost a guerra finita o quando avrebbe ritenuto il momento giusto per farlo e riconsegnarla direttamente nelle sue mani. In cambio, lei avrebbe fatto in modo di restituirgli la sua completamente restaurata. Il mezzelfo aveva le lacrime agli occhi, balbettando qualcosa sul non essere degno di un simile dono. Alhana gli fece notare che se si trovava lì, qualcuno l’aveva già giudicato degno e se quella spada fosse servita a compiere la volontà di E’li, lui avrebbe dovuto impugnarla senza indugi. Kail accettò, agganciandosi così l’antica spada alla cintura, sbalordito dall’onore che gli era stato riservato.
Il volume che invece stava guardando Stuard si intitolava: “il cerchio delle stelle” e parlava delle costellazioni e di un’antica profezia che raccontava che il mondo intero un giorno sarebbe stato rapito da un dio malvagio e che questo “rapimento” avrebbe generato l’arrivo di creature implacabili e mostruose che avrebbero preso il sopravvento su Krynn, uccidendo migliaia e migliaia di innocenti nel tentativo di imporre il proprio dominio. Solo grazie a questo libro e ad un pugno di eroi, tra cui un chierico di Paladine e sua sorella cavaliere di Solamnia, un minotauro, un kender e un mago dalle nere vesti, gli altri dei avrebbero potuto infine ritrovare il mondo, scacciare i mostri, e ristabilire gli antichi equilibri.
“Libro davvero interessante”, pensò il cavaliere tra sé, mentre osservava Estellen che maneggiava uno strano anello d’argento.
La giovane aveva esaminato poco prima anche un “gioiello delle stelle” simile a quello di Eiliana, ma decisamente più prezioso e adesso stava perdendo il senno per cercare di capire la funzione di quello strano ovale argentino che girava e rigirava senza sosta tra le mani.
Kail aveva appena passato un’antica armatura, esposta in bella mostra e una singola freccia dalla punta d’oro contenuta in una faretra all’interno di un contenitore di terracotta, ma tutti si fermarono stupiti davanti una teca vuota che era stata catalogata come “il Pugno di E’li”: un oggetto potentissimo che, secondo Alhana, avrebbe potuto da solo cambiare le sorti della guerra. Purtroppo l’oggetto non si trovava più (o non ancora) al suo posto e questo rammaricò parecchio il mezzelfo, che comunque suggerì ad Estellen di portare con sé quello strano anello che ancora teneva tra le dita. Il suo consiglio era dettato dal fatto che, secondo la figlia di Lorac, quell’anello o disco argenteo, era stato determinante nella prima battaglia contro Takhisis, durante l’era dei sogni e quindi forse sarebbe tornato ancora utile.
Poi i nostri eroi furono richiamati al Trono di Smeraldo da Eiliana, che mostrò loro una strana peculiarità dell’incredibile manufatto elfico. Bastava infatti sedere sul trono e parlare nella sua antica lingua, che il trono sottoscriveva quanto veniva detto su delle foglie d’acero che fuoriuscivano dai pertugi sui braccioli. In questo modo, ogni editto poteva esser sancito e firmato dalle parti in tempo reale.
Finito il tour delle meraviglie, Kail riportò tutti sulla terra, chiedendo ad Estellen di portarli via di lì e di recarsi subito alla fonte benedetta, perché lei non poteva più sperare di sopportare quel dolore al braccio per troppo tempo ancora.
Così, alfine, i nostri eroi uscirono dalla Torre delle Stelle con il cuore sollevato e qualche arma in più. Passarono velocemente attraverso il giardino dei sogni a rendere omaggio al tumulo del re, laddove sua figlia lo aveva seppellito e poi ripresero la strada per “il ponte dalle mille scale”, diretti a Silvanost. Avevano ancora molte cose da fare nel regno degli elfi, ma finalmente erano animati da nuove speranze per il futuro.