Stuard fu svegliato dal caldo riverbero di un tiepido raggio di sole che, filtrando da una finestra, gli accarezzò il viso prima di destarlo e il giovane cavaliere non ricordava di aver mai dormito così bene prima. Si sentiva calmo e riposato, tanto che, approfittando del buon umore, preparò la colazione ai suoi compagni, che apprezzarono non poco la sua gentilezza.
Eiliana si trovava già in basso: aveva scovato da qualche parte dei piccoli sacchi di iuta, dove aveva riposto alcune piante estremamente rare che crescevano solo nella foresta. Con esse avrebbe aiutato Estellen a lenire le sue sofferenze, sperando che avrebbero raggiunto la fonte benedetta il prima possibile.
Le rovine di Selune avevano offerto un ottimo riparo ai nostri eroi, ma ora era giunto il momento di riprendere il cammino verso Silvanost, snodo importante per i loro molteplici affari nella foresta. Infatti era sicuramente vero che lo scopo più importante rimaneva la sacra missione di Estellen, ma sia Kail, sia Eiliana, avevano ottimi motivi personali per dare un’occhiata alla capitale prima di lasciarla per sempre: soprattutto per il mezzelfo rappresentava un’occasione irrinunciabile per scoprire qualcosa su sua madre!
Nei quattro successivi giorni di viaggio, gli avventurieri non andarono incontro fortunatamente ad alcuna minaccia per le loro vite, ma poterono osservare lungo il tragitto quanto fossero stati pericolosi questi boschi fino a poche settimane prima. Diversi cadaveri costellavano infatti la foresta, alcuni morti in maniera davvero atroce: ce n’erano diversi strangolati dagli alberi, altri soffocati ed inglobati dalla terra stessa e davvero pochi a causa degli stenti e delle privazioni del lungo percorso affrontato per uscire dall’infida selva.
“L’incubo con le ali” aveva davvero fatto impazzire la foresta, in un modo in cui Eiliana e i suoi amici non avevano ancora capito, ma l’elfa sperava vivamente che avrebbe ottenuto queste risposte da re Lorac, suo zio, in persona entro poco tempo. Solo lui infatti poteva rispondere a queste sofferte domande e solo lui, attraverso il suo coraggio, poteva esser riuscito a liberare il suo popolo dalla maledizione oscura in cui egli stesso l’aveva involontariamente fatto sprofondare.
Tuttavia, nonostante l’assenza di pericoli apparenti, sia Stuard che Kail avevano tenuto le mani sulle armi per lunghi tratti del tragitto, pronti ad agire in qualunque momento. Più di una volta infatti erano stati distratti da terribili bisbigli che il vento riproponeva ai loro orecchi come sussurri demoniaci, snervandoli e sfibrandoli dalla mattina fino alla sera. La loro tempra era stata messa davvero a dura prova.
Grazie poi agli unguenti di Eiliana, Estellen riuscì sì a riposare la notte, ma Kail sapeva bene che, anche se il dolore poteva essere un segnale che il braccio non si era ancora necrotizzato, ella non avrebbe potuto reggere per molto tempo ancora: dovevano sbrigarsi, oppure Estellen avrebbe perso certamente l’arto ormai quasi completamente consumato ed annerito.
La mattina del quinto giorno, dopo aver superato l’ennesimo cespuglio, il gruppo finalmente arrivò a ridosso dell’isola di Fallon e qui poté osservare la prima, vera meraviglia architettonica degli elfi silvani: “il ponte dalle mille scale”.
L'isola di Fallon iniziava nel punto esatto della biforcazione nord del fiume Thon-Talas e i propri confini distavano circa sedici miglia da est a ovest e una cinquantina da nord a sud. I due estuari del fiume si ricongiungevano poi a sud, creando di fatto un vero e proprio territorio nel territorio, una vera e propria foresta nella foresta, ma dalle caratteristiche leggermente diverse da quelle a cui ormai si erano abituati. SIlvanost si trovava nella parte settentrionale dell’isola di Fallon, mentre nella parte sud sorgeva la mistica torre di Sol – Fallon: la torre delle stelle, simbolo imperituro del legame indissolubile tra E’li e il popolo elfico.
Eiliana spiegò per l’appunto che la foresta di Fallon, non era come il resto della foresta di Silvanesti: era una foresta incantata, concepita per tenere lontani gli intrusi dalla capitale e dalla Torre delle Stelle. Perfino le acque del fiume Thon – Thalas erano impossibili da attraversare per i non elfi: la sua corrente era inarrestabile e avrebbe spazzato via chiunque avesse tentato di giungere dall’altra parte. Così aveva deciso Paladine, millenni prima. "Egli" si era mostrato agli elfi, uscendo dalle acque a nord di Silvanost, con le braccia protese verso il suo popolo adorante. Attraverso gli alberi e il fiume aveva posto le prime difese della città, ed aveva donato a Silvanos Goldeneye una fonte benedetta per guarire ogni ferita, semplicemente immergendosi nelle sacre acque dalle quali lui stesso era apparso ai suoi figli.
Fu così che gli elfi edificarono dei ponteggi, che aggirassero le protezioni naturali e permettessero ai non elfi, ma anche ai più deboli di loro, un passaggio alternativo e più agevole per la città. Quando Stuard si trovò ad osservare l’immenso pontile, intagliato come una scultura preziosa ed unica, che sembrava trapassare la foresta come un coltello nel burro, da est a ovest, rimase senza parole.
Il punto più basso del pontile era di circa venti metri, ed Eiliana infatti si mosse proprio verso quella direzione, poiché sconsigliò di seguirne troppo l’ascesa verso nord, perché poi la scalata, per i non elfi, sarebbe stata assai tortuosa per non dire proibitiva. Il piano inclinato del ponte saliva dolcemente e lentamente per almeno cinquanta metri, almeno da quello che il cavaliere poteva riuscire a vedere dal punto in cui si trovava e non c’erano solo scale di corda per issarsi sulla sua cima, ma anche delle strane piattaforme comunicanti, che si muovevano le une verso le altre grazie al vento impetuoso e che permettevano, a chi fosse particolarmente agile, di scalarle con facilità raggiungendo il vertice in pochi secondi.
Eiliana però raccomandò ai suoi amici di non osare troppo, di scalare nel punto più basso: avrebbero fatto più strada, ma sarebbero stati relativamente sicuri di arrivare sul pontile sani e salvi. Infatti, con un po’ di fortuna e l’aiuto della principessa elfa, il gruppo raggiunse infine la lunghissima camminata di legno.
Estellen non ricordava di aver mai visto un panorama più bello di quello, che, con lo scroscio delle acque del fiume, ed il rumore del vento sulle fronde degli alberi, regalava a quella già magnifica vista un’atmosfera davvero magica.
Stuard fu distratto da un dettaglio che Eiliana non tardò a notare: uno strano luccichio che aveva visto chiaramente in direzione sud, proveniente dalla Torre delle Stelle. Tuttavia la sua amica elfa sottolineò che era impossibile che questa luce fosse stata rimandata dalla torre: essa era chiusa da secoli e solo il re avrebbe potuto accedervi, ma Lorac non aveva più l’età, né la forza di arrivare laggiù senza un aiuto adeguato. Quindi quel bagliore, che il cavaliere aveva visto e che Eiliana non aveva messo affatto in discussione, doveva esser per forza qualche altra cosa, non legata cioè alla Torre delle Stelle. Stuard non si mostrò molto d’accordo con la sua interpretazione dei fatti, ma non volendo adire ad alcuna polemica, tacque e si preparò come gli altri ad una lunga passeggiata verso Silvanost.
Ci volle un intero giorno per raggiungere la capitale, ma stranamente il cammino lungo il ponte fu molto più agevole di quello che tutti avevano immaginato. Sembrava infatti che la fatica non si sentisse per niente, che fosse il ponte a muoversi e non i piloro piedi, ed anche Estellen pareva meno sofferente del solito.
La sola vista di Silvanost fece rimanere i nostri eroi a bocca aperta.
Un’immensa città, interamente scolpita nel legno, ricavata da giganteschi alberi probabilmente intrecciati insieme con la magia o tramite la stessa volontà di E’li, si dipanava attraverso dodici enormi livelli sovrapposti. Dal più vicino al suolo a quello più in alto, essi testimoniavano i gradi sociali con cui i silvani sottolineavano la loro vicinanza all’antico primo elfo: Silvanos Goldeneye. I livelli potevano essere scalati facilmente attraverso pedane semovibili, simili a quelle viste vicino al pontile e tramite scale di corda di varia lunghezza.
Sebbene la città fosse silenziosa e spoglia, quasi morta, essa trasmetteva comunque una sensazione di vigore e di longevità assoluti.
Eiliana spiegò che il numero dodici era molto ricorrente nella sua cultura. Dodici livelli, dodici fontane, dodici sacerdotesse di E’li al tempio di Paladine e molti altri riferimenti simili, perché si dice che E’li compì dodici passi per raggiungere la sponda del fiume Thon Thalas, ed abbracciare i suoi figli. Per questo i silvani fecero edificare una scultura in legno, imbevuta di magia che potesse conservarla in eterno, nel punto esatto ove E’li affiorò dalle acque, ed era proprio qui che Kail aveva chiesto ad Eiliana di condurre immediatamente la sua amica Estellen.
Tuttavia la nobile elfa ebbe più di qualche titubanza nel farlo subito, poiché sembrava che, al momento, le proprietà taumaturgiche della fonte avessero smarrito le loro virtù intrinseche. Tuttavia suggerì di non disperare: le dodici sorelle, che vivevano al tempio di Paladine, avrebbero sicuramente aiutato una reale come lei ad ottenere la benedizione necessaria per garantirsi la grazia di E’li.
Pertanto il gruppo cominciò a scalare la città, livello dopo livello e quando arrivarono al dodicesimo e giunsero infine al tempio, un’orrenda rivelazione li portò invece assai vicini alla disperazione.