I nostri eroi passarono la notte al Tempio di E’li, chi dormendo, chi facendo la guardia, chi pregando Paladine, affinché vegliasse su di loro nella giornata successiva che si preannunciava piuttosto difficile.
Eiliana passeggiò per il Tempio tutta la notte, facendo talvolta compagnia alle sue silenziose amiche avvolte in un bianco e profumato sudario e approfittando anche lei del luogo di preghiera per entrare in comunione con il suo dio e chiedere la sua benedizione di cui avevano un estremo bisogno.
Kail era stato d’accordo a non allontanarsi dal Tempio, perché oltre a voler passare la notte in un luogo relativamente sicuro, era anche parecchio curioso di incontrare la persona (o le persone) che aveva portato sul posto dei fiori freschi, spargendone i petali sui cadaveri delle dodici sacerdotesse, pregando infine per le loro anime. Tuttavia il mezzelfo non fu fortunato: la notte passò tranquilla.
Fin troppo tranquilla in realtà: in città non c’era nessuno e mai come quella sera Silvanost sembrava davvero una città fantasma.
Il mattino seguente Eiliana preparò una veloce colazione ai suoi amici, che partirono insieme a lei per la Torre delle Stelle alla buon’ora, affrontando un viaggio di un giorno intero lungo il ponte dalle mille scale.
La camminata fu lunga, ma non faticosa, viste le proprietà incredibili che aveva quel ponte incantato. Tanto che il gruppo, per nulla stanco, invitò Eiliana a procedere anche di notte, per risparmiare tempo.
Ci furono soltanto un paio di momenti un po’ strani durante la passeggiata: il primo lo visse in prima persona Estellen, quando, attraverso la nebbiolina che si era formata al calar della sera, intravide dei corpi traslucidi muoversi come spire di fumo nell’ombra. La giovane sapeva bene che quel fenomeno non rappresentava nulla di pericoloso per lei e per i suoi amici, ma rimase comunque vigile ed attenta, mettendo in allarme i suoi compagni. Si trattava di echi di persone disperate che fuggivano attraverso il ponte, la maggior parte di loro gridando e tenendosi le tempie come se cercassero di non impazzire, premendole forte con le mani. Altri invece urlavano di calare prima i bambini dalle scale e di affidarli alle scorte, le guide come Eiliana, che li avrebbero condotti in salvo fuori dalla foresta. Pur sapendo che erano solo fantasmi, manifestazioni di energia psichica e mistica, ad Estellen vennero comunque le lacrime agli occhi nell’assistere a tanta sofferenza. Capì in quel preciso momento il perché gli elfi fuggiaschi avevano preferito il giogo degli orchi a quel destino di pazzia, dolore e morte.
La giovane ricevette comunque il conforto dei suoi amici e soprattutto quello di EIliana, che sembrava carica di aspettative nei suoi confronti. D’altronde lei era il verbo di Paladine e chi se non lei avrebbe potuto rimettere le cose a posto nella Torre, così come nella sua malandata terra?
L’altro momento particolare fu quando Stuard notò per la terza volta, che all’ultimo piano della Torre una leggera ma fervida luce si era nuovamente manifestata a lui, riflessa dalle alte finestre della Torre che si avvicinava sempre di più, diventando sempre più imponente.
Quando arrivarono ai giardini d’argento e all’elaborato cancello che divideva il ponte dalla piccola isola che ospitava la snella e magnificente Torre Bianca, Eiliana offrì delle informazioni importanti sull’edificio: informazioni che chiarirono un po’ di più, ad esempio, il perché quella struttura non fosse interamente di legno come tutte le altre che avevano visto a Silvanesti. Sembrava infatti che circa un millennio prima o forse anche di più, si fosse scatenato un terribile terremoto sulla foresta. Terremoto che obbligò il re di quel tempo a prendere dei provvedimenti, mirati alla ricostruzione della città e della Torre. Egli chiamò famosi architetti ed ingegneri umani e nani e con loro concordò come ristrutturare la Torre e quali materiali utilizzare per farlo. Da quel momento le cose non furono più le stesse né alla Torre e con il tempo nemmeno a Silvanost. Le vecchie abitudini andarono via via scemando e il popolo rimase sempre più distante da E’li, dalla Torre delle Stelle e dai doni di Paladine in essa contenuti. Solo al re venne concessa la possibilità di entrare nell’edificio, attraverso una piccola chiave d’argento in grado di aprire le mistiche porte della torre bianca, ormai ricostruita. Il popolo era così rimasto tagliato fuori, estromesso completamente.
Kail rimuginava parecchio su tutta questa storia: dai buchi di trama che aveva riscontrato in ben due diversi periodi storici del passato dei silvani, alla presenza di strani e anonimi personaggi tra i reali, che per ben due volte nella storia della loro città, avevano regnato senza che nessuno sapesse chi fossero e perché le loro caratteristiche somatiche fossero così diverse da quelle degli altri. Perfino sua madre era stata ritratta con un elfo con caratteristiche fisiche simili, quindi decisamente più di recente rispetto a quelli che avevano fatto riparare la Torre e fatto scoppiare improbabili guerre, come quella che vedeva contrapposti i silvani agli ergothiani o la “guerra dei traditori”, qualche secolo dopo.
Inoltre Stuard fece notare che alla Torre era stata applicata una balconata che sicuramente “ab origine” non esisteva. Si potevano chiaramente notare infatti alcune finestre, ormai chiuse e sigillate, ma che un tempo erano state speculari a quelle dei piani sottostanti. Sembrava come se quel piano fosse stato trasformato in un balcone di proposito! Inoltre Estellen rimarcò il fatto che quella Torre l'aveva edificata Paladine in persona: nessun terremoto avrebbe potuto causare danni così gravi da prevedere quelle modifiche così sostanziali.
In fondo era sopravvissuta al cataclisma!
Dodici piani, come i dodici passi di E’li: dettaglio riportato in molti elementi della cultura silvana, ma che aveva perso parecchio del suo valore intrinseco col volgere dei secoli evidentemente, visto che nemmeno le sacerdotesse riuscivano più ad avere un contatto autentico con il loro dio.
Forse la Torre non era stata "solamente ricostruita", forse qualcuno aveva avuto interesse a boicottare l’antico sapere per interessi personali, cercando di camuffare la verità, in un modo talmente sottile ed astuto, che nessuno se n’era accorto.
Fino a quel momento.
Eiliana appoggiò una candida mano sul cancello, ed esso si aprì al suo tocco gentile. Inarcando un inaspettato sopracciglio, l’elfa fece strada.
I nostri eroi camminarono dentro un vero paradiso terrestre, tanto rigogliosi erano i giardini e verdeggianti gli alberi che ne facevano parte, apparentemente in fiore anche nell'incombente inverno.
Arrivarono dunque dinnanzi al portone: due gigantesche ante in legno bianco e marmo grigio, alte dodici metri e apparentemente inviolabili, si stagliavano immobili dinnanzi a loro. Eiliana spiegò che era indispensabile la chiave d’argento del re per aprire la porta e che né con la forza, né con la magia, si sarebbe mai riusciti ad entrare all'interno della snella e maestosa torre, che svettava solitaria per ben centoventi metri verso l’alto.
Almeno secondo i documenti ufficiali.
A questo punto Kail era quasi sicuro che anche quel dato fosse stato in qualche modo alterato, ma evitò di mettere altra carne al fuoco e decise di tacere.
Mentre il gruppo discuteva sul da farsi, ancora una volta Eiliana appoggiò l’affusolata mano sul portone d’entrata, scoprendo con somma sorpresa che esso era stato già aperto in precedenza. I suoi amici non ebbero il tempo di capire se il pesante portone si era aperto riconoscendo in lei una reale o meno, perché la nobile elfa era già passata all’azione. Incomprensibilmente infatti imbracciò il suo elaborato arco e così fecero in risposta tutti gli altri con le loro armi, preparandosi al peggio e invitando i suoi amici di non abbassare la guardia finché le cose non si fossero chiarite.
Quindi, coraggiosamente, varcarono l’uscio della Torre delle Stelle.