Il tempio di E’li era una costruzione ricavata da un grosso tronco di betulla, ma Kail era abbastanza sicuro che anche una enorme quercia si era fusa con esso, creando un unico, gigantesco, blocco di legno, dai colori e dalla consistenza variabile, ma ancor più meravigliosa e variopinta. Tre scalini conducevano all’interno, mentre una’ampia navata invitava i fedeli ad entrare e a portare le proprie lodi ad E’li, protettore dei silvani. Tuttavia Eiliana, ma anche i suoi amici, rimasero incollati sull’uscio, in preda a un malessere e a una sofferenza improvvisa e shoccante. Pareva infatti che le dodici sacerdotesse di Paladine, custodi del Tempio e dell’antica saggezza del drago di platino, fossero tutte morte!
A quel punto Eiliana aveva dato di matto e si era gettata sui loro corpi immobili, avvolti in bianchi sudari, ed impilati su delle lettighe a gruppi di tre ciascuno. Chi li aveva preparati, l’aveva fatto con cura e con l’obiettivo di consegnarli alla rigogliosa foresta o alle fresche acque del fiume Thon – Thalas, ma evidentemente non aveva fatto in tempo e i cadaveri erano rimasti lì, all’entrata del tempio, come un sigillo di morte e disperazione.
Eiliana urlava e piangeva disperata, invocando soprattutto due nomi: Matilde e Soana, probabilmente due sue amiche sacerdotesse. Estellen si mosse verso di lei, cercando di consolarla, mentre Kail e Stuard rimasero indietro, rispettando il dolore dell’amica.
Poi il cavaliere notò che i sudari erano stati cosparsi di fiori relativamente freschi e questo poteva significare soltanto che qualcuno era stato qui di recente, ed aveva reso omaggio a quei corpi, che constatò essere ad un livello di decomposizione piuttosto avanzato. Kail sprofondò invece nello sconforto più assoluto: senza le sacerdotesse, non c’era modo di ottenere la benedizione di cui parlava Eiliana e senza quella benedizione, Estellen avrebbe quasi certamente perso il braccio.
La nobile elfa ci mise un po’ a calmarsi, ma quando il mezzelfo le mostrò il dettaglio dei fiori, riprese pian piano il controllo sui suoi nervi scossi e volle andare a controllare nell’unico posto in cui aveva senso indagare, giunti a questo punto: il palazzo reale! Se era stato Lorac a consacrare e preparare quei corpi, doveva per forza trovarsi lì adesso.
Eiliana non aveva trovato la forza di ispezionare i corpi delle sacerdotesse, se avessero subito delle ferite o che cosa avesse causato la loro morte, ma sapeva che erano rimaste indietro per aiutare i più bisognosi e i più deboli, pertanto era quasi sicura che “l’incubo con le ali” avesse instillato nelle loro menti la follia, causandone prima la catatonia e poi la morte. Aveva visto molti dei suoi amici rimasti prigionieri dentro i loro incubi più terribili. Li aveva visti spegnersi lentamente e lasciarsi morire, preferendo una serena dipartita al tormento eterno. Era dunque più che probabile che nessun avversario le avesse uccise direttamente con armi o magia, ma ci avesse pensato la loro stessa mente, infine sconfitta dalla maledizione che suo zio Lorac aveva scatenato involontariamente sul suo popolo inerme.
Così Eiliana si decise a scortare i suoi amici al palazzo reale, edificio di grande magnificenza e imponenza, costruito anch’esso su dodici livelli e strutturato in maniera minuziosa affinché sottolineasse sempre, in ogni momento e stanza, la differenza che esisteva tra i diversi lignaggi delle persone che l’avevano abitato. Nei primi quattro piani si trovavano i ripostigli, i magazzini, le cucine e in generale le stanze ricreative e per il riposo della servitù. Al quinto poterono notare le stanze d’intrattenimento per gli ospiti e le loro camere da letto, mentre dal sesto al nono livello si trovava il settore dedicato ai nobili, con ricchi magazzini, opulente cucine, sfarzose sale da pranzo, ampie e decorate sale ricreative e comode camere da letto. Dal decimo al dodicesimo infine c’erano quelle dedicate ai reali, con la camera da letto e lo studio privato del re, dislocate nella parte più interna dell’albero maestro.
I nostri eroi capirono subito che l’architettura degli edifici elfici funzionava in maniera un po’ diversa da quella degli uomini o dei nani. Per i silvani la profondità era molto importante, non solo a livello di prospettiva e di come pensavano lo spazio, ma anche e soprattutto come metafora spirituale. Ogni cosa era per loro collegata al piano divino e la profondità era la dimensione più vicina al sacro che essi potevano conoscere.
Eiliana riportò alcuni aneddoti su questo maestoso palazzo: intanto che la servitù non poteva superare il quarto livello, gli ospiti il sesto, i nobili il nono, mentre i reali avevano libero accesso a tutti i piani, tranne lo studio privato e la camera da letto del re. Inoltre Eiliana raccontò che quando era piccola, era andata spesso allo studio di Lorac con Alhana, a disturbarlo con i pretesti più assurdi, solo per catturare la sua attenzione. Sorrideva a quei ricordi vecchi di un secolo e rammentava bene la pazienza con cui suo zio ascoltava i racconti sconnessi sulle loro presunte scorribande per la città.
Eiliana percorse velocemente gli undici livelli dell’edificio, utilizzando alcune strette scale a chiocciola, commentando sommariamente le meraviglie che il gruppo incontrò via via, passando velocemente da piano a piano. Arazzi magnifici, sculture e intarsi magistrali, ma soprattutto una sensazione di magnificenza e solennità che permeava ogni cosa: dal primo livello al dodicesimo.
Giunti all’ultimo piano Eiliana andò a sbirciare in qualche stanza: la prima fu la sua, ancora sottosopra per la veloce fuga cui fu costretta a sottostare alcuni mesi prima. La nipote del re abbracciò tutta la stanza con lo sguardo in un unico movimento circolare, poi si mosse decisa verso un baule in fondo la stanza e ne tirò fuori un equipaggiamento da vera “wardancer”: il corpo scelto di guerrieri per la difesa di Silvanesti. L’arco che afferrò fece impallidire quello di Kail, che rimase sbalordito ad ammirarne l’incredibile fattura, scoprendo che esistevano solo due archi costruiti con quella maestria e bellezza, ed appartenevano ad Eiliana e a suo fratello Kirin: doni personali del re.
Indossata l’armatura di cuoio come la più esperta dei ranger elfi, Eiliana si fermò poi sulla porta di suo fratello Kirin. Aprì e rimase qualche secondo immobile, come se in questo modo potesse ancora percepire la presenza del suo amato consanguineo. Suo fratello era adesso con Alhana, nel nuovo regno di Silvamori e lei si sentiva molto fiera ed orgogliosa di lui!
La stanza successiva che la nobile elfa visitò fu quella di sua cugina Alhana, scoprendo non senza un po’ di stupore che era l’unica ad avere il letto rifatto e meno polvere sui ricchi e adornati mobili che la abbellivano e ne sottolineavano (forse in maniera un po’ pacchiana) l’opulenza. Lei infatti era molto diversa da sua cugina: aveva sempre preferito "l’essenziale" "all’elaborato", aspetto sul quale le due cugine non erano molto d’accordo. Infatti la camera da letto di Alhana pareva più una reggia, con tutte quelle sculture e ninnoli preziosissimi che la riempivano in ogni angolo. Eiliana scosse lievemente la testa, mentre un leggero sorriso storto si cominciava a dipingere sul suo viso al pensiero di quanto la sua viziata cugina fosse dovuta crescere negli ultimi mesi sotto il peso di mille responsabilità nei riguardi del suo popolo. Quando però i suoi occhi si posero su una preziosa credenza e notò che qualcosa non andava, cominciò a sbraitare apertamente contro i nobili del palazzo, additandoli come "maledetti, irrispettosi e ladri!"
Infatti dalla teca dove era con cura riposta, mancava la sua tiara regale: l’oggetto che più di ogni altro sanciva il suo diritto a sostituire un giorno suo padre sul trono di Silvanost. Kail faticò non poco a calmare l’amica, inviperita per il furto che sua cugina aveva subito, ma alla fine ci riuscì, ed il gruppo si recò finalmente nelle stanze del re.
Questa volta Eiliana tentennò parecchio prima di aprire la porta, ma alla fine si fece coraggio e fece strada. La stanza era come le altre: impolverata e sottosopra, ed era l’unica che possedesse una finestra che permetteva di scorgere la torre di Sol – Fallon in lontananza. Mentre i suoi amici esaminavano alcuni ritratti degli antichi re, ed incredibili sculture ed arazzi sparsi per la sfarzosa stanza, ancora una volta Stuard notò un bagliore provenire da laggiù e questa volta non poteva certo trattarsi di una coincidenza!
Allorché Eiliana promise al cavaliere che, una volta controllato lo studio di Lorac, se lui e gli altri avessero voluto, avrebbe guidato tutti alla Torre, per cercare di scoprire cosa fosse quel lampo che aveva visto balenare da lì per ben due volte.
Lo studio del re era l’ultima stanza del palazzo e non era stato difficile trovarla. Molto più difficile era stato invece per Eiliana entrare nella stanza, visto che tutti sentivano che avrebbero certamente scoperto qualche scomoda verità lì dentro.
Tuttavia, anche questa volta, con coraggio, la nobile elfa fece strada a tutti, ma prima che potessero indagare sui possibili segreti nascosti in quel luogo, che per poco aveva fatto soffocare Estellen a causa di una malsana atmosfera che da lì dentro si levava, Stuard mostrò a tutti di aver appena calpestato un panino al formaggio mezzo mangiato, ed una piccola fionda: oggetti piuttosto bizzarri per essere trovati dentro la stanza di un re.